Un Set Musicale “Acustico” Suonato E Cantato Con Grande Passione. Carla Olson & Todd Wolfe – The Hidden Hills Sessions

carla olson & todd wolfe the hidden hills sessions

Carla Olson & Todd Wolfe – The Hidden Hills Sessions – Red Parlor Records

Ultimamente sono usciti sul mercato musicale una serie di dischi cantati da coppie abbastanza differenti (Brooks & Dunn, Calexico And Iron & Wine, Buddy And Julie Miller), in questo caso Carla Olson e Todd Wolfe, due veterani della musica che avevano già suonato insieme in passato, ed essendo due spiriti liberi ed affini hanno deciso di collaborare nuovamente in questo The Hidden Hills Sessions, che si rivela un lavoro gradevolissimo e prettamente acustico, in cui le voci si intrecciano in bellissime armonie. La Olson, come i nostri lettori sanno bene, ha costruito la sua carriera come cantante, compositrice e anche produttrice nella zona di Los Angeles, prima come leader dei Textones,  una grande band nata a metà degli anni ’80 ( che si sono riuniti lo scorso anno con Old Stone Gang https://discoclub.myblog.it/2018/11/01/sono-passati-piu-di-30-anni-ma-ma-non-hanno-dimenticato-come-si-fa-buona-musica-textones-old-stone-gang/ ), raggiungendo poi ulteriore notorietà collaborando con persone del calibro di Gene Clark, Mick Taylor (ex Stones), Don Henley Ry Cooder,  mentre Wolfe inizialmente ha trascorso anni in giro per il mondo suonando per Sheryl Crow, Lesile West e Stevie Nicks, e gli ultimi venti è stato in giro anche per l’Europa con la sua Todd Wolfe Band, pubblicando nove album da solista (da sentire assolutamente il torrenziale Live del 2011 https://discoclub.myblog.it/2011/03/18/dagli-states-un-grande-chitarrista-todd-wolfe-band-live/ ).

Trattandosi di un lavoro di stampo “unplugged”, Carla chitarra e voce, e Todd chitarra, mandolino e voce, si sono comunque portati nei Rancho Relaxo Studios di Hidden Hills una sezione ritmica formata dal batterista e percussionista Victor Bisetti, da Bobby Perkins e Todd Wadhams al basso, con alla consolle il duo Kim Rosen e Mikal Reid, creando un buon equilibrio in un CD composto da sette brani originali (4 di Olson e 3 di Wolfe), integrati da quattro avvincenti “covers”, il tutto con la produzione della stessa Olson. Long Road Back, la traccia iniziale, fa capire immediatamente con il suo incedere di chitarre in stile “unplugged” quale sarà il percorso sonoro del disco https://www.youtube.com/watch?v=RII-9jIsbFo , brano a cui fanno seguito il “folk-roots” sciolto di Gave It All I Got, un vecchio pezzo di Steve Winwood (quando era nei Blind Faith) ovvero Can’t Find My Way Home, in cui la coppia dimostra il proprio perfetto affiatamento, sancito anche da un omaggio alle “ceneri” dei Byrds con una scoppiettante Sideshow https://www.youtube.com/watch?v=DSGUv4IVVjE . C’è anche un recupero meritorio di un brano abbastanza “oscuro” del Mick Jagger solista, una Blue scritta con Matt Clifford di cui ignoravo l’esistenza, canzone tipicamente bluesy https://www.youtube.com/watch?v=zfzZoITRAk8 , per poi passare ad una If You Want Me dal giusto incedere “country-rock”.

Non poteva mancare l’omaggio a Gene Clark con la splendida In A Misty Morning, con il cantato delizioso di Carla e la bravura al mandolino di Todd, mentre Burn For You  è una canzone che viaggia sui consueti binari del “groove” acustico dominante in questo album. Con One Lost Love è il momento della tipica ballata californiana, con tutti gli strumenti al posto giusto, e  dove si trova pienamente a suo agio la voce un po’ mascolina della Olson, con il controcanto dell’autore Todd Wolfe https://www.youtube.com/watch?v=mZalKQVAmMQ , ancora blues acustico in una “desert song” come Light Of Day, per andare a chiudere infine alla grandissima con la cover di Wild Horses degli Stones , in cui Carla e Todd  rispettano con sensibilità la bellezza della versione originale, confermando il famoso detto “la classe non è acqua”.

The Hidden Hills Sessions è in definitiva un set musicale dal forte spirito acustico, certo niente di trascendentale, ma  composto da belle canzoni, suonate e cantate con passione con una piccola banda di musicisti, album dove trasuda il piacere quasi viscerale di fare musica con le persone giuste, a partire naturalmente da Carla Olson e Todd Wolfe. Consigliato, in quanto a mio parere il “new acoustic” potrebbe anche passare da qui.

