Dopo Un Grande Album In Studio, Ecco Un Ottimo Live. Margo Price – Perfectly Imperfect At The Ryman

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Margo Price – Perfectly Imperfect At The Ryman – Loma Vista/Universal CD

That’s How Rumors Get Started, ultimo album di Margo Price, è stato per il sottoscritto uno dei dischi del 2020 https://discoclub.myblog.it/2020/07/11/nuovi-e-splendidi-album-al-femminile-parte-1-margo-price-thats-how-rumors-get-started/ . Un album profondo e coinvolgente con una serie di canzoni splendide da parte di un’artista matura che è andata oltre i suoi esordi country e si è presentata come una singer-songwriter a 360 gradi, proponendo un sound di stampo californiano vicino a certe cose dei Fleetwood Mac e di Tom Petty. L’album, che doveva uscire agli inizi di maggio, è stato però posticipato a luglio a causa della pandemia, ma per consolare i fans Margo ha pubblicato più o meno nello stesso periodo sulla piattaforma Bandcamp (e quindi solo in formato download) un disco dal vivo inedito intitolato Perfectly Imperfect At The Ryman, registrato nel maggio 2018 presso la mitica location del titolo, vero tempio della musica country a Nashville.

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Ora Margo ha deciso di far uscire l’album anche in CD, e devo dire che l’idea è davvero gradita in quanto ci troviamo tra le mani un ottimo live di puro country-rock elettrico, eseguito dalla Price con piglio da vera rocker, cantato benissimo e suonato da una band coi fiocchi formata dal marito Jeremy Ivey alle chitarre (insieme a Jamie Davis), Micah Hulscher alle tastiere, Luke Schneider alla steel e dobro e con la sezione ritmica formata dal bassista Kevin Black e dal batterista Dillon Napier, oltre ad un nutrito gruppo di backing vocalist e tre ospiti d’eccezione che vedremo a breve. Chiaramente essendo un concerto di più di due anni fa non ci sono le canzoni di That’s How Rumors Get Started, ma una selezione del meglio dei primi due album di Margo ed un paio di cover azzeccate. L’iniziale A Little Pain è una ballata a tempo di valzer ma suonata con molto vigore: la Price possiede una gran voce ed il brano ha un delizioso sapore anni 60, compreso l’assolo chitarristico in stile twang.

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Weekender è una bella canzone dalla tipica melodia country (ricorda parecchio Dolly Parton), ma con un arrangiamento funk-rock che crea un contrasto interessante (e che voce). Il tutto precede la squisita Wild Women, vivace e coinvolgente country-rock con Emmylou Harris che raggiunge Margo per un duetto tutto da godere https://www.youtube.com/watch?v=DetT8QUvp1w . La Price saluta Emmylou ed invita sul palco l’amico Sturgill Simpson (che tra l’altro ha prodotto il suo ultimo disco) per una rilettura tutta ritmo e chitarre del classico di Rodney Crowell I Ain’t Living Long Like This https://www.youtube.com/watch?v=iw1MOT4W6sc , controbilanciato subito dalla tenue e gentile Revelations, mentre Worthless Gold di country non ha praticamente nulla essendo una rock song elettrica e riffata, che dimostra la versatilità di Margo ed anche la sua grinta.

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Il trascinante honky-tonk medley intitolato Hurtin’ (On The Bottle), in cui compare anche un accenno a Whiskey River di Willie Nelson, fa da apripista per una versione inizialmente rallentata e sinuosa dell’evergreen dei Creedence Proud Mary, quasi come se l’autore invece di Fogerty fosse Tony Joe White https://www.youtube.com/watch?v=IYhYhzjugFU , ma poi arriva una decisa accelerata ed il pezzo assume la veste di un travolgente gospel-rock grazie anche al botta e risposta con il Gale Mayes Nashville Friends Choir. Chiusura con All American Made, slow di quasi otto minuti molto intensi per voce, piano e armonica  https://www.youtube.com/watch?v=E9-ORYUNqhw, l’energico rockin’ country Honey, We Can’t Afford To Look This Cheap, in cui Margo duetta con un acclamatissimo Jack White (co-autore del pezzo) https://www.youtube.com/watch?v=ngyvtmMA_6Q , e con la delicata ballata acustica World’s Greatest Loser. Scusate il bisticcio di parole, ma questo Perfectly Imperfect At The Ryman è un live molto “vivo”, ed un altro bel disco per la bravissima Margo Price.

Marco Verdi

Meno Male Che I Dischi Belli Li Sa Ancora Fare! Sturgill Simpson – Cuttin’ Grass Vol. 1

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Sturgill Simpson – Cuttin’ Grass Vol. 1 – High Top Mountain/Thirty Tigers CD

Dire che Sturgill Simpson, dopo gli esordi con i Sunday Valley (con i quali comunque non ha mai pubblicato alcunché), ha avuto una carriera qualitativamente altalenante è usare un eufemismo. Infatti dopo i primi due ottimi album di puro Outlaw Country il musicista del Kentucky ha spiazzato un po’ tutti nel 2016 con A Sailor’s Guide To Earth, nel quale deviava decisamente verso un pop-errebi dal suono fine anni sessanta, un lavoro più sulla falsariga di Anderson East e Nathaniel Rateliff senza però essere a quei livelli. Non un brutto disco, ma una digressione inattesa che poteva far venire qualche dubbio su chi fosse il vero Simpson; le incertezze sono poi cresciute a dismisura nel 2019, quando Sturgill ha pubblicato il pessimo Sound & Fury, un album orripilante a base di hard rock, grunge, dance e rock elettronico che lo aveva ancora più allontanato dai fans della prima ora senza peraltro fargliene acquisire di nuovi https://discoclub.myblog.it/2019/11/08/probabilmente-uno-dei-dischi-piu-brutti-dellanno-sturgill-simpson-sound-fury/ .

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Quest’anno il nostro ha prodotto l’eccellente terzo album di Margo Price, That’s How Rumors Get Started https://discoclub.myblog.it/2020/07/11/nuovi-e-splendidi-album-al-femminile-parte-1-margo-price-thats-how-rumors-get-started/ , e poche settimane fa ha dato alle stampe un po’ a sorpresa un album di puro bluegrass, inciso nei piccoli Butcher Shoppe Studios di Nashville insieme ad un manipolo di accompagnatori noti (Stuart Duncan al violino, Mark Howard e Tim O’Brien alle chitarre, la cantautrice Sierra Hull alla voce e mandolino) e meno noti (Mike Bub al basso, Scott Vestal al banjo e Miles Miller alle percussioni). Cuttin’ Grass Vol. 1 è un disco assolutamente sorprendente, che ci rivela l’ennesimo lato musicale di Sturgill: non si tratta infatti di un album di country music moderna con elementi bluegrass, bensì un lavoro di puro bluegrass al 100%, suonato e cantato come si faceva in mezzo alle montagne circa 60-70 anni fa. E, cosa più importante, il disco risulta bello e credibile, suonato benissimo e cantato in maniera ottima dal leader che dimostra quindi di non avere abbandonato la retta via.

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Non ci sono canzoni nuove in Cuttin’ Grass Vol. 1 (mentre scrivo queste righe è già uscito il secondo volume, ma solo in streaming, per il fisico bisognerà aspettare l’aprile 2021), né brani appartenenti alla tradizione: Simpson infatti ha scelto venti canzoni dai suoi dischi passati (ma niente da Sound & Fury), aggiungendo perfino qualche cosa dei Sunday Valley, e le ha riarrangiate in stile bluegrass facendole sembrare composizioni scritte apposta per questo progetto e dimostrando anche di avere una voce decisamente duttile ed un’attitudine da vero tradizionalista. Nel CD trovano spazio ballate cristalline come All Around You https://www.youtube.com/watch?v=kXGugEWmnSg , Breakers Roar (ariosa e splendida), le nostalgiche I Don’t Mind https://www.youtube.com/watch?v=xYcmf9cRp7A  e I Wonder, il valzer d’altri tempi Old King Coal, la western-oriented Voices e la malinconica Water In A Well.

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Ma soprattutto ci sono brani dal ritmo coinvolgente (sia con che senza le percussioni) e gran dispendio di assoli di chitarre, violino, mandolino e banjo, come All The Pretty Colors, Just Let Go, Life Ain’t Fair And The World Is Mean (deliziosa) https://www.youtube.com/watch?v=HQ2i54in27Q , A Little Light, puro esempio di mountain music con elementi gospel, la super-tradizionale Long White Line (unica non scritta da Sturgill ma da Buford Abner, uno dei padri del bluegrass), che sembra quasi fondersi con la scintillante Living The Dream, Sometimes Wine, che conta su strepitose performance strumentali https://www.youtube.com/watch?v=_oTovhnxDg4 , o pezzi ritmicamente forsennati come Railroad Of Sin e The Storm. Senza tralasciare Time After All e Turtles All The Way Down che hanno due tra le melodie più dirette ed orecchiabili del CD.

