Carla Olson – Rubies And Diamonds – Sunset Boulevard Records
Questo disco in origine venne pubblicato, solo in Svezia, nel 1988: era l’esordio come solista di Carla Olson, una delle migliori “rocker in gonnella” prodotte dalla musica americana nel periodo a cavallo tra la fine anni ’70, primi anni ’80, quando la musicista texana, in trasferta dalla natia Austin a Los Angeles per far parte con la sua band, i Textones, della nascente scena punk/new wave di quegli anni. Poi il “successo” (176° posto nelle classifiche di Billboard!?!) sarebbe arrivato con il debutto per l’A&M Midnight Mission del 1984, disco che coniugava rock e musica d’autore, un anticipo di ciò che sarebbe stata chiamata roots music una decade dopo. Album ristampato più volte in CD nel corso degli anni, l’ultima volta dalla Omnivore nel 2015, e dove apparivano come ospiti Ry Cooder, Gene Clark (poi futuro collaboratore di Carla), Don Henley e Barry Goldberg, oltre ai componenti della band, tra cui spiccavano Phil Seymour, harmony vocalist d’eccezione, e Joe Callins alla chitarra solista. Per farla breve, Callins rimase anche per l’avventura svedese del disco solista, pubblicato solo per il mercato interno come Sweden USA, e che oggi, a quasi 30 anni da quella data, vede la luce negli States per l’etichetta Sunset Boulevard!
Il disco venne registrato con l’ottima band locale dei Wilmer X, che avevano invitato la Olson in Svezia per incidere l’album: oltre a Callins, venne coinvolto anche un altro musicista svedese, Michael Rickfors, famoso soprattutto per essere stato brevemente il cantante degli Hollies in sostituzione di Allan Clarke, e Mick Taylor, che appare in un brano nella sezione bonus del CD (che però forse c’erano anche nella versione “nordica” dell’album, così mi pare di ricordare)! Il nuovo titolo è Rubies And Diamonds, preso da una delle canzoni presenti nel disco, e risentito oggi si rivela un fior di disco tra rock classico (lei ha sempre una gran voce, calda ed espressiva come poche) e musica delle radici, con i brani firmati dalla stessa Olson, con George Callins, con Rick Emmert (altro ex Textones), Danny Wilde dei Rembrandts, oltre ad un paio con George Green, colui che, come scrive la stessa Carla nelle note, ha firmato con John Mellencamp alcuni brani di Uh-Huh, oltre ad Hurts So Good, Rain On The Scarecrow e altre canzoni del Coguaro.. I Wilmer X erano una ottima band e rispondono ai nomi di Thomas Holst (lead guitar), Stefan Bjork (bass guitar), Sticky Bomb (drums), Mats Bengtsson (piano, organ) e Jalle Lorensson (harmonica).
Purtroppo negli anni a seguire la carriera di Carla Olson (da sola o in coppia con Gene Clark e Mick Taylor) non è mai decollata, ma questo disco contiene parecchie ottime canzoni, tanto che alcune sono apparse come bonus nella edizione espansa di Too Hot For Snakes/The Ring Of Truth, (tra cui quella versione magnifica di Winter degli Stones, con un assolo incredibile di Taylor che ascoltate nel video sopra) , Never Wanted To Try è stata incisa da Phil Seymour, e Percy Sledge ha registrato The Grand Blvd e Rubies And Diamonds: ad aprire l’album è comunque l’ottima It’s Too Late, una rock song degna del miglior Tom Petty, con un poderoso dispiego di chitarre, e la stentorea voce di Carla Olson in evidenza, mentre Slow Rollin’ Train ha un piglio più blues, con l’armonica in primo piano e un ritmo incalzante. Never Wanted To Try, scritta con Callins, è quasi rollingstoniana nel suo drive a tutto riff e Remenber That Moon è un altro pezzo rock, spigliato e brillante; Trying To Hold On, con una armonica sotto traccia, è la prima delle ballate presenti nel disco, romantica senza essere troppo zuccherosa, con un assolo di sax di Ake Norden, e anche Secret Graves, firmata con Green, si affida a questo formato, anche se il ritmo è più cadenzato e una chitarra la percorre da cima a fondo (in fondo è il co-autore di Mellencamp).
Diciamo che la produzione è ruspante, molto “nature”, ma godibilissima nella sua semplicità. From A Dollar To A Dime, avrebbe fatto il suo figurone in un disco dei Textones, un midtempo aggressivo e ben strutturato, con un bel piano di supporto; You Can’t Move On è un altro brano dal tocco blues, meglio country-blues, quasi rurale, con il dobro di Callins che spicca insieme all’armonica. Di nuovo suono alla Stones per la grintosa Heroes Of My Hometown, con Rubies And Diamonds che punta sul fascino della soul ballad, e non per nulla è stata ripresa da Sledge, e anche The Grand Blvd rimane nell’ambito ballate di classe, con una bella slide a dare appunto il tocco di classe, e una interpretazione di grande pathos da parte di Carla Olson, notevole il crescendo finale con l’ingresso di una fisarmonica malandrina. Trying To Hold On è talmente piaciuta che viene ripresa in una versione con la sola armonica. Playing With Life è il pezzo dei Wilmer X, nella versione inglese della Olson, e va di R&R, mentre Kinderwars è il duetto con Michael Rickfors, dalla voce potente, e con la solista di Mick Taylor aggiunta ad un sound già ricco di chitarre. Rickfors che rimane anche per la conclusiva Touch, altro bel brano dalle atmosfere sospese e che conferma la validità di questo album che giustamente viene (ri)scoperto oggi!
Bruno Conti