Anche Se Non Lo Trovate Nei Negozi, Vale La Pena Procurarselo! Uncut – Dylan Revisited

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VV.AA. – Dylan Revisited – Uncut/Bandlab UK CD

Tra meno di un mese, il 24 maggio, il grande Bob Dylan compirà 80 anni, e gran parte delle testate musicali nel mondo sono già da tempo in fibrillazione per festeggiare a modo loro l’evento. L’unico che sta brillando per il suo assoluto silenzio è proprio il diretto interessato, ma direi una bugia se mi dichiarassi sorpreso dal momento stiamo parlando di un personaggio che ha sempre detestato le autocelebrazioni (il famoso concerto-tributo del 1992 al Madison Square Garden era stato voluto dalla Columbia, e le immagini facevano capire benissimo che Bob avrebbe preferito di gran lunga essere da un’altra parte). Siccome anche la Sony non ha finora annunciato nulla a livello discografico, e non è detto che ci sia qualcosa in programma, vorrei parlarvi di un CD molto particolare oltre che bello, che non si trova nei negozi ma che non è neppure così difficile procurarsi. E’ tradizione delle riviste musicali inglesi, specialmente Classic Rock, Mojo ed Uncut, gratificare i suoi lettori con CD gratuiti allegati alle varie mensilità, perlopiù compilation di materiale già edito riguardanti solitamente uno specifico argomento.

Nel suo ultimo numero però Uncut ha fatto le cose in grande, regalando un dischetto intitolato Dylan Revisited che non è il solito tributo low-cost costruito con performances già note, ma una compilation di incisioni nuove di zecca realizzate apposta per la rivista, con la chicca di un inedito assoluto dello stesso Dylan! Una succosa opportunità di portarsi a casa un dischetto esclusivo, tra l’altro con una spesa minima: infatti l’uscita è acquistabile direttamente sul sito di Uncut, e per soli 12 euro (non pagate neanche la spedizione) riceverete a casa un numero molto interessante della rivista, oppure lo trovate nelle edicole e librerie piuù fornite. Un omaggio a Dylan a 360 gradi attraverso i ricordi di musicisti e produttori che lo hanno conosciuto, con più di un aneddoto divertente. E poi ovviamente c’è Dylan Revisited, in cui il Premio Nobel viene omaggiato da 14 belle riletture da parte di musicisti perlopiù emergenti, anche se non mancano i nomi di prima fascia, ma con tutte cover rispettose degli originali e nessuno sconfinamento in sonorità bislacche. Il CD si apre con il già citato inedito dylaniano: Too Late è una ballata acustica con una leggera percussione alle spalle tratta dalle sessions di Infidels (e che dovrebbe anticipare il sedicesimo volume delle Bootleg Series, dedicato proprio alle prolifiche sedute dell’album del 1983, in uscita pare entro l’anno, forse a luglio, visto che è in uscita anche un estratto in vinile per il Record Store Day), un brano che poi si sarebbe evoluto nella già nota Foot Of Pride. Una bella canzone eseguita in modo rilassato da Bob, che non somiglia molto a ciò che sarebbe diventata né come testo né come melodia (forse ricorda di più George Jackson, il raro singolo del 1971): dopo l’ascolto ho ancora più voglia del nuovo episodio delle Bootleg Series.

E partiamo con il tributo vero e proprio, che inizia col botto: Richard Thompson è un fuoriclasse assoluto, e This Wheel’s On Fire viene proposta con un bell’arrangiamento elettroacustico con l’ex Fairport che suona tutti gli strumenti, nel suo tipico stile tra folk e rock; Courtney Marie Andrews è ancora giovane ma già esperta, e ci delizia con un’interpretazione voce e chitarra della splendida To Ramona, forse un po’ scolastica ma meglio così che stravolta, mentre i Flaming Lips rivestono di una leggera patina pop-psichedelica l’eterea Lay Lady Lay, che mantiene però la sua struttura acustica. I canadesi Weather Station propongono Precious Angel, dal periodo “religioso” di Bob, in una rilettura molto diversa, pianistica e lenta, con la voce solista femminile di Tamara Lindeman quasi sussurrata che accentua il tono di preghiera del brano; rimaniamo in Canada con i grandi Cowboy Junkies, che fanno una scelta non scontata prendendo dal recentissimo Rough And Rowdy Ways la bella I’ve Made Up My Mind To Give Myself To You, che fanno diventare uno splendido valzer dal sapore folk con la voce inconfondibile di Margo Timmins che come al solito si rivela l’arma in più del quartetto: sembrano tornati di botto i Junkies di inizio carriera, una cover magnifica, meglio anche dell’originale.

L’ex Sonic Youth Thurston Moore non si perde in sonorità strane e rilegge Buckets Of Rain per voce e chitarra, da perfetto folksinger, la cantante e chitarrista originaria del Mali Fatoumata Diawara offre una versione tutta ritmo e colori di Blowin’ In The Wind (registrata a…Como!), molto diversa dall’originale ma piacevole, mentre invece la giovane irlandese Brigid Mae Power nel riproporre la bella One More Cup Of Coffee ricalca abbastanza le atmosfere di Desire, violino a parte. Knockin’ On Heaven’s Door è materia pericolosa, ma la indie band Low (che ha in comune con Dylan la città d’origine, Duluth) se la cava benissimo con una interpretazione convincente, lenta e ricca di pathos, facendola diventare una rock ballad notturna e misteriosa. Il duo folk formato da Joan Shelley e Nathan Salsburg rifà Dark Eyes in maniera rigorosa, Patterson Hood e Jay Gonzalez dei Drive-By Truckers sono bravi e lo dimostrano con una Blind Willie McTell sofferta, bluesata e desertica (ma l’originale dylaniano è insuperabile), e lo stesso fa l’ex Be Good Tanyas Frazey Ford con un’ottima The Times They Are A-Changin’ in veste folk-rock ballad elettrica, con chitarre ed organo al posto giusto.

