Ancora Una “Leggenda”? Terry Davidson And The Gears – Sonic Soul Sessions

terry davidson and the gears

Terry Davidson & The Gears – Sonic Soul Sessions – Bangshift Music

Un’altra delle “leggende” del blues, del rock e della roots music Americana, da Columbus, Ohio,Terry Davidson & The Gears, da una quarantina di anni on the road, hanno diviso i palchi di tutto il circuito internazionale con gente come Chuck Berry, Muddy Waters, Buddy Guy, Johnny Winter, ZZ Top, solo per nominarne alcuni. Ovviamente così recita il loro sito, che riporta anche un giudizio da 5 stellette di American Blues Review. In effetti anch’io, quando ero un ragazzo, una volta, ho visto da lontano Jimi Hendrix e in un’altra occasione ho diviso il palco con Bruce Cockburn (è vero, e non era dopo il concerto, durante, però davo una mano agli organizzatori, per essere sinceri). Tralasciando le facili ironie, come è noto, negli States ci sono centinaia, addirittura migliaia di gruppi e solisti che propongono la loro musica con passione e bravura, e quindi non mi permetterei mai di prenderli per il c…, però un minimo di obiettività è richiesta.

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A ben guardare Terry Davidson ha una cospicua discografia di sette album alle spalle, fa proprio i generi citati ad inizio recensione e li fa anche bene, quindi perché non parlarne? Siamo qui per questo e quindi parliamone https://www.youtube.com/watch?v=dgu-gq-d4E8 . La band è un quartetto, con Davidson che è la chitarra solista, il cantante e suona occasionalmente anche il mandolino, Mike Gilliland, armonica e seconda chitarra e voce, quando serve, Bill Geist e Bob Hanners, basso e batteria, Todd Brown è il tastierista aggiunto, e tra gli “ospiti” anche una ridotta sezione fiati e una piccola pattuglia di background vocalist agguerriti. Il risultato è un onesto disco di rockin’ blues, da una Sweet Deceiver tirata e fiatistica, con l’armonica di Gilliland e la chitarra con wah-wah di Davidson che si dividono gli spazi solistici, le atmosfere più sospese di una raffinata Nasty Girl.

terry davidson live

Chicagoland, come da titolo, ha una parentela con il sound della Wind City, ma anche delle derive soul, grazie ad una voce femminile di supporto e all’uso dei fiati https://www.youtube.com/watch?v=omwdTuanICU . Qualcuno ha ipotizzato qualche grado di parentela con la J.Geils Band, ma quel gruppo aveva ben altra consistenza, con un cantante come Peter Wolf e l’armonica di Magic Dick, la formula è più o meno quella, la grinta c’è, ma Davidson non è un cantante così memorabile, anche se più che adeguato. Ancora più Chicago è lo slow blues classico di Too Late To Change, con il pianino di Brown che aggiunge autenticità e pathos al sound. So Hot ha un attacco alla Stones e anche il resto del pezzo qualche idea ai Glimmer Twins la ruba, però l’esecuzione è deliziosa e la voce assomiglia in modo impressionante a quella di Jagger https://www.youtube.com/watch?v=5SufHjAW3nk . L’intensità del disco comincia a crescere, la stoffa c’è, Hound Dog Blues, sempre con un bel riff che la sostiene, è un altro pezzo più rock che blues e i Gears ci danno dentro di gusto, molto bene sia Gilliland che Davidson, che non si risparmiano neppure nel R&R alla Fabulous Thunderbirds di Tapped Out. Stomping Ground, con Terry Davidson al mandolino vira con ottimi risultati verso un country-roots-rock di buona fattura. Deep In The Blues si affida nuovamente alle dodici battute con Brown che passa all’organo, per un brano non memorabile ancorché nobilitato da un assolo di finezza di Davidson.

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Three Ninety Six, poderosa e frenetica, ricorda band come i Nine Below Zero o i Blasters più tosti. Monkey Hand qualche parentela con il blues rivestito di rock della J.Geils Band parrebbe averla mentre Memphis Bones è uno strumentale boogie molto swingato che permette a tutta la band di mettersi in evidenza. Conclude Without The Blues, la storia della vita di Terry Davidson messa in musica, con citazioni precise, verbali e musicali, di tutte le influenze che hanno costellato la sua vita di artista, piacevole e coinvolgente, come peraltro tutto il disco, che si lascia gustare senza tanti problemi. Non saranno delle leggende ma sono bravi!

Bruno Conti