Per La Legge Di Compensazione, Il Passato, Il Presente E Anche Il Futuro Del Cantautorato Inglese. Thea Gilmore – The Counterweight

thea gilmore the counterweight

Devo ammettere che è sempre un piacere parlarvi di Thea Gilmore, considerata da chi scrive senza ombra di dubbio, una delle migliore cantautrici inglesi delle ultime generazioni. In pista dal finire degli anni ’90, Thea,  un amore sviscerato per la musica d’autore americana (con ovviamente Bob Dylan e Joni Mitchell come principali fonti di ispirazione, ma anche la Denny, di cui tra un attimo), nella sua ormai lunga carriera è riuscita sempre ad alzare l’asticella della qualità, con lavori” imperdibili”, tra i quali mi piace ricordare Avalanche, Harpo’s Ghost, Murphy’s Heart, John Wesley Harding (rilettura dell’omonimo album di Dylan), Don’t Stop Singing with Sandy Denny (il titolo dice tutto http://discoclub.myblog.it/2013/06/08/la-piu-americana-folk-singer-inglese-thea-gilmore-regardless/ ), e i più recenti Regardless http://discoclub.myblog.it/2013/06/08/la-piu-americana-folk-singer-inglese-thea-gilmore-regardless/  e Ghosts And Graffiti http://discoclub.myblog.it/2015/06/17/pagine-antiche-nuove-rara-bellezza-thea-gilmore-ghosts-graffiti/ , recensiti puntualmente su queste pagine.

Questo The Counterweight è il diciassettesimo lavoro (contando anche Ambitious Outsiders, che stranamente non viene mai elencato nelle varie discografie), casualmente, ma non troppo, è stato concepito e poi registrato nei mesi della Brexit, e in alcuni brani iniziali e finali dell’album, la situazione viene proprio documentata e certificata da un’artista attenta e provocatoria come la Gilmore: sono un totale di 18 canzoni nell’edizione deluxe (ma va benissimo anche la versione standard con 13 brani), in cui il marito polistrumentista Nigel Stonier (eccellente cantautore anche di suo) suona di tutto, con l’apporto del noto chitarrista Robbie McIntosh (Pretenders),  di Paul Beavis alla batteria, di James Kelly alla e-bow guitar in un pezzo,, il tutto con la particolarità di una sezione di archi composta da 9 elementi, guidata da Peter Whitfield, ad accompagnare le delicate interpretazioni della cantautrice “anglosassone”.

I “contrappesi” della Brexit (ma non solo, in generale dei tempi che viviamo, come ci ricorda anche la bella copertina dell’album) iniziano ad oscillare sulle note di un pianoforte nella tenue Fall Together, cantata in uno stile quasi alla Annie Lennox, e proseguono con i suoni leggermente “pop-tecno” di Leatherette, il ritmo costante della politica Reconcile, per poi sfoderare violini e altri archi nell’ariosa Sounds Good To Me. Con la bellissima Rise si ritorna alle ballate pianistiche d’atmosfera, mentre con Johnny Gets A Gun Thea vuole omaggiare tutte le vittime dell’odioso attentato avvenuto ad Orlando in Florida, per passare al ritmo incalzante di Another Damn Love Song, e ad una ancora una accorata Slow Fade To Black dove emerge il lato più intimistico e delicato della Gilmore. La parte finale del inizia con la spettrale litania di The Lucky Hum, a cui fa seguito il pop-rock “sinfonico” di New, un commovente brano pianoforte e voce come Here’s To You, e chiudere con la bella e sofferta The War, a ricordare l’omicidio della politica britannica Helen Joanne “Jo” Cox, avvenuto il 16 Giugno dello scorso anno, proprio nel pre-Brexit.

Le bonus tracks, a differenza di altre occasioni, completano un lavoro di spessore con la ballata pianistica Shiver, una divertente pop-song come Debt,, l’intrigante ritmo di una ammaliante There Was A Wedding, che vuole stupire l’ascoltatore, per ritornare alle atmosfere acustiche di Walkaway, e a quelle eleganti e pacate di una rilassante ballata come I Lift My Lamp. Questo The Counterweight è sicuramente uno dei dischi meno commerciali della Gilmore (anche se a tratti lo è, per la legge dei contrappesi), e forse anche per questo uno dei suoi migliori, proponendo come al solito un “cocktail” musicale che passa dal pop al folk, attraverso il rock di chiara impronta americana, consolidando Thea Gilmore ancora una volta un artista di vaglia, dotata di una penna incisiva e tagliente (e particolarmente prolifica visto le regolari uscite durante la sua carriera), se Bruce Springsteen e Joan Baez sono suoi fans,  evidentemente merita almeno di essere ascoltata. Chapeau, come sempre!

Tino Montanari

Pagine “Antiche” E Nuove Di Rara Bellezza ! Thea Gilmore – Ghosts & Graffiti

thea gilmore ghost and graffiti

Thea Gilmore – Ghosts & Graffiti – Full Fill Records –CD o 2 LP Deluxe Edition

Dal suo esordio (a soli 18 anni) con Burning Dorothy (98), Thea Gilmore ha pubblicato da allora 14 album (13 in studio e 1 live), quattro EP e numerosi singoli (oltre a brani in vari album “tributo” assortiti), e oggi, all’alba dei 36 anni, sposata e madre di 2 figli, raggiunge quota quindici con questa sorta di raccolta, Ghosts & Graffiti, dove rivisita il suo catalogo inserendo quattro canzoni nuove, sei brani con nuove versioni di vecchio materiale, rarità e pezzi radiofonici, e collaborazioni con artisti del calibro di Joan Baez, Billy Bragg, Waterboys, King Creosote, Joan As Policewoman, I Am Kloot e John Cooper Clarke (poeta inglese e cantante punk-rock).

