“Clienti Abituali”, Rivalutati! Stoney Curtis Band – Halo Of Dark Matter

stoney curtis band halo.jpg

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Stoney Curtis Band – Halo Of Dark Matter – Blues Bureau/Shrapnel

Dopo la buona prova con il Live CD+DVD dello scorso anno ( un-chitarrista-esagerato-stoney-curtis-band-live.html, la Stoney Curtis Band torna con un nuovo album di studio, registrato con una formazione completamente rivoluzionata, ovviamente leader a parte, e con l’aggiunta di un tastierista, per riproporre la consueta miscela di blues, rock, psichedelia anni ’70, omaggi a Hendrix. Il materiale è firmato da Curtis Feliszak (ovvero il nostro amico) e Mike Varney, boss e factotum della Shrapnel, nonché produttore del disco, una dozzina di brani che permettono al musicista, californiano d’adozione, di tuffarsi ancora una volta nelle sue cavalcate chitarristiche.

I nomi di riferimento sono i soliti, vi andate a rileggere le vecchie recensioni e li trovate, comunque per i neofiti, a parte il vate Jimi Hendrix,  il Bonamassa più hard, Blindside Blues Band, Indigenous e Chris Duarte tra i contemporanei, Frank Marino, Ted Nugent, i Mountain tra i vecchi, senza tralasciare Grand Funk e Deep Purple, in questa versione con organo (ma potete aggiungere nomi a piacer vostro), Cream, Bad Company, Free, chi più ne ha più ne metta.

Dalle prime note dell’iniziale Pure Greed all’ultimo secondo di In The Shadows sappiamo cosa aspettarci, chitarre, chitarre e ancora chitarre, con qualche tocco di organo in questa nuova puntata. Il riff è hard, la batteria, tale Jeff Tortora, picchia duro, gli assolo sono all’ordine del giorno e con il classico sound del power rock trio, note lunghe e tirate e pedalare, ogni tanto un wah-wah per gradire, come in Grifter, tra Sabbath, Purple e l’Hendrix meno fine.

Quando i tempi si fanno meno frenetici e più dark, tipo in Life In Odd Times, si affacciano anche elementi psichedelici. Non manca il lungo hard slow blues, con i dieci minuti di Déjà Vu che permettono di apprezzare la buona tecnica chitarristica di Stoney Curtis o il funky-rock vagamente hendrixiano (di nuovo, sì) Drivin’ All Night. Mentre la title-track Halo Of Dark Matter inserisce anche elementi “misteriosi” che spingono verso un rock più progressivo e ricercato, per quanto sempre bello duro, da lì non si scappa. Un po’ di southern boogie à la ZZ Top in Ice Cold Beer con una slide ficcante ed insinuante, a conferma di un certo eclettismo del buon Stoney che poi torna al blues-rock classico della tirata Hard Livin’ o di I Can’t Live This Way, grana grossa ma buone esecuzioni per gli amanti del genere. Una viratina elettro-acustica con la più orecchiabile 7 Wonders Of My World e si conclude quietamente con una bella ballata come In The Shadows, un oasi di tranquillità e melodia, nei vorticosi ritmi ascoltati fin qui. In conclusione e tutto sommato, un buon album di hard rock classico con tutti i requisiti per piacere anche a chi non è un patito del genere.

Bruno Conti

Un Chitarrista “Esagerato”! Stoney Curtis Band – Live

stoney curtis live.jpg

 

 

 

 

 

 


Stoney Curtis Band – Live – Blues Bureau Int./Shrapnel CD+DVD (Limited Edition)

Nella recensione del precedente CD, Cosmic Conn3ction, della Stoney Curtis Band non ero stato molto tenero, al di là del tributo alla sua consistente perizia tecnica, con la grana eccessivamente grossa di molti episodi che non mi avevano particolarmente convinto (uno-strano-caso-di-omonimia-stoney-curtis-band-cosmic-conn3c.html), ma nella dimensione dal vivo di questo nuovo CD+DVD la componente Blues (molto rock) è più presente, accanto alle solite derive psichedeliche, hendrixiane, alla passione per Stevie Ray Vaughan e per certo Hard-rock nella formula del power trio che è una costante di molti artisti della Shrapnel di Mike Varney e in particolare della etichetta Blues Bureau, dove tra i colleghi di Curtis troviamo gente come Chris Duarte, gli Indigenous, il trio Hidalgo, Nanji e Dickinson, la Blindside Blues Band e tra le vecchie glorie, Leslie West e Rick Derringer, tutta gente che ha sempre saputo coniugare hard rock e blues, ma potrei citare anche gente come Frank Marino o Ted Nugent che negli anni ’70 era molto considerata.

Last Train To Chicago, il primo brano, che appariva nel disco d’esordio della band di Stoney Curtis, ha quel drive ritmico molto tirato e un solismo esagerato, quasi frenetico, dove potrebbe servire una nota, il nostro amico ce ne infila una cinquantina, il pedale del wah-wah è in azione spesso e volentieri, ma la musica è viva e vibrante, già sentita mille volte ma eseguita con passione. Anche Evil Woman in origine appariva sul primo album del gruppo, quell’Acid Blues Experience registrato negli studi di Alan Mirikitani, conosciuto anche come B.B. Chung King e factotum dei Buddaheads, altra band che si cimenta spesso in questo hard blues dalle tinte forti e il cui leader è un altro chitarrista dalla tecnica sopraffina. Stoney Curtis per certi versi si può accostare pure a Bugs Henderson, un altro personaggio che nella dimensione Live (ma pure in studio) ti sommerge sotto una montagna di assoli, uno in fila all’altro senza pause e requie per l’ascoltatore, che se però è un appassionato del genere può solo apprezzare, come nella violentissima American Lady. When The Sweet Turns To Sour è uno slow blues torrenziale, tra i migliori brani di Cosmic Connection, molto ispirato dallo stile di SRV e per conseguenza di Hendrix, la chitarra viaggia ma si gusta anche la costruzione del brano, con i continui picchi qualitativi sottolineati dalla ottima sezione ritmica, Aaron Haggerty alla batteria e Steve Evans al basso. Perché mi dicono qualcosa? Ohibò, ma sono gli stessi dell’ultimo disco di Eric Gales, evidentemente, per risparmiare, in queste registrazioni live destinate a essere pubblicate come combo CD+DVD usano sempre loro. Il risultato è che il suono di molti dei musicisti della scuderia Blues Bureau inevitabilmente finisce per assomigliarsi, ma il genere quello è, più che la varietà contano la bravura e l’energia.

