Un Sentito Omaggio Al Vecchio “Fiddlin’ Man”! VV.AA. – Volunteer Jam XX: A Tribute To Charlie Daniels

volunteer jam xx

VV. AA. – Volunteer Jam XX: A Tribute To Charlie Daniels – Blackbird 2CD

Come probabilmente molti di voi sapranno, la Volunteer Jam è un mega-concerto patrocinato dalla Charlie Daniels Band che dal 1974 si tiene annualmente a Nashville, una sorta di celebrazione della musica del Sud e non solo, che nel tempo ha visto alternarsi sul palco gruppi e solisti del calibro di Allman Brothers Band, Marshall Tucker Band, Stevie Ray Vaughan, Emmylou Harris, Carl Perkins, Don Henley, Nitty Gritty Dirt Band e molti altri, oltre naturalmente ai padroni di casa. Proposta quasi ininterrottamente fino al 1987 (solo il 1976 fu saltato), questa festa si è poi svolta appena tre volte negli anni novanta, per poi riprendere con cadenza annuale solo nel 2014: quest’anno è stato particolarmente importante, prima di tutto perché si trattava del ventesimo anniversario, e poi perché è stato deciso di trasformare la serata in un tributo allo stesso Charlie Daniels ed ai suoi 81 anni (82 quando leggerete queste righe). Volunteer Jam XX è dunque il resoconto di questo show, un doppio CD (non c’è la parte video, almeno per ora) registrato il 7 Marzo di quest’anno alla Bridgestone Arena di Nashville, una bellissima serata in cui una lunga serie di musicisti rock e country hanno pagato il loro tributo al barbuto cantante e violinista, con alle spalle una house band strepitosa: Jamey Johnson, Audley Freed e Tom Bukovac alle chitarre, Don Was al basso, Chuck Leavell alle tastiere, Sam Bush a violino e mandolino e Nir Z (?) alla batteria, oltre alle McCrary Sisters ai cori.

L’unica cosa che non capisco è perché non sia stato pubblicato il concerto intero, che ci stava comodamente su due CD, ma “solo” 22 canzoni, lasciando fuori performance come quella di Johnson (Long Haired Country Boy) ed ignorando completamente la partecipazione di Alison Krauss. Quello che c’è comunque è più che soddisfacente, anche se non tutte le prestazioni sono allo stesso livello: le canzoni del songbook di Daniels occupano circa l’80% della serata, ma ci sono anche diversi altri brani ormai entrati nella leggenda della musica southern, tra cui più di un omaggio agli Allman. Apertura in perfetto stile southern country con la sanguigna Trudy, ad opera dei Blackberry Smoke, sempre di più una garanzia, seguita dagli Oak Ridge Boys in gran spolvero con una coinvolgente Brand New Star, tra gospel e mountain music, e da Brent Cobb (cugino di Dave) con una liquida Sweet Louisiana, che vede un formidabile Leavell al piano ed il resto del gruppo in tiro, con la slide di Freed a dominare. Sara Evans, gran voce e grinta da vendere, affronta la vibrante Evangeline con ottimo piglio, Justin Moore rifà la robusta southern ballad Simple Man, non male ma ci voleva uno con più personalità, mentre Chris Janson si cimenta con la nota (What This World Needs Is) A Few More Rednecks, e lo fa con un approccio alla Waylon Jennings, puro Outlaw country-rock.

Gli Steep Canyon Rangers sono molto bravi, e la loro Texas è un rockabilly-bluegrass decisamente coinvolgente (e suonato alla grande), ma Eddie Montgomery, metà del duo Montgomery Gentry (Troy Gentry è tragicamente scomparso lo scorso anno in un incidente aereo) è fondamentalmente un mediocre, e la sua My Town pure; per fortuna che arriva Lee Brice il quale, pur non essendo un fenomeno, rilascia una buona versione della famosa The Legend Of Wooley Swamp. Il primo CD si chiude con una sorpresa: Devon Allman e Duane Betts, figli di Gregg e Dickey (ed è un bene che i rapporti tra di loro siano migliori di quanto non fossero quelli tra i genitori) si cimentano con due classici dei rispettivi padri, una fluidissima Blue Sky ed una Midnight Rider emozionante, un doppio omaggio più che riuscito e direi toccante. Il secondo dischetto inizia con i Lynyrd Skynyrd e la loro immortale Sweet Home Alabama, che si prende uno dei maggiori boati da parte del pubblico (splendida versione tra l’altro), dopodiché abbiamo un doppio Travis Tritt con due suoi classici, Modern Day Bonnie And Clyde e It’s A Great Day To Be Alive: Travis è sempre stato uno bravo, ed anche in quella serata non delude, grande voce e grinta da vero southern rocker. Molto bene anche Chris Young con la trascinante Drinkin’ My Baby Goodbye, tra country e rock’n’roll, mentre l’esperto Ricky Scaggs alle prese con We Had It All One Time non brilla particolarmente, anche per un lieve eccesso di zucchero; poi arriva Billy Gibbons e stende tutti con una roboante La Grange, sempre una grande canzone (ed il carisma di Billy non lo scopriamo oggi).

