Un Ennesimo Terzetto Western-Roll Dalla Lombardia, Prendere Appunti: Sugar Ray Dogs – Sick Love Affair

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Sugar Ray Dogs – Sick Love Affair – sugarraydogs.com/Ird Distribution

Un’altra band che proviene da quella inesauribile fucina di talenti che si sta rivelando la Lombardia (Pavia e dintorni anche in questo caso) per il roots-rock, ma anche blues, folk, rockabilly, tanto country, un pizzico di cajun e tante belle canzoni. Il trio di baldi musicisti consta di due “vissuti” ex giovanotti e di un bel fieu (si dice così da queste parti), dediti alla nobile arte della musica già da qualche anno, sia on the road che su disco (questo Sick Love Affair è il secondo che pubblicano, dopo un Vaudeville’n’Roll, uscito per una etichetta tedesca, la Vampirette Records (!)): rispondono al nome di Sugar Ray Dogs, in onore del grande pugile “Sugar Ray Leonard, ma non sono degli zuccherini, hanno un sound che ricorda più l’ultima parte del loro patronimico, cioè quella dei “cagnacci” che non mollano l’osso quando lo hanno individuato, anche se la dolcezza di un paio di ballate illustra pure il loro lato più romantico.

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Ernani “Ray” Natarella (qualche familiare melomane verdiano?), si adopera al basso acustico e mandolino, oltre ad essere il principale autore di tutto il materiale, in una teoria di bassisti e cantanti che discende da illustri predecessori come Paul McCartney e Jack Bruce, ma anche Sting volendo, Alberto “John” Steri maneggia i vari tipi di chitarre, acustiche ed elettriche e Andrea “Bisteur”Paradiso, siede sullo sgabello del batterista, oltre ad essere aiutati da un gruppetto di musicisti di sicuro talento. Chiara Giacobbe, ex Lowlands, suona il violino nei concerti, come membro aggiunto, ed in alcuni brani del CD, dividendosi i compiti agli archi, con Anga Persico, del giro Van De Sfroos e Fred Koella, anche alle chitarre, il cui nome vi sarà capitato di avvistare su molti dischi e sui palchi con gente come Willy DeVille (basterebbe Victory Mixture per dargli imperitura gloria, ma ha pubblicato anche un paio di dischi da solista), Dylan, KD Lang, Dr. John, mica gente qualunque e che è il valore aggiunto di questo dischetto, anche se sono bravi di loro http://www.youtube.com/watch?v=UySmmMaF8FQ

L’album, in effetti, sarebbe uscito, autogestito, già da alcuni mesi, ma ora con l’aiuto distributivo della IRD, dovrebbe raggiungere più facilmente le abitazioni ed i cuori degli appassionati della buona musica. Sono tredici brani, tutti rigorosamente originali, ottimamente registrati e prodotti, che toccano un poco tutti i lati del rock e non solo: dal’iniziale Time On The Run, che grazie alle bagpipes di Davide Bianco, evoca scenari celtici che subito confluiscono nelle pianure del country, senza dimenticare le origini folk, grazie al violino di Persico, ma il brano in un tourbillon di continui cambi di tempo mette sul piatto anche una chitarra tra county e rockabilly, il vocione rasposo ed evocativo di Natarella, una ritmica che viaggia spedita e vigorosa. Road Of 7 Sins è il primo detour nel blues, le dueling guitars di Matteo Cerboncini e Steri, più la slide di Koella, si dividono il proscenio con l’armonica di Marco Simoncelli e spesso sfociano nelle parti strumentali in un rock autorevole.

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Fall In Love è troppo bella http://www.youtube.com/watch?v=1LopibQRmaw, sembra un brano apocrifo di Willy DeVille, una canzone romantica e sentimentale che lo zingaro newyorkese era in grado di sciorinare con assoluta nonchalance e che Natarella “duplica”, anche alla voce, con rispetto e sicuro talento, grande brano, le chitarre di Steri e il violino di Koella ricamano. Nocturnal, con Chiara Giacobbe ai violini, è una vorticosa cavalcata tra folk and roll, mentre Baby No Mercy  http://www.youtube.com/watch?v=q11Mp-2bEHw, di nuovo con Koella in formazione, è una ballata bluesata e sincopata quasi waitsiana, impreziosita anche dai mandolini di Natarella. Red Dog, con bodhran, mandolini e violini sugli scudi è una breve intramuscolare folk che potrebbe ricordare certe cose dei Jethro Tull di Stand Up o i primi Steeleye Span.Tonight vira nuovamente con classe su sonorità western (anche morriconiane, grazie all’armonica di Simoncelli) miste ad un rock delle radici di sicuro appeal, tutto molto raffinato http://www.youtube.com/watch?v=FUzc8OW2svw

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Every Man Has His Jail è un valzerone celtic-country con violino in evidenza. See You Day ha un piglio blues-rock che sarebbe piaciuto a Mr. DeVille e la raccolta Story Without Glory, quasi sussurrata, solo le voci del gruppo e le chitarre di Koella è un’altra piccolo delizia sonora. We’re All Irish si svela fin dal titolo, altra traccia dai profumi celtici, ma ricca di grinta e ritmo, vagamente alla Pogues, Mortally wounded, potrebbero essere i primi Dire Straits incrociati con i Calexico, ritmo incalzante e un ottimo lavoro della chitarra di Steri e qualche retrogusto gospel con finale da film western e chitarre alla Thin Lizzy (che sempre irlandesi erano), epica  http://www.youtube.com/watch?v=VeiQJnOB8bk. Till The End Of Time parte come una mandolinata folk e finisce come un rock grintoso. Eclettico e bello, come tutto il resto del disco. Prendete appunti!

Bruno Conti