Best Of 2015, Riviste Inglesi: Mojo, Uncut & Q Magazine

mojo 2015 best of

Come promesso, dopo la lista dei migliori dischi dell’album secondo i collaboratori del Blog (e con il sottoscritto che si riserva un sostanzioso conguaglio di titoli non inseriti nella prima stesura) passiamo ai migliori del disco da varie fonti internazionali, iniziando dai tre principali mensili musicali inglesi. Solo i primi 15 per ogni rivista, considerando che gli scorsi anni venivano delle liste chilometriche. Inutile dire che molti titoli non li condivido, ma manco capisco perché sono lì, comunque l’informazione viene prima di tutto. Iniziamo con Mojo, a ritroso dal n°15 al n°1:

Best Albums Of 2015

richard dawson nothing important

15. Richard Dawson – Nothing Important (Non solo nelle classifiche del Blog eccezioni alle regole, anche qui partiamo subito con un disco uscito a Novembre del 2014). Molto interessante e molto “strano”, in senso positivo e non modernista!

sleater-kinney no cities to loves

14. Sleater-Kinney – No Cities to Love

low one and sixes

13. Low – Ones and Sixes

https://www.youtube.com/watch?v=1kU6vFiXSAI

courtney barnett sometimes i sit

12. Courtney Barnett – Sometimes I Sit and Think, and Sometimes I Just Sit

bob dylan shadows in the night

11. Bob Dylan – Shadows in the Night

sufjan stevens carrie & lowell

10. Sufjan Stevens – Carrie & Lowell

sleaford mods key market

9. Sleaford Mods – Key Markets

mbongwana star from kinshasa

8. Mbongwana Star – From Kinshasa

https://www.youtube.com/watch?v=cAZxMZBZ628

songhoy blues music in exile

7. Songhoy Blues – Music in Exile

 https://www.youtube.com/watch?v=KvGsV8Trl8o

bill ryder-jones west kirby

6. Bill Ryder-Jones – West Kirby County Primary

jim o'brien simple songs

5. Jim O’Rourke – Simple Songs

tame impala currents

4. Tame Impala – Currents

new order music complete

3. New Order – Music Complete

endrick lamar to pimp a butterfly

2. Kendrick Lamar – To Pimp a Butterfly

julia holter have you

1. Julia Holter – Have You in My Wilderness

uncut- best of 2015

Visto che i “colleghi” britannici sono abbastanza ripetitivi e scontati e quindi molto dei titoli appariranno più volte, non rimetterò copertine e video degli stessi album. Passiamo ad Uncut, questa volta dal primo al quindicesimo.

Uncut’s Top 15 Albums of 2015 

julia holter have you

1. Julia Holter – Have You In My Wilderness

2. Kendrick Lamar – To Pimp A Butterfly

3. Sufjan Stevens – Carrie & Lowell

ryley walker primrose green

4. Ryley Walker – Primrose Green

father john misty - i love you

5. Father John Misty – I Love You, Honeybear

6. Tame Impala – Currents

7. Courtney Barnett – Sometimes I Sit and Think, and Sometimes I Just Sit

natalie prass

8. Natalie Prass – Natalie Prass

9. Sleaford Mods – Key Markets

10. New Order – Music Complete

bjork vulnicura

11. Björk – Vulnicura

unknown mortal orchestra multi-love

12. Unknown Mortal Orchestra – Multi-Love

13. Jim O’Rourke – Simple Songs

robert forster songs to play

14. Robert Forster – Songs To Play

jason isbell something more than free

15. Jason Isbell – Something More Than Free

q magazine best 2015

E per finire vediamo cosa dicono su Q Magazine, di nuovo dalla posizione 15 alla 1!