Finale con Jason Lytle, frontman dei Grandaddy, che ci regala una buona versione rilassata di Most Of The Time, con chitarra acustica e piano a scontornare la melodia, e con Weyes Blood (nome d’arte di Nathalie Laura Mering) che affronta in maniera classica la lunga ed impegnativa Sad Eyed Lady Of The Lowlands, riuscendo a fornire una prova decisamente efficace. Un tributo perfettamente riuscito questo Dylan Revisited, serio e ben fatto, che meriterebbe una distribuzione ben più capillare che come allegato ad una rivista mensile.

Marco Verdi

Best Of 2015, Riviste Inglesi: Mojo, Uncut & Q Magazine

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Come promesso, dopo la lista dei migliori dischi dell’album secondo i collaboratori del Blog (e con il sottoscritto che si riserva un sostanzioso conguaglio di titoli non inseriti nella prima stesura) passiamo ai migliori del disco da varie fonti internazionali, iniziando dai tre principali mensili musicali inglesi. Solo i primi 15 per ogni rivista, considerando che gli scorsi anni venivano delle liste chilometriche. Inutile dire che molti titoli non li condivido, ma manco capisco perché sono lì, comunque l’informazione viene prima di tutto. Iniziamo con Mojo, a ritroso dal n°15 al n°1:

Best Albums Of 2015

richard dawson nothing important

15. Richard Dawson – Nothing Important (Non solo nelle classifiche del Blog eccezioni alle regole, anche qui partiamo subito con un disco uscito a Novembre del 2014). Molto interessante e molto “strano”, in senso positivo e non modernista!

sleater-kinney no cities to loves

14. Sleater-Kinney – No Cities to Love

low one and sixes

13. Low – Ones and Sixes

https://www.youtube.com/watch?v=1kU6vFiXSAI

courtney barnett sometimes i sit

12. Courtney Barnett – Sometimes I Sit and Think, and Sometimes I Just Sit

bob dylan shadows in the night

11. Bob Dylan – Shadows in the Night

sufjan stevens carrie & lowell

10. Sufjan Stevens – Carrie & Lowell

sleaford mods key market

9. Sleaford Mods – Key Markets

mbongwana star from kinshasa

8. Mbongwana Star – From Kinshasa

https://www.youtube.com/watch?v=cAZxMZBZ628

songhoy blues music in exile

7. Songhoy Blues – Music in Exile

 https://www.youtube.com/watch?v=KvGsV8Trl8o

bill ryder-jones west kirby

6. Bill Ryder-Jones – West Kirby County Primary

jim o'brien simple songs

5. Jim O’Rourke – Simple Songs

tame impala currents

4. Tame Impala – Currents

new order music complete

3. New Order – Music Complete

endrick lamar to pimp a butterfly

2. Kendrick Lamar – To Pimp a Butterfly

julia holter have you

1. Julia Holter – Have You in My Wilderness

uncut- best of 2015

Visto che i “colleghi” britannici sono abbastanza ripetitivi e scontati e quindi molto dei titoli appariranno più volte, non rimetterò copertine e video degli stessi album. Passiamo ad Uncut, questa volta dal primo al quindicesimo.

Uncut’s Top 15 Albums of 2015 

julia holter have you

1. Julia Holter – Have You In My Wilderness

2. Kendrick Lamar – To Pimp A Butterfly

3. Sufjan Stevens – Carrie & Lowell

ryley walker primrose green

4. Ryley Walker – Primrose Green

father john misty - i love you

5. Father John Misty – I Love You, Honeybear

6. Tame Impala – Currents

7. Courtney Barnett – Sometimes I Sit and Think, and Sometimes I Just Sit

natalie prass

8. Natalie Prass – Natalie Prass

9. Sleaford Mods – Key Markets

10. New Order – Music Complete

bjork vulnicura

11. Björk – Vulnicura

unknown mortal orchestra multi-love

12. Unknown Mortal Orchestra – Multi-Love

13. Jim O’Rourke – Simple Songs

robert forster songs to play

14. Robert Forster – Songs To Play

jason isbell something more than free

15. Jason Isbell – Something More Than Free

q magazine best 2015

E per finire vediamo cosa dicono su Q Magazine, di nuovo dalla posizione 15 alla 1!

Q Top 15

django django born under saturn

15. Django Django – Born Under Saturn

14. Sleaford Mods – Key Markets

joanna newsom divers

13. Joanna Newsom – Divers

foals what went down

12. Foals – What Went Down

11. Father John Misty – I Love You, Honeybear

10. Florence + the Machine – How Big, How Blue, How Beautiful

9. Kendrick Lamar – To Pimp A Butterfly

laura marling short move

8. Laura Marling – Short Movie

kurt vile b'lieve

7. Kurt Vile – b’lieve i’m goin down…

6. Courtney Barnett – Sometimes I Sit and Think, and Sometimes I Just Sit

5. New Order – Music Complete

blur the magic whip

4. Blur – The Magic Whip

jamie xx in clour

3. Jamie xx – In Colour

2. Julia Holter – Have You In My Wilderness

tame impala currents

1. Tame Impala – Currents

Per oggi è tutto. Diciamo che su una trentina di titoli, quanti ne appaiono nella tre liste, non più di di una dozzina appaiono anche nel Blog, in modo più o meno esteso, ma de gustibus…

Alle prossime liste di fine anno e, soprattutto ai prossimi post. Più tardi Fare Thee Well dei Grateful Dead.

