Altro Che Facile Compitino Portato A Termine, Questo E’ Piuttosto Un Vero Atto D’Amore! Steve Forbert – Early Morning Rain

steve forbert early morning rain

Steve Forbert – Early Morning Rain – Blue Rose Music

Dopo venti dischi realizzati in studio con materiale originale, il veterano Steve Forbert si è concesso una pausa per scrivere con la giusta calma nuove canzoni. Con L’amico produttore Steve Greenwell, ha però deciso nel frattempo di pubblicare una raccolta di covers, undici brani scelti tra quelli che più ha amato e degli autori che maggiormente lo hanno influenzato all’inizio e durante la sua ormai quarantennale carriera. Il lavoro è stato realizzato in più sessioni fino allo scorso gennaio, e ad accompagnare in studio il cantautore originario di Meridian, Mississippi, troviamo un gruppo di validi musicisti che suonano con lui da parecchio tempo come il chitarrista George Naha, il tastierista Rob Clores e la sezione ritmica formata da John Conte al basso (tranne in due brani dove suona Richard Hammond) e da Aaron Comess degli Spin Doctors alla batteria.

Presentando l’album sul suo sito http://steveforbert.com Steve si rivolge al proprio pubblico dando per scontato che queste canzoni siano sufficientemente note da non richiedere un grande sforzo da parte di chi le ascolta, almeno per i seguaci del genere folk/Americana. Vero è che la maggior parte di esse sono indiscutibilmente molto note, ma dietro ciò poteva celarsi il rischio di una resa piatta e scontata, cosa che non si è mai verificata grazie alla capacità di Forbert di entrare nei brani con passione e rispetto, a cominciare da Early Morning Rain, una tipica acoustic ballad di Gordon Lightfoot scritta a metà degli anni ’60. Rispetto all’originale del grande songwriter canadese, Steve ne rallenta l’andatura accentuandone il sapore malinconico con un sapiente uso del pianoforte e una bella pedal steel guitar sullo sfondo, suonata da Marc Muller. Se chiudete gli occhi, vi sembrerà di sentire il ticchettio della pioggia sui vetri, splendida versione. Non è da meno il trattamento riservato ad un classico dei Grateful Dead, Box Of Rain, che apriva l’album American Beauty. Forbert ripropone quella caratteristica, tipica delle Dead songs, di prendere corpo poco alla volta con l’intervento di piano e chitarre a ricamarne la melodia e, a 50 anni esatti dalla sua pubblicazione, riesce a mantenere intatto il suo inebriante profumo da Californian beatniks.

Il confronto con un monumento, quale Your Song di sir Elton John, poteva creare parecchi problemi, ma anche qui Steve ne esce vincitore grazie al principale dono che la natura gli ha fornito, la voce. Con un’interpretazione ricca di pathos eseguita con quella inconfondibile timbrica roca, densa di sfumature, garantisce la giusta intensità ad una delle più belle love songs di tutti i tempi. Comparate questa e quella che nel recente disco tributo Revamp: Reimagining The Songs Of Elton John & Bernie Taupin ha eseguito la popstar Lady Gaga, e vi renderete conto della differenza che passa tra una cover che possiede un’anima e un semplice buon esercizio stilistico. Sorprende un po’ la scelta di Supersonic Rocket Ship dei Kinks, non proprio un anthem nella vastissima produzione di Ray Davies & soci. Ascoltandola però, ci si rende conto di quanto le frizzanti canzoni ricche di humour della band inglese abbiano influenzato generazioni di cantautori al di là dell’oceano e Forbert lo conferma sentendosi totalmente a proprio agio in questa fresca rendition. Restiamo in terra d’Albione per un sentito omaggio ad un illustre coppia del folk rock britannico, Richard & Linda Thompson: l’accorata atmosfera di Withered And Died, presente in origine nell’album I Want To See The Bright Lights Tonight, è riprodotta qui in modo efficace, con la pedal steel di Muller ancora in gran spolvero e la suadente voce di Emily Grove a doppiare quella del protagonista.

Da una coppia all’altra, dal repertorio degli anni sessanta di Ian & Sylvia Tyson, giunge la piacevole Someday Soon, che viene rivisitata in modo fedele all’originale, conservando quella linea melodica che pare baciata dal sole californiano. Pick Me Up On Your Way fa parte del vasto canzoniere di uno dei padri della country music, Charlie Walker, e Steve ne accentua la cadenza swingante ed allegra prima di cimentarsi con un altro pezzo da novanta, Suzanne, del compianto maestro Leonard Cohen. Penso che lo Steve Forbert giovane adolescente degli anni sessanta abbia sognato più volte di scrivere una canzone di tale intensità emotiva, quindi, giunto alla soglia dei 65 anni si è almeno preso lo sfizio di inciderla, dandone una versione convincente, rilassata e passionale nello stesso tempo. Da un brano arcinoto a un traditional sconosciuto ai più, ma che vanta ben 256 registrazioni accreditate da parte di personaggi del calibro di Lead Belly, Sam Cooke, Pete Seeger, Taj Mahal, Johnny Cash, Van Morrison, tanto per citarne alcuni. Frankie And Johnny, questo è il titolo, parla di un tragico omicidio passionale, dunque il blues ne è la veste sonora più appropriata come anche il nostro protagonista ci dimostra, dandone una sua versione sapida e tecnicamente ineccepibile.

Dal campionario dello stimatissimo songwriter Danny O’Keefe sappiamo in quanti abbiano attinto per ricavarne dei successi, da Jackson Browne con The Road a Judy Collins con Angel Spread Your Wings, ma anche Willie Nelson, Alison Krauss, Jimmy Buffett, Ben Harper e molti altri lo hanno interpretato nel corso degli ultimi decenni. Steve opta per l’unico grande hit single della lunga carriera di Danny, Good Time Charlie’s Got The Blues, una folk ballad che viene qui riproposta in una versione di cristallina bellezza, non a caso scelta per il primo video promozionale dell’album. Il cerchio si chiude con l’inevitabile tributo al nume tutelare di ogni cantautore che si rispetti, Robert Allen Zimmerman, in arte Bob Dylan, che ancora non ha smesso di stupire come è dimostrato dalle ultime due gemme pubblicate di recente sul web, la magniloquente Murder Most Foul e l’evocativa I Contain Multitudes.

