Grande Disco O Solenne Ciofeca? Mah… Neil Young – A Letter Home

neil young a letter home vinile

*NDB Come avrete notato, spesso nel Blog i dischi “più  importanti” vengono affidati anche agli altri collaboratori e non solo recensiti dal sottoscritto, magari li propongo io o mi vengono proposti, in un processo democratico che non sempre viene attuato in altre realtà virtuali o della carta stampata. Nel caso in questione, sapendo della passione di Marco per il “Bisonte” gli ho chiesto se voleva parlare di questo A Letter Home e quello che state per leggere è il risultato delle sue riflessioni. Mi ha anche chiesto se volevo fare una controrecensione, ma non mi sembra il caso, concordo anch’io con la sua visione, il suono sembra venire dalla cantina dell’appartamento sottostante o essere una field recording del vecchio John Lomax, o magari un bootleg? Qualcuno ne è stato entusiasta, altri molto meno, come si usa dire, ai posteri l’ardua sentenza. Buona lettura.

Bruno

Neil Young – A Letter Home – Third Man Records LP

Neil Young non perde occasione di mostrare al mondo la sua incoerenza.

neil young studio

Prima ci frantuma i cosiddetti con il trip del sound, asserendo a più riprese che il CD suona  malissimo e che se fosse per lui lo eliminerebbe, arrivando a pubblicare il primo volume dei suoi Archivi (e fino ad oggi anche l’unico) inizialmente solo in DVD Audio e Blu Ray Audio, acconsentendo solo in seguito (probabilmente a causa di pressioni da parte della sua casa discografica) a farne uscire anche una versione in CD, ma con una confezione così spartana rispetto a quella sontuosa in DVD e Blu Ray da scoraggiarne quasi l’acquisto. Inoltre, in tempi più recenti ha iniziato una crociata contro la musica liquida dei vari riproduttori MP3, IPod, MP4, ecc., arrivando a mettere a punto un nuovo aggeggio, denominato Pono, che a suo dire dovrebbe far ascoltare la musica come nessun supporto era mai riuscito prima (anche se la vedo dura che riesca a prendere piede, soprattutto se contrapposto al colosso Apple). Quindi, dopo tutte queste battaglie a favore di un suono migliore (magari non condivisibili ma rispettabili), che c’è di meglio di uscire con un disco nuovo inciso volutamente…male?

neil young jack white

Andiamo con ordine: si sapeva già da qualche mese che Neil aveva inciso un album intitolato A Letter Home per la Third Man Records di Jack White (un altro tipo “stranino”), un disco composto esclusivamente di covers di altri cantautori, scelte di persona da Young stesso, e si vociferava di un’uscita tra la primavera e l’estate. Poi, come un fulmine a ciel sereno, Neil ha messo sul mercato il disco lo scorso 19 Aprile in concomitanza del Record Store Day, senza alcun annuncio e solo in vinile (il CD è in uscita a fine Maggio, insieme alla solita Deluxe Version che però costerà un botto), rimandando a data da destinarsi (che con Neil potrebbe voler dire mai) ciò che doveva uscire in origine per quella data, cioè un box con alcuni dei suoi primi album, tra i quali la tanto attesa ristampa di Time Fades Away, fuori catalogo da una vita (e mai stampato in CD).

neil young a letter home box set

La particolarità di questo album, oltre ad essere, come già detto. composto esclusivamente da brani di altri autori, è di vedere all’opera solo Young alla voce, chitarra ed armonica (con White ad aiutarlo in un paio di pezzi al piano ed alla chitarra), ma soprattutto di essere stato inciso in modo da suonare come un vecchio disco folk degli anni trenta.

neil young a letter

Infatti l’album è stato registrato da Young all’interno di un Voice-O-Graph, una specie di cabina telefonica che veniva usata nell’anteguerra per incidere gli LP di musica folk o blues https://www.youtube.com/watch?v=vlFysAciLrU : il risultato è un suono gracchiante, lontano, quasi amatoriale, un vero e proprio schiaffo alle tecnologie moderne da parte di Young e White (Neil l’ha definita l’esperienza più low-fi della sua vita). Ma la domanda che tutti state per farmi è…com’è il disco?