Bruno Conti

I Migliori Dischi Del 2014, Liste Di Fine Anno. Uncut

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Dopo i migliori di Mojo eccoci ad Uncut, un’altra rivista musicale inglese molto autorevole. Ecco i loro Top 20 e qualche altra classifica dedicata a singoli settori.

Best Of 2014

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1) The War On Drugs – Lost In The Dream

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2) Leonard Cohen – Popular Problems

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3) Aphex Twins – Syro

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4) Fka Twigs – LP1 Io continuo a non “capire”, fino a pochi mesi fa Tahliah Barnett faceva la ballerina, poi improvvisamente pochi mesi fa, a 26 anni, ha visto la “musica del futuro” e ha fatto questo disco. Se questo è il futuro datemi il passato, come nel disco subito sopra.

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5) Sharon Van Etten – Are We There

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6) Robert Plant – lullabyand…The Ceaseless Roar https://www.youtube.com/watch?v=W3h7KdJKEIM

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7) Hiss Golden Messenger – Lateness Of Dancers Questo signore è uno dei preferiti del Blogger http://discoclub.myblog.it/2012/05/17/piccoli-dischi-di-culto-hiss-golden-messenger-poor-moon/ e http://discoclub.myblog.it/2014/02/10/il-nebraska-michael-c-taylor-hiss-golden-messenger-bad-dept/, ma colpevolmente non mi sono occupato di questo nuovo album, dovrò rimediare (se trovo il tempo, se no fidatevi, è bellissimo pure questo) https://www.youtube.com/watch?v=Hkdsr-NpyDI

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8) Damon Albarn – Everyday Robots

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9) St. Vincent – St. Vincent

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10) Sun Kil Moon – Benji  Altro disco molto bello, Mark Kozelek ne fa troppi in un anno (Bonamassa è un dilettante al suo confronto), ma quando azzecca quello giusto come questo…sentire per credere https://www.youtube.com/watch?v=UtndQzCUEY4

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11) Toumani Diabaté & Sidiki Diabatè – Toumani & Sidiki

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12) Caribou – Our Love

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13) Ty Segall – Manipulator Anche di questo signore ci siamo occupati nel Blog http://discoclub.myblog.it/2013/09/11/un-folksinger-anomalo-ty-segall-sleeper-5682721/ e definire pure lui prolifico è usare un eufemismo, il “problema” è che ogni disco ha un genere diverso https://www.youtube.com/watch?v=7Una2_QKzkw

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14) Real Estate – Atlas https://www.youtube.com/watch?v=O2AeQDIw2j4 Anche questi sono bravi, approvo, magari 14° disco dell’anno è troppo…

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15) Rosanne Cash – The River And The Thread Questo è nella mia Top 10, quindi sono completamente d’accordo, secondo me non è più in alto nelle classifiche perché gli ha nuociuto il fatto di essere uscito a gennaio, Uncut ha dato 10 come voto e poi solo 15°. Probabilmente nel frattempo molti se lo sono dimenticato nelle liste di fine anno. Gran disco comunque http://discoclub.myblog.it/2014/01/07/dieci-pagella-uncut-il-primo-grande-disco-del-2014-rosanne-cash-the-river-and-the-thread/

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16) Gruff Rhys – American Interior Molto amato nel Regno Unito il gallese, leader dei Super Furry Animals, racconta in questo disco la storia della ricerca di una tribù di Nativi Indiani che parlavano gallese! Sembra affascinante e lo è: sono usciti anche un documentario https://www.youtube.com/watch?v=j5ql1aNvM0c , un libro e una app sull’argomento https://www.youtube.com/watch?v=Smn6MyiOM_0

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17) Lucinda Williams – Down Where The Spirit Meets The Bone Pure questo è nella mia Top 10 personale: molti non amano la voce della Williams, ma il disco vale uno “sforzo” di volontà per ascoltarlo ed esserne gratificati, oppure rimanere dello stesso parere https://www.youtube.com/watch?v=Y2MlWvNk4Cg

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18) Swans – To Be Kind   https://www.youtube.com/watch?v=1jSdTBGhDSg

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19) Hurray For The Riff Raff – Small Town Heroes https://www.youtube.com/watch?v=3dE3qmNKZl8

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20) Stephen Malkmus & The Jicks – Wig Out At Jagbags Anche questo CD è uscito il 7 gennaio, come Rosanne Cash https://www.youtube.com/watch?v=zYC5JASqWnI

Aggiungiamo i 5 migliori dischi della categoria “Americana” (ma senza dirlo a Dan Stuart dei Green On Red che odia il termine e se lo scopre mi “incendia” la mail)!

5 Best Americana Albums

1) Hiss Golden Messenger – Lateness Of Dancers

2) Rosanne Cash – The River And The Thread

3) Lucinda Williams – Down Where The Spirit Meets The Bone

4) Hurray For The Riff Raff – Small Town Heroes

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5) Steve Gunn – Way Out Weather Altro disco notevole!

Le cinque migliori ristampe dell’anno, sempre secondo Uncut:

La ristampa dell’anno

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Bob Dylan – Bootleg Series vol.11 – The Complete Basement Tapes

2) Slint – Spiderland (???)

3) The The – Soul Mining

4) Underworld – Dubnobasswithmyheadman un altro bel ???

5) Led Zeppelin Remasters – I-II-III

A parte qualche “sorpresa”, un paio anche nelle ristampe, le liste di fine anno di Uncut sono interessanti.

Nei prossimi giorni altre liste.