Con Cuttin’ Grass Vol. 1 Sturgill Simpson ha dunque dimostrato di essere ancora in grado di dire la sua, anche se questo saltare di palo in frasca non mi lascia del tutto tranquillo per il futuro.

Marco Verdi

Nuovi E Splendidi Album Al Femminile: Parte 1. Margo Price – That’s How Rumors Get Started

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Margo Price – That’s How Rumors Get Started – Loma Vista CD

Terzo lavoro da solista per Margo Price, cantautrice dell’Illinois ma di casa a Nashville, dopo i due album usciti per la Third Man Records di Jack White (Midwest Farmer’s Daughter del 2016 e All American Made del 2017), entrambi destinatari di ottimi riscontri di critica e vendite sia in USA che, sorprendentemente, in UK, dove sono andati entrambi al numero uno delle classifiche country. Prima del suo esordio di quattro anni fa Margo aveva già alle spalle una solida gavetta, frutto della sua militanza in ben tre gruppi differenti insieme al marito chitarrista e songwriter Jeremy Ivey (Secret Handshake, Buffalo Clover, Margo & The Pricetags): proprio nei Pricetags ha militato anche un giovane Sturgill Simpson, e la Price si deve essere ricordata di questa vecchia amicizia quando ha scelto il produttore per il suo nuovo album (il primo per l’etichetta Loma Vista). E la scelta si è rivelata vincente, in quanto Simpson ha portato aria fresca e nuovi stimoli, aiutando Margo ad ampliare i suoi orizzonti andando oltre il genere country: il risultato è che That’s How Rumors Get Started (che doveva uscire in origine a maggio ma è stato spostato a luglio a causa della pandemia) si rivela fin dal primo ascolto come il disco migliore e più completo della Price, un album di ballate dal suono arioso e limpido, con il country quasi assente in favore di uno stile tra il pop ed il rock californiano classico.

Simpson ha indubbiamente contribuito con il suo talento (e lasciando fortunatamente da parte le sonorità discutibili del suo ultimo album, il deludente Sound & Fury), ma la maggior parte del merito va ovviamente alla titolare del lavoro, che ha scritto una serie di canzoni davvero belle ed ispirate, brani che denotano una maturità da cantautrice adulta ed esperta. Dulcis in fundo, Sturgill ha messo a disposizione di Margo una band rock al 100%, con eccellenze come il chitarrista Matt Sweeney (che ha suonato un po’ con tutti, da Adele a Johnny Cash, passando per Iggy Pop), il noto bassista Pino Palladino, il batterista James Gadson (Aretha Franklin, Marvin Gaye), e soprattutto l’ex Heartbreaker Benmont Tench, il più grande pianista rock vivente assieme a Roy Bittan, il cui splendido pianoforte è il fiore all’occhiello di gran parte delle canzoni contenute nell’album. L’album inizia ottimamente con la title track, bellissima ballad pianistica che si sviluppa fluida e distesa, con la splendida voce di Margo a dominare un brano che denota a mio parere una netta influenza di Stevie Nicks nel songwriting. Niente country, ma piuttosto un elegante pop-rock che profuma di Golden State.

Con Letting Me Down il ritmo aumenta e ci troviamo di fronte ad uno scintillante pezzo tra country, pop e rock contraddistinto da un bel lavoro chitarristico, il solito magistrale piano di Tench e, last but not least, un ritornello vincente di ispirazione, indovinato, Fleetwood Mac; in Twinkle Twinkle le chitarre si induriscono ed anche la sezione ritmica picchia più forte, Benmont passa all’organo e Margo mostra di trovarsi a proprio agio anche alle prese con un brano rock grintoso pur se leggermente inferiore ai precedenti. Per contro, Stone Me è splendida, una ballata tersa e solare servita da un motivo di notevole spessore ed una struttura di fondo che ricorda non poco certe cose di Tom Petty (con Tench come superbo “trait d’union”): canzone che è stata giustamente scelta come primo singolo. Hey Child è una rock ballad lenta e profonda dalla strumentazione classica (Simpson ha davvero fatto un ottimo lavoro), melodia dal pathos crescente con tanto di coro gospel e prestazione vocale da brividi da parte della Price, mentre Heartless Mind è basata su un giro di tastiere elettroniche ed una strumentazione più moderna e pop, ma rimane un brano gradevole e per nulla fuori posto.

E’ chiaro che io Margo la preferisco quando è alle prese con un sound più classico, come nella bella What Happened To Our Love?, un intenso slow di stampo rock basato al solito sul triumvirato piano-chitarra-organo, o nella strepitosa Gone To Stay, sublime rock song dal passo coinvolgente ed ancora “californiana” (il disco è stato inciso a Los Angeles, cosa che può avere in parte influito), nonché dotata di una delle migliori linee melodiche del disco e con l’ennesimo lavoro egregio da parte di Benmont. L’elettrica e diretta Prisoner Of The Highway è la più country del lotto (ma in versione sempre molto energica), con l’uso del coro a dare ancora un accento gospel davvero azzeccato; il CD, 36 minuti spesi benissimo, si chiude con I’d Die For You, ottima ballata lenta che offre un contrasto tra la melodia delicata e toccante (e che voce) ed un uso nervoso della chitarra elettrica sullo sfondo.

Con That’s How Rumors Get Started Margo Price ha superato brillantemente la difficile prova del terzo disco, regalandoci senza dubbio il suo lavoro più completo ed ispirato: consigliatissimo.

Marco Verdi

Probabilmente Uno Dei Dischi Più Brutti Dell’Anno! Sturgill Simpson – Sound & Fury

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Sturgill Simpson – Sound And Fury – Elektra Records                  

Sturgill Simpson non è più uno di primo pelo, nato a Jackson, Kentucky nel 1978, questa estate ha quindi compiuto 41 anni: dopo avere suonato per alcuni anni in una band country-rock, mentre portava avanti una carriera parallela come manager nelle Ferrovie, approda in quel di Nashville nel 2010 e nel 2013 pubblica il suo primo album come artista solista, sempre country. Con il secondo Metamodern Sounds In Country Music del 2014, ottiene un lusinghiero successo di pubblico e di critica, con un disco che lo presenta come un novello Waylon Jennings, o comunque un erede del filone outlaw country, già dal primo CD, mentre il successivo A Sailor’ s Guide To Earth segnala un netto e significativo spostamento verso un sound complesso ed articolato, lasciato il produttore Dave Cobb e facendo in proprio, introducendo elementi R&B e soul, ma anche derive pop anni ’60, tocchi di psichedelia, l’uso di fiati ed archi, ma ancora con una forte componente country e con alcune canzoni dalle melodie interessanti https://discoclub.myblog.it/2016/04/23/il-classico-disco-che-ti-aspetti-caso-del-complimento-sturgill-simpson-sailors-guide-to-earth/ .

Comunque l’album ha ancora un successo clamoroso di pubblico (n°1 Country e n°3 nelle classifiche generali USA) e ottime critiche. A questo punto produce anche il disco di Tyler Childers (e pure il successivo, uscito quest’anno), ma anche tale Lucette, con un suono che comincia a virare verso l’elettronica; chi ci legge abitualmente su queste pagine virtuali sa che virate di 180° o 360° gradi non sono sempre molto amate da chi segue un certo tipo di musica. OK per l’innovazione e la contaminazione, ma stravolgere completamente il proprio sound è scioccante e, a mio modesto parere, anche poco rispettoso per gli ascoltatori, ma evidentemente non tutti la pensano così, visto che anche Sound And Fury ha ricevuto dalla stampa specializzata inglese (e non solo, il Guardian per esempio gli ha dato 5 stellette), ovvero Mojo, Uncut e Q, un giudizio da 4 stellette unanime. Ora, non so se il melone se lo è bevuto solo Sturgill, o anche la critica, visto che il disco (come lascia intuire quanto detto finora) è un miscuglio di discodance, electro-rock, glam, grunge https://www.youtube.com/watch?v=qBYct1Ed_Eo , forse si salva il primo brano, Ronin’, quello strumentale, che sembra rock psichedelico, fine anni ’60, inizio ’70, ma comunque con un piglio diciamo “più moderno”.