Nei 25 brani della Deluxe Edition in vinile, gli album più saccheggiati sono Strange Communion, Avalanche, Don’t Stop Singing http://discoclub.myblog.it/2011/11/20/forse-non-come-l-originale-ma-sempre-un-ottima-cantautrice-m/  , Murphy’s Heart, Rules For Jokers e Regardless (recensito da chi scrive http://discoclub.myblog.it/2013/06/08/la-piu-americana-folk-singer-inglese-thea-gilmore-regardless/ ), mentre le canzoni nuove (o precisamente mai apparse prima) partono con l’iniziale mid-tempo di Copper https://www.youtube.com/watch?v=UW9aWc0FPyE , il singolo Coming Back To You con i suoi svolazzi di violoncello e violino, il country-folk di un’ariosa Live Out Love e il blues paludoso di una intrigante Wrong With You.

Le rielaborazioni partono con This Girl Is Taking Bets https://www.youtube.com/watch?v=E1wm58dpKCk , una specie perfetto “rockabilly” con la chitarra di Robbie McIntosh, che vede Thea condividere la voce con la brava Joan Wasser (Policewoman) al pianoforte , e proseguono con la scintillante Glistening Bay (tratta dall’album dedicato alla grande Sandy Denny Don’t Stop Singing) che la vede accompagnata dall’attuale incarnazione dei grandi Waterboys, che danno al brano un suono più corposo https://www.youtube.com/watch?v=YK6zUnLziwM . Poi arrivano in sequenza il giro di chitarra di una Razor Valentine (una storia d’amore con Billie Holidayhttps://www.youtube.com/watch?v=TuRo17BVs2M , eseguita con il gruppo I Am Kloot (e la voce del cantante John Bramwell), con in sottofondo il sax di Pete McPhail, l’eccellente ballata Old Soul, cantata da Thea con violini e violoncelli a sostegno, l’atmosfera molto diversa di Don’t Set Foot Over The Railway Track, che non poteva che essere declamata dal leggendario poeta-punk John Cooper Clarke (su un tessuto di tastiere), e il lento valzer Inverigo eseguito con il cantautore scozzese King Creosote, dalla melodia molto “dylaniana”. Da segnalare inoltre il pop alla Indigo Girls di una gioiosa Start As Mean To Go On, una canzone politica come My Voice cantata con il censore più politico anglosassone Billy Bragg e il banjo del compagno di vita Nigel Stonier, con un’altra stupenda ballata in duetto con la sempre giovane Joan Baez Inch By Inch, su un tessuto di pianoforte e fisarmonica https://www.youtube.com/watch?v=jj-ysx4_r8w , i suoni spettrali di una sussurrata Avalanche https://www.youtube.com/watch?v=caNh-GklCZU , le scorribande folk di Juliet, e le atmosfere natalizie delle note di That’ll Be Christmas https://www.youtube.com/watch?v=Ep2ilaIU8g8 , che chiudono per ora un percorso di una carriera lunga 17 anni, vissuta tra alti (tanti) e bassi (pochi), ma sempre con grande coerenza.

Per chi scrive Thea Gilmore, con Jude Johnstone e Angie Palmer, si gioca lo scalino più alto del podio come  migliore songwriter inglese “sconosciuta” dell’ultima generazione, con un cocktail musicale che spazia dal folk al pop, attraverso il rock di chiara matrice americana, e tutto questo lo deve  ai suoi genitori Irlandesi che l’hanno cresciuta in un villaggio (da favola) nella campagna inglese dello Oxfordshire, dove è stata “abbeverata” con una solida colonna sonora di base, composta da Dylan, Beatles, Hendrix, e Fairport Convention. Per chi ama il genere un lavoro e una raccolta superba!

Tino Montanari

Novità Di Maggio Parte I. Yes, E L & P, Karen Dalton Tribute, Milk Carton Kids, Giant Sand, Dar Williams, Eilen Jewell, Thea Gilmore, Romi Mayes

yes progeny shows E L & P Once Upon a Time Live in south america

Siamo a fine mese, solita panoramica sulle uscite più interessanti di Maggio, titoli che non hanno già avuto o avranno (alcuni anche di quelli che leggerete fra poco) uno spazio specifico sul Blog. Alcuni titoli sono in lavorazione e li leggerete nei prossimi giorni.

Partiamo con due cofanetti. La Atlantic del gruppo Warner ha pubblicato un paio di giorni fa questo cofanetto da 14 CD dedicato agli Yes, si intitola Progeny : Seven Shows From Seventy-Two e come dice il titolo raccoglie 7 concerti completi registrati nel 1972, queste le date:

  • October 31, 1972 Toronto, Canada
  • November 1, 1972 Ottawa, Canada
  • November 11, 1972 Durham, NC
  • November 12, 1972 Greensboro, NC
  • November 14, 1972 Athens, GA
  • November 15, 1972 Knoxville, TN
  • November 20, 1972 Uniondale, NY

E questa la formazione del tour: Jon Anderson (vocals), Steve Howe (guitar), Chris Squire (bass),Rick Wakeman (keyboards), Alan White (drums). Se non siete fans sfegatati o maniaci degli Yes (e anche se lo siete) il “problema” risiede nel fatto che i brani sono gli stessi per tutti i sette concerti, ovvero:

Opening (Excerpt From Firebird Suite)
Siberian Khatru

I’ve Seen All Good People
a. Your Move
b. All Good People

Heart Of The Sunrise

Clap/Mood For A Day

And You And I
i. Cord Of Life
ii. Eclipse
iii. The Preacher The Teacher
iv. Apocalypse

Close To The Edge
i. The Solid Time Of Change
ii. Total Mass Retain
iii. I Get Up I Get Down
iv. Seasons Of Man

Excerpts From “The Six Wives Of Henry VIII”

