Questo Non Lo Dovevano Fare. Sandy Denny – Box Set

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Mancano ancora più di 2 mesi (ma se ne parlava già da tempo), il 4 ottobre la Island del gruppo Universal pubblicherà un Box set di 19 CD con l’opera omnia di Sandy Denny. Proprio quella meraviglia che vedete qui sopra: il titolo e la copertina non sono ancora definitivi (e forse neppure la data) però non se ne può più.

Qual’è l’anniversario che si festeggia o si commemora? Sandy Denny è nata il 6 gennaio del 1947 ed è morta, a sola 31 anni per uno stupido incidente casalingo, il 21 aprile 1978, la Island Records ha festeggiato lo scorso anno i 50 anni dalla sua fondazione, quindi quale è il motivo che sta alle spalle dell’uscita di questo cofanetto? Forse spillarci altri soldi? Temo di sì.

Per i due o tre che non sanno chi è e per i profani e i più giovani, Sandy Denny è quella che canta in The Battle Of Evermore su Led Zeppelin IV, ma per il sottoscritto e per Robert Plant (e mi auguro, per decine di migliala di persone sparse in tutto il mondo), è “La più grande voce femminile di tutta la scena musicale inglese di sempre”.

Quello che mi rompe la balle (scusate la volgarità) è, che questo sarebbe, sarà, il quarto cofanetto a lei dedicato che comprerò: dopo il triplo Who Knows Where The Time Goes? (che è anche il titolo di una sua indimenticabile canzone), il quintuplo A Boxful Of Treasures e quello quadruplo Live At The BBC. Oltre ad una serie di antologie singole e doppie, Cd pubblicati solo per il mercato australiano, ristampe del disco con gli Strawbs, tutti i dischi con i Fairport Convention e della sua carriera solista e con i Fotheringay, via via arricchiti di brani inediti e nuove masterizzazioni.

E adesso, puff, esce questo box che conterrà tutto questo nei primi 11 CD e altri 8 CD di materiale raro ed inedito: secondo il curatore dell’opera Andrew Batt almeno il 15-20% del contenuto non è mai stato pubblicato prima, tra cui due brani, Lord Bateman e Twelfth Of Never di cui si narrava l’esistenza ma non si erano mai visti (ma pare ce ne siano altri).

Il tutto sarà corredato da un libro rilegato di 72 pagine, memorabilia vari e tutti i CD saranno confezionati con copertine digipack apribili, in definitiva una goduria per il pirla che risiede in noi. Questo scherzetto dovrebbe costare, dalle prime anticipazioni sui siti inglesi, tra le 140 e le 150 sterline, quasi 200 euro, un bel botto quindi, speriamo nelle magnanimità dei distributori italiani.

Comunque imperdibile sin d’ora, uno degli eventi discografici dell’anno: quando avrò altre notizie vi terrò informati.

Bruno Conti

Ma esistono ancora! Take 2: Strawbs – Dancing To The Devil’s Beat

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Questa volta avrete notato il punto esclamativo!

I carbonari, ai quali questo spazio è dedicato, sicuramente sanno chi sono gli Strawbs, la gloriosa formazione inglese guidata dal geniale Dave Cousins, una delle più belle ed espressive voci emerse dalla scena folk-rock e poi progressive della terra d’Albione, capace di scrivere alcune delle pagine più emozionanti che la musica rock in generale ci ha regalato, questa versione dal vivo di The Hangman and The Papist uno dei loro brani più indimenticabili serve da introduzione. Se riuscite a seguire il testo la narrazione è coinvolgente e sorprendente come poche volte nella musica rock, occhio al colpo di scena finale…se non riuscite acquistate From The Witchwood, il CD che la contiene e leggetevi il libretto. So che ve lo state chiedendo, ebbene sì quel signore seduto dietro le tastiere è proprio Rick Wakeman.

Comunque questo quartetto di CD (tutti ripubblicati in versione rimasterizzata e a special price) è imprescindibile:
strawbs from the witchwood.jpgstrawbs just a collection.jpgstrawbs grave new world.jpg
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se volete potete aggiungere qualcosa anche del periodo successivo, magari Hero and Heroine con la stessa formazione del disco attuale con una piccola variazione.
Veniamo a questo nuovo disco: pubblicato qualche mese fa sulla loro etichetta Witchwood Media, e quindi, come potete immaginare non di facile reperibilità, festeggia i quaranta anni di attività del gruppo, o meglio qualcosina in più visto che sono in pista dal 1967 e nel 1968 hanno registrato un delizioso lavoro All Our Own Work che vedeva il debutto della compianta e grandissima Sandy Denny.
Esistono ancora eccome se esistono, questo Dancing to the Devil’s Beat è il loro miglior disco da trent’anni a questa parte. La produzione è affidata all’ottimo Chris Tsangarides, quindi suono ottimo e professionale, Cousins, Dave Lambert e la sezione ritmica con Cronk e Coombes in grande spolvero e, ciliegina sulla torta, Oliver Wakeman sullo sgabello che fu di papà Rick.
Quei quattro dischi che vedete rimangono inarrivabili ma il nuovo album ha molte frecce al proprio arco: intanto la scrittura di Cousins rimane legata a testi di stretta attualità o di grande portata storica, ma anche a grandi e romantiche canzoni d’amore, epica quando serve, raccolta ed acustica in altre occasioni.
La dolce Copenaghen ci riporta agli anni dei loro primi passi, quelli con Sandy Denny, e la voce evocativa di Cousins fa vibrare le corde delle melancolia con la consueta maestria, Pro Patria Suite (non dedicata alla nota squadra calcistica di Busto Arsizio, un Bruno Calcistico!) è una trilogia dedicata alle grazie e disgrazie delle Grande Patria Inglese ai tempi della Prima guerra Mondiale con Oliver che fa il Wakeman alla grande ben coadiuvato dalla chitarra di Dave Lambert (che canta anche in due brani). Where Silent Shadows Fall è forse il brano che più rievoca gli antichi fasti con un crescendo strumentale di rara bellezza, alla Strawbs. Questa è la trilogia centrale che si eleva qualitativamente su un album che comunque rimane su livelli elevati, ben tornati quindi (anche se non se ne erano mai andati!).
Bruno Conti