Il nostro amico ha detto di essere ispirato da La Roux (!?!) e mi sembra anche dal sound degli ZZ Top di Eliminator o Recycler, benché decisamente in peggio https://www.youtube.com/watch?v=n7AKexwEWIo , azzarderei anche un rimando ai mai dimenticati Sigue Sigue Sputnik, e per accompagnare l’album ha girato anche un film manga/anime in uscita su Netflix. Quindi la domanda è: stiamo diventando vecchi noi, visto che sembra piacere a molti se non a tutti o, ribadisco, si è bevuto il melone lui e il disco fa proprio, se mi passate la volgarità Fantozziana, cagare? Va bene la smania di cambiamento, ormai considerata quasi come il toccasana ai mali del mondo (e quindi la segnalerei anche a chi vuole contrastare il buco nell’ozono, inserendovi il CD per bloccare i peggioramenti climatici), ma comunque io vi avviso: se lo conoscete per gli album precedenti qui troverete un musicista completamente cambiato, ripeto, non so se per il meglio, ma come ha detto Simpson stesso se questo è ” un disco di rock and roll estremo, duro e puro”, per citare le sue parole, il sottoscritto non ha mai capito nulla di musica, dato che consideravo il R&R un’altra cosa.

Non vi segnalo neppure titoli delle canzoni (comunque di alcune trovate nel Post i video per verificare) e relative sonorità impiegate, lasciandovi, se vorrete rischiare, il “piacere” della scoperta, ma, occhio alla penna, uomo avvisato, mezzo salvato!

Bruno Conti

Anche Meglio Dell’Album Precedente! Tyler Childers – Country Squire

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Tyler Childers – Country Squire – RCA/Sony CD

Tyler Childers, giovane musicista originario del Kentucky, è uno dei più fulgidi talenti venuti fuori negli ultimi anni in ambito Americana. Indicato da Colter Wall come suo artista preferito, Tyler (che aveva alle spalle un poco fortunato album d’esordio uscito nel 2011, Bottles And Bibles) aveva risposto agli elogi pubblicando l’ottimo Purgatory, validissimo lavoro di moderno country d’autore https://discoclub.myblog.it/2017/09/04/eccone-un-altro-bravo-questa-volta-dal-kentucky-e-lo-manda-sturgill-simpson-tyler-childers-purgatory/  prodotto da Sturgill Simpson (*NDB Anche se l’ultimo album di Simpson, di cui leggerete prossimamente, è secondo me uno dei dischi più brutti degli ultimi anni, uomo avvisato!)  e David Ferguson, un disco che aveva fatto notare il nostro in giro per l’America facendolo entrare anche nella Top 20 country. E siccome squadra vincente non si cambia, Tyler ha ora bissato quel disco con Country Squire, album nel quale il ragazzo si fa ancora aiutare da Simpson e Ferguson e che mentre scrivo queste righe è già arrivato al numero uno della classifica country ed al dodicesimo posto della hit parade generale di Billboard.

Childers però non ha cambiato una virgola del suo suono per entrare in classifica, ma ha proseguito il discorso intrapreso con Purgatory (copertina orrenda compresa, forse bisognerebbe consigliargli un buon grafico): musica al 100% country, con elementi rock, folk e bluegrass nel suono ed una facilità incredibile nello scrivere canzoni belle ed orecchiabili ma non banali. Ed a mio parere Country Squire è ancora meglio del già positivo Purgatory, con il suo country moderno ma con più di un occhio al passato: merito innanzitutto della bellezza delle canzoni, ma anche del lavoro in consolle dei due produttori che hanno messo a disposizione una serie di musicisti dal pedigree notevole, gente del calibro di Stuart Duncan al violino e mandolino, Russ Pahl alle chitarre e steel, David Roe al basso e Bobby Wood alle tastiere. Nove canzoni per 35 minuti di musica e non un secondo da buttare (anzi, non mi sarei di certo offeso con una decina di minuti in più). L’inizio del CD, ad opera della title track, è splendido: una limpida e spedita country song di stampo classico e con un motivo di presa immediata, voce adeguata ed un antico sapore di Bakersfield Sound, con apprezzabili interventi di violino, piano e steel.

Bus Route, pur rimanendo in ambito country, è più attendista e presenta cromosomi sudisti: strumentazione acustica e gran lavoro di violino; Creeker è una delicata ballata quasi texana nel suo incedere, dallo sviluppo fluido ed una linea melodica intrigante, mentre Gemini è una deliziosa e saltellante country tune che ha il sapore antico dei brani di Hank Williams, anche se l’arrangiamento è attuale e non manca la chitarra elettrica. Con House Fire siamo in ambito bluegrass, un brano suonato con perizia degna di consumati pickers ed un alone tradizionale, anche se dopo poco più di un minuto la canzone si elettrifica spostandosi decisamente al Sud; Ever Lovin’ Hand è puro country d’altri tempi, ancora con elementi californiani nel suono (la vedrei bene rifatta da Dwight Yoakam), Peace Of Mind riporta invece il disco in Texas, per una sorta di valzerone davvero godibile e ben eseguito. L’album si chiude con All Your’n, bellissima ballad pianistica in puro stile country-got-soul, dal suono caldo e con un motivo ad ampio respiro (tra le più belle del CD), e con Matthew, slow song acustica con ottimi intrecci sonori tra chitarre, mandolino, violino e banjo.

Con Country Squire non solo Tyler Childers ha migliorato la sua proposta musicale, ma da artista promettente si è trasformato in nome su cui contare quasi a scatola chiusa.

Marco Verdi

Dal Profondo Sud, Un Cantautore Sconosciuto Ma Bravissimo! Caleb Caudle – Crushed Coins

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Caleb Caudle – Crushed Coins – Cornelius Chapel CD

Da non confondere con il quasi omonimo Caleb Klauder (ex leader dei Calobo), Caleb Caudle è un musicista del North Carolina che, a differenza di quanto uno potrebbe pensare, ha già ben sei album alle spalle, anche se al di fuori dalla sua regione di origine è ancora poco conosciuto. Paragonato a Jason Isbell e Ryan Adams, per il suo suono Americana tra il cantautorale ed il country, Caudle dimostra con questo nuovissimo Crushed Coins di essere un personaggio degno di nota. Non conosco i suoi album precedenti (che non sono proprio facilissimi da trovare), ma le undici canzoni che formano il suo ultimo lavoro sono davvero di notevole impatto, un cocktail di folk, country, rock (poco) e musica cantautorale che stupisce come abbia potuto rimanere nell’ombra fino ad ora. Caleb non è un artista country (come la copertina del disco potrebbe far presagire), ma è un cantautore che usa anche il country per dare un suono ai suoi brani, con l’aiuto in produzione di Jon Ashley ed in studio di validi quanto sconosciuti sessionmen (con una menzione speciale per Megan McCormick, chitarra elettrica, Brett Resnick, steel, e Greg Herndon, piano ed organo).

Il sound è scintillante e diretto, e gli arrangiamenti molto classici, nel rispetto della lunga tradizione di songwriters americani. Lost Without You inizia con una chitarra arpeggiata, poi la strumentazione si arricchisce, elettrificandosi il giusto, ed entra la voce limpida del nostro ad intonare una melodia delicata, rarefatta, quasi eterea, che ha più di un punto in comune con l’ultimo Sturgill Simpson. NYC In The Rain, costruita intorno a chitarra, piano e steel, è tersa e diretta, e dotata di un refrain delizioso, un brano di stampo classico, neanche troppo country, ma davvero piacevole (per avere un’idea, pensate ai Blue Rodeo); anche Headlights è molto bella, una ballata profondamente melodica, cantata in maniera espressiva e suonata con classe, mentre Empty Arms è elettrica e vibrante, ancora con un ritornello di ottima fattura e di fruibilità immediata, ma per nulla vicina a tentazioni radiofoniche. Una bella steel introduce Love That’s Wild, altro gradevolissimo slow elettroacustico che conferma il gusto del nostro per le melodie di facile ascolto ma nel contempo non banali: canzoni come quest’ultima, giusto a metà tra country e cantautorato, mi ricordano anche un po’ Kevin Welch, un altro illustre esponente del genere Americana.

La tilte track è un bozzetto acustico, Caleb voce, chitarra e poco altro, Way You Oughta Be Seen un altro deliziosa country ballad, fluida ed ottimamente costruita (e come sempre impreziosita da un bel controcanto femminile), mentre Stack Of Tomorrows è semplicemente splendida: limpida, diretta ed orecchiabile, con tracce sia di Tom Petty che di Jackson Browne, una canzone di livello assoluto, ed inoltre arrangiata in modo perfetto. Un violino rende ancora più gradevole la già interessante Madelyn, Six Feet From the Flowers è lenta, meditata, toccante, e con un leggero sapore southern soul donatole dall’organo (e poi Caleb è pur sempre un uomo del Sud), mentre la distesa Until It’s Over chiude l’album in chiave folk cantautorale, e con un bellissimo finale strumentale. Forse non è il caso di scapicollarsi per trovare i precedenti lavori di Caleb Caudle, ma almeno questo Crushed Coins la vostra attenzione la merita di sicuro.

