Cosa Hanno Fatto Durante Le Vacanze Estive? Counting Crows – Underwater Sunshine

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Counting Crows – Underwater Sunshine (Or What We Did On Our Summer Vacation) – Collective Sound/Cooking Vinyl/Edel

Come molti gruppi prima di loro, anche i Counting Crows hanno realizzato il miglior disco ad inizio carriera, con lo splendido August and Everything After, pubblicato sul finire del 1993 per la produzione di T-Bone Burnett. L’album, trainato dal singolo Mr.Jones, vendette moltissimo (per usare un eufemismo, oltre sette milioni di copie nel mondo) e fu giudicato tra i migliori di quell’anno dalla critica. Tra l’altro proprio Mr. Jones, contrariamente a quanto pensano molti, non ha riferimenti con il Signor Jones della Ballad Of A Thin Man di Dylan ma era un omaggio a Marty Jones, il bassista degli Hymalayans, una delle prime bands californiane in cui ha militato Adam Duritz, a sua volta collegata con i Tender Mercies uno dei gruppi “oscuri” (ma amici, e questo spiega tutto) di cui i Counting Crows hanno reinterpretato un brano (no, due) in questo disco di cover.

Perchè, ebbene sì, di disco di cover trattasi: fate la faccia sorpresa, anche se ormai si sa da mesi, e ne hanno parlato tutti in anteprima! Questa volta arrivo per ultimo con la recensione (ma l’anticipazione sull’uscita c’era già a febbraio nel Blog), comunque voglio dire anch’io il mio parere rispetto a quanto  hanno scritto “illustri colleghi” in rete e sulle riviste specializzate. Intanto ho notato che nessuno ha fatto un collegamento tra il sottotitolo dell’album e uno dei brani compresi nel CD. E’ una mia speculazione (non confermata) ma Meet On The Ledge dei Fairport Convention (qui presente peraltro in una splendida versione) non appariva nel secondo album del gruppo inglese che si chiamava, guarda caso, What We Did On Our Holidays? Due indizi dovrebbero fare una prova, potrebbe essere un omaggio alla band di Richard Thompson? Un’altra curiosità rispetto alla scelta dei brani da inserire in questo Underwater Sunshine è l’assenza di una canzone di Van Morrison. Ci siamo forse dimenticati che ad inizio 1993 nell’induzione di Van Morrison alla Rock And Roll Hall Of Fame i Counting Crows (allora degli illustri sconosciuti) furono chiamati all’ultimo momento per sostituire il grandissimo ma incazzoso irlandese ed eseguirono una stupenda versione di Caravan? E che spesso Duritz è stato avvicinato a Morrison per lo stile musicale e vocale? Direi che lo abbiamo dimenticato!

Quindi due Dylan e zero Morrison. No fermi tutti, come due Dylan. E sì perché i brani di Bob presenti sono due: solo che uno, Girl From The North Country, è presente soltanto nella versione di iTunes dell’album. So che in varie interviste avevano detto che per questo disco hanno realizzato la scorsa estate un totale di venti brani, quindici dei quali utilizzati per il CD e gli altri accantonati perché non riusciti nel modo voluto. E invece mentivano e i fruitori del download digitale, come accade spesso ultimamente, si cuccano anche, oltre al brano di Dylan, una versione di Borderline di Madonna, spesso eseguita dal vivo.

A proposito di live, la prima uscita ufficiale della band da “indipendenti” a livello discografico è proprio stata una versione eccellente in concerto del loro disco August And Everything After:Live At Town Hall, mentre l’ultimo per la Geffen era sempre stato un CD dal vivo, Saturday Nights & Sunday Mornings (e anche in questo caso c’era stato un titolo solo per iTunes, Live From So-ho). Sono ragazzi tecnologici.