Mr. Forbert, che fu proprio uno dei “New Dylan” (insieme a Springsteen, John Prine e Elliott Murphy) non va a pescare nella categoria dei super classici, ma sceglie di interpretare un brano, tra virgolette, minore degli anni ’90, Dignity. Il motivo è forse da ricercare nel testo pieno di acuti riferimenti alla vita sociale, che risultano ancora oggi drammaticamente attuali. La sua versione è vitale e coinvolgente col piano che scandisce il ritmo sovrapponendosi alla batteria e le chitarre che svolazzano libere nella ripetitività delle strofe. Sarà sicuramente un appuntamento fisso nelle sue future esibizioni dal vivo. Per ora godiamoci questo ennesimo riuscito tassello nella discografia di un songwriter di razza che dimostra sensibilità e capacità non comuni anche nel ruolo di interprete.

Marco Frosi

Anticipazioni Della Settimana (Ferr)Agostana, Prossime Uscite Di Settembre: Parte III. Richard Thompson, Steve Forbert, Ann Wilson, Alejandro Escovedo, Paul Weller, Willie Nelson

richard thompson 13 rivers 14-9

Ed eccoci arrivati alle uscite di venerdì 14 settembre, forse la settimana che presenta complessivamente i titoli più interessanti a livello qualitativo in programma nel prossimo mese.

Proprio Richard Thompson è una delle garanzie assolute di qualità, per il sottoscritto uno dei cinque/dieci artisti ancora in attività dagli anni ’60 più importanti a livello della quasi “inesorabilità” del valore delle sue opere, sempre uniche e riuscite, quasi una sorta di unicum senza paragoni. Ancora prolifico ma non a scapito del suo livello artistico: dopo un paio di album di materiale acustico .https://discoclub.myblog.it/2017/10/18/non-ce-due-senza-tre-revisited-richard-thompson-acoustic-rarities/ , Thompson ritorna a pubblicare un album di studio, il primo dopo Still del 2015 e il suo 19°, composto di brani completamente nuovi, intitolato 13 Rivers, esce per la Proper in Europa e per una nuova etichetta, la New West, negli Stati Uniti.

Nel disco, registrato ai Boulevard Recording Studios di Los Angeles, California (che con il vecchio nome di The Producers Workshop erano di proprietà di Liberace ed il luogo in cui gli Steely Dan registravano i loro dischi e anche dove è stato mixato The Wall); a fianco di Thompson ci sono gli abituali collaboratori Michael Jerome alla batteria e Taras Prodaniuk al basso, con l’aggiunta di Bobby Eichorn, che abitualmente è lo stage manager e tecnico delle chitarre nei tour, ma essendo anche musicista appare come secondo chitarrista nel nuovo album. Come il titolo lascia facilmente presumere i brani contenuti nel CD sono 13. Ecco la tracklist completa.

1. The Storm Won’t Come
2. The Rattle Within
3. Her Love Was Meant For Me
4. Bones Of Gilead
5. The Dog In You
6. Trying
7. Do All These Tears Belong To You?
8. My Rock, My Rope
9. You Can’t Reach Me
10. O Cinderella
11. No Matter
12. Pride
13. Shaking The Gates

Dai due brani presentati in anteprima mi sa che ancora una volta Richard Thompson ha centrato l’obiettivo.

steve forbert the magic tree 14-9

Steve Forbert non è sicuramente ai livelli di Thompson, ma è uno che negli ultimi anni sia con dischi nuovi che con le ristampe potenziate dei suoi vecchi album ha dimostrato di essere tra i migliori cantautori americani e nello stesso giorno del disco verranno pubblicate anche le sue memorie Big City Cat – My Life in Folk-Rock, che indicano chiaramente quale sia stato il suo stile musicale nei 40 anni di carriera del musicista nativo della zona del Mississippi ma da sempre legato alla scena musicale di New York (lui, Willie Nile e Carolyn Mas muovevano i primi passi nello stesso periodo di fine anni ’70).

Il materiale del nuovo album proviene da vecchi demo, provini e canzoni non utilizzate, ripulite, riviste e a cui è stata aggiunta una nuova base musicale e che suonano fresche come le migliori, anche del suo passato https://discoclub.myblog.it/2015/11/03/musicista-che-si-compromette-nel-titolo-del-disco-steve-forbert-compromised/ .Il disco, The Magic Tree, uscirà per la etichetta Blue Rose Music distribuita dalla Alliance negli States: prodotto da  Karl Derfler (Tom Waits, No Doubt, Two Gallants) è stato registrato tra Meridan  (il suo luogo di nascita) New York,il New Jersey, e Nashville dove Forbert vive da molti anni. Il tutto è anche una sorta di colonna sonora della sua autobiografia e presenta queste 12 tracce.

1. The Magic Tree (Version One)
2. That’d Be Alright
3. Carolina Blue Sky Blues
4. Let’s Get High
5. Tryna Let It Go
6. Lookin’ At The River
7. Diamond Sky
8. Movin’ Though America
9. I Ain’t Got Time
10. The Magic Tree (Version Two)
11. Only You (And Nobody Else)
12. The Music Of The Night

ann wilson immortal 14-9

Non è che la discografia come solista di Ann Wilson al di fuori delle Heart sia particolarmente abbondante: a memoria mi pare di ricordare solo un disco precedente a questo Immortal, ovvero Hope And Glory del 2007. La Wilson, reduce dal recente tour americano insieme a Paul Rodgers Jeff Beck che sta terminando in questi giorni, pubblicherà per la BMG il 14 settembre questo nuovo disco costituito solo da cover di autori scomparsi, tra i preferiti della cantante canadese: il repertorio è quantomai eclettico, infatti ci sono canzoni degli artisti più disparati.