Roundabout

Yours Is No Disgrace
Per risolvere il problema è uscito anche un doppio CD che si chiama Progeny – Highlights From Seventy-Two  che contiene la stessa sequenza di brani, ma con le versioni “migliori” estratte dalle singole date, che sarebbe questa:

Opening (Excerpt From Firebird Suite)
Siberian Khatru
Nassau Coliseum, Uniondale, New York, November 20, 1972

I’ve Seen All Good People
a. Your Move
b. All Good People
20 Nov 1972: Nassau Veterans Memorial Coliseum, Uniondale, New York, USA

Heart Of The Sunrise
15 Nov 1972: Knoxville Civic Coliseum, Knoxville, Tennessee, USA

Clap/Mood For A Day
12 Nov 1972: Greensboro Coliseum, Greensboro, North Carolina, USA

And You And I
i. Cord Of Life
ii. Eclipse
iii. The Preacher The Teacher
iv. Apocalypse
11 Nov 1972: Duke University, Durham, North Carolina, USA

Close To The Edge
i. The Solid Time Of Change
ii. Total Mass Retain
iii. I Get Up I Get Down
iv. Seasons Of Man
11 Nov 1972: Duke University, Durham, North Carolina, USA

Excerpts From “The Six Wives Of Henry VIII”
12 Nov 1972: Greensboro Coliseum, Greensboro, North Carolina, USA

Roundabout
31 Oct 1972: Maple Leaf Gardens, Toronto, Ontario, Canada

Yours Is No Disgrace
12 Nov 1972: Greensboro Coliseum, Greensboro, North Carolina, USA
Il Box si presenta così…

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Veniamo agli Emerson, Lake & Palmer: oltre alla ristampa “potenziata” di Trilogy, uscita ad inizio aprile per la Sony, che però nella tripla confezione, 2 CD + DVDA, presentava di inedito solo un alternate mix di From The Beginning e nuove versioni stereo e 5.1 Dolby surround nel DVD audio,  esce anche questo Once Upon A Time Live In South America, etichetta Code 7 Rockbeat, 4 CD con tre concerti registrati nei reunion tours sudamericani degli anni ’90 Estadio Chile, Santiago, April 1, 1993; Obras Stadium, Buenos Aires, Argentina, April 5, 1993;  Metropolitan Theater, Rio de Janeiro, Brazil on August 16, 1997, queste le tracce contenute nei quattro dischetti: Disc 1 1.Introduction Fanfare 2.Tarkus 3.Knife Edge 4.Paper Blood 5.Black Moon 6.Close To Home 7.Creole Dance 8.Still You Turn Me On 9.C’est La Vie 10.Lucky Man 11.Honky Tonk Woman 12.Touch And Go 13.Pirates Disc 2 1.Hoedown 2.Pictures At An Exhibition 3.Fanfare For The Common Man 4.Introductory Fanfare 5.Tarkus 6.Knife Edge 7.Paper Blood 8.Black Moon 9.Emerson Piano Solo Disc 3 1.Creole Dance 2.From The Beginning 3.Cest La Vie 4.Lucky Man 5.Honky Tonk Train Blues 6.Touch And Go 7.Pirates 8.Hoedown 9.Instrumental Jam 10.Pictures At An Exhibition Disc 4 1.Fanfare For The Common Man 2.Karn Evil 4.Touch and Go 5.From the Beginning 6.Knife Edge 7.Lucky Man 8.Tarkus 9.Pictures at an Exhibition 10.21st Century Schizoid Man 11.America
remembering mountains unheard songs karen dalton
In questi giorni la benemerita Tompkins Square pubblica questo Remembering Mountains: Unheard Songs From Karen Dalton, un progetto curato dal chitarrista americano Peter Walker, che è il curatore dell’eredità musicale della sfortunata e dalla vita tormentata cantautrice Karen Dalton, uno dei “tesori perduti” della musica anni ’60 e ’70, che ha affidato ad una pattuglia di voci femminili alcune canzoni inedite trovate negli archivi.
Ovviamente se ne parlerà sul Blog, per il momento questo è l’interessante contenuto:
1. Remembering Mountains – Sharon Van Etten
2. All That Shines Is Not Truth – Patty Griffin
3. This Is Our Love – Diane Cluck
4. My Love, My Love – Julia Holter
5. Met An Old Friend – Lucinda Williams
6. So Long Ago And Far Away – Marissa Nadler
7. Blue Notion – Laurel Halo
8. For The Love I’m In – Larkin Grimm
9. Don’t Make It Easy – Isobel Campbell
10. At Last The Night Has Ended – Tara Jane O’Neil
11. Met An Old Friend – Josephine Foster
milek carton kids monterey
Un paio di settimane fa è uscito anche il secondo (se non contiamo un paio di progetti indipendenti) album dei Milk Carton Kids , Monterey, il duo folk acustico che sostiene di non ispirarsi ai primi Simon & Garfunkel, e ci crediamo, ma comunque li ricorda moltissimo. Anche per l’occasione, solo voci e chitarre acustiche, Kenneth Pattengale e Joey Ryan, sono molto amati da Joe Henry, che per il momento firma solo le note di copertina dei loro dischi, in attesa magari di una futura produzione, l’etichetta è sempre la Epitaph/Anti e il disco è molto buono, come il precedente, ne parleremo più diffusamente, sempre tempo permettendo, appena possibile https://www.youtube.com/watch?v=ih-ym3EWH2w .
giant sand heartbreak pass
Howe Gelb ha ripristinato la sigla Giant Sand per questo nuovo Heartbreak Pass che festeggia il 30° anniversario della nascita del gruppo Alt-County-Rock americano, uno dei pionieri del genere (ma tuttora in attività come Giant Giant Sand, vedi l’ottimo Tucson del 2012), la cui sezione ritmica storica vedeva John Convertino e Joey Burns, che poi avrebbero fondato i Calexico. Per questo nuovo album, uscito il 5 maggio su New West, Gelb oltre ad essere una sorta di one man band ha invitato moltissimi ospiti: Vinicio Capossela, voce recitante in un brano, Steve Shelley, ex Sonic Youth, alla batteria, John Parish, Maggie Bjorklund alla pedal steel, Grant-Lee Phillips, Jason Lytle dei Grandaddy, Winston Watson, il primo batterista, poi anche con Dylan, ma pure Chris Cacavas & Ed Abbiati, recentemente. Il CD più che vecchie canzoni rivisita i vari stili che hanno segnato la storia del gruppo e mi pare molto buono. https://www.youtube.com/watch?v=z3j522N_NNY e https://www.youtube.com/watch?v=UWnBrw_h2Ig
Per concludere vi segnalo in breve, perché verranno recensiti per esteso tutti e quattro, i nuovi album di alcune eccellenti cantautrici, tra le preferite del Blog.
dar williams emeraldeilen jewell sundown over
Il nuovo album di Dar Williams http://discoclub.myblog.it/2012/05/03/difficilmente-ne-sbaglia-uno-dar-williams-in-the-time-of-god/ si chiama Emerald, esce per una piccola etichetta etichetta inglese, la Bread And Butter Music, come al solito molto buono https://www.youtube.com/watch?v=pBJV9bP4h3Y. Quello nuovo di Eilen Jewell, sentita l’ultima volta con i Sacred Shakers http://discoclub.myblog.it/2014/02/11/che-genere-fanno-the-sacred-shakers-live/ si intitola Sundown Over Ghost Town e viene pubblicato dalla Signature Sounds, nell’attesa della recensione completa vogliate gradire https://www.youtube.com/watch?v=k1mlxZvui0w
romi mayes devil on both shoulders thea gilmore ghost and graffiti
Nuovi album anche per Romy Mayes http://discoclub.myblog.it/2011/06/30/ci-vuole-coraggio-romy-mayes-lucky-tonight/, titolo Devil On Both Shoulders, è il suo sesto album, esce a livello indipendente, la cantante canadese ha come sempre un bel sound elettrico  https://www.youtube.com/watch?v=bIDdLy9bO4w
Il CD nuovo di Thea Gilmore, l’unica inglese del quartetto, bellissima voce,  http://discoclub.myblog.it/2013/06/08/la-piu-americana-folk-singer-inglese-thea-gilmore-regardless/ e http://discoclub.myblog.it/2011/11/20/forse-non-come-l-originale-ma-sempre-un-ottima-cantautrice-m/ pubblica il suo nuovo album Ghosts And Graffiti, etichetta Full Fill, che è una sorta di retrospettiva sulla sua carriera, ma nei 20 brani che lo compongono (25 nel doppio LP) ci sono quattro nuove canzoni, sei versioni re-incise di vecchi brani e duetti con Joan Baez, Billy Bragg, i Waterboys, Glistening Bay, un duetto cantato con Mike Scott e altre chicche. Anche questo prossimamente sul Blog, nell’attesa https://www.youtube.com/watch?v=WDZe7AX1uP0
Per oggi è tutto, domani o dopo il seguito, con le ristampe più valide del mese e una anticipazione delle uscite di lunedì, un paio veramente interessanti.

