“Fratelli Vagabondi” Della Scena Folk-Rock Americana! Felice Brothers – Favorite Waitress

felice brothers favorite waitress

Felice Brothers – Favorite Waitress – Dualtone Music Group

Sono passati tre anni dall’ultimo album in studio, il deludente (per chi scrive) Celebration Florida, disco dove esploravano nuovi confini creativi (synth-pop, avanguardia e sonorità glam), poi la sbornia è passata: questo Favorite Waitress è un ritorno alle origini, un lavoro più riconoscibile per i “fans” di lunga data del gruppo, originario delle Catskills Mountains (le montagne a nord di New York). I Felice Brothers, come vuole la leggenda, sono una band di vagabondi, i più anziani di una famiglia di sette fratelli (il padre era un umile carpentiere), nati sulle rive del fiume Hudson, nello stato di New York, ragazzi cresciuti sulla strada, musicisti per vocazione che pare non abbiano avuto alcuna educazione, se non quella di andare a zonzo in cerca di qualche dollaro, suonando agli angoli dei marciapiedi e nella metropolitana della Grande Mela. L’esordio di Simone, Ian e James e un altro “trovatello” raccolto per strada il bassista Clapton, avviene con Tonight At The Arizona (07) con il solo apporto di un paio di chitarre acustiche, fisarmonica e violino, a cui faranno seguire album più maturi e completi come l’omonimo Felice Brothers (08) e lo splendido Yonder Is The Clock (09) dove l’ascoltatore più attento può trovare canzoni con l’anima di Dylan & The Band (The Basement Tapes), i suoni straccioni dei Pogues e le ballate notturne di Tom Waits, passando per l’incidente di percorso menzionato all’inizio, quel Celebration Florida (11), distribuito dalla Fat Possum Records, nota abitualmente per traiettorie più blues’n’roots.

felice brothers 1

Nonostante l’uscita dal gruppo del fratello Simone (componente anche dei Duke And The King http://discoclub.myblog.it/2010/10/07/ma-che-bello-the-duke-and-the-king-long-live-the-duke-and-th/ ), approdato con un certo successo alla carriera solista (ascoltate l’omonimo Simone Felice e l’ultimo Strangers), i Felice Brothers portano ancora avanti a testa alta il marchio di famiglia, con l’attuale line-up composta oltre che dai membri storici, Ian voce pianoforte e chitarra, James voce, tastiere e fisarmonica, anche da Josh Rawson alle chitarre, David Estabrook alla batteria e Greg Farley al violino, con questo nuovo lavoro registrato nell’inverno del 2013 Favorite Waitress, presso gli Arc Studios di Omaha, Nebraska, sotto la produzione del fidato Jeremy Backofen e che segna l’esordio con la Dualtone.

felice brothers 2

Bird On Broken Wing apre il disco con una melodia dolce, un leggero tocco di tamburi e le note di una chitarra acustica a guidare la canzone https://www.youtube.com/watch?v=pfUOEcQRmKk , seguita dall’accattivante Cherry Licorice https://www.youtube.com/watch?v=OBGKYWxJ5DYe dalle note di un pianoforte nella delicata Meadow Of A Dream https://www.youtube.com/watch?v=gzYltvlq0Hk , mentre Lion, sviluppata su un tessuto tex-mex, è divertente da canticchiare https://www.youtube.com/watch?v=TNYsumhvsvc . Con Saturday Night  e Constituents arrivano le prime ballate, sempre con tutti gli strumenti al loro posto, passando poi ai due brani più “indie” della raccolta, Hawthorne e Katie Cruel https://www.youtube.com/watch?v=YvEtc5MTQJ0 , dove emerge una raffica di suoni pieni di energia.

felice brothers 3

Si cambia nuovamente registro con No Trouble, una ballata dolcissima ancora sulle note del piano, mentre bastano pochi accordi di Alien per venire folgorati dalle influenze del miglior Neil Young (il primo periodo per intenderci) https://www.youtube.com/watch?v=usbSZuRCWWE , e  si svolta ancora con un’intrigante Chinatown e una Woman Next Door sostenuta da un importante giro di chitarre, andando a chiudere con una stratosferica Silver In The Shadow, dove un lamentoso piano e la voce tranquilla di James, accompagnano una canzone che mi ricorda qualcosa dei grandi Eagles (sempre i primi, naturalmente) https://www.youtube.com/watch?v=kK9pLJQGm5c .