Q Top 15

django django born under saturn

15. Django Django – Born Under Saturn

14. Sleaford Mods – Key Markets

joanna newsom divers

13. Joanna Newsom – Divers

foals what went down

12. Foals – What Went Down

11. Father John Misty – I Love You, Honeybear

10. Florence + the Machine – How Big, How Blue, How Beautiful

9. Kendrick Lamar – To Pimp A Butterfly

laura marling short move

8. Laura Marling – Short Movie

kurt vile b'lieve

7. Kurt Vile – b’lieve i’m goin down…

6. Courtney Barnett – Sometimes I Sit and Think, and Sometimes I Just Sit

5. New Order – Music Complete

blur the magic whip

4. Blur – The Magic Whip

jamie xx in clour

3. Jamie xx – In Colour

2. Julia Holter – Have You In My Wilderness

tame impala currents

1. Tame Impala – Currents

Per oggi è tutto. Diciamo che su una trentina di titoli, quanti ne appaiono nella tre liste, non più di di una dozzina appaiono anche nel Blog, in modo più o meno esteso, ma de gustibus…

Alle prossime liste di fine anno e, soprattutto ai prossimi post. Più tardi Fare Thee Well dei Grateful Dead.

Bruno Conti

Novità Di Marzo, Parte Ia. Sufjan Stevens, Steve Hackett, Ryley Walker, Boz Scaggs, Ron Sexsmith, Ringo Starr, Daryl Hall & John Oates

sufjan stevens carrie & lowell

Anche questo mese la solita rubrica delle uscite discografiche in breve, ossia quello che non è già stato recensito più ampiamente o nella rubrica delle anticipazioni, tipo il box dei Fotheringay, il nuovo Robben Ford, in uscita martedì 31 marzo o i CD Laura Marling Short Movie Duets di Van Morrison, per non parlare del doppio live Muddy Wolf at Red Rocks di Joe Bonamassa, sui cui tornerò con una lunga recensione. E anche di alcuni dei dischi che ora vado a segnalarvi ho intenzione, sempre tempo permettendo, di fare una recensione completa. Anche per il mese di marzo la rubrica sarà divisa in tre/quattro parti visto che si sono parecchi dischi interessanti in uscita o pubblicati da poco. Partiamo con le release del 31 marzo.

Ad inizio Post campeggia il nuovo Sufjan Stevens che finalmente si è deciso a pubblicare un nuovo vero album, seguito di Illinois, uscito nel lontano 2005. Lo so, nel frattempo Stevens ha pubblicato moltissimo materiale per la sua etichetta, la Ashmatic Kitty, fondata nel 1999 insieme al suo patrigno, che è quel Lowell che appare nel titolo del nuovo disco (Carrie è la mamma): The Avalanche era un secondo disco, definito di outtakes e extras, dalle sessions di Illinois, seguito di quel Michigan che doveva essere il primo tassello del progetto dei 50 stati, che poi il nostro Sufjan ha ammesso essere stata una trovata pubblicitaria. In effetti a voler essere onesti l’ultimo album completo era stato The Age Of Adz del 2010, un disco fortemente interessato da una componente elettronica ed orchestrale ma comunque intrigante (http://discoclub.myblog.it/2010/10/27/strano-ma-vero-the-age-of-adz-di-sufjan-stevens-esordisce-al/), preceduto dall’ottimo EP All Delighted People (un “mini” strano perché durava circa un’ora) http://discoclub.myblog.it/2010/08/23/ma-allora-esiste-ancora-sufjan-stevens-all-delighted-people/. Come notate dai link Sufjan Stevens è sempre stato un musicista che mi ha attirato parecchio, però il progetto di classica contemporanea The BQE e ben due cofanetti di brani natalizi, per quanto piacevoli, avevano un po’ provato la mia resistenza e fedeltà, tanto che il progetto hip-hop del 2014, Sisyphus, me lo ero volutamente perso. Questo nuovo album Carrie & Lowell (incentrato, come si diceva, intorno alla figura della madre, scomparsa nel 2012 e del patrigno, e dei loro viaggi di famiglia verso l’Oregon, nell’infanzia di Stevens)  viene indicato come un ritorno alle sue radici indie-folk. Quindi sarà mia cura ascoltarlo non appena possibile e riferirne sul Blog. Nel frattempo, per ingannare l’attesa https://www.youtube.com/watch?v=lJJT00wqlOo e https://www.youtube.com/watch?v=qx1s_3CF07k, a dimostrazione che il nostro amico non ha perso il vizio di fare bella musica.

