Vecchi E Nuovi Prog Rockers, Unitevi! Anteprima Flying Colors – Live In Europe

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Flying Colors – Live In Europe – 2CD DVD 3 LP o Blu-ray Provogue/Edel 15-10-2013

I Flying Colors sono un nuovo super gruppo di quel filone che discende direttamente dal prog rock classico degli anni ’70, hanno all’attivo un solo album di studio, omonimo, uscito nel 2012 e sono tra i migliori nel genere. Anche perché nelle loro fila ci sono alcuni dei musicisti migliori nel campo: due dal “passato”, Steve Morse alla chitarra e Dave LaRue al basso, dai leggendari Dixie Dregs, una band che univa il southern classico al filone hard-prog americano, che aveva anche elementi delle future jam bands, vi sfido ad ascoltare un brano come Blue Ocean che apre questo doppio CD dal vivo e non riscontrarvi delle analogie con il sound di una band come i Phish, estrema abilità ai propri strumenti, unita con un gusto per la improvvisazione, ma anche per la melodia, innato.

I due dal “presente” sono Neal Morse (per quanto strano non sono parenti, ma anche il sottoscritto non ha nulla a che vedere con l’ex calciatore della Roma), tastierista, ex Spock’s Beard e ora solista, nonché l’ottimo batterista Mike Portnoy, già con i Dream Theater. A fare da collante un cantante, Casey McPherson, che non ha il pedigree degli altri componenti la band, ma possiede una bella voce, in grado da spaziare dal prog alla Genesis o Kansas, all’hard rock melodico, ma anche a quello duro e anche una sensibilità pop, intesa nel senso più nobile del termine. Le linee sinuose della chitarra di Steve Morse sono il punto di forza del gruppo e il solista americano, secondo me, qui si trova molto più a suo agio di quanto non sia nei Deep Purple (di cui è chitarrista dal 1995).

Registrato a Tilburg, Olanda nel settembre del 2012, il concerto, oltre a riprendere brani dal loro unico album solista, ovviamente si appoggia anche al repertorio delle varie band da cui provengono i cinque. Shoulda Coulda Woulda, da quel disco, ha un sound più duro, che quasi ricorda il grunge dei Pearl Jam, anche per la voce vedderiana di McPherson, se non fosse per le tastiere onnipresenti di Morse (Neal) e l’indaffaratissimo Portnoy alla batteria. Love Is What I’m Waiting For ha quell’aura pop di cui vi dicevo, con armonie vocali quasi Beatlesiane del gruppo intero e l’ottimo McPherson che si rivela cantante dalle mille risorse vocali, molto bravo a dispetto della scarsa fama. Proprio dal gruppo da cui proveniva il bravo Casey, gli Indochine (ammetto, mai sentiti) arriva la prima cover della serata, Can’t Find A Way, con un attacco di chitarra di Morse che ricorda moltissimo i Pink Floyd di metà anni ’70, Shine On You Crazy Diamond e poi si rivela un ottimo brano di rock dalle melodie dolci ed accattivanti. The Storm prosegue in questa vena tra melodia e prog-rock con il gruppo che si divide tra l’indubbia abilità tecnica e un gusto per la melodia inconsueto nelle band più hard degli ultimi anni, ma che i vecchi gruppi rock avevano stampato nel DNA, aggiornato ai giorni nostri.

Nella versione di Odyssey, tratta dal capolavoro dei Dixie Dregs, What If, non c’è il violino di Allen Sloan, ma le tastiere di Neal Morse supportano alla grande la chitarra di Steve in quell’ibrido di jazz-rock, prog, southern e hard che era la musica della band, allora su Capricorn, ritmi vorticosi e continui cambi di tempo, qui riprodotti perfettamente dal vivo. Forever in a daze è un altro brano dal disco di debutto dei Flying Colors, un pezzo di rock più convenzionale, vagamente funky grazie al basso di LaRue, mentre la cover successiva è quantomeno inaspettata, leggendo il titolo mi era preparato ad ascoltare una versione prog-rock di Hallelujah,Cohen via Buckley, invece McPherson la canta, bene, nello stile di Jeff, accompagnato solo da una elettrica arpeggiata. Better Than Walking Away conclude, ancora su una nota melodica e riflessiva il primo CD.

Kayla con un abbrivio quasi classicheggiante ci riporta al sound progressive degli anni ’70 o ai Marillion dei primi dischi (che poi è la stessa roba), Fool in my heart è un poppettino piacevole ma innocuo, Spur Of The Moment è una breve improvvisazione al basso di Dave LaRue ed è seguito da Repentance un brano dei Dream Theater meno complessi e da June un pezzo tratto dal vecchio repertorio degli Spock’s Beard, tuttora in attività ma senza Neal Morse, che qui canta in un brano tra primi Yes e CSN, molto piacevole ed avvolgente anche per le belle armonie vocali. All Falls Down è uno dei brani più tirati, quasi frenetico, con chitarra e tastiere a guidare le danze. Everything Changes e la lunghissima Infinite Fire, il brano più improvvisato del set ci portano alla conclusione del concerto e del doppio CD (o DVD, se preferite,  che avrà anche un documentario di 45 minuti con estratti da altri concerti del tour). Se amate il rock progressivo, ma quello di buona qualità, qui c’è trippa per gatti! Esce il 15 ottobre.

Bruno Conti