Bruno Conti

La Più “Americana” Folk Singer Inglese! Thea Gilmore – Regardless

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Thea Gilmore – Regardless – Fullfill Records – 2013

Oggi vi parlo, con estremo piacere, di una cantautrice che nel cuor mi sta. Thea Gilmore è una cantante anglosassone, nata nell’Oxfordshire da genitori irlandesi, alla ribalta dal lontano ‘98 , giunta con questo lavoro Regardless al quattordicesimo album (se non ho sbagliato i conti). Thea ha iniziato la sua carriera lavorando in uno studio di registrazione, dove è stata scoperta da Nigel Stonier, collaboratore di lunga data prima, e dal 2005 anche produttore, nonché co-autore e, last but not least, suo marito. Dopo l’esordio con Burning Dorothy (98), sforna con “certosina” regolarità The Lipstick Conspiracies (2000), Rules For Jokers (2001), Songs From The Gutter (2002), Avalanche (2003), Loft Music (2004), Harpo’s Ghost (2006), Liejacker (2008), lo splendido live in parte acustico ed in parte elettrico, Recorded Delivery (2009), Strange Communion (2010), Murphy’s Heart (2011), raggiungendo la piena maturità con gli omaggi a Bob Dylan John Wesley Harding, e alla grande Sandy Denny con Don’t Stop Singing (2011). forse-non-come-l-originale-ma-sempre-un-ottima-cantautrice-m.html

Le tracce registrate in questo Regardless sono tutte sue, con l’eccezione di tre brani firmati con il marito Nigel: a partire dallo scorrevole pop di  Start As We Mean To Go On, sorretto da brillanti chitarre e con un ritornello piuttosto orecchiabile, proseguendo con una romantica slow ballad dalla buona melodia come Punctuation, e finendo il trittico con l’ariosa Love Came Looking For Me dal seducente riff orchestrale.

Aiutano la Gilmore  in questo nuovo album (oltre al suddetto marito polistrumentista), un manipolo di valenti musicisti, tra cui è giusto menzionare Paul Beavis alla batteria e percussioni, Robbie McIntosh alle chitarre (non dimenticato componente dei Pretenders e della band di paul McCartney) e le violiniste Sarah Spencer e Susannah Simmons. Il disco è molto godibile, alterna momenti rock, come la veloce Something To Sing About, a deliziose ballate di stampo cantautorale come la title-track Regardless e I Will Not Disappoint You, per poi passare alle percussioni latine di This Road, e finire con il lato più intimo di Thea con Let It Be Known e My Friend Goodbye, che colpiscono per la delicata interpretazione.