steve hackett wolflight

Martedì 31 marzo esce anche il nuovo disco di studio di Steve Hackett Wolflight: mi sono perso il conto del numero, comunque dovrebbero essere più di venti, si tratta del seguito di Beyond The Shrouded Horizon, e viene pubblicato dalla Century Media/Distr. Universal. Ci saranno varie edizioni, standard CD, doppio vinile, download digitale e la solita costosa Deluxe Edition con CD+Blu-ray Mediabook. Viene annunciato dallo stesso Hackett come un album rock, qualsiasi voglia essere il significato del termine applicato alla sua musica.

ryley walker primrose green

Ryley Walker viene indicato come uno dei nuovi “maestri” della chitarra acustica americana (ma anche all’elettrica non scherza), ispirato sia dalla cosidetta American Primitive Music di John Fahey e degli altri musicisti della Takoma, quanto da Bert Jansch, Sandy Bull e altri virtuosi dello strumento, ma anche da Tim Buckley e cantautori alla Tim Hardin,  per me ha anche sprazzi di genio alla John Martyn vecchi tempi. Il disco dello scorso anno, All Kinds Of You, pubblicato dalla Tompkins Square, aveva avuto ottime critiche, ora esce il nuovo Primrose Greens, per la Dead Oceans Records, che sembra altrettanto interessante e valido, https://www.youtube.com/watch?v=96qBM4LL2ps e https://www.youtube.com/watch?v=tXpkcfrSouM

boz scagss a fool to care

Il precedente Memphis, per chi scrive era stata una delle più belle sorprese a livello discografico del 2013 http://discoclub.myblog.it/2013/02/27/la-classe-non-e-acqua-boz-scaggs-memphis/ ora, sempre per la 429 Records/Caroline/Universal esce questo nuovo A Fool To Care, registrato a Nashville, che sempre nel Tennesse è, con la partecipazione, come indicato sulla copertina, di Bonnie Raitt e Lucinda Williams. Il disco sarebbe bello a prescindere, ma avendolo ascoltato posso confermare quanto di buono avevo scritto sul precedente e quindi aspettatevi quanto prima un bel Post ad hoc. Dal vivo https://www.youtube.com/watch?v=hAN8LnK960o e in studio https://www.youtube.com/watch?v=e9sjaVmnrMQ. Dopo la parentesi con i Dukes Of September http://discoclub.myblog.it/2014/03/26/band-tutte-le-stagioni-the-dukes-of-september-donald-fagen-michael-mcdonald-boz-scaggs-live-at-lincoln-center/ un altro gran disco, raffinato e di classe. Un piccolo tuffo nel passato per credere https://www.youtube.com/watch?v=5wNKQ7RRXfk.

*NDB Per la serie rotture di balle nel mondo, la catena americana Best Buy ne pubblicherà una versione con 3 bonus tracks. A loro va il mio sentito vaff…

ron sexsmith carousel one

Altro cantautore raffinato, ma di tutt’altro genere, è il canadese Ron Sexsmith, il nuovo Carousel One esce per la Cooking Vinyl in Europa e per la Compass Records in America, e conferma la vena compositiva di questo musicista che è stato definito anche una sorta di Jackson Browne per i nostri tempi (se l’originale non fosse ancora in pista) ed è pure ammiratissimo dai colleghi, da Paul McCartney a Elvis Costello, passando per John Hiatt hanno espresso la loro ammirazione per Sexsmith, che nel nuovo disco è stato prodotto da Jim Scott ( per intenderci, quello di Wilco, Foo Fighters, Tedeschi Trucks Band e mille altri) che lo ha circondato di musicisti del calibro di Bob Glaub, Jonathan Graboff della band di Ryan Adams, Don Heffington e John Ginty, con risultati eccellenti. Bellissimo il video Saint Bernard con un cagnone stupendo, e molto bella anche la canzone, ma tutto il disco merita https://www.youtube.com/watch?v=r3ToRr-MlQ8