neil young 1

Beh, dovrei dire che con una lista simile di canzoni fare un album brutto è impossibile: dopo una introduzione parlata nella quale Neil si rivolge idealmente a sua madre, dedicandole il disco, scorrono una dopo l’altra Changes di Phil Ochs, Girl From The North Country di Bob Dylan https://www.youtube.com/watch?v=6cPfI9c_Dk0 , Crazy e On The Road Again di Willie Nelson, Early Mornin’ Rain e If You Could Read My Mind di Gordon Lightfoot https://www.youtube.com/watch?v=rlsagC-y-hc , Needle Of Death di Bert Jansch https://www.youtube.com/watch?v=6H47jI6xanA , Since I Met You Baby di Ivory Joe Hunter, My Hometown di Bruce Springsteen (e qui si poteva scegliere meglio), Reason To Believe di Tim Hardin e I Wonder If I Care As Much degli Everly Brothers.

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Quindi una bella serie di capolavori, che in mano ad uno come Neil Young dovrebbero brillare di nuova luce…beh, non proprio. Intanto, il suono a me dopo due canzoni ha già rotto le palle: non si buttano nel cesso anni e anni di progressi tecnologici per una voglia un po’ snob di suoni vintage, a meno di non far pagare il tutto una cifra irrisoria (e non, come nel caso del Deluxe Box, più di cento Euro), ma quello che più mi lascia basito è la performance di Neil. Troppo scolastiche le interpretazioni, troppo superficiali e con poco feeling da parte del canadese (e questa è una notizia, dato che Young è al 50% feeling), che in alcuni momenti sembra quasi titubante e poco convinto di quello che sta facendo. E poi, ripeto, il suono non lo aiuta.

I brani migliori sono proprio quelli dove Neil sembra più convinto: il pezzo di Jansch innanzitutto, forse la più riuscita del lotto, ma anche quelli di Dylan ed Ochs non sono male, oppure il blues di Hunter, al quale l’atmosfera vintage non può che giovare. My Hometown era già noiosa nella versione del Boss (e poi in questo brano il suono è davvero terribile), il pezzo degli Everly sembra eseguito da due ubriachi (è l’unico infatti in cui canta anche White), Reason To Believe è accompagnata dal piano ma non decolla, On The Road Again impallidisce a confronto delle mille versioni proposte da Willie Nelson nella sua carriera.

E le altre non risollevano di certo le sorti del disco, che sembra più un esercizio fine a sé stesso che una seria proposta discografica.

Il Super Box conterrà due brani in più, una take alternata di Crazy ed una versione di Blowin’ In The Wind di Dylan, ma visto il costo spropositato e la qualità del suono non me la sento di consigliarlo.

In definitiva, per rispondere all’interrogativo del titolo, A Letter Home non è né un grande disco né una ciofeca, ma ad ogni modo lo vedo come un esperimento poco riuscito ed oltremodo snob.

Marco Verdi

“Giovane” Neil Colpisce Ancora Per Il Record Store Day E…! Neil Young – A Letter Home

neil young a letter home vinile

Neil Young – A Letter Home – Third Man Records Vinile – Record Store Day

Lo scorso 19 aprile è stato il RSD, la giornata mondiale dedicata ai negozi indipendenti ma anche alle uscite in Vinile (spesso e volentieri limitate). Sembrava che Neil Young non avrebbe pubblicato nulla per quest’anno, ma poi, due o tre giorni prima dell’evento, si è materializzato dal nulla (non è vero perché se ne parlava da tempo, ma fa più scena) questo A Letter Home, una collaborazione con un altro “pazzerello” come Jack White, che continua a pubblicare vinili a raffica (e qualche CD) per la sua etichetta Third Man Records. Come certo saprete, e se no ve lo sto dicendo, si tratta di un disco di cover, registrato rigorosamente in mono nella “cabina” di registrazione posta all’interno del negozio dell’etichetta in quel di Memphis. Queste le cover contenute nel vinile:

“Changes” (Phil Ochs)
“Girl from the north country” (Bob Dylan)
“Needle od death” (Bert Jansch)
“Early morning rain” (Gordon Lightfoot)  
“Crazy” (Willie Nelson)
“Reason to believe” (Tim Hardin)
“On the road again” (Willie Nelson)
“If you could only read my mind” (Gordon Lightfoot)
“Since i met you baby” (Ivory Joe Hunter)
“My hometown” (Bruce Springsteen)
“I wonder if i care as much” (Everly Brothers)