Bruno Conti

 

 

Dieci In Pagella Da Uncut Per Il Primo Grande Disco Del 2014! Rosanne Cash – The River And The Thread

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Rosanne Cash – The River And The Thread – Blue Note/Unversal 14-01-2014

Partiamo da un assunto: dischi così belli se ne fanno pochi in un anno, forse anche in una decade e, per certi versi, anche nel corso di una vita, però 10 vuole dire la perfezione, la bellezza suprema, nella mente del recensore del mensile inglese Uncut (Luke Torn) che gli ha assegnato questa votazione chissà se sono passati dischi come Blonde On Blonde e Highway 61 Revisited di Dylan o Electric Ladyland di Hendrix, Revolver dei Beatles, Pet Sounds dei Beach Boys, il Johnny Cash At San Quentin del babbo, Astral Weeks o Moondance (che ha ottenuto otto nella recente ristampa!) di Van Morrison, ma solo per citare alcuni dei dischi più celebri della storia, ce ne sono altre decine, venuti prima o dopo che meriterebbero questo giudizio (che si può equiparare alle classiche 5 stellette) e quindi, secondo questo metro di giudizio, quanto dovrebbero avere come votazione? Undici o dodici?! Attenzione non è per denigrare il disco di Rosanne Cash, ma per mettere tutto in una prospettiva più giusta; sono sempre stato un ammiratore incondizionato della figlia di Johnny, fin dai tempi degli esordi (beh, magari il primo omonimo registrato in Germania nel 1978, con musicisti locali, non era fenomenale, ma già da Right Or Wrong e Seven year ache si capiva che eravamo di fronte ad un talento formidabile), il modo di scrivere, le canzoni, la voce bellissima, la scelta dei musicisti ( e dei mariti, prima Rodney Crowell, poi John Leventhal), la dicono lunga sul buon gusto di questa signora dalla vita travagliata, ma gloriosa.

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The River And The Thread è una sorta di conclusione di una trilogia ideale iniziata, dopo la morte del padre Johnny, con Black Cadillac nel 2006, proseguita nel 2009 con The List (qui trovate quello che ne avevo scritto ai tempi sul Blog http://discoclub.myblog.it/2009/11/10/rosanne-cash-the-list/) e ora portata a termine con il nuovo album, mentre nel frattempo, alla fine del 2007, Rosanne si sottoponeva anche ad un intervento al cervello. Per togliere ogni dubbio il disco è bellissimo, vogliamo essere pignoli ed assegnarli un nove o quattro stellette e mezzo, o un otto, per quel discorso di prospettiva appena fatto? Non cambia molto, l’album rimane bellissimo ma chi scrive si sente più tranquillo.

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Concepito come una sorta di pellegrinaggio “mistico”, personale e musicale attraverso gli stati del Sud degli Stati Uniti, questo The River And The Thread, “Il Fiume E Il Filo” o meglio “Il Fiume E La Trama Del Filo”, dove il fiume ovviamente è il Mississippi e la “trama” è quella della vita e della musica, ispirato da una frase dettale dall’amica Natalie Chanin, quando stava insegnandole a cucire, “Devi imparare ad amare la trama del filo”, in inglese meglio, “You Have To Learn To Love The Thread”, pronunciata con l’accento di una che viene che da Florence, Alabama. E di personaggi, storie, incontri e luoghi ce ne sono a bizzeffe in questo disco. Da Etta Grant, la moglie di Marshall, il primo contrabassista della band di Johnny Cash, colpito da un aneurisma proprio nella serata in cui veniva inaugurata la Dyess House, casa natale restaurata della famiglia Cash e scomparso tre giorni dopo, vicenda raccontata in Etta’s Tune, una delizia sonora dove John Leventhal, marito e produttore del disco, suona con maestria tutti gli strumenti e John Paul White dei Civil Wars si occupa delle armonie vocali http://www.youtube.com/watch?v=ANpWRURSW6M .

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Ma fin dall’iniziale A Feather’s Not A Word, che contiene la frase citata poc’anzi, si capisce che stiamo per inoltrarci in un viaggio di grande spessore: costruita intorno a un giro di blues, raffinato e sinuoso, semplice ma ricco, con le chitarre di Leventhal che si fanno strada attraverso una sezione di archi, il violino e la viola di David Mansfield, un ricco coro guidato da Amy Helm, altra grande figlia d’arte e con un sound swampy, da paludi e da gumbo della Lousiana, che ci porta dall’Alabama a Memphis, dall’Arkansas fino a Nashville e ritorno, nei luoghi dove si trovano i Sun Studios, il luogo di nascita di Johnny Cash, le strade dove fu ucciso Emmett Till (ricordato in una stupenda canzone di Bob Dylan), il ponte di Tallahatchie, il sito della bellissima Ode To Billie Joe di Bobbie Gentry, la tomba di Robert Johnson, le piantagioni dove Charley Patton e Howlin’ Wolf lavoravano ed iniziavano a scrivere la loro musica, la casa di William Faulkner. Ovviamente non tutti i luoghi e le persone sono in questo brano, ma il viaggio parte da qui. E prosegue con The Sunken Lands, un tributo ai contadini dell’era della grande depressione (ma anche di oggi) piegati sulle loro terre sommerse, cantato, come di consueto, con quella tonalità, stupenda e compassionevole, di Rosanne, una delle voci più duttili ed espressive del panorama musicale attuale, su un tessuto musicale country-folk-blues impreziosito da un delicato lavoro di Leventhal al mandolino (che peraltro suona anche tutti gli altri strumenti, come in gran parte del disco) http://www.youtube.com/watch?v=U7pdEdv3QXw .