Regardless è un lavoro davvero buono (forse non un capolavoro), un CD dagli arrangiamenti vari e ricchi (una sorta di piccola orchestra diretta dal marito Nigel Stonier) e Thea Gilmore è un’artista di vaglia, possiede una bella voce (per chi scrive ricorda un po’ quella di Sheryl Crow) *, depositaria di un suono diretto e senza fronzoli, che colpisce per freschezza e personalità. Da ascoltare più volte, con la certezza, che se avete dubbi al riguardo, per il sottoscritto basta ascoltarla anche una volta sola.

Tino Montanari

*NDB E perché non Sandy Denny!?

Novità Di Maggio Parte III. Cheap Trick, David Bowie, Thea Gilmore, Joe Satriani, Peter Rowan, Noah And The Whale

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Proseguiamo la disamina delle novità in uscita il 7 maggio (e non solo) con un paio di cofanetti e un “vecchio amico”.

L’uscita dei titoli in cofanetto della Sony dal catalogo Columbia, Epic, RCA, Arista prosegue inarrestabile. Mentre tornano disponibili per l’Europa il box dedicato alla Mahavishnu Orchestra e quello mega, da 25 CD, The Complete Rca Albums, dedicato alla discografia di John Denver e rilanciato dal recente ottimo tributo Music Is You, come novità esce questo The Complete Epic Albums Collection, che in 14 CD raccoglie tutta la produzione dei Cheap Trick tra il 1977 e il 1990:

  • 1. Cheap Trick (Expanded)
  • 2. In Color (Expanded)
  • 3. Heaven Tonight (Expanded)
  • 4. At Budokan: The Complete Concert (2 CDs)
  • 5. Dream Police (Expanded)
  • 6. Found All the Parts
  • 7. All Shook Up
  • 8. One on One (newly remastered for this box)
  • 9. Next Position Please (Authorized Version)
  • 10. Standing on the Edge (newly remastered for this box)
  • 11. The Doctor (newly remastered for this box)
  • 12. Lap of Luxury  (newly remastered for this box)
  • 13. Busted (newly remastered for this box)

Più modesto, ma sempre a prezzo “cheap”, esce anche un cofanetto da 5 CD di David Bowie, si chiama Zeit 77-79, con la trilogia berlinese, Low (1977), Heroes (1977), Lodger (1979), più il doppio dal vivo Stage (1978) nel remaster del 2005 fatto da Tony Visconti con Stand e Be My Wife aggiunte. La differenza, oltre al prezzo assai contenuto, è che escono su etichetta EMI dopo essere stati su RCA e Rykodisc.

Quest’anno a luglio compie 71 anni anche lui, ma Peter Rowan non dà segnali di volersi ritirare, questo The Old School esce a tre anni dal precedente Legacy, pubblicato come Peter Rowan Bluegrass Band e si aggiunge alla ventina di album pubblicati come solista, oltre ad innumerevoli collaborazioni ed ai dischi pubblicati con gli Earth Opera, i Seatrain, gli Old & In The Way (con Jerry Garcia) e i Rowans (con i fratelli). La musica, a parte gli inizi, tra rock, psychedelia e country, ha sempre ruotato attorno al bluegrass, la old time music, il folk e anche questo nuovo The Old School, edito a fine aprile dalla Compass, gravita sempre intorno a questi stili. Il sound del disco richiama alla mente i suoi inizi quando era uno dei componenti della band di Bill Monroe (peraltro solo per un anno tra il ’66 e il ’67): musica suonata con strumentazione acustica, molti ospiti “famosi”, Del McCoury e altri componenti della famiglia, i violinisti Buddy Spicher e Stuart Duncan, uno degli iniziatori del new grass, JD Crowe, l’ottantenne mandolinista Bobby Osborne e altri “giovanotti”, tra i quali spicca il bassista Dennis Crouch, l’unico, penso, sotto i 50 anni. Ma l’album ha una freschezza ed un vigore che lo colloca tra i migliori album in assoluto tra quelli realizzati da Rowan. Ovviamente solo per chi ama il genere.

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Altro terzetto eterogeneo.

Avevamo lasciato Thea Gilmore nel 2011 con due album “nuovi”: John Wesley Harding dove riproponeva nella sua versione tutto il classico disco di Bob Dylan e poi Don’t Stop Singing il CD con brani creati dalla stessa Thea a partire da testi inediti ritrovati di Sandy Denny (disco che era entrato anche, miracolosamente nella top 100 inglese). Entrambi i dischi molti belli per chi scrive, che ama particolarmente questa cantautrice di Oxford. Ora, dopo la pausa per maternità. esce Regardless, il nuovo album di studio distribuito come di consueto dalla Fullfill e prodotto dal collaboratore abituale Nigel Stonier. Gli arrangiamenti di archi di Pete Wingfield non hanno incontrato il favore di tutti ma da quello che ho potuto ascoltare la voce (il suo “strumento” migliore”) è sempre in bella evidenza.

Nuovo album anche per Joe Satriani, il 14° in studio, si chiama Unstoppable Momentum ed esce, come al solito, per la Epic. Tutto strumentale, e anche questa non è una novita, nel disco suonano, Vinnie Colaiuta alla batteria, Chris Chaney dei Jane’s Addiction al basso e Mike Keneally, alle tastiere, vecchio collaboratore di Zappa e Stevie Vai, che passa al “nemico”.

Quarto album di studio per Noah And The Whale, titolo Heart Of Nowhere, etichetta Mercury, as usual, nella title-track appare come ospite Anna Calvi. Le recensioni delle riviste inglesi sono state abbastanza positive, non ho avuto tempo di sentirlo per cui non vi so dire. La canzone del video è molto piacevole.