Neil Young (noto audiofilo) ha dichiarato che si è trattato di una delle esperienze più low-tech mai capitate nella sua vita, conoscendolo direi unica, ma poi ha iniziato a pensare ad ulteriori sviluppi per questa operazione. Intanto il vinile era in vendita solo on line sul sito dell’etichetta di White, ad un prezzo neppure catastrofico, 20 dollari, il problema è quello delle spese di spedizione per noi europei; praticamente, nelle due modalità possibili, tra i 24 e 42 dollari, più del costo del disco, quindi only for collectors.

neil young a letter home box set

Ma questo è nulla. Come vedete qui sopra, il 27 maggio uscirà un cofanetto Deluxe limitato (e costosissimo) che conterrà il CD, una tessera per il download, un DVD con il Making  Of dell’album e due dischi in vinile a “soli” 110 dollari. Però nella confezione ci sarà anche un libretto di 32 pagine e sette 45 giri su vinile chiaro con gli undici brani del disco e una versione alternativa di Crazy di Willie Nelson,  più Blowin’ In The Wind di Dylan. Dovrebbe ri-uscire anche il vinile e  anche una versione in CD a prezzo normale.

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Contiene anche brani dei suoi amici Bruce e Bob, ma nel frattempo ieri è uscito su YouTube un video del bellissimo brano di Bert Jansch Needle Of Death https://www.youtube.com/watch?v=6H47jI6xanA

Buona caccia!

Bruno Conti

Ne Vale La Pena (Se Riuscite A Trovarlo), Un Altro Giorno A Nashville! Willie Nelson & Friends Live At Third Man Records

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Willie Nelson & Friends – Live At Third Man Records – Third Man Records 2LP

Willie Nelson, nella sua lunghissima carriera, non ha mai centellinato le uscite discografiche, sia in studio che dal vivo: se per quanto riguarda gli album in studio lo standard è sempre stato abbastanza alto (con qualche momento di appannamento, specie negli anni ottanta quando incideva per la Columbia), nei dischi live più di una volta è affiorata una certa routine, a stento mascherata da duetti con ospiti più o meno prestigiosi.

Questo Live At Third Man Records è però su un altro livello: inciso lo scorso anno negli studi di Nashville dell’etichetta di proprietà di Jack White per celebrare i suoi 80 anni, vede un Willie in gran forma rivisitare con vigore e freschezza alcune pagine storiche del suo repertorio (e non solo), con la compagnia di diversi amici di cui non vi rivelo ora l’identità per non rovinarvi la sorpresa.

Il problema, se di problema possiamo parlare, è che il disco, pubblicato solo in doppio vinile ed inciso su tre lati anziché quattro, è ordinabile soltanto sul sito della Third Man Records, come già altri live analoghi usciti nel recente passato.

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L’etichetta di White, tra le più dinamiche ed interessanti del panorama indie, opera infatti in tre canali ben precisi: quello delle normali uscite discografiche in CD (come i comeback albums di Wanda Jackson e Loretta Lynn, entrambi prodotti da White, e l’ultimissimo delle Haden Triplets), la ripubblicazione in tiratura limitata su vinile colorato e glow in the dark di alcuni leggendari singoli della Sun Records, e buon ultimo questa serie di album live incisi negli studi di Detroit e Nashville, quasi tutti disponibili solo in vinile (oltre ad un bel numero di artisti alternativi non molto noti, come Dex Romweber Duo, Nobunny e The Jacuzzi Boys, troviamo anche gente come i Drive-By Truckers, la stessa Jackson, i Raconteurs ed il grande Jerry Lee Lewis, quest’ultimo reperibile facilmente anche in CD su Amazon).

willie nelson live group

Tornando a Willie, ribadisco che la qualità di questo live album vale lo sforzo di procurarselo, in quanto ci troviamo di fronte ad un musicista straordinario, uno di quelli di cui hanno buttato via lo stampo, accompagnato da una band che lo segue ad occhi chiusi (l’inseparabile Mickey Raphael, vecchi marpioni come Fats Kaplin e Phil Madeira, l’esperto batterista Marco Giovino e Dominic Davis, bassista di fiducia di White), e con una serie di canzoni a cinque stelle.

(NDM: Willie non è nuovo a questo tipo di auto-celebrazioni: vent’anni fa uscì, solo in VHS, lo splendido The Big Six-O, sorta di festa per i sessant’anni con ospiti del calibro di Bob Dylan – la loro Pancho & Lefty da sola valeva l’acquisto – Paul Simon, Ray Charles, Waylon Jennings e Lyle Lovett. Una ristampa in DVD sarebbe oltremodo gradita http://www.youtube.com/watch?v=2yL7r7-Ic9k .)