Di Etta’s Tune abbiamo detto, posso solo confermare, Modern Blue è il pezzo più rock del disco http://www.youtube.com/watch?v=1bVOy5k3y2o , mi ricorda, non so dirvi perché, quelle ballate mid-tempo stupende che sa scrivere John Hiatt, ma qui virata al gusto di Rosanne Cash, una che con il country più bieco di Nashville ha sempre avuto poco a che fare, ma che la capacità di scrivere una canzone con un bel ritornello non l’ha mai persa, sarà per questo che negli anni ha racimolato 11 numeri uno nelle classifiche Country e 21 nelle Top 40 americane. Ma indubbiamente si trova più a suo agio (forse) nelle trame acustiche e folky, delicate e malinconiche di una preziosa Tell Heaven http://www.youtube.com/watch?v=V-whhwYqX7Y . O nei raffinati e complessi arrangiamenti di una The Long Way Home che parte con un mini chick-a-boom rallentato di una elettrica e si arricchisce con gli archi arrangiati da Leventhal (come nella iniziale A Feather’s Not A Bird) e poi dal gruppo e dalle voci di supporto, che entrano di volta in volta, mentre la chitarra liquida di John sottolinea i passaggi intricati del brano http://www.youtube.com/watch?v=m1Pn7d2gfXg .

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World Of Strange Design è un blues stupendo, impreziosito dalla fantastica slide di Derek Trucks e da alcuni versi tra i più immaginifici di Rosanne, “If Jesus came from Mississippi…! (ma se andate a riascoltarvi i vecchi dischi canzoni così belle ne trovate molte altre) http://www.youtube.com/watch?v=SQmH8yggnCM . Anche la dolcissima e bellissima Night School è una canzone sulla memoria e sui tempi che furono, come se ne scrivono (e se ne cantano) poche, un poco agée e fuori dai tempi, musicalmente parlando, ma splendida e toccante e quindi chissenefrega se sembra venire da due secoli fa. E del duetto con Cory Chisel (grande cantautore e rocker americano di cui ci siamo occupati in questo Blog http://discoclub.myblog.it/tag/cory-chisel/) in 50.000 Watts cosa vogliamo dire? Che bello può andare? Uno dei centrepiece del disco è la sontuosa When The Master Calls The Roll, una canzone dal crescendo emozionante con un “coretto” cantato da alcuni “amici” che passavano di lì per caso, Amy Helm, Kris Kristofferson, John Prine, Tony Joe White Rodney Crowell, che aveva iniziato a scriverla, con John Leventhal, per Emmylou Harrisma poi quando Rosanne l’ha sentita ha detto, fermi tutti, questa la finisco io, e i “due mariti” hanno concordato (a proposito se volete sentire due dei più bei “Divorce album” della storia, pre e post, con Shoot Out The Light di Richard e Linda Thompson, andate a recuperarvi InteriorsThe Wheels della nostra amica, due dischi fantastici, tra i tanti).

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Conclude (ma ci sono le tre bonus delle Deluxe Edition) una sinuosa Money Road, il luogo dell’incrocio con il diavolo di Robert Johnson e del ponte della Gentry, un’altra “confezione” sonora sontuosa, con un piano Wurlitzer piazzato ad arte e una geniale coloritura dettata dell’eletric sitar suonato, assolutamente a sorpresa, da un Leventhal in vena di diavolerie per questo brano. E già questo sarebbe un grande disco, sarà un caso ma i dischi e lecanzoni che contengono River nel titolo sono sinonimo di qualità (Springsteen, Eric Andersen, Joni Mitchell, eccetera), ma le due cover, la delicata Two Girls, un brano poco conosciuto dal repertorio di Townes Van Zandt e la bellissima Biloxi, viceversa una delle più conosciute di un altro “outsider” di pregio come Jesse Winchester, sono le classiche ciliegine sulla torta. Come Your Southern Heart, sempre scritta dalla premiata ditta Leventhal/Cash e che non ha nulla da invidiare alla qualità delle canzoni ufficiali del disco. Non meri riempitivi, ma tasselli importanti, quindi vi consiglio caldamente di procurarvi la versione Deluxe, ve la faranno pagare cara, purtroppo, ma ne vale assolutamente la pena. Se volete dare una ascoltatina in anteprima http://www.npr.org/2014/01/05/259143273/first-listen-rosanne-cash-the-river-the-thread

Come diceva Dan Peterson, per me Numero Uno!

Bruno Conti

Il Meglio Del 2013: Riviste Straniere – Uncut

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Da adesso in avanti, a tradimento, anche più di un Post al giorno (oppure no, come capita), come gli scorsi anni, pubblicherò le classifiche di Riviste inglesi ed americane (e anche italiane se capita, ma arriveranno più tadi, credo), cartacee ed online, e qualche sito interessante, per chi scrive, magari rompendo l’anima anche a qualche musicista e addetto al settore amico, con qualche incursione in quello che, immodestamente, abbiamo scritto anche noi durante l’anno, trovate il link (dove all’interno magari c’è un altro link e così via, fino all’infinito!). Partiamo, del tutto a caso, con Uncut (e già qui non mi trovano molto d’accordo, come diceva un calciatore a Mai Dire Gol, “sono completamente d’accordo a metà con il mister”, infatti, come atto di ribellione, pubblico anche la lista del loro direttore, Allan Jones,  vecchia volpe della musica, con cui sono molto più sintonizzato come lunghezza d’onda):

UNCUT’s albums of the year 2013 

my bloody valentine mbv

1. My Bloody Valentine – m b v  http://www.youtube.com/watch?v=rVZuDOy9w7A

david bowie the next day

2. David Bowie – The Next Day http://discoclub.myblog.it/2013/10/01/se-arriva-anche-la-versione-extra-siamo-rovinati-david-bowie/

nick cave push standard ed.