ringo starr postcards form paradise

Per i fans dei Beatles in astinenza il nuovo disco di Ringo Starr, Postcards From Paradise, sarà una boccata di ossigeno (ma a parte, nei prossimi giorni, leggerete anche del nuovo DVD dedicato a Paul McCartney della serie Musicares): gli ultimi CD erano piacevoli (l’aggettivo dei suoi dischi è sempre questo) come sempre, Y Not e Ringo 2012, e anche questo nuovo che esce per la Universal lo vede circondato dalla All-Starr Band che per l’occasione comprende Steve Lukather, Todd Rundgren, Gregg Rolie, Richard Page, Warren Ham e Gregg Bissonette, mentre tra gli ospiti troviamo il cognato Joe Walsh, Benmont Tench, Dave Stewart, Ann Marie Simpson, Richard Marx, Amy Keys, Peter Frampton, Nathan East e Glen Ballard, i primi che passavano per strada. Non male per un signore che a luglio compirà 75 anni e tra poco entrerà nella Rock And Roll Hall Of Fame e non vuole smettere di farci divertire e di divertirsi “with a little help from his friends”, lui che può https://www.youtube.com/watch?v=-4BZgOEJfps

daryl hall & john oates live in dublin

Concludiamo la panoramica di oggi con un DVD (o Blu-Ray): ennesima reunion per Daryl Hall e John Oates, l’ultima volta era stata per un altro disco dal vivo, Live At The Troubadour, due CD+DVD registrati a Los Angeles nel 2008. Questa volta tocca a Live In Dublin, un concerto dal vivo del luglio 2014 all’Olympia Theatre di Dublino. Peccato che il DVD duri “solo” 83 minuti, anche se l’edizione Deluxe 2CD+DVD (che non manca), indichi come durata 111 minuti, compresi dietro le quinte e interviste, comunque i classici ci sono più o meno tutti  1) Maneater 2) Out Of Touch 3) Say It Isn t So 4) Family Man 5) It s Uncanny 6) Back Together Again 7) Las Vegas Turnaround 8) She s Gone 9) Sara Smile 10) Do What You Want, Be What You Are 11) I Can t Go For That (No Can Do) 12) Rich Girl 13) You Make My Dreams 14) Kiss On My List 15) Private Eyes. Take a look

A domani (e nei prossimi giorni) con il seguito.

Bruno Conti

Strano Ma Vero! The Age Of Adz Di Sufjan Stevens Esordisce Al 7° Posto Delle Classifiche Usa!

Questo Post lo potremmo chiamare anche “Ma Allora Dio Esiste!” ma credo di averlo già usato come titolo. In ogni caso il fatto che un disco come questo che definiremo “non facile” possa entrare nei Top Ten della classifica americana (mentre in Italia si fa fatica a trovarlo nei negozi) ha quasi del miracoloso. Poi probabilmente la settimana prossima sparirà dalle classifiche ma è sicuramente un segnale positivo che un artista come Sufjan Stevens e un disco come The Age Of Adz abbiano fatto questa performance.

Unitelo al fatto che il nuovo album di Darius Rucker Charleston SC 1966, il disco di un artista nero, sia andato direttamente al n.1 delle classifiche Country! e al n.2 dei Top 200 e che in Inghilterra il nuovo disco dei Kings Of Leon Come Around Sundown abbia battuto la raccolta di Robbie Williams per la conquista del primo posto delle classifiche. Non so se abbia qualche significato recondito ma ve lo segnalo con piacere. Lo so, il numero 1 negli States è Lil Wayne, d’altronde nessuno è perfetto (speriamo che non leggano questo post, amici, parenti e fans del suddetto).

Bruno Conti

Genio O Non Genio? Sufjan Stevens. The Age Of Adz

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Sufjan Stevens – Tha Age Of Adz – Asthmatic Kitty 12-10-2010

E’ subito tornato alle “cattive abitudini”: non è passato nemmeno un mese dall’uscita di un EP che durava più di un’ora ed eccolo di nuovo in pista con un intero album. Quindi la minacciata idea del ritiro è stata subito ritirata (scusate il bisticcio di parole voluto), un poco come è stato per la “serie completa” sugli stati americani, ma Sufjan Stevens bisogna prenderlo com’è, un’artista vecchio stampo di quelli che una ne pensano e cento ne fanno.