Anche per oggi, per le novità, è tutto. A domani per il resto.

A parte potete leggere la recensione del nuovo Archie Roach, Tino “dall’Australia”, ma in quali altri Blog musicali? La ricerca continua.

Bruno Conti

Forse Non Come L’Originale, Ma Sempre Un’Ottima Cantautrice! Music Thea Gilmore, Words Sandy Denny – Don’t Stop Singing

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Thea Gilmore – Music Thea Gilmore Words Sandy Denny Don’t Stop Singing -Island

Più che un titolo un breve racconto! Ma descrive bene le mie impressioni su questo CD di Thea Gilmore che interpreta alcuni testi inediti di Sandy Denny, trovati in Australia dal ramo Lucas della famiglia di Sandy. Come ho già detto brevemente in precedenti occasioni a me questo album piace: non sarà un capolavoro assoluto, ma se unisci una delle giovani (si può dire, essendo nata a Oxford nel 1979) e più prolifiche cantatutrici inglesi (dal ’98 a oggi, 13 album più alcuni EP), nonchè tra le più brave, con quella, che a parere di chi vi scrive, è stata la più grande cantante inglese di sempre, questo Don’t Stop Singing non poteva mai essere un fiasco. Come invece, anche questo già detto, sembra averlo considerato il recensore della rivista inglese Mojo che gli ha riservato due ignominiose stellette che non si danno neanche al ultimo disco di Cliff Richard (o a quello sì? E’ nella pagina prima della rivista)!

Come saprà chi legge questo Blog io non ho problemi a parlare dei pareri espressi da altri, purché motivati e poi dire a mia volta quello che penso anche dilungandomi quando è il caso. Vediamo cosa dice tale Andy Fyfe: intanto il titolino della recensione “Testi perduti di una leggenda del Folk interpretati in modo deludente”, poi elabora ulteriormente “Invece (riferito alla scelta della famiglia di Sandy, Nda) hanno trovato la Gilmore, la cui levigata interpretazione del folk spesso divide le opinioni. I risultati sono lontani da quelli che avrebbero potuto essere. I testi della Denny sono insolitamente diretti (forse perché non erano destinati a diventare canzoni! Nda), ma il problema ricade sulla Gilmore, la sua voce affettata mostra poco dell’abbandono emozionale che Sandy regalava nel suo lavoro, mentre gli arrangiamenti ricchi di archi troppo spesso ricordano musicals di seconda mano o, in modo sconcertante, il country per una canzone che tratta della più americana tra tutte le città, Londra”. E’ anche sarcastico,o non ama la Gilmore, prima di concludere, con una battuta da Festival dell’ovvietà: ” E’ difficile non pensare che qualcuno che ha lavorato con la Denny – magari Richard Thompson – avrebbe costruito una veste più elegante per queste canzoni, che fanno di questo Don’t Stop Singing una occasione mancata”. Strano che non le ha anche detto di andare a nascondersi nel deserto australiano!

Partiamo dall’ultima affermazione. E perchè non Joni Mitchell o Bob Dylan che avrebbero provveduto a cancellare i testi e a riscriverli ex novo? Mi sembra ovvio che Richard Thompson avrebbe potuto fare un lavoro migliore, ma perché è più bravo della Gilmore e i suoi lavori sono comunque di grande spessore. Sulla obiezione riguardo al fatto che una canzone come London ha un “suono americano”, ed è, detto per inciso, una bellissima canzone dove Thea Gilmore ha una voce che ricorda la migliore Rosanne Cash, non è mica obbligatorio che una canzone che tratta nel testo di una città inglese debba essere suonata con un approccio londinese o che un brano, per dire, tratto da Tumbleweed Connection, il disco più “americano” di Elton John debba essere suonata con banjo, dobro e pedal steel, per una maggiore autenticità, mi sembra una pirlata.

Intanto Thea Gilmore si è conquistata la stima di pubblico e critica con una lunga serie di ottimi album sicuramente influenzati dalla musica americana ma che mostrano un talento notevole all’opera e non per nulla l’ultimo è un tributo a Bob Dylan per i suoi 70 anni, dove ha reinterpretato John Wesley Harding dall’inizio alla fine con eccellenti risultati. Tornando a questo Don’t Stop Singing ci sono parecchi brani che ricatturano lo spirito dei brani originali di Sandy Denny, a partire dall’iniziale Glistening Bay, imbevuto della tipica dolce malinconia delle migliori ballate di Sandy con l’hammered dulcimer di Maclaine Colston che ne caratterizza il suono che poi via via si arricchisce con una ampia strumentazione, anche gli archi, che peraltro erano spesso presenti anche nei dischi originali della Denny, e penso a Like An Old Fashioned Waltz.

Il collaboratore abituale musicale della Gilmore in questo come negli altri dischi della sua produzione, è il marito Nigel Stonier, che suona chitarre, piano, harmonium, basso, ukulele, melodica, armonica e tutto quanto serve per rendere più pieno il sound del disco. Quando serve c’è anche John Kirkpatrick, l’unico nome celebre, che con accordian e concertina dà quel tocco folk al disco.

Don’t Stop Singing, la title-track, ha quell’approccio vocale alla Joni Mitchell, una cantante amata anche da Sandy Denny, con degli intrecci tra tappeti di chitarre acustiche ed un organo, che si amalgano molto bene con harmonium e fisa. Frozen Time è una ballata pianistica che ricorda forse più la prima Sarah McLachlan o Kate Bush con inserti celtici new age, che la cantante inglese ma ha quei colori autunnali cari a Sandy e piacevoli intrecci vocali. Anche Goodnight rimane su queste coordinate e mi ha ricordato per certi versi quelle atmosfere barocche orchestrali un po’ alla Judy Collins del periodo centrale o certe cose di Mary Black, anche se onestamente non è un brano memorabile, qui il richiamo ai musicals glielo appoggio. Di London abbiamo detto, Pain In My Heart con il cello in evidenza ha addirittura dei richiami ai Beatles del McCartney di Eleanor Rigby anche senza arrivare a quei livelli ma la classe della Gilmore c’è tutta e anche la sua bella voce molto evocativa.