La serata si apre con l’unico brano che vede Willie senza ospiti: si tratta di una scintillante versione di Roll Me Up And Smoke Me When I Die, un tipico honky-tonk texano, fluido e coinvolgente, con assolo continui di violino, steel, piano e Nelson stesso con la sua mitica Trigger.

Poi sale sul palco Ashley Monroe, alla quale toccano due grandi brani: Angels Flying Too Close To The Ground, dove canta solo lei, e soprattutto Blue Eyes Crying In The Rain, con Willie super alla chitarra e la fisa in sottofondo che le dona un tocco mexican.

Ashley è bravina, ma sicuramente si poteva puntare più in alto (tipo Emmylou Harris).

willie nelson live norah jones

Poi arriva Norah Jones ed il livello sale: grande fan di Nelson (i Little Willies nascono proprio come omaggio al grande texano), Norah delizia la platea con la classicissima Funny How Time Slips Away, nella quale il suo tocco elegante dà al pezzo un tocco jazzato con cui Willie va a nozze (ricordatevi il disco in duo con Wynton Marsalis), e poi con la vivace I Gotta Get Drunk, dove però è Nelson a fare la parte del leone (e che brava che è la band) http://www.youtube.com/watch?v=C9b50PMeCf4 .

willie nelson live neil young

Ed ecco il momento centrale dello show: sale sul palco nientemeno che Neil Young, che esegue con grande feeling (ma non avevo dubbi) la bella ma poco nota Sail Away (era sul mitico Rust Never Sleeps) e la stupenda (è una delle mie preferite in assoluto del Bisonte) Long May You Run http://www.youtube.com/watch?v=uQH-L78clJw : Neil fa tutto in perfetta solitudine e con Willie che lo accompagna alla chitarra, ma non alla voce.

Inutile dire che gli applausi fanno venire giù la sala.

La languida Far Away Places ospita sul palco la prezzemolina per antonomasia, cioè Sheryl Crow: la bella ex moglie di Lance Armstrong quando vuole è anche brava, e stasera fa la sua parte con grande rispetto e senso della misura http://www.youtube.com/watch?v=0q3ZdKny6IM .

Whiskey River di solito apre i concerti di Willie, ma questa sera è posta verso la fine, e vede tutti gli ospiti sul palco (con l’aggiunta di Jamey Johnson, mica un pirla qualunque) a rendere omaggio al barbuto texano: è una festa, e quindi chiudiamo gli occhi se c’è qualche stonatura o se qualcuno va fuori tempo http://www.youtube.com/watch?v=HiVunqkZ1RM .

willie nelson live leon russell

Un altro “gigante” in arrivo: Leon Russell, che nel 1979 aveva inciso un intero album con Willie (One For The Road), tornato in auge anche grazie ad Elton John, presta il suo vocione per il suo classico A Song For You (*NDB il video dell’80° non l’ho trovato, va bene anche quello dei 70, con Ray Charles? http://www.youtube.com/watch?v=2UW4ELmVD9M e per una godibile versione molto country’n’roll dell’evergreen di Elvis Heartbreak Hotel.

willie nelson live jack white

Si chiude con i due padroni di casa, cioè Willie e Jack White, insieme per una delicata Red Headed Stranger.

“Roll Me Up” 
“Angel Flying Too Close To The Ground” – with Ashley Monroe (Unreleased)
“Blue Eyes Crying In The Rain” – with Ashley Monroe
“Funny How Time Slips Away” – with Norah Jones
“I Gotta Get Drunk” – with Norah Jones (Unreleased)
“Sail Away” – with Neil Young (Unreleased)
“Long May You Run” – with Neil Young
“Far Away Places” – with Sheryl Crow
“Whiskey River” – with Neil Young, Ashley Monroe, Sheryl Crow, Norah Jones, Jamey Johnson
“A Song For You” – with Leon Russell
“Heartbreak Hotel” – with Leon Russell (Unreleased)
“Red Headed Stranger” (Broadcast Version) – with Jack White

Un live di tutto rispetto, vale la pena di procurarselo: Willlie Nelson lo conosciamo, e poi c’è il valore aggiunto di Neil Young, mica bau bau micio micio (come direbbe Enzino Iacchetti).

Marco Verdi