“A Different Corner” (George Michael)
“A Thousand Kisses Deep” (Leonard Cohen)
“Back to Black” (Amy Winehouse)
“Baker Street” (Gerry Rafferty)
“I Am the Highway” (Chris Cornell, Audioslave)
“I’m Afraid of Americans” (David Bowie)
“Life in the Fast Lane” (Joe Walsh, The Eagles) in honor of Glenn Frey
“Luna” (Tom Petty)
“Politician” (Cream) in honor of Jack Bruce
“You Don’t Own Me” (Lesley Gore)

Vedremo e sentiremo, la voce sembra strepitosa come sempre e anche l’arrangiamento del primo brano rilasciato non è affatto male.

alejandro escovedo the crossing 14-9

Il texano Alejandro Escovedo negli ultimi anni sta vivendo una sorta di seconda giovinezza a livello discografico: gli ultimi album Big Station (2012)  e Burn Something Beautiful (2016), ma anche il precedente Street Songs Of Love del 2010 erano tra i suoi migliori in assoluto di sempre. Ora arriva questo nuovo The Crossing, registrato in Italia con Don Antonio, la band di Antonio Gramentieri, che è una sorta do concept album sulla storia di due giovani immigranti diretti verso gli Stati Uniti, che sono uniti dal comune amore per il punk rock e dalla lotta contro il razzismo e la discriminazione appunto verso gli immigrati. A livello musicale, come ospiti, appaiono Wayne Kramer (MC5), Joe Ely, che firma una delle canzoni più belle, la splendida ballata Silver City e Peter Perrett e John Perry degli Only Ones.

Lista completa dei brani, e qui sopra una anticipazione dell’album.

1. Andare
2. Footsteps In The Shadows
3. Texas Is My Mother
4. Teenage Luggage
5. Something Blue
6. Outlaw For You
7. Amor Puro
8. Waiting For Me
9. How Many Times
10. Cherry Blossom Rain
11. Sonica USA
12. Rio Navidad
13. Silver City
14. Fury And Fire
15. Flying
16. MC Overload
17. The Crossing

paul weller true meanings 14-9

14° album solista per Paul Weller, dopo il non esaltante Saturn’s Pattern del 2015 e il discreto A Kind Of Revolution dello scorso anno. Quest’anno a maggio Weller ha compiuto 60 anni e questo True Meanings potrebbe essere il disco della maturità che contiene anche Aspects, la canzone scritta per festeggiare il suo genetliaco, una collaborazione a livello testi con Conor O’Brien dei Villagers e tre con Erland Cooper di Erland & The Carnival. Nel disco, registrato in soli tre giorni con l’aiuto della Paul Weller Band, sono stati aggiunti anche degli eleganti e complessi arrangiamenti orchestrali, e vede una lunga lista di ospiti in parte sorprendenti: per esempio le leggende del folk britannico Danny Thompson e Martin Carthy, alle tastiere in un paio di brani Rod Argent dei leggendari Zombies, Little Barrie alle chitarre e Lucy Rose alle armonie vocali, oltre all’amico Noel Gallagher.

Il risultato che dicono sia uno degli album più eclettici (e più belli, a giudicare dalle prime canzoni) pubblicati dal Modfather of Rock, uscirà il 14 settembre per la Parlophone, anche in una edizione Deluxe con cinque tracce in più, che però sono tre remix e due strumentali, oltre ad una confezione più lussuosa (e costosa), quindi occhio. Ecco la lista dei brani, senza le bonus.

1. The Soul Searchers
2. Glide
3. Mayfly
4. Gravity
5. Old Castles
6. What Would He Say?
7. Aspects
8. Bowie
9. Wishing Well
10. Come Along
11. Books
12. Movin On
13. May Love Travel With You
14. White Horses

willie nelson my way 14-9

Willie Nelson nella sua lunga carriera, oltre alla musica country, ha dedicato parecchi album a quello che abitualmente si chiama il Great American Songbook, da Stardust Somewhere Over The Rainbow, passando per What A Wonderful World, American Classic, Summertime: Willie Nelson Sings Gershwin, e vari altri, anche lo strumentale Night And Day. Ma mancava un disco dedicato proprio al repertorio di Frank Sinatra, e quindi il buon Willie si sarà detto, se Dylan ne ha incisi addirittura tre, almeno uno facciamolo. Quindi ha chiamato il fido Buddy Cannon e anche con l’aiuto del grande pianista Matt Rollings ha realizzato questo My Way, già annunciato da aprile e che uscirà per la Sony Legacy sempre il 14 settembre. Solo undici brani, alcuni già incisi in passato da Nelson, tra cui il suo cavallo di battaglia, One For My Baby (And One More For The Road), oltre al duetto con Norah Jones in What Is Thing Thing Called Love, una canzone di Cole Porter.

Come di consueto ecco la tracklist completa. Al solito un disco eccellente, 85 anni suonati e non sentirli!

1. Fly Me To The Moon
2. Summer Wind
3. One For My Baby (And One More For The Road)
4. A Foggy Day
5. It Was A Very Good Year
6. Blue Moon
7. I’ll Be Around
8. Night And Day
9. What Is This  This Thing Called Love(with Norah Jones)
10. Young At Heart
11. My Way

 Anche per oggi è tutto, alla prossima.

