Due Texani, Due Chitarre E Belle Canzoni! Randy Rogers & Wade Bowen – Watch This

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Randy Rogers & Wade Bowen – Watch This – Lil’ Buddy Toons CD

Randy Rogers e Dave Bowen, countrymen texani dal pelo duro, ci hanno preso gusto e, dopo l’ottimo album in duo Hold My Beer dello scorso anno, sono andati in tour: un tour che ha avuto un buon successo, con sale da concerto e dance halls (texane e non) stipate all’inverosimile, e Watch This, registrato a Dallas e San Marcos, è la testimonianza di quelle serate. A dire il vero anche Hold My Beer inizialmente doveva essere un live, ma poi i due, provando i brani nello studio di Lloyd Maines, si sono divertiti a tal punto che, canzone dopo canzone, hanno costruito un disco che è stato votato tra i migliori album di country made in Texas dello scorso anno; se in quel disco Rogers e Bowen avevano una band alle spalle, la tournée che ne è seguita li vedeva sul palco in perfetta solitudine, solo due voci e due chitarre, e Watch This, a parte un intervento all’armonica da parte di Kyle Wieters in West Texas Rain, li vede esibirsi in questa configurazione.

Ebbene, se qualcuno può (legittimamente) pensare che 19 canzoni per quasi un’ora e venti di musica completamente acustica possano alla lunga stancare, voglio rassicurare chi legge che non è affatto così: i due sono showmen consumati, conoscono il loro pubblico alla perfezione e sanno che cosa dargli, hanno un affiatamento perfetto e, last but not least, possiedono entrambi un songbook di tutto rispetto. I 19 brani sono divisi a metà tra canzoni di uno e dell’altro, nove a testa (più un breve ed esilarante divertissement, Whataburger, durante il quale i due si divertono ad improvvisare dei condimenti per un hamburger): non ci sono cover, e neppure un brano tratto da Hold My Beer, ma solo alcuni episodi salienti tratti dalle due rispettive carriere. E, come già accennato, il duo funziona: la musica è Texas country al 100%, tipiche ballate arse dal sole nella miglior tradizione del Lone Star State, ed i due amici sono anche intrattenitori provetti, scherzano, si prendono in giro, intervengono uno nel brano dell’altro, si interrompono a vicenda (come nella finale Saturday Night di Bowen, dove Rogers ad un certo punto si ferma per ben due volte per raccontare due divertenti aneddoti inerenti alla canzone che stanno suonando, per poi ricominciare ad armonizzare come se niente fosse).

Ma, cazzeggio a parte, Watch This è soprattutto musica, eseguita sì just for fun (ed i due si divertono davvero), ma quando suonano e cantano lo fanno in maniera decisamente seria e professionale, anche se lo spirito rimane conviviale: canzoni che più texane non si può (Kiss Me In The Dark, Who I Am, Interstate, Fuzzy, l’opening track Tonight’s Not The Night), brani tra il serio e l’ironico (la trascinante Songs About Trucks di Bowen), oppure ballate nella più pura tradizione di autori come Townes Van Zandt e Guy Clark (West Texas Rain, bellissima); ma il disco va preso nel suo insieme, non c’è una sola canzone da buttare o che non valga la pena ascoltare e, credetemi, al quarto o quinto brano non vi accorgerete neppure più dell’assenza di una band. Due amici, due chitarre, un pubblico caldo e preparato, belle canzoni, humour e tanto feeling: questo (e anche di più) è Watch This.