Marco Verdi

Eccone Un Altro Bravo, Questa Volta Dal Kentucky E Lo “Manda” Sturgill Simpson! Tyler Childers – Purgatory

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Tyler Childers  Purgatory – Hickman Holler CD

Ecco un altro musicista di talento spuntato dal fittissimo sottobosco musicale Americano: per la verità Tyler Childers, proveniente da Louisa, Kentucky (un paesino di poco più di duemila anime che si fa fatica anche a trovare sulle cartine), ha già esordito nel 2011 con l’autodistribuito Bottles & Bibles, seguito da un paio di EP dal vivo, Live On Red Barn Radio Vol. I & II, ma possiamo tranquillamente considerare questo Purgatory come il suo debutto vero e proprio. Dotato di una voce molto dylaniana (il Dylan degli esordi), Childers suona un misto di country, folk appalachiano e musica cantautorale, oltre a scrivere buone canzoni: il suo territorio è lo stesso di altri musicisti veri, che fanno musica lontana dal suono tipico di Nashville e, quando vanno in classifica è per puro caso, gente che risponde al nome di Chris Stapleton, Jamey Johnson, Whitey Morgan, Colter Wall (che lo ha indicato come suo cantante preferito del momento) e Sturgill Simpson. Proprio Simpson, che è tra i più creativi tra quelli che ho citato, è il produttore di Purgatory, e questo ha fatto solo del bene alle già belle canzoni di Tyler, oltre ad aver facilitato la possibilità di suonarle con un gruppo di gente che sa il fatto suo (Russ Pahl e Michael Henderon alle chitarre, lo specialista Stuart Duncan al violino, grande protagonista del disco, Charlie Cushman al banjo, Michael Bub al basso e Miles Miller alla batteria).

E poi naturalmente c’è Childers con le sue canzoni che profumano di musica d’altri tempi, quando i dischi si compravano e non si scaricavano. I Swear (To God) è un gustoso honky-tonk dal sapore vintage, con il violino che swinga che è un piacere ed una ritmica spedita, una via di mezzo tra Wayne Hancock e Dale Watson. Feathered Indians è un’intensa ballata tra folk degli Appalachi e country, tempo sostenuto ma leggero, melodia fluida e feeling a profusione, con il violino ancora come strumento centrale; Tattoos inizia lenta e spoglia (voce, chitarra e fiddle), poi entra il resto del gruppo ed il brano acquista corpo senza perdere intensità, anzi. Born Again è molto bella (non che le precedenti non lo fossero), con il suo mood western, motivo discorsivo e diretto, arrangiamento tra sixties e seventies (si sente il lavoro di Simpson) e grande uso di steel, Whitehouse Road è leggermente più elettrica, ha un’andatura da outlaw song alla Waylon Jennings, ed anche in questa veste Tyler fa la sua bella figura, mentre Banded Clovis, dylaniana anche nella melodia oltre che nella voce, è una folk song purissima con il banjo a guidare le danze. Ed eccoci alla title track, un bluegrass dal ritmo forsennato ma con la batteria appena sfiorata (d’altronde il Kentucky è noto come “The Bluegrass State”), altro pezzo che suona come un traditional, brano che porta a Honky Tonk Flame, che invece ha un non so che di John Prine nella struttura melodica, sempre roba buona comunque; il CD si chiude con Universal Sound, molto più moderna nel suono del resto delle canzoni, una country song elettrica e mossa, ma decisamente riuscita e gradevole, e con la pura e folkie Lady May, solo Tyler voce e chitarra.

Bel disco, forse non tra quelli da avere a tutti i costi, ma sicuramente meritevole se vi piacciono i nomi citati qua e là nella recensione.

Marco Verdi

Il Classico Disco Che Non Ti Aspetti… Ma In Questo Caso Non E’ Del Tutto Un Complimento! Sturgill Simpson – A Sailor’s Guide To Earth

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Sturgill Simpson – A Sailor’s Guide To Earth – Atlantic CD

I primi due album di Sturgill Simpson, musicista del Kentucky di grande talento, mi erano piaciuti molto: il suo esordio del 2013, High Top Mountain, era un perfetto album di Outlaw Country moderno, pieno di ritmo, grinta ed ottime canzoni, con uno stile ed una voce che si rifacevano chiaramente a Waylon Jennings (e Simpson ebbe i compimenti anche dal figlio di Waylon, Shooter), e l’anno dopo Metamodern Sounds In Country Music era anche meglio, con il nostro che introduceva nel suono elementi più rock e perfino psichedelici https://www.youtube.com/watch?v=mlYgTU1QAjE&list=PL8c2CQ3JiUNFt4-q3JiMlppKCuUTYeDot . Il produttore di quei due album era l’ormai onnipresente Dave Cobb, che oltre ad aver dato il suono giusto ai brani di Simpson era probabilmente riuscito anche a contenerne la personalità vulcanica, che si intuiva da alcune pieghe del suono, dai testi ma anche dalle copertine dei CD, non proprio tipicamente country. Per questo nuovo A Sailor’s Guide To Earth (dedicato a suo figlio, con titolo e copertina a tema marinaresco, ma più sullo stile di una band rock anni settanta che di uno come Jimmy Buffett) Sturgill decide di prodursi da solo, e la scelta, se dal punto di vista tecnico può risultare anche azzeccata, da quello artistico è discutibile: il nostro infatti decide di cambiare completamente il suo stile, lascia affiorare in molti brani una vena rhythm’n’blues e soul che non pensavamo avesse (ed il fatto che il CD esca per la Atlantic può non essere casuale), ma se si fosse limitato a questo avrei applaudito lo stesso in quanto la bravura nel songwriting è rimasta la stessa di prima.

Il “problema” è che Sturgill ha voluto andare oltre, ha aggiunto anche elementi puramente pop, ma un pop molto romantico e super arrangiato come si usava fare negli anni sessanta, ed inoltre in mezzo ci ha pure ficcato sonorità rock e ancora psichedeliche, dando a mio parere l’impressione di confusione (ed utilizzando un numero di musicisti e di strumenti impressionante, quando la fortuna dei suoi primi due dischi l’avevano fatta anche la compattezza del suono ed il numero limitato di sessionmen). Un disco che non posso definire brutto, le buone canzoni ci sono eccome, ma spesso annacquate in sonorità che a mio giudizio appartengono poco al suo autore: non dico che deve ripetere alla nausea lo stesso tipo di country-rock (anche se Waylon lo faceva e nessuno ci trovava da ridire, dopotutto chiunque ha un suo stile), ma qui ci sono cambiamenti a 360 gradi che non so quanto gli gioveranno. Un esempio calzante può essere il brano iniziale, Welcome To Earth (Pollywog), con un avvio quasi psichedelico, poi arriva un pianoforte malinconico, e la bella voce del nostro che intona una melodia forte, con un arrangiamento quasi cameristico da pop band sixties, un big sound che ad un certo punto cambia di botto, il ritmo aumenta, arrivano i fiati (il gruppo funk-soul Dap-Kings) ed il pezzo si tramuta in un errebi molto energico, sullo stile di Nathaniel Rateliff: un inizio spiazzante, con il nostro che non si capisce dove voglia andare a parare.

Breakers Roar è una ballata acustica, sognante ed eterea, ancora con archi a profusione e leggero accompagnamento ritmico, non è male ma sembrano più i Bee Gees dei primi dischi (quelli belli, comunque) che un countryman definito il nuovo Outlaw; Keep It Between The Lines è un funky molto annerito, con i fiati protagonisti ed un marcato sapore New Orleans, un cocktail di suoni e colori accattivante, mentre con Sea Stories Sturgill torna per un momento sui suoi vecchi passi, una solida ballata country-rock elettrica dal sapore sudista, suono diretto e melodia vincente, con ottimi interventi della steel di Dan Dugmore e della slide di Laur Joamets (?): sarò scontato, ma questo e lo Sturgill Simpson che preferisco. In Bloom dei Nirvana è la cover che non ti aspetti, ma chiaramente Simpson non è Kurt Cobain e la canzone assume tonalità pop d’altri tempi, quelle canzoni d’atmosfera avvolgenti tipiche degli anni a cavallo tra i sessanta e settanta ed echi, perché no, di Van Morrison (compreso l’uso dei fiati nella seconda parte, anche se l’irlandese aveva arrangiamenti più sobri); Brace For Impact (Live A Little) è il singolo estratto https://www.youtube.com/watch?v=BlOk5wV0DRo , una rock song elettrica e cadenzata, suonata e cantata con grinta ma poco creativa dal punto di vista dello script, ed inoltre troppo lunga e con soluzioni sonore un po’ discutibili: è ormai chiaro che il Simpson dei primi due dischi qui non c’è, ma abbiamo un artista che vuol dimostrare di saper tenere i piedi in più scarpe, ma secondo me lo fa a discapito dell’unitarietà. All Around You è comunque un ottimo blue-eyed soul, un pezzo altamente godibile e suonato alla grande, che non ha nulla da invidiare al bravissimo Anderson East: certo che se tutto il disco fosse stato su questi livelli avrei comunque applaudito al riuscito cambio stilistico del nostro, che però ha voluto strafare perdendo un po’ il filo conduttore.

