Come Sempre Buona Musica Da New Orleans. Subdudes – Lickskillet

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Subdudes – Lickskillet – Subdudes CD

Come i lettori di questo blog sanno, i Subdudes nel corso degli anni hanno sempre presentato un “cocktail” unico di stile Americana che, partendo dalle radici della musica della Louisiana, intercalate da country, folk, soul, rhythm and blues, zydeco e musica cajun, diventa un affascinante gumbo, per restare in temi cari alla zona di New Orleans e dintorni. Tutto questo avviene sin dagli anni ’80,con la formazione che era composta ai tempi da Tommy Malone, John Magnie, Steve Amedèe, e dal compianto Johnny Rae Allen, fino allo scioglimento avvenuto alla fine del ’96. Riformatisi a sorpresa nel 2002, e inserendo nella band Tim Cook e Jimmy Messa, ricominciano a pubblicare alcuni dischi di grande qualità come Miracle Mule, Behind The Levee, Street Symphony, Flower Petals, fino al superbo Live At Rams Head, e dopo un’ulteriore pausa,  ritornare di nuovo con lavori di difficile reperibilità come 4 On The Floor (recensito puntualmente su queste pagine https://discoclub.myblog.it/2017/03/16/il-ritorno-della-band-di-new-orleans-sempre-in-forma-smagliante-subdudes-4-on-the-floor/ ) e ora questo inaspettato Lickskillet, sempre distribuito in modo autogestito dalla propria etichetta, quindi abbastanza costoso per noi europei e faticoso da reperire, se non nel formato del download digitale (*NDB Lo diciamo sempre a malincuore, ma se non c’è altro modo!) .

L’attuale “line-up” si avvale come sempre delle chitarre elettriche di Tommy Malone, le tastiere di John Magnie, della bravura del polistrumentista Steve Amedèe a piano, percussioni e fisarmonica, e del bassista Tim Cook, che danno voce e corpo ad un “sound” difficilmente etichettabile, ma incentrato come al solito su belle melodie ed equilibrate armonie vocali. Lickskillet parte con la gioiosa e corale The Perfect Time con la fisarmonica di Amedèe in grande evidenza, per poi cambiare subito ritmo con il “funky-.soul”  di una intensa Love Has The Power, riscoprire il lavoro alla chitarra di Tommy Malone nella torbida e pigra I Smile https://www.youtube.com/watch?v=ksKj0-xvNDs , e sbalordire ancora una volta il sottoscritto con il particolare “gospel” di una intrigante Lost Religion Blues. Con Dancing Together Again è un ritorno alla ballate classiche che sembrano scritte con il cuore in mano https://www.youtube.com/watch?v=A-Napc87Pas , canzone a cui fanno seguito una Them Figs dal ritmo contagioso in puro stile New Orelans https://www.youtube.com/watch?v=Ydf4OqIrFJg e un’altra ballata come Oh, con la melodia che ti prende subito, e con un cantato degno della migliore musica californiana https://www.youtube.com/watch?v=r9IRMmq6S50 .

Ci si avvia alle tracce finali con You Are The One ancora molto corale e con un importante assolo di chitarra del solito Malone, una ennesima ballata suggestiva Mama’s Really Gone, che ancora una volta mette in luce le migliori qualità della band, e a chiudera Secret Ways Of Love, dove si mischiano i vari generi che sono evidenziati nella musica e atmosfera che si respira nella città di New Orleans. Di questa terza vita musicale dei Subdudes si è parlato abbastanza poco, ed è un vero peccato in quanto è sempre un piacere (ri)scoprire quanta vitalità ci sia ancora in questo gruppo, che rimane una band dal “sound” particolarissimo, che oltre ad assimilare e generare vari umori musicali, si manifesta nella bravura tecnica dei componenti della band, e in particolare nella peculiare sscansione ritmica di Amedèe, che produce e sviluppa tutta una serie di “groove” altamente contagiosi dove parlano solo gli strumenti, fisarmonica, percussioni e chitarra elettrica su tutti, che sono il marchio di fabbrica dei Subdudes (al riguardo provate a  recuperare album splendidi come Lucky e Annunciaton). Questo Lickskillet ci riconsegna quindi ancora una volta il talento dei Subdudes e anzi (per chi scrive) ne segna in qualche modo una significativa evoluzione musicale che si era già intravista nel precedente 4 On The Floor, e ci fa sperare che decidano di restare insieme ancora per molto tempo perché, credetemi, band di questa caratura e con un suono così particolare, sono “mosche bianche” nell’attuale panorama musicale, anche se la loro produzione è  diventata veramente difficile da rintracciare (come succede anche per altri artisti di culto),

Tino Montanari

Il “Ritorno” Della Band Di New Orleans: Sempre In Forma Smagliante! Subdudes – 4 On The Floor

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Subdudes – 4 On The Floor – Subdudes.com

