Un Gradito Ripescaggio Dal Recente Passato Di Un’Ottima Band. Hackensaw Boys – The Old Sound Of Music Sessions

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Hackensaw Boys – The Old Sound Of Music Sessions – Valley Entertainment CD

Questo non è il nuovo album degli Hackensaw Boys (anche se a tre anni di distanza da Charismo sarebbe stato lecito pensarlo), ma la ristampa di due introvabili EP, The Old Sound Of Music Vol 1 & 2, incisi nel 2009 ma pubblicati nel 2011 dal gruppo originario della Virginia. Per chi non li conoscesse, gli Hackensaw Boys sono una string band che fa parte dello stesso filone dei vari Old Crow Medicine Show, Avett Brothers e Trampled By Turtles, un combo che propone nuove canzoni con uno stile da old-time band: musica country, folk e bluegrass suonata con una gran dose di forza ed inventiva ed un innato senso del ritmo. In una ventina d’anni hanno inciso sette album in studio e tre EP, due dei quali sono appunto riuniti in questo The Sound Of Music Sessions, che è da trattare un po’ come se fosse un lavoro nuovo in quanto i due dischetti del 2011 sono da tempo fuori catalogo e non erano facili da reperire all’epoca dell’uscita.

E la musica contenuta in questa ristampa e davvero piacevole e riuscita, dodici canzoni in cui i nostri passano con grande disinvoltura da un genere all’altro, ma sempre rimanendo ben ancorati alla tradizione, e con la particolarità che su sei elementi (Ferd Moyse, Justin Neuhardt, Jesse Fiske, Shawn Galbraith, Ward Harrison e Robert Bullington) ben quattro scrivono le canzoni e le cantano da solisti, garantendo una maggiore varietà di stili. C’è da dire che i sei nomi che ho appena citato facevano parte del gruppo in quel periodo, ma oggi solo Moyse è rimasto alla guida, trattando la band più come un collettivo dal quale si può liberamente entrare ed uscire che come una formazione stabile. Over The Road è un bluegrass suonato a velocità forsennata, ci sono anche basso e batteria, con una melodia corale di stampo tradizionale (ma il brano è originale, come tutti gli altri), subito seguito dalla cristallina Spring Fruit, una ballata tutta giocata sull’intreccio degli strumenti a corda ed un motivo anche qua cantato a più voci, e con Can’t Catch Me, in cui il leader è Moyse (che ha un timbro molto simile a quello di Levon Helm), un pezzo inizialmente dal passo lento e cadenzato ma che all’improvviso si trasforma in un altro bluegrass limpido e travolgente.

Ritmo altissimo anche in End Times, che se fosse suonata da strumenti elettrici sarebbe sicuramente un grintoso rock’n’roll; Silver Lining è una spedita country song dallo script più moderno ma sempre coinvolgente al massimo, mentre Restaurant Girl è più malinconica, e sostenuta da un bell’interscambio tra violino e banjo, una melodia profonda ed un ottimo assolo di mandolino. Con Going Home rientriamo in zona rockin’ country, ennesima bluegrass song suonata con un’attitudine quasi punk, impossibile tenere il piede fermo, Knoxville Blues è una limpida e gentile country ballad, che dimostra che i nostri non sono bravi solo a pigiare il piede sull’acceleratore. Do You Care? è ancora rock’n’roll acustico travestito da brano country, tempo cadenzato e botta e risposta voce-coro, mentre con la vertiginosa Chains On riprende il viaggio sul treno in corsa; il dischetto si chiude con la soffusa On Our Own (il ritmo è sempre alto, ma la batteria è spazzolata) e con Noon Or Midnight, che si stacca dal resto essendo un country-rock decisamente più moderno ed in cui spunta anche una chitarra elettrica.

Una gradevole occhiata nello specchietto retrovisore per gli Hackensaw Boys, nell’attesa di poter ascoltare un disco totalmente nuovo.

Marco Verdi