Non so se sià un genio, nell’ambito artistico e nella musica in particolare, ma lo è sicuramente a livello artigianale, come dicevo nel Post relativo all’EP forse non è uno dei Grandi della musica, né mai lo sarà però è uno che dà delle soddisfazioni all’ascoltatore, uno che ogni volta ti sorprende.

Una volta fa del rock alternativo (con spruzzate di Canterbury Sound anche se non le ho mai viste rilevate), un’altra volta è musicista folk con tendenze alla Nick Drake e il momento successivo si dedica alla classica d’avanguardia (qui meno bene, devo dire), ricordandosi sempre che il campo dove eccelle è la musica Pop (sia pure con la P maiuscola).

Questa volta si è dato alla musica elettronica (uhm!): undici pezzi per una durata totale di poco superiore ai 75 minuti, e qui concordo parzialmente con alcuni dei suoi detrattori, non sempre è facile ascoltare i suoi dischi tutti d’un fiato, alcune volte devi prenderti delle pause, ascoltarli a rate e assimilarne i contenuti un po’ alla volta ma, di solito, alla fine, rimani soddisfatto.

Premessa, non sono un appassionato di “Elettronica e dintorni” ma ascolto (come avrete avuto occasione di notare, leggendo questo Blog) un po’ di tutto, basta che sia musica buona e quindi questa volta potrei essere un tantino parziale.

Comunque l’album inizia con un breve sketch acustico Futile Devices, una piccola gemma acustica che lo riporta alle sonorità folk di Seven Swans e di alcuni brani dell’EP e che lo avvicinano almeno idealmente al grande Nick Drake. Ma di là in avanti, come di consueto, è il festival dell’eccesso, questa volta in chiave elettronica: Too Much potrebbe essere il titolo programmatico dell’opera, sintetizzatori in deliranti blip, percussioni elettroniche in libertà, la voce flirtatissima, fiati e archi sintetici e non, cori di più voci ripetuti ma sotto sotto è ancora pop music.

La successiva The Age of Adz (si pronuncia odds, in onore della figura dell’artista schizofrenico Royal Robertson una opera del quale è riportata in copertina, ma l’adz è anche lo strumento con cui si scolpisce il legno) ancora una volta torna ad un tema caro a Sufjan Stevens, l’Apocalisse messa in musica, e allora vai con orchestrazioni massicce, fiati in libertà, tastiere a iosa, eco e riverbero dispensati senza risparmio sulla voce dell’autore, qualcuno ha rivelato una analogia con i Radiohead di Kid A. I walked parte con delle percussioni elettroniche in libertà ma in fondo si tratta di una bella pop song con il falsetto di Stevens ancora una volta in evidenza, rivestito di mille orpelli sonori ma è lui.

Now I’m Older vede il ritorno di un pianoforte acustico e di nuovo questi coretti paradisiaci costruiti in studio con la probabile sovrapposizione di molte voci (anche femminili, credo ci sia la sua collaboratrice abituale Annie Erin Clark, ovvero St. Vincent alle voci, chitarre e tastiere varie mentre Shara Worden (My Brightest Diamond) è in pausa maternità), comunque il risultato finale è un brano molto bello che irradia serena maestosità.

Insomma ci siamo capiti, per non stare a citare tutti i brani, il suono è quello abituale di Stevens, virato in elettronica ma con i consueti arrangiamenti vocali e strumentali molto complessi come in Get Real, Get Right che mi ha ricordato una volta di più il Canterbury Sound di Caravan & Co (quella voce in falsetto che ricorda Pye Hastings e Robert Wyatt aiuta)!