Behind The Sun è il brano che più si avvicina al Jimi Hendrix psichedelico e spaziale, una cavalcata di quasi dieci minuti, ricca di effetti e dalle atmosfere sognanti, mentre That’s Right, dai ritmi veloci e picchiati, è più immediata nelle sue tematiche boogie rock. Un altro slow blues notevole come Blues Without You ci permette di apprezzare ancora una volta la propensione per i lunghi assoli tipica della musica di Stoney Curtis. Rivisitazione delle dodici battute classiche che prosegue in Eli’s Blues, altro esempio del suo stile potente e privo magari di finezza ma non di tecnica, che non sono la stessa cosa. The Letter, forse per smentirmi, è un brano quasi dolce, con una bella costruzione melodica, cantato molto bene e senza smentire le sue propensioni per un rock-blues più tirato mostra una sfaccettatura inconsueta del personaggio. Che poi nella conclusiva Soul Flower innesta ancora il pedale wah-wah a manetta e si sfoga senza pietà. Di Curtis continuo a preferire Tony, ma devo ammettere che questo disco dal vivo, per chi ama il suo Blues molto, ma molto, Rock e pure hard, un suo perché ce l’ha. Basta saperlo!

Bruno Conti       

Uno Strano Caso di Omonimia! Stoney Curtis Band – Cosmic Conn3ction

stoney curtis.jpg

 

 

 

 

 

 

 

Stoney Curtis Band – Cosmic Conn3ction – Blues Bureau/Shrapnel

Se digitate il nome Stoney Curtis in rete il primo risultato che vi appare è “noto attore e regista porno americano”, ma , strano, vuoi dire che mi devo dare alle recensioni di materiale hard? Poi tutto si chiarisce, questa è la Stoney Curtis Band e anche lui prende il nome da un personaggio dei Flintstones perché in effetti il vero nome è Curtis Feliszak come si desume dal fatto che è l’autore di tutti i 12 brani che compongono questo Cosmic Connection. Il suo co-autore e produttore del disco è Mike Varney, fondatore della Shrapnel Records, l’etichetta indipendente americana che sempre di hard si occupa, ma hard-rock, metal persino, e anche nella Blues Bureau di power-trio blues-rock ma molto rock.

Però il Blues, ancorché energico per usare un eufemismo, non manca: se uno si ascolta When The Sweet Turns To Sour uno dei brani di questo album, uno slow blues torrenziale dove la tecnica chitarrististica del buon Stoney non è seconda a nessuno si capisce perché il nostro amico citi tra le sue influenze Hendrix, Thorogood, Steve Ray Vaughan, Clapton e Robin Trower ma anche Buddy Guy, Howlin’ Wolf e Muddy Waters. Poi non sempre predica bene e razzola male o viceversa. In effetti il modo di cantare di Curtis ( e anche gli arrangiamenti di molti brani) si ispirano anche al David Lee Roth dei Van Halen, ad esempio in Mouthful of money o nell’iniziale “manifesto” Blues & Rock’n’roll.

La fluida e torrenziale Headin’ For The City è Stevie Ray Vaughaniana fino al midollo anche nella presenza di un organista, Jesse Bradman, che aggiunge coloriture e spazialità alla solista indiavolata del nostro amico. Non mancano gli episodi psichedelici-Hendrixiani come in Soul Flower dove il wah-wah impazza dai canali dello stereo ma il ritornello e il cantato ricordano il rock FM americano, non quello più bieco ma non siamo al massimo della finezza, Van halen e dintorni.

C’è sempre questa alternanza tra hard-rock e hard blues e la voce di Stoney Curtis non sempre lo assiste, Good Lovin Done Right non è male ma l’arrangiamento non aiuta anche se l’assolo è sempre notevole. Big Beautiful Women è classico ‘70’s hard-rock non proprio originalissimo e raffinato ma la grinta, a chi piace il genere, non manca. Mary Jayne è una via di mezzo tra Hendrix e Van Halen  (un pallino di Varney che nella sua scuderia di chitarristi da sempre è alla ricerca di un suo omologo). Quando i tempi rallentano e le 12 battute prendono il sopravvento come nel melodic blues (me lo sono inventato al momento) di Infatuation Blues le cose migliorano, almeno per il sottoscritto. Ma è questione di un attimo prima del furioso hard rock di Before The Devil Knows You’re Dead e dei vaghi sentori progressivi di Rise Up. Conclude The Letter una sorta di hard ballad melodica in crescendo con ampio uso di chitarra.

Per chi ama i sapori “forti e duri” ma anche i buoni chitarristi, ma ce ne sono tanti così in giro, bravo ma basterà?

I filmati ovviamente sono dello Stoney Curtis “giusto”, con l’altro avrei incontrato il probabile plauso di molti ma rischiato l’arresto!

Bruno Conti