Tino Montanari

Pronti…Via, Eccolo Di Nuovo, Sempre Ottima Musica! Peter Karp – Alabama Town

peter karp alabama town

Peter Karp  – Alabama Town – Rose Cottage Records

Avevamo parlato di lui proprio recentemente, in occasione della pubblicazione del disco dal vivo The Arson’s Match, che vedeva la partecipazione di Mick Taylor, un disco uscito circa un anno prima e contenente registrazioni effettuate al Bottom Line di New York nel lontano 2004, ma pubblicate solo di recente a scopo benefico per raccogliere fondi per la ricerca sul cancro alle ovaie, malattia di cui è morta la moglie di Karp nel 2009 http://discoclub.myblog.it/2016/12/22/lui-e-bravo-ma-la-differenza-la-fa-lospite-peter-karp-with-mick-taylor-the-arsons-match-live-in-nyc/ . Quindi non è una sorpresa se Peter Karp arriva con un nuovo album, questo Alabama Town, il suo ottavo disco di studio, in una carriera musicale ripresa alla fine degli anni ’90 dopo una lunga parentesi lavorativa nell’industria cinematografica. Karp è un ottimo musicista e cantante, come testimoniano, tra i tanti, anche i due CD registrati con Sue Foley, e ama circondarsi nei suoi album di musicisti di qualità: anche in questo occasione c’è l’immancabile Mick Taylor, ma pure Garth Hudson della Band a tastiere e fisa, Paul Carbonara, chitarrista con i Blondie nell’ultima parte di carriera, Todd Wolfe sempre alla chitarra, John Zarra al mandolino, e un altro frequente collaboratore come Dennis Gruenling all’armonica, oltre al figlio di Peter, James Otis Karp, sempre alla chitarra. Lo stesso Peter è un eccellente chitarrista slide con l’inseparabile chitarra con il corpo d’acciaio e se la cava anche al piano.

Il risultato è un album che spazia in tutti gli stili di quella che si è soliti definire “Americana”, a cui Mick Taylor, aggiunge un blues, accomunando l’amico Peter a Bob Dylan e James Taylor, con un “pizzico” di esagerazione. Karp, un nativo del New Jersey, ha vissuto a lungo a NY, ma ora risiede tra Tennessee ed Alabama, e quindi la musica inevitabilmente risente delle influenze sudiste acquisite: basta ascoltare la traccia iniziale, quella che dà il titolo all’album Alabama Town appunto, un eccellente brano Southern-rock dove la voce ispirata di Peter si appoggia su un tappeto di chitarre, soprattutto, ma anche organo e mandolino per trasportarci in un languido viaggio attraverso le pieghe della migliore musica americana, con la solista di Todd Wolfe in bella evidenza. ‘Til You Get Home, è un pezzo rock che accelera i ritmi, a tempo di boogie and roll, con il piano come strumento guida, e un’altra bella interpretazione vocale di Karp; That’s How I Like It è il primo pezzo blues, classico, cadenzato e con Gruenling all’armonica a dettare il tema delle 12 battute, ribadito di nuovo nel successivo shuffle swingante Blues In Mind, forse fin troppo scolastico, l’unico del disco Mentre I’m Not Giving Up è una delle classiche ballate dagli accenti soul uscite dalla penna di Karp, già apparsa nel Live e anche nel vecchio The Turning Point, ma si ascolta sempre con piacere, grazie alla presenza di un ispirato Mick Taylor che lavora di fino alla solista.

Her And My Blues, nonostante il titolo, è un’altra bella canzone che si impadronisce di caldi accenti sudisti e li sviscera in un lungo brano elettroacustico dove la slide, credo ancora di Taylor, si gusta in uno splendido intervento lungo tutto il brano. Nel country-blues The Prophet alla chitarra il figlio James Otis, per una canzone dagli accenti rurali, nuovamente con l’armonica in evidenza, con la successiva Kiss The Bride, cantata in duetto insieme a Leanne Westower, che grazie alla presenza insinuante del mandolino di Zarra inserisce piacevoli accenti country-folk. Nobody Really Knows è un altro brano dall’impianto blues, sotto forma di una bella ballata avvolgente e malinconica, con piano e chitarra sugli scudi e Lost Highway, ancora con il piano a guidare le operazioni, lentamente si trasforma in un bel brano ritmato, influenzato dal sound di New Orleans e assai godibile nella sua calda musicalità. Y’all Be Lookin’ è un altro cadenzato shuffle dove si apprezza la chitarra di Carbonara che non tradisce il suo passato con i Blondie, rivelandosi efficace bluesman; a conferma di un album dallo stile ampio e variegato è poi il turno di I Walk Alone un’altra bellissima canzone, una pura melodia folk dove l’acustica di Karp e la fisarmonica di Garth Hudson sono gli unici strumenti presenti, ma bastano e avanzano. In chiusura Beautiful Girl, un altro pezzo acustico, di nuovo un country-blues dove Peter Karp duetta in solitaria con l’armonica di Dennis Gruenling per un brano intenso e di sostanza che racconta di un amore perduto e che conclude in bellezza un ottimo album che cresce ascolto dopo ascolto, che ha il solo difetto di non essere facile da reperire e piuttosto costoso, come il precedente. Comunque consigliato.

Bruno Conti