Un Disco Acustico “Elettrizzante”! Duke Robillard – The Acoustic Blues & Roots Of

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Duke Robillard – The Acoustic Blues & Roots Of – Dixiefrog/Stony Plain/Ird 

Duke Robillard, senza che ce lo stiamo a ricordare tutte le volte, ma giusto per rimarcare il fatto, è uno dei principali chitarristi blues americani, in pista da una cinquantina di anni, anche se l’esordio discografico con i Roomful Of Blues risale “solo” al 1978 e quello da solista al 1984. Da allora, abbastanza regolarmente, pubblica all’incirca un album all’anno, perlopiù Blues, ma ha anche provato strade più jazzate, swing, senza dimenticare tutte le altre sue passioni musicali, che come ci ricorda lui stesso nelle note di questo nuovo album sono molteplici: ragtime, Appalachian music, country, honky tonk, folk, soul, R&B, rock and roll, musica di New Orleans, tutti elementi che è possibile rilevare nei suoi album passati e ora anche in questo The Acoustic Blues & Roots Of, che come ci ricorda il titolo, per la prima volta esplora un suono più acustico e più raccolto. Però, essendo Robillard quello che è, non siamo di fronte al classico disco solo chitarra acustica e voce. Questi elementi sono ovviamente presenti e preminenti: sin dallo strumentale per sola chitarra acustica https://www.youtube.com/watch?v=xPUpSNVykUo , una versione della celebre My Old Kentucky Home di Stephen Foster, Robillard assume uno spirito (quasi) filologico alla Ry Cooder, quello che caratterizzava i dischi del grande Ryland negli anni ’70.

Big Bill Blues è proprio un blues anni ’20 di Big Bill Broonzy, con l’acustica di Duke affiancata dal piano di Matt McCabe, dal contrabbasso di Marty Ballou e dalla batteria di Mark Teixeira. Nella successiva I Miss My Baby In My Arms, che sembra sempre un brano di quell’epoca gloriosa, ma è un brano originale di Robillard, si aggiunge per una maggiore originalità anche il clarinetto di Billy Novick, ed il risultato è delizioso, molto old fashioned https://www.youtube.com/watch?v=1rllvlPBDqA . In Jimmie’s Texas Blues dalla sua variopinta collezione di strumenti estrae anche una vecchia chitarra dei primi del ‘900 e un dobro slide per interpretare un classico del grande Jimmie Rodgers, e per l’occasione si lancia anche in quello che assicura sarà l’unico tentativo di Yodel della sua carriera. Backyard Paradise, di nuovo con Novick al clarinetto vira verso un ragtime volutamente languido, mentre Evangeline, a parte i suoi, è l’unico brano che non ha almeno una cinquantina di anni, si tratta proprio del classico scritto da Robbie Robertson, famoso anche per la interpretazione di Emmylou Harris in Last Waltz, e quale migliore occasione per Duke, che si cimenta nuovamente a dobro e chitarra, con l’aggiunta di mandolino, basso e concertina, per (ri)proporci i talenti vocali della sua pupilla Sunny Crownover, molto efficace e calata nella parte della cantante country. Per Left Handed si torna al blues puro e al gruppo unplugged di Robillard si aggiunge l’armonica di Jerry Portnoy https://www.youtube.com/watch?v=ewoir8InkNA  e nella successiva I’d Rather Drink Muddy Water, altro blues anni ’30, il nostro suona tutti gli strumenti, con l’eccezione del contrabbasso con l’archetto che si produce in un assolo particolare.

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I’m Gonna Buy Me A Dog, di nuovo con Portnoy, viene da una registrazione Live effettuata per un DVD e nel sottotitolo ironico recita (To Take The Place Of You) https://www.youtube.com/watch?v=S4u10KpoZAc .Nashville Blues dei fratelli Delmore ci introduce ai talenti di Mary Flower, ottima interprete della lap steel e vocalist di pregio in un duetto delicato https://www.youtube.com/watch?v=mIKym2h1Ozc , Saint Louis Blues è proprio il celeberrimo brano di W.C. Handy che hanno fatto tutti, da Louis Armstrong in giù, quindi il buon Duke ha pensato, perché anche non io? Fa molto jazz, ma non guasta per nulla. Come la successiva What Is It That Tastes Like Gravy, un brano di Tampa Red, che profuma di blues pre-war e come le successive Someday Baby e Take A Little Walk With Me, era apparsa come bonus track nella versione europea dell’album Blues Mood, insieme ad altre quattro già citate, per un totale di sette tracce. In mezzo c’è Let’s Turn Back The Years, un brano di Hank Williams, che con il suo arrangiamento per mandolino, dobro ed acustica alza decisamente la quota country del’album  https://www.youtube.com/watch?v=Rs8fEc7GFXw . Che si avvia alla conclusione, con una divertente Santa Claus Baby, già apparsa in un CD natalizio, e cantata dalla bravissima Maria Muldaur, seguita da un omaggio al suono di Charlie Christian con una Profoundly Blues che è l’occasione per un duetto con il grande jazzista Jay McShann al piano e per concludere una brevissima Ukulele Swing, che ci conferma che Duke Robillard è un grande virtuoso a qualsiasi strumento a corda gli capiti tra le mani. Come sapete lo preferisco elettrico, ma questo dischetto è veramente piacevolissimo!

Bruno Conti