3. Nick Cave – Push the Sky Away  http://www.youtube.com/watch?v=MXcuXZ3m8qw

john grant pale green ghosts

4. John Grant – Pale Green Ghosts  http://www.youtube.com/watch?v=JvM3D4XE9qM

laura marling once i was an eagle
5. Laura Marling – Once I Was An Eagle
http://www.youtube.com/watch?v=jSk839eSWm0 Marco non ci è andato giù leggero, per me è un gran disco, giudicate voi!

roy harper man & myth

6. Roy Harper – Man and Myth http://www.youtube.com/watch?v=INVei_1Wu7Y “Mezzo album” è suonato e prodotto da Jonathan Wilson, manca all’appello sul Blog, ma arriva…

bill callahan dream river

7. Bill Callahan – Dream River http://www.youtube.com/watch?v=Mh5km2xKlfk

kurt vile wakin'

8. Kurt Vile – Wakin’ On a Pretty Daze http://www.youtube.com/watch?v=bd0K76H7sU8 Questo devo tornare ad approfondire perchè il precedente mi era piaciuto parecchio e anche questo mi sembra un gran disco, la canzone del video è bellissima!

arctic monkeys am

9. Artic Monkeys – AM  http://www.youtube.com/watch?v=6366dxFf-Os 

boards of canada tomorrow's

10. Boards of Canada – Tomorrow’s Harvest
http://www.youtube.com/watch?v=2jTg-q6Drt0 Che questo sia uno dei dieci migliori dischi dell’anno? Un bel mah?

Per consolarci vediamo cosa ha detto (anzi scritto) il buon Allan Jones sui migliori dischi del 2013 (a scalare dal 30° al 1°):

30 Thee Oh Sees – Floating Coffin

29 Nick Cave And The Bad Seeds – Push the Sky Away

28 Promised Land Sound – Promised Land Sound

27 Guy Clark – My Favourite Picture Of You

26 Julia Holter – Loud City Song

25 Cian Nugent & The Cosmos – Born With The Caul

24 Diana Jones – Museum Of Appalachia Recordings

23 The Shouting Matches – Grownass Man

22 Richard Thompson – Electric

21 Endless Boogie – Long Island

20 Bill Callahan – Dream River

19 The Strypes – Snapshot

18 Lord Huron – Lonesome Dreams

17 Mark Kozelek & Desertshore – Mark Kozelek & Desertshore

16 Caitlin Rose – The Stand-Ins

15 Vampire Weekend – Modern Vampires Of The City

14 Neko Case – The Worse Things Get, The Harder I Fight, The Harder I Fight The More I Love You

13 Hiss Golden Messenger – Haw

12 Houndstooth – Ride Out The Dark

11 Jonathan Wilson – Fanfare

10 My Bloody Valentine – mbv

9 Matthew E White – Big Inner

8 Okkervil River – The Silver Gymnasium

7 Israel Nash Gripka – Israel Nash Gripka’s Rain Plans

6 Kurt Vile – Wakin on A Pretty Daze

5 Jason Isbell – Southeastern

4 Pond – Hobo Rocket

3 Laura Marling – Once I Was An Eagle

2 Phosphoresecent – Muchacho

1 Roy Harper – Man & Myth

Direi che è tutto, alla prossima classifica!

Bruno Conti

Best Of 2012! Il Meglio Della Stampa Internazionale: Mojo & Uncut

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Come promesso ecco la lista dei migliori dischi del 2012 secondo Mojo, e già che c’ero ho aggiunto anche quella di Uncut, con la rivista diretta dal “vecchio” Allan Jones, che, come direbbe Rino Tommasi, riacquista punti nel mio personalissimo cartellino. Una classifica è a scendere, (Mojo) dall’1 al 20, l’altra (Uncut) a salire, dal 20 al n° 1, meritatissimo. Devo constatare che Jack White con Blunderbluss è molto in alto anche in quella di Uncut, per cui me lo andrò a risentire con più attenzione, anche se mi sembra un buon album ma non eccelso.

Mojo Top 20

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  1. Jack White – Blunderbuss
  2. Frank Ocean – Channel Orange
  3. Bill Fay – Life Is People
  4. Leonard Cohen – Old Ideas
  5. Dexys – One Day I’m Going To Soar
  6. The Black Keys – El Camino
  7. Django Django – Django Django
  8. Dr. John – Locked Down
  9. Julia Holter – Ekstasis
  10. Bob Dylan – Tempest
  11. Scott Walker – Bisch Bosch
  12. Tame Impala – Lonerism
  13. The xx – Coexist
  14. Hot Chip – In Our Heads
  15. Cat Power – Sun
  16. Bobby Womack – The Bravest Man In The Universe
  17. Mark Lanegan Band – Blues Funeral
  18. Orbital – Wonky
  19. Advance Base – A Shut-In’s Prayer
  20. Lee Fields & the Expressions – Faithful Man

Per esempio, questo disco non lo avevo considerato e invece è dell’ottimo soul…molto seventies, degno di Kiwanuka che mi era piaciuto moltissimo.

 


Uncut Top 20


20 The xx – Coexist
19 Neneh Cherry And The Thing – The Cherry Thing

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18 Sharon Van Etten – Tramp
17 Grimes – Visions

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16 Ty Segall – Slaughterhouse

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15 Field Music – Plumb
14 Paul Buchanan – Mid Air
13 Dexys Midnight Runners – One Day I’m Going To Soar

12 Go-Kart Mozart – On The Hot Dog Stands

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11 Tame Impala – Lonerism
10 Bruce Springsteen – Wrecking Ball
09 Neil Young & Crazy Horse – Psychedelic Pill

08 Grizzly Bear – Shields

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07 Ty Segall & White Fence – Hair

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06 Bill Fay – Life is People

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Questo disco mi piace moltissimo e anche se non l’ho inserito nella mia prima Top Ten è solo perché in quel momento preciso non me lo sono ricordato. Non male per uno che uffficialmente non pubblicava nulla di nuovo da oltre 40 anni. Questo è il vero “comeback of the year” (più di Dexys, solo 27 anni e Graham Parker & The Rumour, 32 anni)!