Con Oh Sarah torniamo in territori country-pop gradevoli ma un po’ demodé, sembra Waylon, ma quello pre-Outlaw degli anni sessanta; chiude il CD (38 minuti) l’energica Call To Arms, gran ritmo, ancora a metà tra rock, southern e soul e con basso e batteria che sembrano quasi andare fuori giri (ma c’è un breve ma irresistibile assolo di Jefferson Crow al pianoforte).

Non so se A Sailor’s Guide To Earth segni l’inizio di una nuova fase della carriera di Sturgill Simpson, certo è che se voleva spiazzare gli ascoltatori c’è riuscito alla perfezione.

Marco Verdi

Anticipazioni Novità, Ristampe E Cofanetti Aprile, Parte II. Metallica, Graham Nash, Santana, Foghat, Bad Company, Sturgill Simpson, PJ Harvey, Sam Beam & Jesca Hoop, Jayhawks

metallica kill 'em all box

metallica ride the lightning box

In concomitanza con il Record Store Day del 16 aprile (di cui i Metallica quest’anno sono una sorta di ambasciatori ufficiali e nell’ambito del quale viene anche pubblicato un raro CD Liberté, Egalité, Fraternité Live At Bataclan Paris France, June 11th, 2003, il cui ricavato andrà in beneficenza) https://www.youtube.com/watch?v=5VCD148IDeg , negli stessi giorni, a tiratura limitata, vengono ristampati i primi due album della band, Kill ‘Em All Ride The Lightning, in due cofanetti sontuosi e molto costosi (si parla di circa 200 euro cadauno, quindi preparatevi).

KIll ‘Em All sarà un box da 5 CD, 4 LP e 1 DVD, con questo contenuto:

[CD1: KILL ‘EM ALL (REMASTERED)]
1. Hit The Lights (2016 Remastered)
2. The Four Horsemen (2016 Remastered)
3. Motorbreath (2016 Remastered)
4. Jump In The Fire (2016 Remastered)
5. (Anesthesia) – Pulling Teeth (2016 Remastered)
6. Whiplash (2016 Remastered)
7. Phantom Lord (2016 Remastered)
8. No Remorse (2016 Remastered)
9. Seek & Destroy (2016 Remastered)
10. Metal Militia (2016 Remastered)

[CD2: INTERVIEW & RADIO IDS]
1. Metal Forces – Interview with Lars, January 1984
2. Radio IDs with Lars, James, and Cliff from 1984

[CD3: ROUGH MIXES FROM LARS’ VAULT, BOOTLEG TRACKS & WHIPLASH REMIX EP]
1. Motorbreath (Rough Mix)
2. Hit The Lights (Rough Mix)
3. (Anesthesia) – Pulling Teeth (Rough Mix)
4. Seek & Destroy (Rough Mix)
5. Phantom Lord (Rough Mix)
6. Whiplash (Rough Mix)
7. The Four Horsemen (Rough Mix)
8. Seek & Destroy (NOT Live from The Automatt)
9. Phantom Lord (NOT Live from The Automatt)
10. Jump In The Fire
11. Whiplash (Special Neckbrace Remix)
12. Seek & Destroy (“Live” at The Automatt)
13. Phantom Lord (“Live” at The Automatt)

[CD4: LIVE AT J BEES ROCK III, MIDDLETOWN, NY – JANUARY 20TH, 1984]
1. The Four Horsemen (Live at J Bees Rock III, Middletown, NY – 1/20/84)
2. Jump In The Fire (Live at J Bees Rock III, Middletown, NY – 1/20/84)
3. Fight Fire With Fire (Live at J Bees Rock III, Middletown, NY – 1/20/84)
4. Ride The Lightning (Live at J Bees Rock III, Middletown, NY – 1/20/84)
5. Phantom Lord (Live at J Bees Rock III, Middletown, NY – 1/20/84)
6. Seek & Destroy (Live at J Bees Rock III, Middletown, NY – 1/20/84)
7. Whiplash (Live at J Bees Rock III, Middletown, NY – 1/20/84)

[CD5: LIVE AT THE KEYSTONE, PALO ALTO, CA – OCTOBER 31ST, 1983]
1. Hit The Lights (Live at The Keystone, Palo Alto, CA – 10/31/83)
2. The Four Horsemen (Live at The Keystone, Palo Alto, CA – 10/31/83)
3. Jump In The Fire (Live at The Keystone, Palo Alto, CA – 10/31/83)
4. Fight Fire With Fire (Live at The Keystone, Palo Alto, CA – 10/31/83)
5. Ride The Lightning (Live at The Keystone, Palo Alto, CA – 10/31/83)
6. Phantom Lord (Live at The Keystone, Palo Alto, CA – 10/31/83)
7. When Hell Freezes Over (Live at The Keystone, Palo Alto, CA – 10/31/83)
8. Seek & Destroy (Live at The Keystone, Palo Alto, CA – 10/31/83)
9. (Anesthesia) – Pulling Teeth [Live at The Keystone, Palo Alto, CA – 10/31/83]
10. Whiplash (Live at The Keystone, Palo Alto, CA – 10/31/83)
11. Creeping Death (Live at The Keystone, Palo Alto, CA – 10/31/83)
12. Guitar Solo (Live at The Keystone, Palo Alto, CA – 10/31/83)
13. Metal Militia (Live at The Keystone, Palo Alto, CA – 10/31/83)

[LP1: KILL ‘EM ALL (REMASTERED)]
1. Hit The Lights (2016 Remastered)
2. The Four Horsemen (2016 Remastered)
3. Motorbreath (2016 Remastered)
4. Jump In The Fire (2016 Remastered)
5. (Anesthesia) – Pulling Teeth [2016 Remastered]
6. Whiplash (2016 Remastered)
7. Phantom Lord (2016 Remastered)
8. No Remorse (2016 Remastered)
9. Seek & Destroy (2016 Remastered)
10. Metal Militia (2016 Remastered)

[LP2: LIVE AT ESPACE BALARD, PARIS, FRANCE – FEBRUARY 9TH, 1984 (2 LP)]
1. The Ecstasy of Gold (Live at Espace Balard ,Paris, France – 2/9/1984)
2. Hit The Lights (Live at Espace Balard ,Paris, France – 2/9/1984)
3. The Four Horsemen (Live at Espace Balard ,Paris, France – 2/9/1984)
4. Jump In The Fire (Live at Espace Balard ,Paris, France – 2/9/1984)
5. Phantom Lord (Live at Espace Balard ,Paris, France – 2/9/1984)
6. No Remorse (Live at Espace Balard ,Paris, France – 2/9/1984)
7. Ride The Lightning (Live at Espace Balard ,Paris, France – 2/9/1984)

[LP3: LIVE AT ESPACE BALARD, PARIS, FRANCE – FEBRUARY 9TH, 1984 (2 LP)]
1. Motorbreath (Live at Espace Balard ,Paris, France – 2/9/1984)
2. (Anesthesia) – Pulling Teeth [Live at Espace Balard ,Paris, France – 2/9/1984]
3. Whiplash (Live at Espace Balard ,Paris, France – 2/9/1984)
4. Seek & Destroy (Live at Espace Balard ,Paris, France – 2/9/1984)
5. Metal Militia (Live at Espace Balard ,Paris, France – 2/9/1984)

[LP4: JUMP IN THE FIRE (PICTURE DISC)]
1. Jump In The Fire
2. Seek & Destroy (“Live” at The Automatt)
3. Phantom Lord (“Live” at The Automatt)

[DVD: METALLICA LIVE AT THE METRO IN CHICAGO ON AUGUST 12TH, 1983]
1. Hit The Lights (Live) (Video Only/No Audio)
2. The Four Horsemen (Live) (Video Only/No Audio)
3. Jump In The Fire (Live) (Video Only/Partial Audio)
4. Phantom Lord (Live)
5. No Remorse (Live)
6. (Anesthesia) – Pulling Teeth (Live)
7. Whiplash (Live)
8. Seek And Destroy (Live)
9. Guitar Solo (Live)
10. Metal Militia (Live)