felice brothers live

I Felice Brothers evocano nei loro testi una America “mitica” (quella della Band), raccontando storie di ieri, di oggi e di domani, e comunque ne hanno fatta di strada questi “vagabondi”,  riemergendo dal mondo sotterraneo della metropolitana e vedendo il sole, si sono messi a fare dischi su dischi, amalgamando voci e chitarre, violini e fisarmoniche, tamburi e pianoforti, capaci di produrre una musica country-folk-rock che li porta ad essere attualmente tra i migliori interpreti del genere “americana”.

Tino Montanari

*NDB Un altro dei migliori dischi di questo 2014!

Avviso Per I Naviganti! The Duke And The King

duke and the king usa.jpgduke and the king nothing gold.jpgduke and the king long live.jpg

 

 

 

 

 

 

 

The Duke And The King – The Duke And The King – Silva America

Va bene che siamo in pieno agosto ma la fregatura è sempre dietro l’angolo! Quello che vedete sulla sinistra non è il terzo album dei The Duke And The King, gruppo nato da una costola dei Felice Brothers ed autore di quei due bellissimi dischi usciti nel 2009 e 2010, ma una sorta di “riassunto” per il mercato americano dei suddetti dischi. E comunque questi sono bravi, take a listen…

Quindi niente disco nuovo (e neppure nessuna canzone nuova) ma una selezione di brani tratti da Nothing Gold Can Stay e Long Live The Duke and The King (qui se volete leggere la recensione scritta lo scorso anno ma-che-bello-the-duke-and-the-king-long-live-the-duke-and-th.html). E questa la tracklist del nuovo album:

1. If You Ever Get Famous
2. Shaky
3. The Morning I Get To Hell
4. No Easy Way Out
5. Union Street
6. Hudson River
7. You And I
8. Shine On You
9. O’ Gloria
10. Have You Seen It?
11. One More American Song
12. Don’t Take That Plane Tonight

Potete comprarlo lo stesso ma a questo punto, se già non li avete, sarebbe meglio acquistare i due “originali”, entrambi bellissimi! Se invece volete persistere esce il 16 agosto negli Stati Uniti. Questo per l’informazione.

Bruno Conti

Ma Che Bello! The Duke And The King – Long Live The Duke And The King

duke and the king long live.jpg

 

 

 

 

 

 

 

The Duke & The King – Long Live The Duke And The King – Silva Oak/Loose/Pias/Self

O per dirla tutta come Nino Frassica nei panni di Frate Antonino da Scasazza avrebbe detto “Non è bello ciò che è bello, ma che bello, che bello, che bello”. Dopo questa citazione storica facciamo anche l’altra che tutti si aspettano per dimostrare di avere studiato: The Duke and The King sono due dei  compagni di viaggio di Huckleberry Finn nel famoso romanzo di Mark Twain. Ma vi dirò di più ancora, in questo sfoggio di cultura, il titolo dell’album del 2009 dei Felice Brothers Yonders is the Clock è anche il titolo di un altro racconto di Mark Twain.

Già ma perché i Felice Brothers appaiono subito in questa recensione? Ma è elementare, Watson! Perchè Simone Felice, il leader di questo gruppo è il fratello ed ex batterista e polistrumentista nel gruppo di famiglia, ma “membro minore”  e non come in modo magniloquente viene riportato nel comunicato stampa, cito parola per parola – La nuova incarnazione di Simone Felice, la mente degli americani Felice Brothers…- ma mi faccia il piacere! Chissà come saranno contenti, e sorpresi, i fratelli.

Comunque questo Long Live The Duke And The King è un signor disco, un passo avanti rispetto al già ottimo Nothing Gold Can Stay ed assolutamente alla pari o superiore agli album dei Felice Brothers. Non per nulla, e questo è assolutamente vero, Simone Felice il 16 ottobre prossimo a Livorno riceverà il Premio Ciampi come migliore songwriter americano dell’anno. E questo per il disco dello scorso anno, questo è anche meglio, quindi tenere d’occhio.