Bruno Conti

Un Musicista Che Si “Compromette”, Ma Solo Nel Titolo Del Disco! Steve Forbert – Compromised

steve forbert compromised

Steve Forbert – Compromised – Rock Ridge Music

Sono passati 37 anni da quando un giovane di belle speranze, Steve Forbert cantautore del Mississippi trasferito a New York, esordiva con Alive On Arrival (78), seguito da un altro album ben riuscito come Jackrabbit Slim (79), da cui fu tratto un singolo, Romeo’s Tune (un piccolo gioiello) che varcò subito la soglia delle Top 20 delle classifiche americane, e da quel momento il buon Steve (come tanti altri) ricevette il “bacio della morte” dalla critica musicale, destinato ai cantautori etichettati come “ il nuovo Dylan”. Ma Forbert non ha mai mollato, ha superato vari periodi di crisi grazie alla sua grande voglia di fare musica, e ripensando a una carriera quasi” infinita”  (con16 album in studio e vari Live), il suo disco migliore (per chi scrive) rimane On The Streets Of  This Town (88), senza dimenticare però il successivo The American In Me (91) e Mission Of The Crossroad Palms (95), e in tempi più recenti Any Old Time (02), un bel tributo appassionato e riuscitissimo delle canzoni di Jimmie Rodgers (uno dei padri della musica country), nominato anche per un Grammy nel 2004. Per questo nuovo lavoro, Compromised,  prodotto dallo stesso Forbert con l’aiuto di John Simon, uno che nella sua lunga carriera ha messo lo zampino in dischi di artisti del calibro di Janis Joplin, The Band, Simon & Garfunkel e Leonard Cohen (nel suo disco d’esordio), il nostro si avvale di musicisti di grande esperienza quali Robbie Kondor alle tastiere (già presente in Alive On Arrival), Joey Spampinato degli NRBQ al basso, Lou Cataldo alla batteria, Tad Price alle chitarre e il bravo polistrumentista Kami Lyle piano e tromba, che danno vita a 15 brani (comprese 4 bonus tracks)  che potremmo definire folk-roots, da sempre il genere di Steve.

Le canzoni di Compromised si muovono su binari ormai familiari all’artista, a partire dall’iniziale title track che strizza l’occhio ad un pop di facile ascolto, a cui fa seguito un “uptempo” di notevole vigore come A Big Comeuppance con il magistrale uso dei fiati (la tromba di Kami Lyle), l’incedere di When I Get To California, dal gradevole ritornello, passando per un brano quasi tex-mex come la ritmata Drink Red Wine, omaggiare una grande band con Welcome The Rolling Stones, con il marchio di fabbrica dell’artista che si fa sentire, rendendo il brano piacevole e ben strutturato. Alcuni brani ricordano il Forbert più tipico, come l’incantevole ballata Rollin’ Home To Someone You Love, dove spunta un bellissimo intermezzo strumentale accarezzato dall’uso dell’armonica, mentre la seguente Send In The Clowns è una cover pescata dal Musical A Little Night Music, per poi ritornare alla ballata confidenziale e romantica con I Don’t Know If You Know e la semi-acustica Devil (Here She Comes Now). La qualità del lavoro non scende di un millimetro anche negli ultimi due pezzi, la solare Time Seemed So Free, e una Whatever Man dalla bella linea melodica, cantata con grande trasporto da Steve. Come non sempre accade le bonus tracks sono un valore aggiunto, a partire da You’d See The Things That I See (The Day John Met Paul), un piccolo gioiello di eleganza con di nuovo la spolverata finale di una sapiente armonica, mentre Devil (Here She Comes Now), When I Get California e Whatever Man, vengono riproposte in una versione “americana” ancora più roots degli originali, e questo potrebbe essere il “nuovo corso” dei prossimi lavori di questo artista.

Steve Forbert, oggi come ieri, si conferma un cantautore gentile e intimista, che spazia nell’ambito di un folk-rock tradizionale e genuino, con qualche accenno pop (nella sua migliore accezione), un sound elettroacustico che raggiunge i migliori risultati nelle ballate costruite con garbo e cantate con classe da vendere, a dimostrazione che anche in questo campo, si può invecchiare con stile. Esce il 6 novembre

Tino Montanari

Novità Di Fine Ottobre, Inizio Novembre, Una Selezione. Drive By Truckers, Cowboy Junkies, Natalie Merchant, Tributo A Ewan MacColl, Billy Gibbons, Steve Forbert

cowboy junkies notes falling slow

Eccoci allo sguardo periodico sulle uscite più interessanti del periodo che già non sono state oggetto di spazi specifici a loro dedicati (vedi Dylan, Van Morrison, i box di Otis Redding, Aretha Franklin, Paul Butterfield, i due dei Velvet Underground, Beatles, Bruce Springsteen, Lou Reed, Ryan Adams), di cui potete leggere andando a ritroso cronologicamente nei Post. Molte novità sono trattate, di volta in volta, con dovizia di particolari e recensioni approfondite, ma queste anticipazioni rimangono una delle rubriche più lette del Blog. Partiamo con il cofanetto dei Cowboy Junkies Notes Falling Slow.

Si tratta di un box di quattro CD, ma, come ci ha già abituato Michael Timmins in passato (vedi le Nomad Series) si tratta di materiale già pubblicato, vale a dire i tre album Open, One Soul Now, At The End Of Paths Taken,  a cui si aggiunge un quarto album di canzoni composte durante la lavorazione di quei dischi, ma registrate appositamente per questo progetto. Quindi ancora una volta si corre il rischio di ricomprare per l’ennesima volta CD che uno già possiede per avere l’unico disco inedito. Diciamo che il lato positivo è che il cofanetto dovrebbe costare (da quello che ho visto) poco più di un disco singolo, massimo un doppio, anche se la reperibilità non sarà massima: esce il 30 ottobre su Latent in Canada e su Razor And Tie negli Stati Uniti (in Europa Cooking Vinyl). Comunque questo è il contenuto, così controllate quello che già avete e decidete se fare l’investimento:

Tracklist
[CD1] Open
1. I Did it All For You
2. Dragging Hooks, River Song Trilogy, Part III ft. Michael Timmins, Margo Timmins, Alan Anton
3. Bread and Wine
4. Upon Still Waters ft. Michael Timmins, Alan Anton
5. Dark Hole Again
6. Thousand Year Prayer
7. I’m So Open
8. Small Swift Birds
9. Beneath The Gate
10. Close My Eyes

[CD2] One Soul Now
1. One Soul Now
2. Why This One
3. My Wild Child
4. From Hunting Ground To City Street
5. The Stars Of Our Stars
6. Notes Falling Slow
7. No Long Journey Home
8. He Will Call You Baby
9. Simon Keeper
10. The Slide

[CD3] At The End Of Paths Taken
1. Brand New World
2. Still Lost
3. Cutting Board Blues
4. Spiral Down
5. My Little Basquiat
6. Someday Soon
7. Follower 2
8. It Really Doesn’t Matter Anyway
9. Blue Eyed Saviour
10. Mountain
11. My Only Guarantee

