Ritorno A Casa A Rockville! O.A.R. – The Rockville Lp

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O.A.R. – The Rockville Lp – Black Rock Music/Vanguard Records

Puntualmente il titolare di questo blog, dopo la recensione dello splendido concerto tenuto a Red Rocks, Denver, Colorado, nel 2012 http://discoclub.myblog.it/2012/12/04/tra-le-rosse-rocce-o-a-r-live-on-red-rocks/ , mi permette di parlarvi dell’ultimo lavoro degli O.a.r., una delle live band più considerate della scena americana. Il titolo dell’album prende il nome dalla loro città natale Rockville, Maryland, ed è un omaggio ai ricordi e alle persone che hanno lasciato a casa nel corso dell’ultimo ventennio, durante il quale hanno pubblicato (con questo) otto dischi in studio, cinque album dal vivo e un EP, continuando a viaggiare per il mondo, ottenendo un “oceanico” consenso nelle innumerevoli performance live. L’ascesa degli O.A.R. parte nella prima metà degli anni ’90, quando gli amici d’infanzia Marc Roberge e Chris Culos cominciano ad incidere demos e maturare sogni di rock’n’roll, con l’aiuto del giovane chitarrista Richard On, del bassista Benj Gershman e del sassofonista Jerry DePizzo, costruendosi gradualmente un seguito grazie ai concerti e al passaparola via internet.

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Dall’esordio di The Wanderer (97) ad oggi la fama del gruppo è cresciuta smisuratamente, il numero dei “fans” è andato negli anni aumentando, con il risultato che alcune loro canzoni sono entrate nelle “Top Charts”  nazionali. La band principalmente ruota attorno alla figura del leader, cantante, chitarrista e compositore Marc Roberge (attualmente con gravi problemi familiari, per il cancro diagnosticato alla moglie), che con i suoi abituali “pards” Chris Culos, Richard On, Benj Gersham, Jerry DePizzo e con l’aiuto del co-autore e produttore Nathan Chapman (Taylor Swift, e non è una nota di merito), , bagna il debutto su etichetta Vanguard Records con un album in cui confluiscono tutte le influenze musicali e i vari stili utilizzati nel corso degli anni, ovvero, rock, pop,folk, reggae e un pizzico di light jazz.

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Il brano d’apertura Two Hands Up è un orecchiabile reggae, cui fa seguito  una tambureggiante We’ll Pick Up Where We Left Off e il singolo Peace con uno splendido riff acustico ad accompagnare  la voce piana e tranquilla di Mark https://www.youtube.com/watch?v=PxtQ5cazBtA , mentre le cadenze reggae ritornano nel crescendo di suoni di The Element.

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Con Favorite Song entra in azione il sassofono del bravo Jerry DePizzo, mentre a seguire troviamo l’aura melodia di una ballata come So Good So Far https://www.youtube.com/watch?v=aAJeJ8YkEWM , il ritmo latino di The Architect con tutta la band che gira a mille https://www.youtube.com/watch?v=nWCqM-xOfH0 , e le trame elettroacustiche di Place To Hide, andando a chiudere con una Caroline The Wrecking Ball (co-firmata da Stephen Kellogg) dall’incedere incalzante, e, in conclusione, dal brano più lungo del disco, I Will Find You, nove minuti che iniziano lentamente, per poi svilupparsi in un ottimo crescendo dalla perfetta trama musicale, dove tutta la band lascia scivolare gli strumenti su brillanti derive armoniche https://www.youtube.com/watch?v=gYJwdCfLVYQ .

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Con The Rockville Lp, gli O.A.R. (Of A Revolution, come dicevano i Jefferson Airplane ai tempi) realizzano uno dei loro album più ambiziosi e completi, un lavoro all’altezza della reputazione che si sono conquistati in quasi un ventennio di carriera, accontentando i vecchi “fans” che saranno felici che siano tornati, mentre i nuovi adepti, se vorranno, avranno una colonna sonora da ascoltare durante i viaggi di questa calda estate.

Tino Montanari