Ma essendo Egli quella personcina che tanto ci piace si congeda da noi con un ultimo brano Impossible Soul che valica il limite dei 25 minuti, ben oltre la durata di una facciata dei vecchi vinili (ma non per il suo predecessore Todd Rundgren che riusciva a farle durare anche delle belle mezz’ore come in Initiation): e qui ritornano quegli assoli di chitarra spaziali, unici che già avevano caratterizzato i lunghi brani di All Delighted People e si uniscono all’elettronica predominante di questo album, che nel suo brano conclusivo si riappropria anche di sonorità più vicine alla sua produzione precedente, percussioni più ricercate, tastiere analogiche, i soliti fiati, anche una bella tromba, un cantato molto avvolgente ben supportato da altre voci (con una voce femminile, la Clark?, che ha ampio spazio nella parte centrale) che rafforzano quella di Sufjan Stevens. Mi ripeto un tantinello lunghetto ma affascinante, come l’album che lo accoglie.

Un paio di notazioni finali: l’uso del vocoder lo poteva lasciare a Cher e Snoop Dogg (in un solo brano per fortuna) e l’autocitazione del coro che esorta ripetutamente”Sufjan Stevens, Sufjan Stevens” nel testo di Vesuvius ha il tocco del genio, piccolo ma geniale particolare.

Come al solito, su NPR lo potete ascoltare in streaming nella sua interezza e farvi un’idea da soli story.php?storyId=130049247.

Bruno Conti

Ma Allora Esiste Ancora! Sufjan Stevens – All Delighted People

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Sufjan Stevens – All Delighted People EP – Asthmatic Kitty Records Download 5 US Dollars

Ogni decade produce uno o più musicisti che forse non si possono considerare dei “Grandi” ma che sicuramente sono degli Artigiani con la A Maiuscola, di quelli di lusso, che forse hanno il difetto di produrre troppo e di disperdere la loro arte. Dei nomi che mi vengono in mente sono Todd Rundgren nel periodo a cavallo tra gli anni ’60 e gli anni ’70 oppure Andy Partridge degli Xtc nella decade successiva, fine ’70 + anni ’80, giusto per citarne un paio ma ce ne sono altri.

Sufjan Stevens mi sembra un altro personaggio degno di nota: un nativo di Detroit di 35 anni, ha studiato anche a NYC dove attualmente vive. Ma questo ci interessa relativamente. La mia esclamazione di gioia nel titolo del post fa riferimento alla sua produzione (o mancanza di produzione) degli ultimi anni. Un disco di canzoni natalizie (peraltro delizoso) nel 2006 e sempre nello stesso anno era uscito The Avalanche, che era un disco di outtakes e extra dal precedente, ottimo Illinois dell’anno precedente, che nelle intenzioni del nostro amico doveva far parte di un gigantesco progetto dedicato alla pubblicazione di un disco per ogni stato degli USA. Quello era il secondo dopo l’altrettanto buono Michigan (si inizia da casa) del 2003. Ora che il Bluff è stato chiamato (in un’intervista di fine 2009 ha ammesso che era una trovata pubblicitaria) e forse una vita intera non sarebbe bastata, avrebbe potuto dedicarsi ad altro. E infatti l’ha fatto: prima un disco Run Rabbit Run che rivisita in chiave cameristica il vecchio Enjoy Your Rabbit e poi il megaprogetto BQE con Cd, DVD, proiezioni, prodotti multimediali, un’operazione di musica classica contemporanea che aldilà delle proporzioni gigantesche mi sembra che a livello qualitativo abbia prodotto un topolino, a me non è piaciuta, a ognuno il suo, Stevens fa della fantastica musica pop (magari mista a arrangiamenti classici geniali) ma della mediocre musica classica.

Siamo arrivati al 2010 e non c’erano segnali di vita dal pianeta Sufjan Stevens (si sapeva che stava incidendo un nuovo album, ma stop) quando improvvisamente un paio di giorni fa è apparso in rete un nuovo EP per il download, All Delighted People (io non amo questo tipo di prodotti ma è gia il secondo che scarico in pochi giorni dopo quello della Natalie Merchant, d’altronde se ti piace un artista si fa il sacrificio), prezzo contenuto 5 dollari, 8 brani.