[CD4]
1. Also One
2. Shrike
3. Morning Cried
4. Cold Evening Wind
5. So They Say
6. Three Wishes
7. The Slide
8. Done Your Time
9. Ikea Parking Lot

drive-by truckers - it's great to be alive

 

Sempre il 30 ottobre è in uscita questo sfavillante triplo CD dal vivo dei Drive-by Truckets, titolo It’s Great To Be Alive, etichetta ATO Records. Registrato allo storico Fillmore di San Francisco (non l’originale) in tre diverse serate nel novembre del 2014, prodotto come al solito da Dave Barbe, 35 brani che ripercorrono il meglio della loro carriera, con qualche sorpresa:

[CD1]
1. Lookout Mountain
2. Where the Devil Don’t Stay
3. Sink Hole
4. Made Up English Oceans
5. The Righteous Path
6. Women Without Whiskey
7. The Living Bubba
8. Primer Coat
9. Mercy Buckets
10. Marry Me
11. Tornadoes
12. Sounds Better in the Song

[CD2]
1. Used to Be a Cop
2. Shit Shots Count
3. Runaway Train
4. A Ghost to Most
5. Goode’s Field Road
6. Uncle Frank
7. Putting People on the Moon
8. First Air of Autumn
9. Box of Spiders
10. When the Pin Hits the Shell
11. A World of Hurt

[CD3]
1. Get Downtown
2. Ronnie and Neil
3. Gravity’s Gone
4. Pauline Hawkins
5. Birthday Boy
6. Girls Who Smoke
7. Three Dimes Down
8. Hell No, I Ain’t Happy
9. Shut Up and Get on the Plane
10. Angels and Fuselage
11. Zip City
12. Grand Canyon

joy of living a tribute to ewan maccoll

E per completare le uscite del 30 ottobre (le altre interessanti sono comprese nella lista ad inizio post) esce anche questo bel doppio tributo dedicato a uno dei padri della canzone popolare britannica, Ewan MacColl Joy Of Living, Cooking Vinyl in Europa, Compass Records negli States.

Con una lista di partecipanti veramente notevole:

Tracklist
[CD1]
1. Schooldays Over (Damien Dempsey)
2. I’m Champion At Keeping ‘Em Rolling (Martin Carthy)
3. Cannily, Cannily (The Unthanks)
4. The Shoals Of Herring (Seth Lakeman)
5. The Exile Song (Marry Waterson)
6. The Young Birds (Jack Steadman & Jamie MacColl – Bombay Bicycle Club)
7. Jamie Foyers (Dick Gaughan)
8. Thirty-Foot Trailer (Eliza Carthy)
9. My Old Man (Chaim Tannenbaum)
10. Dirty Old Town (Steve Earle)
11. The Battle Is Done With (Jarvis Cocker)

[CD2]
1. The First Time Ever I Saw Your Face (Paul Buchanan)
2. Freeborn Man (Paul Brady)
3. Moving On Song (Norma Waterson)
4. The Terror Time (Karine Polwart)
5. The Father’s Song (Martin Simpson)
6. The Compañeros (Christy Moore)
7. Kilroy Was Here (Billy Bragg)
8. Sweet Thames, Flow Softly (Rufus & Martha Wainwright)
9. Alone (Kathryn Williams)
10. The Joy Of Living (David Gray)

natalie merchant paradise is there

Il 6 novembre uscirà Paradise Is There, The New Tigerlily Recordings di Natalie Merchant. Per una volta il titolo dice tutto: in pratica di tratta del famoso album di debutto solista del 1995, re-inciso ex novo, con nuove versioni, nuovi arrangiamenti, nuovi musicisti, ma le stesse undici canzoni del disco originale.

1. San Andreas Fault
2. Beloved Wife
3. Carnival
4. River
5. The Letter
6. Where I Go
7. I May Know the Word
8. Seven Years
9. Cowboy Romance
10. Jealousy
11. Wonder

L’etichetta sarà la Nonesuch, e, per fortuna, alla edizione CD + DVD e a quella in vinile, in zona Cesarini si è aggiunta anche la versione CD semplice, singolo, senza aggiunte, perché, diciamolo chiaramente, quasi 30 euro da sborsare per la versione Deluxe mi sembravano francamente troppe, oltre a tutto considerando che il DVD è un documentario che ripercorre la storia del vecchio album attraverso interviste, filmati, materiale d’archivio, oltre ad alcuni video ripresi durante il corso delle nuove registrazioni, che però, da quanto ho capito, non sono completi, ma solo brevi presentazioni di alcune canzoni, o così ho intuito dai filmati in rete, non essendo chiarissimo https://www.youtube.com/watch?v=svQvi30dJLk .

Questo non toglie che l’album, da quello che si sente, sarà bellissimo, uno dei migliori dell’anno a prescindere, ma come sapete io sono molto parziale quando si parla di Natalie Merchant!

billy gibbons perfectamundo

Qualche dubbio ce l’ho su quello che sarà il primo album solista di Billy Gibbons, mente e chitarrista degli ZZ Top, la svolta cubana, latino-americana, mista a rock, non mi entusiasma, ma vedremo come sarà questo Perfectamundo.

Esce il 6 novembre su Concord/Universal come Billy Gibbons & The BFG’s, (che sta per Billy F. Gibbons) prodotto dallo stesso Gibbons con Joe Hardy e registrato tra Houston, Los Angeles, Austin e Pontevedra, in Spagna.