Marco Verdi

Country-Gospel D’Altri Tempi! Wade Bowen – Then Sings My Soul

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Wade Bowen – Then Sings My Soul: Songs From My Mother – Bowen Sounds CD

Wade Bowen da Waco, Texas, è uno dei più fulgidi esempi di country rocker appartenenti al cosiddetto movimento Red Dirt. Attivo dal 2002, ha prodotto circa una mezza dozzina di album, tutti di fattura più che buona: l’ultimo lavoro, pubblicato lo scorso anno, è stato l’ottimo Hold My Beer, Vol. 1, un perfetto sampler di puro Texas country inciso in coppia con Randy Rogers. Ma questo Then Sings My Soul: Songs For My Mother già dal titolo lascia presagire un qualcosa di diverso: infatti l’album è una collezione di brani della tradizione gospel (ma c’è anche qualcosa di più moderno), un sentito omaggio che Wade sente di dovere a sua madre, che ringrazia nelle note interne con una commossa dedica. Ed il disco, quaranta minuti circa di durata, è una delle cose più belle della discografia del nostro, il quale non affronta i brani presenti con piglio da texano, magari ri-arrangiandoli in chiave country-rock, ma rispetta il loro suono tradizionale e ci consegna un lavoro puro ed incontaminato, dove una bella serie di grandi canzoni brillano di nuova luce grazie all’interpretazione intensa del leader, il quale si circonda di pochi strumenti per dare maggior spazio alle melodie, e come ciliegina sulla torta usufruisce del supporto delle McCrary Sisters ai cori. Un lavoro fatto con passione, che originariamente era stato previsto solo per la vendita online ma, date le richieste, si è deciso di rendere disponibile su larga scala.

https://www.youtube.com/watch?v=qx8M5RoJvUQ

L’album si apre con uno dei classici assoluti del genere, cioè Amazing Grace, che viene proposta in maniera canonica, con un inizio lento per solo piano (ed organo sullo sfondo), Wade che intona con grande partecipazione la ben nota melodia, e la strumentazione che si arricchisce man mano che il brano prosegue (con un bell’assolo di slide, molto alla Cooder). I’ll Fly Away, un inno gospel tra i più conosciuti, è più spedita, ritmo sostenuto, un banjo in sottofondo, motivo cristallino ed orecchiabile ed arrangiamento da country song d’altri tempi; Softly And Tenderly, un pezzo composto addirittura nel 1880, è riproposta come una languida honky-tonk ballad, con l’organo a fornire l’elemento soul: già dalla resa di queste tre canzoni traspare l’amore con cui Bowen ha affrontato questo progetto. Splendida anche Just Over In The Gloryland, altro brano antico (lo hanno fatto anche Bill Monroe e gli Stanley Brothers), con un bel botta e risposta tra voce e coro, melodia tipicamente gospel ed accompagnamento decisamente sudista, un pezzo da godere nota per nota; In The Garden (Tennessee Ernie Ford, Elvis Presley, Willie Nelson e Johnny Cash fra gli altri) è ancora uno slow per voce e poco altro, ma tanta anima, mentre la celeberrima How Great Thou Art (ancora Elvis e Willie, passando per gli Statler Brothers e Dolly Parton) è arrangiata come una moderna country ballad, ma la purezza e la bellezza del brano restano intatti.

https://www.youtube.com/watch?v=ya–crRPkZc

Ed ecco un terzetto di standard famosissimi, che vantano decine di versioni: Farther Along, con un semplice arrangiamento bucolico che esalta la stupenda melodia, molto vicina a quella dei Byrds, un grande brano rifatto splendidamente, Peace In The Valley, lenta, languida, con chitarra acustica e piano a guidare il noto motivo reso celebre ancora da Elvis ma inciso anche da Cash e da Loretta Lynn, e Precious Memories (oltre ai soliti noti, anche J.J. Cale, Emmylou Harris e Bob Dylan), rifatta in maniera vivace e solare, anche se la strumentazione di base rimane acustica. Old Rugged Cross è ancora puro country-folk, ed è impreziosita da un bel controcanto femminile, e prelude ad una sorprendente rilettura di Saved, proprio la title-track del tanto criticato album del 1980 di Bob Dylan, con il nostro che non ne modifica per nulla il potente arrangiamento gospel-rock, riproponendola quasi in maniera calligrafica: non male ma a questo punto meglio l’originale, anche perché in quel periodo Dylan cantava alla grande.