Sailor costruita attorno ad un bel tappeto di percussioni e arricchita da chitarre acustiche, il solito harmonium ed un bel violino ha il fascino di certi brani del repertorio della Sandy anche se, per ovvi motivi, la voce e il modo di interpretare sono diversi. Quello che sembra un bouzouki ci introduce a Song #4 un’altra canzone affascinante che forse non ricorda la Denny ma lo stile della Gilmore che fino a prova contraria ha scritto le musiche di questo disco senza applicare la tecnica della carta carbone ai testi ritrovati. Più raccolta ed acustica, Long Time Gone è un altro bell’esempio della tecnica compositiva di Thea che la canta con grande partecipazione.

Per concludere rimane Georgia, un’altra ballata maestosa ed avvolgente che avrebbe, penso, incontrato l’approvazione di Sandy Denny, avrà un sound americano. che peraltro la cantante scomparsa amava moltissimo, ma è proprio bella. Parere personale contro parere personale, poi vedete voi, se vi piacciono le belle voci femminili è una buona occasione per scoprirla se la non conoscete, magari poi per risalire a ritroso la carriera di Thea Gilmore. Un appunto finale: parlano male di noi italiani ma i curatori della Island inglese (OK non è un’artista sotto contratto con loro) sono riusciti a scrivere sulla costa del CD “Thea Gilmour”, ma per favore?!?, magari diventerà una rarità come il Gronchi rosa!

Bruno Conti

Novità Di Novembre Parte II. Sigur Ros, Thea Gilmore, Etta James, Rush, Scorpions, Cass McCombs, Judy Collins, Laura Veirs, Billy Joel

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Seconda “ondata” di uscite di Novembre, sempre in aggiunta a quanto “anticipato” a parte con Post ad uopo, tipo Pink Floyd Wish You Were Here nelle varie edizioni, Deep Purple BBC Sessions, il Carole King natalizio, Daryl Hall Laughing Down Crying.

Esce un nuovo doppio CD con DVD (o BluRay) dei Sigur Ros, si chiama Inni e si tratta della registrazione di un concerto tenuto nel novembre del 2008 all’Alexandra Palace di Londra (Ally Pally per gli inglesi). Girato in alta definizione dal regista Vincent Morisset è stato trasferito su pellicola 16 mm e ri-filmato di nuovo e “trattato” attraverso specchi e altri oggetti, per creare degli effetti unici, da Karl Lemieux che di solito collabora con i Godspeed You! Black Emperor. Sembra un interessante seguito di Heima. Poteva mancare una limited edition con cartoline? Etichetta Krunk.

Il progetto di Thea Gilmore (ma la conoscete?), musica e voce e Sandy Denny, parole, era in gestazione dal mese di agosto. Esce per la Island la settimana prossima, si chiama Don’t Stop Singing e non vedo l’ora di sentirlo visto che mi piacciono entrambe e la Gilmore è una delle nuove cantautrici più interessanti ed era stata scelta espressamente per dare vita a questo progetto. Sulla rivista Mojo di Dicembre l’hanno un po’ stroncato ma preferisco verificare applicando il famoso principio “San Tommaso”! (anche se il giornalista che ha scritto la recensione, Andy Fyfe, non è uno di quelli di cui di solito mi fido e la rivista aveva appena dato 5 stellette all’ultimo stupendo June Tabor). Quindi, provare per credere.

Questo The Dreamer dovrebbe essere l’ultimo disco di Etta James. Mi spiego meglio: non ultimo in senso di nuovo, ma, dopo questo ultimo CD la grande cantante soul ha annunciato il suo ritiro. Speriamo di no. Esce, a macchia di leopardo, l’8 novembre negli Stati Uniti, la settimana dopo in Europa e a fine mese in Italia, sempre per la Verve Forecast/Universal. Da quello che ho sentito mi sembra ottimo come sempre, voce un po’ “affaticata” ma sempre gran classe e ottima scelta di brani, Insomma, bella musica.

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Per la serie, ma non è che gli Scorpions ci stiano pigliando per i fondelli? Prima dell’uscita di Sting In The Tail avevano annunciato che sarebbe stato il loro ultimo album e poi hanno fatto anche un Farewell World Tour. Ed adesso esce questo Comeblack per la Sony/BMG! Tutte cover di classici: brani di Beatles, Kinks, Rolling Stones, T-Rex, Small Faces, Soft Cell (?!?) e già che c’erano nuove versioni di Wind Of Change, Still Loving You, Blackout, Rock You Like A Hurricane che evidentemente loro considerano dei “classici” alla stregua di Ruby Tuesday, Across The Universe, Children Of The Revolution, Tin Soldier, All Day And All Of The Night.

Era già qualche mesetto che i Rush non pubblicavano un bel Live, ero preoccupato! Time Machine 2011:Live In Cleveland esce per la Eagle Vision in DVD o Blu-Ray e in doppio CD per la Roadrunner Records. Preferibile la versione video che dura quasi tre ore. A fine mese sono annunciati tre cofanetti da 6 CD ciascuno, Sector 1 – 2 – 3 con la discografia raccolta in box e in questi giorni è uscito per la Left Field Media un disco dal vivo di quelli semi-uffiiciali ABC 1974 con un broadcast radiofonico di un concerto del 26 agosto del 1974 all’Agora Ballroom di Cleveland. Quindi mani ai portafogli e provvedere.