Solo che essendo Stevens quello che è, cioe un musicista “eccessivo” nei suoi comportamenti musicali, l’EP dura la bellezza di 60 minuti e passa (più di molti suoi album) e contiene due brani eccezionali All Delighted People (una sua variazione sul tema dell’Apocalisse, il nostro amico è un personaggio religioso, ma non bigotto e i temi biblici e natalizi fanno spesso parte della sua produzione discografica), in due versioni, una di quasi dodici minuti, fantastica, “esagerata”, arrangiata per coro e orchestra ma con una base rock e una seconda versione definita “classic rock” più contenuta, si fa per dire. Sufian Stevens suona chitarra, basso, banjo, sitar, piano, xilophono, vibrafono, corno inglese, oboe, flauto, batteria, credo che se avesse potuto avrebbe suonato anche le parti degli archi e cantato le parte corali (una alla volta, con pazienza come fa di solito): il risultato è notevole anche perchè a un certo punto si è accorto (o glielo hanno fatto notare) che la sua composizione aveva delle notevoli analogie con un altro brano e allora ha deciso di incorporarlo nel suo brano, non farne un cover attenzione, infatti quando su un crescendo orchestrale strepitoso a un certo punto il nostro amico canta “Hello Darkness My Old Friend I’ve Come to Talk With You Again” ti ritrovi a dire, ma questa la conosco, in effetti è proprio The Sounds Of Silence di Simon & Garfunkel ma inserita come un tutt’uno inestricabile nella maestosa composizione originale di Sufjan Stevens. La seconda versione, quella più rock. dura “solo” 8 minuti e si conclude su uno stranissimo assolo di chitarra elettrica suonata sempre dall’onnipresente Stevens. Non pago di tutto ciò, l’ultimo brano Djohariah è uno strumentale di quei 17 minuti introdotto da un assolo di chitarra elettrica stranissimo che dura quasi la metà del brano sempre su una base con cori, fiati vari, una sezione ritmica ed una atmosfera che potrebbe ricordare il sound dei primi dischi di Isaac Hayes, con quelle lunghissime introduzioni strumentali arrangiate divinamente, solo che lì poi entrava il vocione di Isaac che cantava “walk on By”, questa se posso azzardare è una sorta di versione per bianchi. Gli altri 5 brani, belli ma molto più scarni, acustici, illustrano il suo lato più intimista, quasi alla Nick Drake, sempre valido ma meno impegnativo.

Per chiudere la “discussione” su Sandy Denny senza né morti né feriti (scherzo!) ma per chiarire il mio pensiero (rispondo in questo post per comodità e celerità): il mio “rimprovero ” alla Island e quindi alla Universal (io lì qualche amico ce l’ho e non mi ameranno) e alle Majors in generale era riferita alla loro politica delle ristampe. Lo so che sono passati anni dal box in vinile, ma nel frattempo sono uscite le versioni normali, quelle remastered, quelle deluxe, i cofanetti, le antologie con inediti e comunque tutto il materiale contenuto anche nei vari Box pubblicati da altre etichette era licenziato sempre dalla Island/Universal che lo “vendeva” ad altri salvo poi ripubblicarlo per la ennesima volta.

Domanda al mio interlocutore che vedete nei “Commenti” sulla destra? Se il numero totale dei brani inediti era di circa 60, mi dici che hai verificato e mi fido, non era meglio fare un bel cofanetto triplo o quadruplo solo con gli inediti? Che so “The Unreleased Sandy Denny”, troppo facile per una major!

Per concludere, a proposito di major e, guarda caso, sempre Universal, l’uscita del Cd di John Mellencamp No better Than This è stata ri-anticipata al 31 agosto per il mercato italiano, fine della telenovela, si spera!

Dimentico sempre qualcosa! Qui c’è il link se volete ascoltare il download CD di Sufjan Stevens prima di un eventuale acquisto, è bellissimo, comunque verficate (pare che uscirà anche in CD fisico e vinile, prossimamente) http://sufjanstevens.bandcamp.com/

Bruno Conti