Titoli dei brani:

1. Got Love If You Want It
2. Treat Her Right
3. You’re What’s Happenin’, Baby
4. Sal Y Pimiento
5. Pickin’ Up Chicks On Dowling Street
6. Hombre Sin Nombre
7. Quiero Mas Dinero
8. Baby Please Don’t Go
9. Piedras Negras
10. Perfectamundo
11. Q-Vo

Tra i musicisti il pianista Martin Guigui e Chino Pons. oltre alla band composta da Mike Flanigin, piano e organo, Alex Garza, basso e voce, Greg Morrow alla batteria, oltre allo stesso Hardy, anche lui tastiere, chitarre, basso e voce di supporto: ci sono un po’ cover (Got Love If You Want It, Treat Her Right, Baby Please Don’t Go). brani in spagnolo, anzi spanglish, molte percussioni, sentiremo, mah…ZZ Top goes Santana? Quasi, come detto non mi fa impazzire, però la chitarra viaggia sempre che è un piacere.

steve forbert compromised

 

Sedicesimo album di studio per Steve Forbert, si intitola Compromised, esce sempre il 6 novembre per la Rock Ridge, registrato tra Woodstock e Cape Cod, e prodotto dallo stesso Forbert con un grosso aiuto da parte del grande John Simon, che era stato il produttore di Jackrabbit Slim, il suo secondo album (quello con Romeo’s Tune per intenderci). Se il nome di John Simon vi dice qualcosa è perché ha prodotto Music From Big Pink, The Band Last Waltz della Band, Bookends di Simon & Garfunkel, Cheap Thrills di Janis Joplin con i Big Brother, Child Is Father To The Man, il primo dei Blood, Sweat And Tears, oltre a dischi di Leonard Cohen, Taj Mahal e decine di altri, quindi non proprio il primo che passa per la strada. Infatti il disco ha un sound più roots-rock vicino al Forbert dei primi album.

Tra i musicisti utilizzati ci sono anche Robbie Kondor che suonava le tastiere addirittura nel primo bellissimo Alive On Arrival, al basso c’è Joey Spampinato degli NRBQ e alla batteria Lou Cataldo dei Freeze, oltre a Kami Lyle, piano e tromba. Filmati del nuovo album non ce ne sono, quindi sono andato di classici…

Come si evince dalla tracklist la versione per il download ha dei brani in più (solo gli ultimi due), e questo mi fa girare le balle.

1. Compromise
2. A Big Comeuppance
3. When I Get To California
4. Drink Red Wine
5. Welcome The Rolling Stones
6. Rollin’ Home To Someone You Love
7. Send In The Clowns
8. I Don’t Know If You Know It
9. Devil (Here She Comes Now)
10. Time Seemed So Free
11. Whatever, Man
MP3 Bonus Tracks:
12. You’d See The Things That I See (The Day John Met Paul)
13. Devil (Here She Comes Now) (Americana Version)
14. When I Get To California (Americana Version)
15. Whatever, Man (Americana Version)
16. Rain And Sleet And Snow
17. Katherine

Sarà sicuramente bello, vado sulla fiducia come per Natalie Merchant.

Alla prossima con le novità dalla metà alla fine di novembre e comunque leggete sempre il Blog per le altre recensioni (nei prossimi giorni Donnie Fritts con Marco, mentre io sto preparando il nuovo Trey Anastasio in uscita il 30 ottobre, bel disco solista per il leader dei Phish, il bellissimo Wood Brothers Paradise, già uscito a inizio ottobre e altre chicche, basta trovare il tempo).

Bruno Conti

Reload And Replay: Una Serenata A New Yok City…Across The River – Carolyne Mas Tour Italiano

Ripubblico questo Post in considerazione del tour italiano di Carolyne Mas, partito ieri da Napoli, domani sera, 11 gennaio, a Milano, allo Spazio Teatro 89, Via F.lli Zoia 89 (è la zona dietro San Siro) e poi molte altre date in giro per l’Italia, queste:

9 – NAPOLI – Archivio storico
10 – ROMA – N`Importe Quoi
11 – MILANO – Spazio Teatro 89 12 euro ingresso
12 – CLAVESANA (CN) – private event
13 – VARESE – Twiggy
16 – CASALGRANDE (RE) – Barricada Cafè
(“Storytellers Night”, con Graziano Romani
e Daniele Tenca) ingresso gratuito
17 – PIOVE DI SACCO (Padova) – Music Ale
18 – ZOAGLI (GE) – Il Banco
19 – TREZZO (MI) – Amigdala Theatre
20 – CANTU` (CO) – Allunaetrentacinquecirca

Come dimostra il disco qui sotto recensito è ancora una grande cantante, non mancate!

Bruno Conti
carolyne mas across the river

Carolyne Mas – Across The River – Route 61 Music 2013

Torna sulla scena (dopo sette anni da Brand New World) Carolyne Mas, una delle voci più autorevoli della musica d’autore statunitense. Piccola premessa a tutti i “naviganti”: tra la fine dei ’70 e i primi anni ’80, quando nelle orecchie e nel cuore di moltissimi appassionati di rock, imperversavano i vari Springsteen, Mellencamp, Tom Petty, Willie Nile, un piccolo ma meritato spazio se l’era conquistato una giovane ed irrequieta ragazza del New Jersey, con il rock’n’roll nel sangue ed una voce tagliente che trasmetteva sensazioni elettrizzanti. Narra la leggenda che la giovane e brava Carolyne sia stata scoperta sul palco  di un locale del Greenwich Village (per la precisione il Cornelia Street Cafè) alternandosi ad altri esordienti cantautori come Steve Forbert, Jack Hardy, David Massengill, Rod MacDonald (tutte “personcine” che in seguito hanno sviluppato una buona carriera). Messa sotto contratto discografico dalla Mercury, esordisce con due splendidi album, l’omonimo Carolyne Mas (79) e Hold On (80) e un promo live, il “mitico” Mas Hysteria (81) che vendette ben 250.000 copie (la ristampa è stata puntualmente recensita da Bruno sul Blog  http://discoclub.myblog.it/2011/10/06/new-york-my-father-s-place-30-anni-fa-1-carolyne-mas-more-ma/), testimonianza di tante infuocate performances. Poi improvvisamente la luce si spense, dopo un interlocutorio terzo album di studio Modern Dreams (81) e dopo una lunga pausa artistica, si crea il sodalizio con la SPV di Hannover, che porta la Mas a ritrovare  una buona vena compositiva, che si certifica con Action Pact (89), il doppio Live (92), Reason Street (93) e l’immancabile antologia che chiude la prima vita musicale di Carolyne Beyond Mercury (03), mentre la seconda (a causa di vari problemi personali), riprende con il citato Brand New World (05) e questo nuovo lavoro Across The River, che nasce e vive  principalmente per merito del produttore Ermanno Labianca, titolare della migliore etichetta italiana indipendente (Route 61 Music) http://www.youtube.com/watch?v=1xlDTOfJ8Ug

Il disco è stato registrato in Italia (Roma), e si avvale dell’apporto di validi musicisti italiani, ovvero Andrea Lupi al basso, Lucrezia De Seta alla batteria, Gianfranco Mauto piano e tastiere, Marco Valerio al cello, Piergiorgio PJ Faraglia alle chitarre elettriche, Luciano Gargiulo all’hammond, Joe Stomp ai cori, e come ospite Daniele Tenca con la sua Working Class Band  in un brano.