Si diceva che questo nuovo LLTDATK (per comodità vista la lunghezza del titolo) è un ulteriore sviluppo rispetto all’album precedente che era nato come sforzo congiunto di una coppia, insieme a Felice c’era Robert “Chicken” Burke, mentre in questo caso l’organico si è allargato a quattro con l’ingresso dell’ottimo batterista Nowell Haskins anche lui con un passato funky con George Clinton come Burke e la componente femminile di Simi Stone. Questo allargamento fa sì che in questo disco si assista di più a uno sforzo di gruppo con varie voci che si alternano e si amalgano, mentre, proseguendo l’analogia Twainiana, il loro viaggio musicale li porta da Bearsville (lo stesso nome degli studi della Band, da cui hanno preso l’abitudine di scambiarsi gli strumenti, ma situata vicino a NY) al profondo sud dei Muscle Shoals per il soul e il gospel passando per California e il sound weastcostiano di CSN & Y, ma anche con tanto country got soul e echi del primo James Taylor (di tanto in tanto sembrano Crosby, Stills And Taylor in un mondo alternativo) e Cat Stevens nella voce particolare di Simone Felice.

Questo signore, oltre a tutto, questa estate se l’è anche vista brutta perché a causa di problemi cardiaci ha dovuto subire una operazione a cuore aperto che per fortuna è andata bene, ma ha sospeso l’andamento del tour estivo e la pubblicazione del nuovo album.

Ma il disco è uscito, è bello, esageriamo? Molto bello! Dieci canzoni per un totale di 38 minuti, conciso, con un bel suono nitido (l’ingegnere del suono è il mitico Bob Ludwig e si sente!) e si fa ascoltare con gran piacere: dall’iniziale Gloria, uno stupendo country-gospel secolare dove la voce di Felice si confronta nel suo “call” con un response “nero” ma con retrogusti serenamente country weast-coast e belle armonie vocali. Shine On You con un’armonica molto younghiana (e pure il suono della chitarra!) e un bel intreccio vocale dei vari componenti del gruppo è un altro brano da grandi spazi mentre Shaky con i suoi riferimenti ai Jackson 5 e le sue ritmiche cariche di negritudine vira verso tematiche più funky ma parte come un gemello diviso alla nascita di For What’s Is Worth dei Buffalo Springfield, e non c’è niente di male in questo se poi il brano diventa così bello e coinvolgente, ancora con quelle voci così deliziose nella loro coralità e echi della psichedelia morbida del Donovan fine anni ’60, il sax nella parte finale aggiunge pepe alle procedure musicali.

Right Now ancora con quei brillanti incroci vocali tra il folk-rock portato da Felice e le derive soul dei componenti neri del gruppo con la voce femminile nel mezzo ad amalgamare il tutto è un altro momento topico del disco. Hudson River è soul puro di ottimo caratura, tra Sam Cooke e il Reverendo Al Green, molto derivativo ma chi se ne importa se il brano ti “acchiappa” e questo lo fa.

Simi Stone è la voce femminile del gruppo (nonchè violinista) e assume il comando delle operazioni nell’esuberante No Easy Way Out, qui il suono si fa più grintoso ma con le consuete dinamiche di alternanza tra rock e momenti più riflessivi. You And I è una meravigliosa ballata acustica, alla Crosby, Stills and Taylor, come si diceva prima, ma a cui le improvvise aperture sonore aggiungono profondità inconsuete al sound del gruppo. Children Of The Sun è un altro brano dove la psichedelia morbida si coniuga con soul e coralità weast-coastiana (qualcuno ha detto Graham Nash?) con il violino della Stone a impreziosire le trame sonore.

Have You Seen It è un altro momento che proviene dal songbook di CSN (& Y) ma dalle prime pagine, quelle migliori e loro lo conoscono bene.

Tutti i brani oscillano tra i 3 e 4 minuti scarsi l’unica eccezione è la conclusiva Don’t Take That Plane Tonight dove le chitarre si sfidano in una bella jam centrale che mi ha ricordato i Blue Rodeo ( e di rimando i momenti epici di Young), molto presente un basso danzante evidenziato dalla estrema nitidezza del suono e il finale che evidenzia a sua volta la vocalità di Simi Stone, vagamente dissonante.

Bello, non aggiungerei altro!

Bruno Conti