05 Frank Ocean – Channel Orange


04 Dr. John – Locked Down
03 Jack White – Blunderbuss

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02 Bob Dylan – Tempest

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01 Leonard Cohen – Old Ideas

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Per l’occasione rispolvererei un vecchio tormentone di “Mai Dire Gol”, ovvero la dichiarazione di Garzya: “sono completamente d’accordo a metà col mister”, che mi sembra perfetta per l’occasione. Come al solito queste classifiche sono anche uno spunto, una occasione, per segnalare dischi interessanti o anche riproporli, condendoli con qualche copertina e, soprattutto, qualche video.

Nei prossimi giorni altre classifiche di fine anno da riviste, blog, siti, oltre ad alcune specifiche di categoria e “una serie” di Best Of The Rest di chi vi scrive, che mi permettono di ritornare su quello che più mi è piaciuto durante l’anno e almeno segnalare alcune cose che per ragioni di tempo ho dovuto tralasciare.

Bruno Conti

Il Ritorno di Un “Genio”? Bill Fay – Life Is People

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Bill Fay – Life Is People – Dead Oceans 21.08.2012

 

La settimana prossima esce il primo album di materiale “nuovo” inciso da Bill Fay, un geniale musicista inglese che ha operato (e pubblicato i suoi due dischi) tra il 1970 e il 1971. Poi è scomparso, i dischi sono diventati oggetti di culto come quelli di Nick Drake, ma lui non era morto, ovviamente. Con cadenza periodica delle coraggiose etichette indipendenti facevano uscire del materiale inedito d’archivio o delle ristampe dei suoi album, l’omonimo Bill Fay del 1970 (più orchestrale) e Time Of The Last Persecution (con una strumentazione più rock), entrambi editi, con bonus tracks, dalla Esoteric Records nel 2008, e in origine pubblicati dalla Deram, ma ora esce un album nuovo che, peraltro, non ho ancora avuto modo di sentire.

 

Per ora i “riscontri”, in ogni caso, sono i seguenti:

Mojo Album Del Mese 5 stellette – “Il primo Album di Bill Fay in 41 anni è sbalorditivo!”

Uncut 9/10 – “Meravigliosamente misurato ritorno per questo modesto maestro della canzone inglese”

Q 4 stellette – “Il sorprendente ritorno di un grande “perduto” artista di culto…una esperienza che incute timore.”

 

E si sprecano i paragoni (oltre che con Drake) con Ray Davies, John Lennon, il primo David Bowie e Gary Brooker. Per il momento mi limito a proporvi alcuni video con brani del suo repertorio e consigliarvi vivamente l’acquisto dei due album degli anni ’70, che direi è quasi d’obbligo, se già non ne siete felici possessori. Jeff Tweedy e Nick Cave sono grandi fans e i Wilco hanno eseguito un paio di volte dal vivo Be Not So Fearful, anche con la presenza sul palco dell’autore. Sul disco nuovo mi esprimerò non appena avrò occasione di ascoltarlo, ma con queste premesse dovrebbe essere un “trionfo”, sia pure per “Carbonari” veri. Il termine “genio” nel titolo del Post è volutamente provocatorio e anche tutte le virgolettature!

Uscita il 21 agosto.

Bruno Conti

Ma Hanno Bevuto? Stranezze Della Stampa Inglese: Duffy, Annie Lennox & Mark Olson

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In questi giorni festivi ho avuto un po’ di tempo per leggere le recensioni di Mojo e Uncut del numero di Gennaio 2011, e fin qua nulla di strano direste voi se non fosse che i numeri di gennaio di entrambe le riviste sono usciti all’inizio di dicembre! In ogni caso, colmato il ritardo (visto che avevo letto soprattutto le classifiche di fine anno) ho guardato un po’ fra le recensioni alla ricerca di qualche nome interessante o qualche spunto e quelli si trovano sempre visto che non è che consideri le due riviste come la Bibbia ma mi interessano i loro giudizi, con una leggera preferenza per Mojo. Vedo che quel leggero astio, quella concorrenza che animava anche il Buscadero e il Mucchio dei tempi e ora il Busca e Jam, non manca mai, per cui bisogna parlare male del disco di cui parla bene “l’altro” oppure, come dico nel titolo, qualcuno è ubriaco ( e nel contempo vi tranquillizzo, non lo siete voi, le foto sono proprio in scala crescente, mi è venuto così)!

Prendiamo come esempio i tre personaggi effigiati e i loro relativi ultimi album. Cominciamo con Duffy Endlessy, Mojo titola Make It Stop e dice che l’album è un’enorme delusione mentre Uncut annuncia che la cantante gallese eccelle con l’aiuto di Albert Hammond e dei Roots. Chi avrà ragione? L’album precedente Rockferry aveva venduto 6 milioni e mezzo di copie in tutto il mondo. Questo, dopo cinque settimane, è precipitato al 56° posto della classifica inglese e in America non si è visto neppure nelle charts. Ok, le vendite non sono direttamente proporzionali alla qualità però un qualche significato per questo flop ci sarà. Anche il sottoscritto al quale il disco precedente non era dispiaciuto ha notato delle preoccupanti similitudini con la musica di Madonna, Kylie Minogue e Blondie era disco. Ovviamente a molti piacerà!