Mas

Apre il disco l’inedito Dizzy From the I-IV-V, con la sola voce della Mas protagonista, a cui fa seguito lo swing notturno di That Swing Thing, che ci introduce poi as una nuova sontuosa versione del classico Sittin’ in the Dark  http://www.youtube.com/watch?v=wvDYD8jVTZ8, rifatto con un arrangiamento quasi “jazz”. Una fisarmonica accompagna Under The Boardwalk, brano famosissimo portato al successo dai Drifters (ma ripreso,tra gli altri, dagli Stones, Rickie Lee Jones, Mellencamp), mentre la seguente cover di Across The River di Willie Nile, pianoforte, voce e un violino sul finale, è la cosa più commovente sentita quest’anno (da sola vale il costo del CD). La seconda parte del disco (come nei vecchi vinili) inizia con un’altra ballata, In a box, di grande intensità, mente in So Hard To Be True entrano in scena Daniele Tenca e la sua band per dare al brano una calda atmosfera blues. Arriva il momento di un omaggio al suo vecchio amico Steve Forbert, con una bella versione di Witch Blues, per poi avvicinarsi al finale con Mexican Love Song , una toccante canzone d’amore (scritta da Carolyne ai tempi del Greenwich Village (81), e una New York City Serenade di Bruce Springsteen (che ho avuto il piacere di ascoltare dal vivo dalla Mas qualche anno fa, in un locale vicino a Pavia) di una bellezza disarmante, dieci minuti di accordi ininterrotti di pianoforte, una personalissima versione, che è una vera dichiarazione d’amore alla sua città http://www.youtube.com/watch?v=J27HkRb4Lj4

In questo Across The River Carolyne Mas canta benissimo (quasi meglio che da giovane), in quanto riesce a coniugare sfumature blues e jazz, ma sempre con il rock nell’anima, confermandomi che le tante difficoltà incontrate, in carriera e nella vita, l’abbiano resa più forte, sempre pronta a rimettersi in gioco. Per quanto mi riguarda una grande conferma, un grande disco (che farà sicuramente parte della mia “playlist” di fine anno).

Tino Montanari

Una Gradita Ristampa! Steve Forbert – Alive On Arrival/Jackrabbit Slim

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Steve Forbert – Alive On Arrival/Jackrabbit Slim2 CD Blue Corn Music

Sospendo momentaneamente le liste relative alle uscite prossime venture per segnalarvi, in uscita domani martedì 26 marzo, la ristampa, in un doppio CD al prezzo di uno, dei primi due album di Steve Forbert, a cura della Blue Corn Music che ha pubblicato recentemente anche l’ultimo di Steve, Over With You. La confezione è piuttosto primitiva, sono solo i 2 CD sovrapposti (il motivo per cui ho inserito le due copertine divise), senza libretti con note, testi e musicisti, ma visto il prezzo forse era troppo aspettarselo, però ricchi di inediti e rarità:

Disc 1
1. Goin’ Down to Laurel
2. Steve Forbert’s Midsummer Night’s Toast
3. Thinkin’
4. What Kinda Guy?
5. It Isn’t Gonna Be That Way
6. Big City Cat
7. Grand Central Station
8. Tonight I Feel So Far Away from Home
9. Settle Down
10. You Cannot Win (If You Do Not Play)
11. It’s Been a Long Time (Bonus Track)
12. House of Cards (Bonus Track)
13. Song for the South (Time’s Gonna Take Me Back) (Bonus Track)
14. Steve Forbert’s Moon River (Bonus Track)
15. Lonesome Cowboy Bill’s Song (Bonus Track)

Disc 2:
1. Romeo’s Tune
2. The Sweet Love That You Give Sure Goes a Long, Long Way
3. I’m in Love with You
4. Say Goodbye to Little Jo
5. Wait
6. Make It All So Real
7. Baby
8. Complications
9. Sadly Sorta Like a Soap Opera
10. January 23 – 30, 1978
11. The Oil Song (Bonus Track)
12. Make It All So Real (Bonus Track – Alternate Version)
13. Witch Blues (Bonus Track)
14. Oh, Camile (Bonus Track)
15. Smoky Windows (Bonus Track)
16. Poor Boy (Bonus Track)
17. Romeo’s Tune (Bonus Track – Live)

I due dischi in origine erano usciti per la Nemperor Records/CBS nel 1978 e 1979, entrambi prodotti da John Simon, quello della Band e sono tuttora due dei migliori della discografia di Forbert ma anche tra i più belli in assoluto prodotti da cantautori americani negli anni ’70. Il primo più dylaniano ed acustico contiene la bellissima Goin’ Down To Laurel con il classico assolo di armonica incluso. Il secondo è quello con Romeo’s Tune, il brano dedicato alla sfortunata, e scomparsa nel 1976, Florence Ballard, una delle Supremes originali. Ma entrambi gli album sono molto belli nel loro insieme, dischi con canzoni così se ne fanno raramente e quindi mi permetto di consigliarli sia a chi vuole conoscere un grande singer songwriter, tra Dylan e Springsteen, sia agli amanti di Forbert che possono sostituire i vecchi vinili (o CD, li aveva ripubblicati anche la Sony senza bonus)!

