Un’Altra Bella Accoppiata! Peter Karp Sue Foley – Beyond The Crossroads

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Peter Karp & Sue Foley – Beyond The Crossroads – Blind Pig Records

Questo disco è uscito da alcuni mesi (circa metà aprile di quest’anno), ma come diceva il Maestro Manzi “Non E’ Mai Troppo Tardi” per parlarne. Si tratta di uno dei CD che stanziavano sul mio tavolo, nella pigna di fianco al computer, in attesa che un’anima pia (il sottoscritto), si occupasse di loro. Per la verità, sul Blog, avevo già dato spazio al precedente album pubblicato dalla coppia un paio di anni fa, uomini-e-donne-peter-karp-sue-foley.html e lì potete trovare riferimenti e informazioni su questi due musicisti, ma il nuovo Beyond The Crossroads, sentito con maggior attenzione, mi sembra meriti anche lui un meritato approfondimento. Il disco si può collocare tra quei piccoli gioiellini usciti in questa annata, come Hiss Golden Messenger e Jeb Loy Nichols, opere di “culto” ma ricche di buone vibrazioni. Musica che non ti fa saltare dalla sedia ma ti acchiappa lentamente, ascolto dopo ascolto. Si potrebbe definire Blues Got Soul Got Country, in un intrecciarsi di generi a quel crossroads del blues dove i musicisti, come dicono nel titolo, cercano di andare oltre. Non lo fanno con spirito di innovazione straordinaria ma con gusto e misura e i risultati ottenuti sono più che soddisfacenti. Per dirla con il Buscadero, musica sorridente e spensierata in grado di mettere buonumore anche nelle anime più tristi e angosciate. O come dice la Chicago Blues Guide, “Reminescente di un qualcosa che avrebbe potuto facilmente essere registrato da Delbert McClinton e/o Bonnie Raitt, la scrittura in questo CD è assolutamente spettacolare, così come la produzione e l’esecuzione vocale e strumentale”. Per concludere ” Questa deliziosa registrazione ottiene alla grande, ad ora, il mio voto come CD dell’anno. Raccomando fortemente a chiunque di uscire e prendere possesso di una copia”. E chi siamo noi per andare contro l’opinione della Chicago Blues Guide?

 

Sentendo l’album è difficile non essere d’accordo: a partire dall’irresistibile duetto dell’iniziale We’re Gonna make It, con la voce indolente e felina di Sue Foley che si appoggia al vocione rauco e baritonale di Peter Karp che qualche ricordo di McClinton o dei soulmen della Stax lo provoca, con i fiati dei Swingadelic a dare pepe agli arrangiamenti, la Alumisonic eletric guitar (?!?) della stessa Foley a duettare con la Gibson e il piano elettrico di Karp, la musica è godibilissima. In Analyze’n Blues dove canta la Foley, Karp si dà da fare con una slide ficcante ed incisiva, colorando il suono anche con l’apporto alle tastiere e delle armonie vocali, per un risultato più che sodddisfacente, senza dimenticare che spesso anche l’altra chitarra si insinua tra le pieghe del suono. Beyond The Crossroads, un altro duetto memorabile, ma guidato da Karp, ricorda anche quel sound tra country, soul, New Orleans music e revue che caratterizza la migliore musica del Delbert McClinton più arrapato, slide, solista e fiati ruggiscono da par loro per un risultato notevole. Fine Love è anche meglio, sembra un brano perduto di Delaney & Bonnie dei tempi più gloriosi, ritmo incalzante, chitarre ovunque, armonie vocali gospel delle background singers, semplicemente grande musica.

 

Una qualità così elevata è difficile da mantenere, in caso contrario saremmo di fronte ad un capolavoro assoluto (quasi ci siamo), ma anche il puro New Orleans sound di At The Same Time a guida Karp o il pigro country-blues cantato dalla Foley di Take Your Time hanno i loro meriti. More Than I Bargained For ci riporta ancora nei territori del puro deep soul miscelato al rock e al country per non parlare del Blues dei migliori Delaney & Bonnie o per rimanere ai giorni nostri della coppia Susan Tedeschi e Derek Trucks. Blowin’ potrebbe essere una traccia ritrovata dei primi Dire Straits, con la sua andatura incalzante e le chitarre in spolvero. I dischi di Sue Foley mi sono sempre piaciuti per quello spirito sbarazzino che li caratterizzava, una canadese trasferita a Austin, Texas la brava Foley ha sempre saputo catturare le varie sfumature del blues e in questo Resistance, ancora con voci femminili, organo e fiati a colorare le procedure, mi rinfresca la memoria. La leggera e jazzata Chance Of rain nulla aggiunge mentre i ritmi vorticosi dello strumentale country Plank Spank ricordano i migliori episodi dell’Albert Lee più scatenato (anche lui frequentava il country misto al rock negli anni gloriosi degli Heads, Hands & Feet e poi nella Hot Band di Emmylou Harris e pure nella band di Clapton). Non manca il rockabilly-boogie poderoso della conclusiva You’ve Got A problem per concludere un album piacevole e sorprendente che potrebbe deliziare questa vostra estate ma anche il resto dell’anno se lo scoprirete dopo. Approvato, e scusate il ritardo!

La ricerca continua.

Bruno Conti