Gli Alabama non mi sono mai piaciuti molto, troppo pop la loro proposta musicale, ma alle prese con il superclassico di Daniels The South’s Gonna Do It Again tirano fuori le unghie e ci regalano una delle prestazioni più convincenti del doppio, tra rock e swing (ed anche la loro Mountain Music non delude, pur restando un gradino sotto). E’ finalmente la volta del festeggiato (e della sua band), che sa ancora tenere il palco con sicurezza, prima con una formidabile Tennessee Fiddlin’ Man e poi con la leggendaria The Devil Went Down To Georgia. Il gran finale è ancora un omaggio agli Allman con One Way Out (un classico sia per Sonny Boy Williamson che per Elmore James, ma anche un evergreen per la band di Macon), lunga e maestosa versione con tutti sul palco in contemporanea, ed un assalto chitarristico da urlo da parte dei vari axemen presenti. Finalmente anche Charlie Daniels ha avuto il suo tributo, e per di più nel suo ambiente naturale: lo stage della Volunteer Jam.

Marco Verdi

Sempre Buona Musica Dal Texas! Josh Ward – Holding Me Together

josh ward holding me together

Josh Ward – Holding Me Together – Buckshot Records CD

Escluse certe aberrazioni dovute più che altro all’esplosione dei cosiddetti social networks (il cui abuso, più dell’uso, è una delle pratiche più fastidiose legate al modo tecnologico assieme al proliferare dei selfies), l’avvento di internet ha indubbiamente cambiato in meglio le nostre vite, anche se ha creato una dipendenza tale da mandarci nel panico qualora ci troviamo alle prese con connessioni problematiche. Uno dei punti di forza del web è senz’altro YouTube, ormai diventato indispensabile per la promozione di giovani talenti in campo musicale e non: nello specifico, il sito basato sulla pubblicazione di video può essere indiscutibilmente utile per gli appassionati di vera musica country, che ogni mese si trovano a doversi districare tra decine di nuove pubblicazioni e schiere di nomi ben poco noti (dato che non ci si può di certo basare sulle copertine dei dischi, da tempo ormai tutte uguali tra loro).

Se qualcuno navigando si fosse imbattuto nel nome di Josh Ward avrà certamente drizzato le orecchie: a dispetto dell’aspetto fisico piuttosto convenzionale, ci troviamo infatti di fronte ad un talento di spessore di gran lunga maggiore della media del settore; texano di Houston, Josh è infatti un country-rocker vero, dal pelo duro, in possesso di una gran bella voce, forte e maschia, un senso del ritmo non comune ed una capacità innata di coniugare belle melodie ad arrangiamenti giusti, rendendo tutti i pezzi del suo nuovo lavoro Holding Me Together (il suo terzo, anche se i precedenti due erano più che altro un affare locale) fruibili sin dal primo ascolto. Il disco (uscito a fine ottobre 2015) è prodotto molto bene da Greg Hunt (uno che ha lavorato con LeAnn Rimes, Pat Green e Jon Wolfe), che ha dato ai brani un suono forte e preciso, mettendo in risalto le chitarre e il piano e dando chiaramente spazio alla voce potente del nostro: il risultato è un lavoro gradevolissimo di puro country-rock texano, da gustare dall’inizio alla fine magari con l’accompagnamento di birra e tacos.

Il CD si apre con Last Night’s Makeup, un vibrante rockin’ country dai bei riff chitarristici ed una melodia immediata che sfocia in un ottimo refrain, un avvio incoraggiante. Broken Heart, cadenzata, non abbassa la guardia: Josh ha una gran voce ed un notevole senso del ritmo e della melodia e questo brano, giusto a metà tra tradizione e Texas, lo certifica appieno; Highway è un irresistibile rock’n’roll, una perfetta truckin’ song, tutto ritmo e chitarre, forse non originalissima (ma cosa lo è oggi?), ma godibile fino in fondo. Whiskey & Whitley rallenta il mood, ma fa vedere che il nostro sa dire la sua anche nelle ballate: motivo fluido, un bel piano sullo sfondo (Gary Leach, bravo come tutti i musicisti coinvolti, sebbene praticamente degli sconosciuti) e niente zucchero in eccesso; Somewhere Between Right And Wrong ricomincia a roccare, tempo veloce, grande feeling e tracce di Sud: ricorda, anche nella voce, il miglior Travis Tritt.  Molto bella pure What I’m Doin’, introdotta da un riff evocativo e servita da uno dei migliori ritornelli del disco: la bravura di Ward sta proprio qua, nell’unire motivi immediati ad arrangiamenti di sostanza, pur senza scoprire l’acqua calda; Between An Old Memory And Me è lenta, intensa e di base acustica, mentre la limpida e solare Change My Mind è una country ballad perfetta per gli spazi aperti. L’album termina con la potente You Don’t Have To Be Lonely, ancora ritmo e melodia coniugati alla grande (la specialità della casa), e con la languida Together.

Josh Ward è uno giusto, e merita di essere notato.

Marco Verdi