Mentre per Ride The Lightning, 6 CD, 4 LP e 1 DVD il contenuto sarà il seguente:

[CD1: RIDE THE LIGHTNING (REMASTERED)]
1. Fight Fire With Fire (2016 Remastered)
2. Ride The Lighting (2016 Remastered)
3. For Whom The Bells Tolls (2016 Remastered)
4. Fade To Black (2016 Remastered)
5. Trapped Under Ice (2016 Remastered)
6. Escape (2016 Remastered)
7. Creeping Death (2016 Remastered)
8. The Call Of Ktulu (2016 Remastered)

[CD2: METALLICA INTERVIEWS]
1. Metal Forces Interview with Lars, November 1984
2. WUSC Cleveland Radio Interview with Cliff & Kirk, February 1985
3. Metal Madness Interview with Lars, March 1985

[CD3: DEMOS & ROUGH MIXES FROM LARS’ VAULT]
1. Ride The Lightning (Studio Demo)
2. When Hell Freezes Over (Studio Demo)
3. Creeping Death (Studio Demo)
4. Fight Fire With Fire (Studio Demo)
5. Ride The Lightning (Garage Demo)
6. When Hell Freezes Over (Garage Demo)
7. Fight Fire With Fire (Garage Demo)
8. Ride The Lightning (Boom Box Demo)
9. Blitzkrieg (Rhythm Track Rough Mix)
10. Am I Evil (Studio Demo)

[CD4: LIVE AT KABUKI THEATRE, SAN FRANCISCO, CA – MARCH 15TH, 1985]
1. Fight Fire With Fire (Live at Kabuki Theatre, San Francisco, CA – 03/15/85)
2. Ride The Lightning (Live at Kabuki Theatre, San Francisco, CA – 03/15/85)
3. Phantom Lord (Live at Kabuki Theatre, San Francisco, CA – 03/15/85)
4. The Four Horsemen (Live at Kabuki Theatre, San Francisco, CA – 03/15/85)
5. (Anesthesia) – Pulling Teeth [Live at Kabuki Theatre, San Francisco, CA – 03/15/85]
6. For Whom The Bell Tolls (Live at Kabuki Theatre, San Francisco, CA – 03/15/85)
7. No Remorse (Live at Kabuki Theatre, San Francisco, CA – 03/15/85)
8. Fade To Black (Live at Kabuki Theatre, San Francisco, CA – 03/15/85)
9. Creeping Death (Live at Kabuki Theatre, San Francisco, CA – 03/15/85)
10. Guitar Solo (Live at Kabuki Theatre, San Francisco, CA – 03/15/85)
11. Am I Evil? (Live at Kabuki Theatre, San Francisco, CA – 03/15/85)
12. Motorbreath (Live at Kabuki Theatre, San Francisco, CA – 03/15/85)

[CD5: LIVE AT THE LYCEUM THEATRE, LONDON, UK – DECEMBER 20th, 1984]
1. Phantom Lord (Live At The Lyceum Theatre, London, UK – 12/20/84)
2. The Four Horsemen (Live At The Lyceum Theatre, London, UK – 12/20/84)
3. (Anesthesia) – Pulling Teeth [Live At The Lyceum Theatre, London, UK – 12/20/84]
4. For Whom The Bell Tolls (Live At The Lyceum Theatre, London, UK – 12/20/84)
5. No Remorse (Live At The Lyceum Theatre, London, UK – 12/20/84)
6. The Call Of Ktulu (Live At The Lyceum Theatre, London, UK – 12/20/84)
7. Seek & Destroy (Live At The Lyceum Theatre, London, UK – 12/20/84)
8. Whiplash (Live At The Lyceum Theatre, London, UK – 12/20/84)
9. Creeping Death (Live At The Lyceum Theatre, London, UK – 12/20/84)
10. Guitar Solo (Live At The Lyceum Theatre, London, UK – 12/20/84)
11. Metal Militia (Live At The Lyceum Theatre, London, UK – 12/20/84)

[CD6: LIVE AT CASTLE DONINGTON, UK – AUGUST 17TH, 1985]
1. Creeping Death (Live At Castle Donington, UK – 8/17/85)
2. Ride The Lighning (Live At Castle Donington, UK – 8/17/85)
3. For Whom The Bell Tolls (Live At Castle Donington, UK – 8/17/85)
4. The Four Horsemen (Live At Castle Donington, UK – 8/17/85)
5. Fade To Black (Live At Castle Donington, UK – 8/17/85)
6. Seek & Destroy (Live At Castle Donington, UK – 8/17/85)
7. Whiplash (Live At Castle Donington, UK – 8/17/85)
8. Motorbreath (Live At Castle Donington, UK – 8/17/85)

[LP1: RIDE THE LIGHTNING (REMASTERED)]
1. Fight Fire With Fire (2016 Remastered)
2. Ride The Lightning (2016 Remastered)
3. For Whom The Bell Tolls (2016 Remastered)
4. Fade To Black (2016 Remastered)
5. Trapped Under Ice (2016 Remastered)
6. Escape (2016 Remastered)
7. Creeping Death (2016 Remastered)
8. The Call of Ktulu (2016 Remastered)

[LP2: LIVE AT THE HOLLYWOOD PALLADIUM, LOS ANGELES, CA – MARCH 10TH, 1985 (2 LP)]
1. The Ecstasy of Gold (Live at The Hollywood Palladium, Los Angeles, CA – 3/10/85)
2. Fight Fire With Fire (Live at The Hollywood Palladium, Los Angeles, CA – 3/10/85)
3. Ride The Lightning (Live at The Hollywood Palladium, Los Angeles, CA – 3/10/85)
4. Phantom Lord (Live at The Hollywood Palladium, Los Angeles, CA – 3/10/85)
5. (Anesthesia) – Pulling Teeth [Live at The Hollywood Palladium, Los Angeles, CA – 3/10/85]
6. For Whom The Bell Tolls (Live at The Hollywood Palladium, Los Angeles, CA – 3/10/85)
7. No Remorse (Live at The Hollywood Palladium, Los Angeles, CA – 3/10/85)

[LP3: LIVE AT THE HOLLYWOOD PALLADIUM, LOS ANGELES, CA – MARCH 10TH, 1985 (2 LP)]
1. Fade To Black (Live at The Hollywood Palladium, Los Angeles, CA – 3/10/85)
2. Seek & Destroy (Live at The Hollywood Palladium, Los Angeles, CA – 3/10/85)
3. Creeping Death (Live at The Hollywood Palladium, Los Angeles, CA – 3/10/85)
4. Am I Evil (Live at The Hollywood Palladium, Los Angeles, CA – 3/10/85)
5. Motorbreath (Live at The Hollywood Palladium, Los Angeles, CA – 3/10/85)

[LP4: CREEPING DEATH (PICTURE DISC)]
1. Creeping Death
2. Am I Evil
3. Blitzkrieg

[DVD]
LIVE AT THE METAL HAMMER FESTIVAL IN ST. GOARSHAUSEN, GERMANY – SEPTEMBER 14, 1985
1. Creeping Death (Live)
2. Ride The Lightning (Live)
3. Disposable Heroes (Live)
4. No Remorse (Live)
5. (Anesthesia) – Pulling Teeth (Live)
6. For Whom The Bell Tolls (Live)
7. The Four Horsemen (Live)
8. Fade to Black (Live)
9. Seek and Destroy (Live)
10. Whiplash (Live)
11. Fight Fire With Fire (Live)
12. Guitar Solo (Live)
13. Am I Evil? (Live)
14. Motorbreath (Live)

LIVE AT MTV’S DAY ON THE GREEN AT OAKLAND STADIUM, OAKLAND, CA – AUGUST 31, 1985
1. Creeping Death (Live)
2. Ride the Lightning (Live)
3. For Whom the Bell Tolls (Live)
4. MTV Day On The Green Interview with Lars and James

DANISH TV
1. “Lars Ulrich When He Was Young” *Lars’ first television interview
2. “SPOT – Lars Ulrich”

Il tutto verrà pubblicato, a livello ufficiale, dalla Universal.

foghat complete bearsville albums

Sempre il 15 aprile, ma su etichetta Warner/Rhino, uscirà questo The Complete Bearsville Album Collection dei Foghat, un box da 13 CD che raccoglie tutti gli album pubblicati negli anni fra il 1971 e il 1983 dalla band “americana” ( o così pensa la gente, ma in effetti il gruppo era tipicamente di formazione inglese, con tre fuoriusciti dai Savoy Brown di Looking In del 1970, “Lonesome” Dave Peverett, Roger Earl Tony Stevens, a cui si aggiunse Rod Price, alla seconda chitarra e alla slide, proveniente dai Black Cat Bones. Con il solo batterista Roger Earl della formazione originale ( i due chitarristi e cantanti sono entrambi morti) il gruppo continua tuttora la sua attività, ma gli anni d’oro sono stati effettivamente quelli esaminati in questo cofanetto. Anzi, il periodo migliore del blues-rock tendente all’heavy, ma di grande energia e qualità dire che arriva fino al Live del 1977, anche se pure gli album successivi non sono male, ma decisamente più di maniera.