Chiude il CD Take My Hand Precious Lord, ancora un pezzo dal grande pathos e proposto in maniera spoglia ma efficace: un piccolo grande disco, siamo sicuri che la mamma di Wade Bowen da lassù apprezzerà con convinzione.

Marco Verdi

Ormai Con Loro Si Va Sul Sicuro! Randy Rogers Band – Nothing Shines Like Neon

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Randy Rogers Band – Nothing Shines Like Neon – Tommy Jackson CD

La Randy Rogers Band, attiva da una dozzina d’anni, è oggi uno degli acts più popolari in Texas, ed anche fuori dai confini del Lone Star State, un successo ottenuto senza mai svendersi o modificare il proprio suono a favore delle classifiche e delle radio di settore.   La band è ormai affiatata, suona a memoria, ed è comprensibile dato che non ha mai avuto cambi di personale: oltre a Rogers, abbiamo i soliti Geoffrey Hill alla chitarra solista, Jon Richardson al basso, Les Lawless alla batteria e Brady Black al violino; il loro suono, un rockin’ country deciso ma con una propensione alla melodia non comune, è maturato disco dopo disco e, dopo la parentesi solista di Rogers insieme a Wade Bowen lo scorso anno con il divertente Hold My Beer, Vol. 1, abbiamo tra le mani il loro settimo album di studio, intitolato Nothing Shines Like Neon.

Chi ha apprezzato le precedenti fatiche della RRB non mancherà di farlo anche con questo lavoro, che forse spinge meno l’acceleratore sul rock ed è un filo più country, anche perché il produttore è il grande Buddy Cannon, uno dei principali artigiani del suono in questo genere, già dietro la consolle in passato per Willie Nelson, Merle Haggard, George Jones, George Strait, Kenny Chesney e moltissimi altri. Nothing Shines Like Neon forse non è il disco migliore della RRB, ma di sicuro insidia le prime posizioni e comunque si colloca ben al di sopra della media delle uscite mensili in ambito country (soprattutto quelle che arrivano da Nashville), grazie anche ad una manciata di ospiti illustri (che scopriremo strada facendo) che aggiunge prestigio ad un  lavoro già più che positivo. San Antone apre il CD, una western ballad molto ben costruita, con una melodia ad alto tasso emozionale, un languido violino ed una ritmica spedita, un inizio forse non roboante ma sincero ed autentico. Rain And The Radio, più diretta e cadenzata, ha elementi più sudisti che texani, ed un bel ritornello limpido, mentre Neon Blues è country-rock d’autore, un bel brano elettrico dal refrain godibile, un tipo di canzone che a Rogers riesce particolarmente bene, con un appeal anche radiofonico ma senza scadere in personalità.

La potente Things I Need To Quit è una ballata elettrica di spessore, nella quale Randy ed i suoi pards suonano distesi e rilassati, ma senza perdere un’oncia di feeling; Look Out Yonder vede Alison Krauss ed il suo collega Dan Tyminski alle armonie vocali, ed il brano è una gentile oasi elettroacustica, con un ottimo ritornello corale, uno dei più riusciti del lavoro, mentre con la tersa Tequila Eyes torniamo sul versante country-rock, anche se non manca una nota di malinconia nel motivo. Takin’ It As It Comes vede il nostro duettare con il grande Jerry Jeff Walker (un pezzo di storia del Lone Star State), un travolgente brano che potrebbe benissimo appartenere al repertorio dell’autore di Mr. Bojangles, puro Texas rock’n’roll; Old Moon New è un languido slow, toccante ed eseguito con grande trasporto, un intermezzo più che gradito, seguito a ruota da un’altra ballata ancora migliore, Meet Me Tonight, che ha un piede negli anni sessanta ed il solito refrain scorrevole. La maschia e grintosa Actin’ Crazy, di e con Jamey Johnson (quindi garanzia di qualità) ed il puro country di Pour One For The Poor One, quasi un honky-tonk rallentato, chiudono l’ennesimo disco positivo per una band sulla quale ormai possiamo contare ad occhi chiusi.

Marco Verdi