Anche il disco natalizio (e benefico) di Annie Lennox A Christmas Cornucopia ha generato giudizi diametralmente opposti. In questo caso, stranamente, Mojo, ricordando che la Lennox è nata il giorno di Natale (lo sapevate?), parla di un disco dove le undici canzoni tradizionali e il brano composto per l’occasione, sono cantate meravigliosamente bene persino con un senso di brutale e dura estasi (però)! Mentre Uncut parla letteralmente di “Bleak Midwinter Offering”, serve la traduzione? Desolante offerta di mezzo Inverno, aggiungendo che probabilmente la Island ha chiesto alla cantante un disco “festivo” in cambio della possibilità di incidere poi un album “nuovo”. Voto di scambio, quindi? Maliziosi!

E per finire veniamo a Mark Olson (l’ex co-leader dei Jayhawks) il cui nuovo album Many Colored Kite era stato giudicato con meritata benevolenza in questo Blog nel lontano Giugno dello scorso anno sempre-un-piacere-ascoltarlo-matk-olson-many-coloredf-kite.html. Quale è la colpa di questo disco e del suo autore secondo Mojo che lo martella con un giudizio impietoso di una sola stelletta? Quello di essere contento, quindi ha scritto delle canzoni ottimiste, positive smentendo il teorema dell'”Ever tortured artist” e di avere quindi bisogno al suo fianco non di una fidanzata norvegese (che peraltro è una ottima musicista) ma di un gruppo. Al contrario, Uncut, gli dà 4 stellette (quasi troppe) e dice che dopo gli anni difficili seguiti alla divisione dalla precedente moglie Victoria Williams, Olson ha ritrovato una sua serenità che gli permette di riproporre il suo country-folk tranquillo e minimale con rinnovata ispirazione (e mettetevi d’accordo) e con l’aiuto di Jolie Holland, Neal Casal e Vashty Bunyan. Ma allora il “gruppo” c’è, anche se devo ammettere che una bella reunion più sostanziosa dei Jayhawks, magari in occasione delle prossime ristampe, non mi dispiacerebbe.

Per la serie il “mondo è bello perché è vario” ma quando è troppo, è troppo!

Bruno Conti

Last But Not Least – I Migliori Dischi Del 2010 – Stampa Estera: Uncut

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Questo è l’ultimo post dedicato alle riviste musicali internazionali (in attesa delle classifiche italiane) poi magari un’appendice dedicata alle cllassifiche dei migliori di chi vende in rete e la promessa (o minacciata) ulteriore lista del sottoscritto con outsiders e “nomi dimenticati” nelle precedenti, tra cui un paio di cui non vi ho mai parlato nel Blog (per problemi di tempo) ma è un delitto non inserire nelle liste di fine anno. D’altronde visto che il Blog lo faccio io mi pare giusto, o no?

Uncut Best Albums of 2010

Album Of The Year

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Joanna Newsom – Have One On Me (una sorpresa, ma non troppo, è anche nella mia lista dei migliori outsiders, giuro, fidatevi!)

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2) Neil Young – Le Noise

3) Paul Weller – Wake Up The Nation

4) Arcade Fire – The Suburbs

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5) Robert Plant – Band Of Joy

6) Ariel Pink’s Haunted Graffiti – Before Today

7) John Grant – Queen of Denmark

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8) Ali Farka Touré & Toumani Diabaté – Ali & Toumani

9) LCD Soundsystem – This Is Happening

10) Grinderman – Grinderman 2

Un paio di categorie ulteriori inserite da Uncut:

Best Americana Album: Robert Plant – Band Of Joy

Best Reissue Of The Year: David Bowie – Station To Station (Springsteen 19° e Jimi Hendrix 24°, mah!).

Nel 2009, il disco dell’anno di Uncut era stato Merryweathe Post Pavillion degli Animal Collective!

Non ho ancora tirato le fila, ma a occhio mi sembra che il disco che appare in tutte le liste, quello più trasversale che piace un po’ a tutti sia The Suburbs degli Arcade Fire.

Bruno Conti

Uncut The Best Of The Rest 2009

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Proseguiamo con le classifiche di fine anno delle principali riviste. Questa volta è il turno di quelle di Uncut nelle varie categorie oltre ai migliori in assoluto.

Piccola nota. Niente Mumford and sons nei primi 50!! sia di Uncut che di Mojo (mah?!?), comunque…

Top Boxset & Compilations

1) Beatles – The Beatles in Mono/The Beatles in Stereo

2) Big Star – Keep an eye on the sky

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3) Kraftwerk – 12345678 The Catalogue

4) Where The Action Is! Los Angeles Nuggets 1965-1968


5) Neil Young – Archives Vol.1

Best Reissues

1) Rolling Stones – Sticky Fingers


2) REM -Murmur
3) John Martyn – Solid Air
Cha canzone stupenda in un album stupendo, grandissimo musicista!
4) Bert Jansch – LA Turnaround
5) Tim Buckley – Live at the Folklore Centre NYC

Questo era il babbo, uno dei piu “grandi” di sempre
Best Americana Albums
1) Low Anthem – Oh My God, Charlie Darwin
2) Alela Diane – To Be Still
Un’altra molto brava! Ne ha già fatto un altro. Un Dieci pollici (avete presente i vecchi 78 giri) con Alina Harding, ebbene sì, Alela & Alina.
3) The Duke and The King – Nothing Gold Can Stay
4) Felice Brothers – Yonder is the clock I Fratelli di quello sopra
5) Richmond Fontaine – We Used To The Think The Freeway Sounded Like A River Il Titolo Migliore, Anche la musica è ottima

Per finire

Best Music DVDS

1) Rolling Stones – Gimme Shelter

2) John & Yoko -Give Peace A Song
3) James Brown – The Night James Brown Saved Boston
4) Woodstock – 3 Days of Peace and Music
Questa, la prima volta che l’ho vista al cinema, mi è rimasta impressa!
5) Jeff Buckley – Grace Around the World Poteva mancare il figlio?
Alla prossima.
Bruno Conti