Da non mancare, ci sentiamo domani con altre news e recensioni.

Bruno Conti

Pianoforte E Vecchi Falsetti. Seth Glier – Things I Should Let You Know

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Seth Glier – Things I Should Let You Know – Mpress Records

Come sempre, in un disco, uno ci può leggere o sentire quello che vuole, i gusti ed i punti di vista sono molteplici. Per Seth Glier, in America, non dico si siano sprecati fiumi di inchiostro ma se ne  è parlato diffusamente. Paragonato, di volta in volta, a Springsteen (?!?) e Billy Joel da Usa Today, per il suo squisito timbro tenorile (ma l’hanno sentito?), altri l’hanno accostato al nuovo filone di Decemberists, Lumineers e perfino Civil Wars, e ancora Lyle Lovett e Randy Newman, fino ad arrivare a Elton John, qualcuno, più onestamente, ha avanzato paragoni con tale Paul McDonald, finalista di American Idol. E’ stato ricordato, correttamente (ma dalla sua etichetta), che lo scorso anno era candidato ai Grammy con il precedente album The Next Right Thing, sì ma come “Best Engineered Album, Non Classical”, non proprio per i contenuti. Quindi, parafrasando il titolo dell’album Things I Should Let You Know, anch’io vorrei farvi sapere alcune cose.

Primo, il tipo di voce: al sottoscritto ricorda moltissimo quella di James Blunt o Brett Dennen, sorta di gemelli separati alla nascita, in differenti anni e continenti, ma molto vicini come timbrica, di testa, quasi femminea ma con una piacevole raucedine vagamente alla Forbert (prendiamo anche i lati positivi) e una tendenza al falsetto quando serve, però con un suo vigore e capacità di passare dal rock alla ballata: Tra i pregi anche una buona capacità di scrittura, testi interessanti, una produzione molto curata, da major e qualche canzone sopra la media, oltre alla sua innegabile bravura al pianoforte, ma se la cava anche all’acustica. Tra i difetti una tendenza a lasciarsi andare in brani un poco risaputi e commerciali (e lì nulla di male, non tutti hanno una “missione” nella musica).

Prendete per esempio la title-track iniziale, affogata in un mare di tastiere anche elettroniche (harmonium e synth, una strana accoppiata) forse un tantinello epica e pomposa, con le sue cascate di voci sovrincise e nessuna direzione musicale precisa o la successiva Man I Used To Be, pianistica e ritmata, molto radiofonica e piacevole, ma poco sostanziosa e vicina a quei Blunt e Dennen citati prima, più che ai migliori John e Joel. Con New World I See si comincia a ragionare, i paragoni con Newman e Lovett hanno un senso, un groove dalle parti dalla Louisiana, un bel pianoforte, dei fiati che aggiungono un feel quasi jazzy, non da crooner ma da “bravo cantante” (che è una variazione del “bravo presentatore dei tempi di Frassica). Plastic Soldiers è una riflessione sui danni delle guerre, dal ragazzino che gioca con i soldatini al giovane spedito a Kabul, solo voce, due chitarre acustiche e un duduk (un flautino armeno) per un brano che illustra i suoi collegamenti con certa scena cantautorale americana acustica, ad esempio Ellis Paul che firma il brano con lui o Livingston Taylor che è un altro degli autori coinvolti in questo disco. E qui una certa affinità elettiva con Steve Forbert la sento. Ma The Stars & The Glitter è un altro di quei brani strani, forse adatti per dei singalongs dal vivo ma abbastanza incompiuta, più un intermezzo di un brano che una canzone compiuta, ritmo di marcia, harmonium e voce di gola ed è già finita. Non male Down The Wire con piano e tastiere in evidenza e qui ci siamo, qualcuno ha detto Billy Joel, esatto! Ma quello rocker, buono; breve interludio strumentale e siamo a Good Man, finalmente una bella ballata, con chitarra acustica, piano verticale, pedal steel d’ordinanza, cello e violino per colorare il suono, una intensità non fasulla e pomposa.

Avery è un altro di quei brani pop leggerini che gli vengono facili facili, per la gioia della sua casa discografica e delle fans di Blunt (che scrive anche lui dei brani non male, ogni tanto). Too Hard To Hold The Moon, nuovamente una bella ballata, questa volta pianistica, con crescendo finale alla Elton John, così completiamo le citazioni. Poppies On The Table è l’altro brano firmato con Ellis Paul, anche questa pianistica ma più mossa, con echi di entrambi i J più volte ricordati, e conferma che il ragazzo ha talento, magari non è originalissimo, ma chi lo è? Everything Beautiful è il brano scritto con il rappresentante della famiglia Taylor, quello meno conosciuto, Livingston, che è una buona penna, solo piano, voce e un tocco suggestivo di trombone e fiati nella seconda parte, a conferma che una certa classe c’è. I Am Only As Loved As I Am Open sempre con quell’harmonium che usa spesso non mi convince di nuovo, più che malinconica o evocativa è solo un po’ moscia. Più pregi che difetti comunque e un nuovo nome da tenere d’occhio e a portata di orecchio.

Bruno Conti    

Un Nuovo Dylan? Un Altro! Jack Savoretti

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Jack Savoretti – Harder Than Easy – De Angelis Records

Nuovo Dylan forse no, Simon & Garfunkel miscelati in un’unica persona neppure, perché non il nuovo Steve Forbert. Scherzi a parte, è proprio bravo, un anglo-italiano di talento, principalmente acustico ma brani ben arrangiati e poi fa una bella cover di Northern Sky di Nick Drake, uno dei miei 10 brani preferiti all-time, quindi sono parziale.

Questo è il video della title-track, il cd disponibile solo per il dowload negli States, sarà pubblicato in Inghilterra ai primi di febbraio. Vale le pena investigare ( è il suo secondo album, il primo Between The Minds è arrivato fino al 70° posto delle classifiche inglesi). Fra i due album ha partecipato alla colonna sonora del film Post Grad con il brano One Day.

C’è sempre buona musica “là fuori”, basta cercare (magari con un aiutino).

Bruno Conti