Tornando ai pareri della critica, tutti sono stati concordi nell’affermare che questo è un signor disco, probabilmente il migliore dai tempi dell’esordio, e in questo caso anch’io mi associo: dall’apertura con la grandiosa rock ballad Untitled (Love Song) dei Romany Rye, altra band amica dalla California, resa in una versione scintillante (e Duritz assicura che sono bravissimi anche in proprio), passando per la stupenda Start Again di Norman Blake dei Teenage Fan Club, uno dei gruppi inglesi che meglio ha saputo fondere il suono tipicamente britannico e pop con il power rock americano in una serie di album molto belli che vi consiglio di (ri)scoprire. Hospital di Coby Brown (da non confondere con il cestista, anche perchè quello si chiama Kobe Bryant) è un altro brano notevole di un artista “minore” ma molto valido e qui potete ascoltare e scaricare l’originale, se volete, http://www.cobybrown.com/.

Mercy dei già citati Tender Mercies è uno dei brani più belli (ma ce ne sono di brutti?), una hard ballad chitarristica (Immergluck, Bryson e Vickrey). Mentre nella versione di Meet on The Ledge il piano di Charlie Gillingham si divide con le chitarre gli onori dell’arrangiamento: il brano di Richard Thompson è già bellissimo di suo ma questo arrangiamento dei Counting Crows è da manuale del rock. Notevole anche la cover di Like Teenage Gravity un brano del poco conosciuto (ma non dagli appassionati del buon rock) Kasey Anderson, bella ballata dalle atmosfere sospese e raffinate che poi si apre in un finale in crescendo, coinvolgente. Amie è un brano firmato da Craig Fuller dei Pure Prairie League, uno dei gruppi di country-rock migliori, a cavallo tra anni ’70 e ’80, con alcuni album notevoli da ascoltare. Bella versione con mandolino e fisarmonica in evidenza. Coming Around è un altro brano di una band inglese spesso sottovalutata dalla critica a causa del loro successo, i Travis di Fran Healy, molto british con un ritornello accattivante.

Un’altra band inglese, ma di ben altro spessore, sono stati i Faces di Rod Stewart, Ron Wood e Ronnie Lane, questi ultimi autori di Ooh La La che era il disco con Petrolini in copertina, solita fusione di rock e atmosfere acustiche come era ai tempi del miglior Rod Stewart, che nei primi anni della sua carriera non sbagliava un disco, da solo o con il gruppo. Poi ci sono i colleghi californiani, i Dawes, che sotto la produzione di Jonathan Wilson hanno sfornato due perle di musica westcoastiana, questa versione di All My Failures dei Counting Crows è meglio dell’originale, intensa, con l’organo in evidenza e con Duritz che ci regala una delle sue migliori intrepretazioni vocali dell’album. Il rappresentante per antonomasia della musica californiana è Gram Parsons e una delle sue canzoni più rappresentative è sicuramente Return Of The Grievous Angel, la sua cosmic american music in questo caso riceve un trattamento sontuoso che ricorda anche gli Stones più country, molto bella.

Ottimo anche l’altro brano dei Tender Mercies, Four White Stallions con una pedal steel in primo piano e la voce di Duritz che in certi momenti mi ha ricordato il Michael Stipe migliore (anche in Mercy), come pure di buona qualità la versione di Jumping Jesus degli sconosciuti (ma sempre amici personali) Sordid Humor, un bel pezzo rock, vibrante, che pur non conoscendo l’originale piace al primo ascolto. Dylan, Byrds e ancora Parsons per un brano come You Ain’t Going Nowhere che si riconosce dalla prima nota e si gusta con piacere assoluto in questa versione con il mandolino di Immergluck, il piano di Gillingham e l’elettrica di Vickrey, di volta in volta, in evidenza. Per finire con The Ballad Of El Goodo dei Big Star, i Teenage Fun Club americani (più o meno), una delle rare collaborazioni di Alex Chilton e Chris Bell, uno dei più sublimi esempi nell’arte della canzone pop perfetta.

Come pure questo disco è un grande esempio nell’arte della “Interpretazione”, con la I maiuscola.

Già indicato tra i migliori dell’anno, almeno da me, sarà retrò come direbbe Simon Reynolds nel suo libro, ma allora i Beatles o Elvis Presley prima di loro, o gli Stones, cosa erano, almeno agli inizi? Degli interpreti di R&R, R&B e Blues, riveduto con classe immensa, per la serie nulla si crea, per il sottoscritto conta solo il talento! E qui ce n’è!

Bruno Conti