Ecco il contenuto del box:

[CD1: Foghat]
1. I Just Want To Make Love To You
2. Trouble Trouble
3. Leavin’ Again (Again)
4. Fool’s Hall Of Fame
5. Sarah Lee
6. Highway (Killing Me)
7. Maybelline
8. A Hole To Hide In
9. Gotta Get To Know You (LP Version)

[CD2: Rock And Roll]
1. Ride, Ride, Ride
2. Feel So Bad
3. Long Way To Go
4. It’s Too Late
5. What A Shame
6. Helping Hand
7. Road Fever
8. She’s Gone
9. Couldn’t Make Her Stay

[CD3: Energized]
1. Honey Hush
2. Step Outside
3. Golden Arrow
4. Home In My Hand
5. Wild Cherry
6. That’ll Be The Day
7. Fly By Night
8. Nothing I Won’t Do

[CD4: Rock And Roll Outlaws]
1. Eight Days On The Road
2. Hate To See You Go
3. Dreamer
4. Trouble In My Way
5. Rock And Roll Outlaw
6. Shirley Jean
7. Blue Spruce Woman
8. Chateau Lafitte ’59 Boogie

[CD5: Fool For The City]
1. Fool For The City
2. My Babe
3. Slow Ride
4. Terraplane Blues
5. Save Your Loving (For Me)
6. Drive Me Home
7. Take It Or Leave It

[CD6: Night Shift]
1. Drivin’ Wheel
2. Don’t Run Me Down
3. Burnin’ The Midnight Oil
4. Night Shift
5. Hot Shot Love
6. Take Me To The River
7. I’ll Be Standing By

[CD7: Live]
1. Fool For The City
2. Home In My Hand
3. I Just Want To Make Love To You
4. Road Fever
5. Honey Hush
6. Slow Ride

[CD8: Stone Blue]
1. Stone Blue
2. Sweet Home Chicago
3. Easy Money
4. Midnight Madness
5. It Hurts Me Too
6. High On Love
7. Chevrolet
8. Stay With Me

[CD9: Boogie Motel]
1. Somebody’s Been Sleepin’ In My Bed
2. Third Time Lucky (First Time I Was A Fool)
3. Comin’ Down With Love
4. Paradise Alley
5. Boogie Motel
6. Love In Motion
7. Nervous Release

[CD10: Tight Shoes]
1. Stranger In My Home Town
2. Loose Ends
3. Full Time Lover
4. Baby, Can I Change Your Mind
5. Too Late The Hero
6. Dead End Street
7. Be My Woman
8. No Hard Feelings

[CD11: Girls To Chat & Boys To Bounce]
1. Wide Boy
2. Let Me Get Close To You
3. Live Now – Pay Later
4. Love Zone
5. Delayed Reaction
6. Second Childhood
7. Weekend Driver
8. Sing About Love

[CD12: In The Mood For Something Rude]
1. Slipped, Tripped, Fell In Love
2. Bustin’ Up Or Bustin’ Out
3. Take This Heart Of Mine
4. Love Rustler
5. Ain’t Livin’ Long Like This
6. Back For A Taste Of Your Love
7. There Ain’t No Man That Can’t Be Taught
8. And I Do Just What I Want

[CD13: Zig-Zag Walk]
1. That’s What Love Can Do
2. Zig-Zag Walk
3. Choo Choo Ch’Boogie
4. Jenny Don’t Mind
5. Three Wheel Cadillac
6. It’ll Be Me
7. Silent Treatment
8. Down The Road Apiece
9. Seven Day Weekend
10. Linda Lou

Siamo dalle parti di Bad Company, ZZ Top, BTO, Grand Funk, il tutto nobilitato dal grande uso della slide di Rod Price, vero virtuoso dello strumento.

graham nash this path tonight

Graham Nash era da 14 anni che non pubblicava un nuovo album a nome proprio, l’ultimo era stato Songs For Survivors del 2002. Il CD, che uscirà il 15 aprile per la Blue Castle Records/ADA distribuzione Warner, è prodotto da Shane Fontayne, che suona anche la chitarra nel disco, insieme a Jennifer Condos al basso, Todd Caldwell all’organo, Patrick Warren al piano e Jay Bellerose alla batteria, This Path Tonight esce in molte versioni: quello per il download avrà 13 brani, mentre la versione normale ne conterrà 10, in quella Deluxe CD+DVD ci saranno anche contenuti video sostanziosi, oltre ad una intervista ben 20 brani registrati dal vivo, in un DVD che dovrebbe durare oltre 2 ore e, forse, contenere anche qualcuna delle bonus della versione digitale. E poi ci sarà il vinile.

Qui sotto potete leggere i contenuti delle varie edizioni:

Tracklist
1. This Path Tonight
2. Myself At Last
3. Cracks In The City
4. Beneath The Waves
5. Fire Down Below
6. Another Broken Heart
7. Target
8. Golden Days
9. Back Home
10. Encore
MP3 Deluxe Edition Bonus Tracks:
11. Mississippi Burning
12. Watch Out For The Wind
13. The Fall

[Bonus DVD — Exclusive To Amazon CD/DVD Deluxe Edition] solo per l’America, in Italia si troverà regolarmente.
1. Bus Stop
2. King Midas
3. I Used To Be A King
4. Marrakesh Express
5. Immigration Man
6. Golden Days
7. Myself At Last
8. Wasted On The Way
9. Wind On The Water
10. Our House
11. Military Madness
12. Simple Man
13. Margeurita
14. Taken At All
15. Watch Out For The Wind
16. Just A Song
17. Cathedral
18. Chicago
19. Blackbird
20. Teach Your Children

santana iv

Chissà perché ero convinto che ne avessero fatti più di tre! Scherzi a parte la numerazione dell’album Santana IV si riferisce alla prima configurazione della band di Carlos Santana, quella di Woodstock, del primo album con il leone e di Abraxas, e poi ancora si Santana III dove in formazione entrò Neal Schon come seconda chitarra solista. L’edizione migliore del gruppo (anche se Caravanserai, Welcome, Borboletta e il triplo Live giapponese Lotus sono ancora dei grandi dischi). Comunque parliamo della formazione che accanto a Santana e Schon prevedeva Michael Shrieve alla batteria, Gregg Rolie alle tastiere e alla voce. Poi c’era Mike Carabello alle percussioni , oltre a José “Chepito” Areas, sempre alle percussioni e David Brown al basso. Questi due ultimi non ci saranno (Brown perché è morto e Areas non vi saprei dire, però sostituito da Karl Perazzo, altro collaboratore storico di Santana): aggiunti ci saranno il “nuovo” bassista Benny Rietveld, un olandese in formazione dai tempi di Supernatural, e come ospite, alla voce in due canzoni, il mitico Ronald isley degli Isley Brothers. 

I titoli dei brani e quello che si è potuto sentire fino ad ora lasciano ben sperare sulla riuscita del disco che uscirà il 15 aprile su etichetta Santana IV, con questi contenuti:

 1. Yambu
2. Shake It
3. Anywhere You Want To Go
4. Fillmore East
5. Love Makes The World Go Round (featuring Ronald Isley)
6. Freedom In Your Mind (featuring Ronald Isley)
7. Choo Choo
8. All Aboard
9. Sueños
10. Caminando
11. Blues Magic
12. Echizo
13. Leave Me Alone
14. You And I
15. Come As You Are
16. Forgiveness

Magari non suoneranno più così, ma si può sempre sperare.

sturgill simpson a sailor's guide to earth

Sturgill Simpson è uno dei nomi “nuovi” (anche se ha già 37 anni) più interessanti del nuovo country, roots, southern, un bel sound pieno: il precedente album Metamodern Sounds In Country Music, uscito nel 2014, era prodotto da Dave Cobb. Ora esordisce su Atlantic con il nuovo album, il terzo, A sailor’s guide to earth, prodotto dallo stesso Simpson, che scrive tutte le canzoni, meno una cover di In Bloom dei Nirvana, scelta curiosa, ma riuscita https://www.youtube.com/watch?v=NpDYfkymaSE !