A proposito di Classici, Piano Man di Billy Joel è sempre stato il mio album preferito del cantautore di Long Island, ancora di più di The Stranger, quello dove meglio ha saputo fondere il suo stile pianistico al rock classico. Brani come Piano man, The Ballad Of Billy the Kid e Captain Jack sono fantastici. In questa doppia Legacy Edition che esce per la Columbia/Sony l’8 novembre in USA e un paio di settimane dopo in Europa è stato aggiunto un secondo CD che riporta uno spettacolo radiofonico registrato ai Sigma Sound Studios di Philadelphia (proprio quelli del mitico Philly Sound) nell’aprile del 1972 quando Joel era ancora senza contratto e proprio in base a questo concerto fu scelto dalla Columbia di allora. Ovviamente nel concerto ci sono anche molti brani mai sentiti prima.

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Altra uscita in tempi differenziati nei diversi continenti è quella del nuovo Judy Collins Bohemian che esce l’8 novembre in America e ai primi di dicembre in Europa, sempre la sua etichetta, la Wildflower Records. Un misto di brani nuovi, quattro e covers di grandi artisti, tra gli altri l’amata Joni Mitchell e Jimmy Webb. Per chi ama le belle voci è sempre un bel sentire.

Cass McCombs è uno dei cantautori americani emergenti più interessanti e questo Humor Risk dovrebbe essere il suo sesto album. Esce martedì 8 novembre per la Domino Records e oltre alle sue solite ballate tormentate e raffinate questa volta ci sono anche pezzi rock più vivaci. Sempre bella musica.

Laura Veirs è una delle cantanti più amate dalla critica e da suo marito, il famoso produttore Tucker Martine, quello di Decemberists, My Morning Jacket, Bill Frisell e molti altri. Insieme hanno realizzato questo Tumble Bee che sottotitola Sings Folk Songs For Children. Ed è un disco molto piacevole e ben suonato, se volete regalare ai vostri figli (e a voi stessi) un bel disco di musica folk diverso dal solito esce per la Bella Union il prossimo 8 novembre. Piacevolissimo e non palloso. La versione di Jamaica Farewell di Harry Belafonte è una piccola meraviglia.

Bruno Conti

Sandy Denny – Una Storia Che Non Finisce Mai!

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 Aggiungerei “per fortuna” al titolo del Post. O se preferite Sandy Denny News.

Ogni tanto (quando ho tempo) mi faccio un giro per il Web e poi approfondisco. Cosa sono quei due album che vedete qui sopra? Il primo, che uscirà il 19 settembre per la Witchseason (l’etichetta di Dave Cousins degli Strawbs), si chiama 19 Rupert Street ed è una registrazione casalinga di Sandy Denny con Alex Campbell fatta il 5 agosto del 1967 in quel di Glasgow, appunto al 19 di Rupert Street. Secondo Cousins, che la conosceva molto bene, si tratta di un vecchio nastro dove i due ridono, scherzano e, soprattutto, cantano in un’atmosfera rilassata e divertita, priva di quell’aura malinconica che si sarebbe impadronita della personalità di Sandy Denny negli anni a seguire, e che peraltro era parte del suo fascino (come di quello di Nick Drake). Sempre secondo Dave Cousins, dopo il lavoro tecnico di masterizzazione ed editing fatto dal “mago” Chris Tsangarides, il tutto rimane comunque una home recording ma con “una presenza” tale che vi sembrerà di essere lì con loro in quella stanza!

Tracklisting:

1. The Leaves Of Life
2. Willie Moore
3. Balulalow
4. The Sans Day Carol
5. Trouble In Mind
6. Jimmie Brown The Newsboy
7. The Midnight Special
8. Milk And Honey
9. Who Knows Where The Time Goes?
10. Fairytale Lullaby
11. She Moves Through The Fair
12. (And so to bed) Chuffa Chuffa Chuff/Clementine/Jesus Loves Me

L’altro disco è una cosa più complessa. Non sarebbe la prima volta che vengono completate registrazioni inedite in maniera postuma ma in questo caso Thea Gilmore sembra che abbia messo in musica una serie di liriche di canzoni mai pubblicate da Sandy Denny. Il tutto si intitolerà The Technicolour Dream e dovrebbe uscire per la Island (o per la Decca, Universal comunque) in una data compresa tra il 22 agosto e la metà di settembre. Speriamo che come reperibilità vada meglio del Box! TBC (to be confirmed), da confermare, come si usa dire, i brani dovrebbero essere questi:

1. Glistening Bay
2. Don’t Stop Me Singing
3. Frozen Time
4. Goodnight
5. London
6. Pain In My Heart
7. Sailor
8. Long Time Gone
9. Song No. 4
10. Georgia         

Due aggiunte che riguardano i Fotheringay.

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Il primo è la registrazione di un concerto tenuto alla famosa Grugahalle di Essen, in Germania il 23 ottobre del 1970. Etichetta Thors Hammer, per il momento è uscito solo in Germania. Come per il recente Ebbets Fields dei Fairport Convention la rimasterizzazione è stata curata da Jerry Donahue. L’altro è un DVD (con bonus CD): non so cosa vuol dire perché non sono ancora riuscito a trovarlo. Il DVD dovrebbe contenere 4 brani, registrati sempre per la potente televisione tedesca nel 1970 e mandati in onda nella trasmissione Beat Club, 2 brani, gli altri due non dovrebbero essere mai andati in onda. Too Much Of Nothing, Gipsy Davey, Nothing More, John The Gun i titoli, Gonzo Records l’etichetta.

Sembra interessante. Lo so che sembra di essere un po’ malati di mente o “carbonari” a parlare di queste cose, ma come recita il titolo di questa rubrica all’interno del Blog bisogna pure spargere il Verbo (sono autoironico, prima che arrivi qualche commento indignato)!

Bruno Conti