Tra i tanti ritorni che abbiamo documentato negli ultimi anni, quello dei Subdudes, a parere del sottoscritto non può che far piacere a tutti gli appassionati: un gruppo che nel corso della sua lunga carriera ha sempre prodotto album di grande spessore, certificato da un cocktail unico del genere “americana”, sottogenere Louisiana Music. La band si è formata alla fine degli anni ottanta, quando Tommy Malone, John Magnie, Johnny Rae Allen e Steve Amedée si sono messi insieme: la loro produzione discografica che si estende su quasi quattro decenni, parte nel lontano ’89 con il disco omonimo The Subdudes, a cui fanno seguire un trittico da “urlo” con Lucky (91), Annunciaton (94), e Primitive Streak (96), per poi inaspettatamente decidere di sciogliersi (causa l’uscita dal gruppo del bassista Johnny Ray Allen) e fare alcuni concerti di addio, evento che li porterà comunque a pubblicare l’anno seguente il loro “testamento” dal vivo, il bellissimo Live At Last (97).

Dopo un lungo periodo “sabbatico” di ben otto anni, durante il quale alcuni componenti della band intraprendono una importante carriera solista (soprattutto Tommy Malone http://discoclub.myblog.it/2013/07/01/da-new-orleans-tommy-malone-natural-born-days/ ma anche http://discoclub.myblog.it/2014/05/31/delle-glorie-della-big-easy-tommy-malone-poor-boy/), parte il secondo capitolo della loro storia che, oltre ai tre membri originali Malone, Amedée e Magnie, vede l’ingresso in formazione di validi musicisti come Tim Cook e Jimmy Messa,  e una nuova fase che li porta ad incidere lavori di grande qualità come Miracle Mule (04), Behind The Levee (06), dedicato alla tragedia di Katrina, Street Symphony (07), per poi celebrare il ventennale con il superbo doppio dal vivo Live At The Rams Head (ne esiste anche una versione DVD, che contiene anche un concerto acustico Unplugged At Pleasant Plains), e chiudere anche la seconda fase con il meno riuscito Flower Petals (09). Adesso un po’ a sorpresa, girando in rete, è “apparso” questo nuovo lavoro 4 On The Floor (precisiamo subito di difficile reperibilità e dal costo molto elevato), un CD  rivisita con un suono in forma “unplugged parecchi brani degli anni 2000, e che vede in azione l’attuale line-up guidata dal “frontman” cantante e chitarrista Tommy Malone, dal fisarmonicista John Magnie, da Steve Amedée alle percussioni, e al basso Tim Cook, per undici brani che come al solito prendono la decisa ispirazione dai suoni della nativa New Orleans.

Il loro caratteristico sound spicca subito fin dall’iniziale Someday, Somehow, che in origine era su Lucky, dove si evidenzia un strepitoso insieme di voci, chitarre e fisarmonica, che si ripete anche nella seguente Oh Baby, da Miracle Mule, mentre Wishn’ è una bella ballata venata di soul, per poi passare ad un meraviglioso lento dai toni “gospel” come Known To Touch Me, ancora da Miracle Mule. suonato e cantato in modo spettacolare. Si continua con una gustosa Poorman’s Paradise, che era su Street Symphiony, dal suono cadenzato, sempre in perfetto “New Orleans style”, per poi tornare ai primi anni sessanta con la bella melodia di Wedding Rites (I Already Knew You), da Flower Petals, innaffiata da coretti “soul Stax”, riproporre in versione più “unplugged” la cantautorale Brightest Star (recuperata ancora dallo splendido Miracle Mule), e tentare la strada di  atmosfere vocali quasi alla Blind Boys Alabama per  una piacevole One Word (Peace), già in Behind The Levee. Ci si avvia alla fine con un lento di grande impatto come la corale The Rain, ennesimo brano da Miracle Mule, l’omaggio al grande Hank Williams con il country got soul di una intrigante I Saw The Light (eseguita tra gli altri in passato da Jerry Lee Lewis, Johnny Cash e Carl Perkins), e andare a chiudere in allegria con la breve e scanzonata Rockabilly Rain, il tutto a certificare che nei Subdudes come sempre scorre ancora tantissima musica di qualità.

Devo confessare che sono di parte in quanto sono sempre stato un estimatore del gruppo di New Orleans, e questo 4 On The Floor è uno dei più riusciti e maturi della loro discografia, un tributo a sé stessi sotto forma di un condensato della musica della Louisiana, un “Gumbo” misto di rock, blues, soul, country e gospel, il tutto al servizio di canzoni di valore, cantate e suonate come Dio comanda, meritoriamente in forma “unplugged”. In conclusione, un ennesimo bel ritorno dei Subdudes, con uno di quei dischi fatto con amore, e che vanno diritti al cuore degli appassionati della buona musica.  Cercatelo, gente, cercatelo, (oppure, sigh, scaricatelo in forma digitale), ne vale la pena.!

Tino Montanari