sam bean jesca hoop love letter for fire

Una accoppiata inconsueta è quella che vede insieme Sam Beam (Iron Wine) Jesca Hoop (che molti conoscono di nome, perché è stata la tata dei tre figli di Tom Waits, che l’ha incoraggiata verso una carriera musicale che ad oggi consta di cinque album ed alcuni EP, tutti abbastanza interessanti); il loro disco, in uscita sempre il 15 aprile per la Sub Pop, si intitola Love Letter For Fire. è prodotto da Tucker Martine (Modest Mouse, Decemberists, Neko Case) e vede la collaborazione di Robert Burger (keyboardss), Eyvind Kang (violin, viola), Glenn Kotche dei Wilco(drums, percussion), Sebastian Steinberg (bass) e Edward Rankin-Parker (cello). Sembra un disco interessante, con le due voci che si intrecciano in modo affascinante.

pj harvey the hope six demolition project

Sempre il 16, su Island/Universal in Europa e su Vagrant negli States, esce il nuovo album di Pj Harvey, The Hope Six Demolition Project, a cinque anni dall’ottimo Let England Shake, il disco è prodotto sempre dal trittico Harvey/Flood/John Parish, contiene 11 nuove canzoni, tutte scritte da PJ durante i suoi viaggi tra il Kossovo, l’Afghanistan e Washington, negli Stati Uniti. Anche questa volta la parte Video sarà importante

e

E per concludere un paio di titoli in uscita a fine mese.

jayhawks paging mr. proust

Marc Olson Gary Louris non si parlano di nuovo (con il primo, visto lo scorso anno in Italia, che adotta una sorta di tattica ” i Jayhawks chi?”), ma il resto del nucleo storico, Marc Perlman (basso), Tim O’Reagan (batteria, voce), e Karen Grotberg (tastiere e voce), insieme a Gary Louris ha deciso di pubblicare un nuovo album Paging Mr. Proust, in uscita il 29 aprile per la Sham/Thirty Tigers:

1. Quiet Corners & Empty Spaces
2. Lost The Summer
3. Lovers Of The Sun
4. Pretty Roses In Your Hair
5. Leaving The Monsters Behind
6. Isabel’s Daughter
7. Ace
8. The Devil Is In Her Eyes
9. Comeback Kids
10. The Dust Of Long-Dead Stars
11. Lies In Black & White
12. I’ll Be Your Key

bad company live 1977 1979

Sempre il 29 aprile la Warner/Rhino pubblicherà questo doppio CD con due concerti inediti dei Bad Company Live 1977 & 1979. La formazione è quella originale che si legge in copertina: Paul Rodgers, Mick Ralphs, Boz Burrell, Simon Kirke con il loro classico rock-blues energico e grintoso (e due begli assoli di batteria, uno per concerto:

Tracklist
[CD1]
1. Burnin’ Sky (Live at The Summit, Houston, Texas – 23rd May 1977)
2. Too Bad (Live at The Summit, Houston, Texas – 23rd May 1977)
3. Ready For Love (Live at The Summit, Houston, Texas – 23rd May 1977)
4. Heartbeat (Live at The Summit, Houston, Texas – 23rd May 1977)
5. Morning Sun (Live at The Summit, Houston, Texas – 23rd May 1977)
6. Man Needs Woman (Live at The Summit, Houston, Texas – 23rd May 1977)
7. Leaving You (Live at The Summit, Houston, Texas – 23rd May 1977)
8. Shooting Star (Live at The Summit, Houston, Texas – 23rd May 1977)
9. Simple Man (Live at The Summit, Houston, Texas – 23rd May 1977)
10. Movin’ On (Live at The Summit, Houston, Texas – 23rd May 1977)
11. Like Water (Live at The Summit, Houston, Texas – 23rd May 1977)
12. i. Live For The Music (Live at The Summit, Houston, Texas – 23rd May 1977)
13. ii. Drum Solo (Live at The Summit, Houston, Texas – 23rd May 1977)
14. Good Lovin’ Gone Bad (Live at The Summit, Houston, Texas – 23rd May 1977)
15. Feel Like Makin’ Love (Live at The Summit, Houston, Texas – 23rd May 1977)

[CD2]
1. Bad Company (Live at The Empire Pool, Wembley, London – 9th March 1979)
2. Gone, Gone, Gone (Live at The Empire Pool, Wembley, London – 9th March 1979)
3. Shooting Star (Live at The Empire Pool, Wembley, London – 9th March 1979)
4. Rhythm Machine (Live at The Empire Pool, Wembley, London – 9th March 1979)
5. Oh, Atlanta (Live at The Empire Pool, Wembley, London – 9th March 1979)
6. She Brings Me Love (Live at The Empire Pool, Wembley, London – 9th March 1979)
7. Run With The Pack (Live at The Empire Pool, Wembley, London – 9th March 1979)
8. i. Evil Wind (Live at The Empire Pool, Wembley, London – 9th March 1979)
9. ii. Drum Solo (Live at The Empire Pool, Wembley, London – 9th March 1979)
10. Honey Child (Live at The Empire Pool, Wembley, London – 9th March 1979)
11. Rock Steady (Live at The Empire Pool, Wembley, London – 9th March 1979)
12. Rock ‘n’ Roll Fantasy (Live at The Empire Pool, Wembley, London – 9th March 1979)
13. Hey Joe (Live at Capitol Center, Washington, DC 26th June 1979)
14. Feel Like Makin’ Love (Live at The Empire Pool, Wembley, London – 9th March 1979)
15. Can’t Get Enough (Live at The Empire Pool, Wembley, London – 9th March 1979)

Anche per oggi è tutto, alla prossima.

Bruno Conti

I Migliori Dischi Del 2014, Liste Di Fine Anno. Siti Musicali: American Songwriter, Paste E Pitchfork

american songwriter top 10

Continuiamo con le nostre classifiche dei migliori album dell’anno. Questa volta tocca a tre dei siti musicali più famosi. Cominciamo con American Songwriter che per gusti musicali è quello che più si avvicina al nostro Blog, anche se una scelta, come dicevo qualche post fa, mi ha un poco destabilizzato, soprattutto perché fatta a discapito di un titolo che mi sarei aspettato non solo nella top 10, ma addirittura al primo posto, come hanno fatto rilevare molti lettori del sito http://www.americansongwriter.com/2014/11/american-songwriters-top-50-albums-2014/, parlo di Lucinda Williams Down Where The Spirit Meets The Bone, che non è neppure nei primi 50, mistero! Ecco la lista:

American Songwriter’s Top 10 Albums of 2014

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1) Sturgill Simpson – Metamodern Sounds In Country Music Sono solo tre parole “Gran Bel Disco” https://www.youtube.com/watch?v=_EGCwKp1Xss

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2) The War On Drugs – Lost In The Dream

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3) Strand Of Oaks – Heal

https://www.youtube.com/watch?v=vUic8qvv-u8

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4) Taylor Swift – 1989 Pleaaase?!?

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5) Ryan Adams – Ryan Adams https://www.youtube.com/watch?v=EMHvwsLxUek

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6) Hurray For The Riff Raff – Small Town Heroes

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7) Angel Olsen – Burn Your Fire For No Witness https://www.youtube.com/watch?v=0CQSOoFlaxI

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8) Hiss Golden Messenger – Lateness Of Dancers

16387-songs

9) John Fullbright – Songs

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10) First Aid Kit – Stay Gold  https://www.youtube.com/watch?v=veHUZMoKObc

Dopo quelli di American Songwriter ecco i Top 10 di Paste.

BestAlbums 2014 Top 10 Pase

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1) The War On Drugs – Lost In The Dream

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2) St. Vincent – St. Vincent

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3) Run The Jewels – Run The Jewels 2

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4) King Tuff – Black Moon Spell

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5) Alvvays – Alvvays

16005-sylvan-esso

6) Sylvan Esso – Sylvan Esso

7) Beck – Morning Phase

8) Sharon Van Etten – Are We There

9) First Aid Kit – Stay Gold

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10) Courtney Barnett – The Double Ep: The Sea Of Split Peas https://www.youtube.com/watch?v=6d_WdcDev9c

E finiamo le liste di oggi con i migliori di Pitchfork. Sempre più o meno quelli sono, tra ambient, nu-disco, hip-hop e elettronica, non il massimo per i miei gusti, a parte un paio. Sono i primi 10, per documentazione, gli altri 40 ve li risparmio

Pitchfork YearEnd_Tier2-06

1) Run The Jewels – Run The Jewels 2

2) FKA Twigs – LP1

3) The War On Drugs – Lost In The Dream

4) Aphex Twins – Syro

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5) Grouper – Ruins

6) Swans – To Be Kind

7) Sun Kil Moon – Benji

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8) Todd Terje – It’s Album Time

20178-pom-pom

9) Ariel Pink – pom pom

10) Caribou – Our Love

E’ tutto per oggi, nei prossimi altre classifiche di fine anno (e forse recensioni, dipende dal tempo).

Bruno Conti