E Intanto Lucinda Williams Non Sbaglia Un Disco. L’Ultimo E’ Blessed!

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Lucinda Williams – Blessed – Lost Highway CD – Doppio CD – Doppio Vinile

Martedì 1° Marzo sarà nei negozi il nuovo disco di Lucinda Williams: lo potete avere in versione doppia Deluxe, in CD singolo (ma chi lo vorrà?) e due settimane dopo in doppio vinile.

Di solito gli album di Lucinda Williams oscillano tra il bello e il bellissimo. Dopo Little Honey che era bello questa volta, come nel caso degli epocali Car Wheels On A Gravel Road e Essence, siamo nella categoria Bellissimi. Lucinda Williams in trenta anni di carriera (o poco più, il primo disco Ramblin’ usciva nel 1978, o era il 1979, per l’etichetta Smithsonian Folkways, quella della Library Of Congress americana) ha pubblicato solo 10 album, più il fantastico doppio dal vivo Live @ The Fillmore e due DVD, curiosamente entrambi registrati ad Austin City Limits. E non ne ha sbagliato uno.

Questo nuovo Blessed vede delle novità: sia nella band che la accompagna, dove avvengono alcuni avvicendamenti, sia nella poltrona del produttore, dove questa volta siede Don Was, sia pure in comproprietà con Eric Liljestrand e il marito/manager Tom Overby che avevano prodotto il precedente Little Honey. La nuova formazione vede l’eccellente Val McCallum alla chitarra solista, Greg Leisz alla seconda chitarra e qualsiasi strumento con delle corde in vista, David Sutton al basso e Butch Norton alla batteria. E ragazzi, se suonano!

Accompagnati da un manipolo di ospiti che vanno dall’ex Wallflowers Rami Jaffe alle tastiere, Matthew Sweet alle armonie vocali e dall’immancabile e ineffabile Elvis Costello già presente nel precedente album ( e in YouTube si trovano dei video da una collaborazione per CMT del 2001 che sono da vedere), tutti questi musicisti danno vita ad un album che è la quintessenza del Rock ( e del country e del Blues e del folk, nel secondo CD, quello acustico). Su tutto la voce unica e particolare di Lucinda Williams: inconfondibile, tenera, gagliarda, partecipe, malinconica a seconda della bisogna si conferma come, forse, l’unica controparte femminile di personaggi come Bob Dylan o Neil Young, con la musica dei quali ha molte analogie. A qualcuno può non piacere quel suo modo di cantare che definiremo “slurred” in mancanza di un vocabolo italiano che lo definisca esattamente ma è anche uno dei motivi del suo fascino e della sua unicità. Se poi aggiungiamo che la nostra amica è una delle più formidabili autrici di testi del panorama musicale mondiale si capisce perché ogni nuovo album incontra i favori della critica (ma anche del pubblico).

Il disco in questione consta di dodici brani (ripetuti anche in versione acustica nelle cosiddette Kitchen Tapes che lo accompagnano nella versione Deluxe). Poco meno di un’ora di musica e neanche un minuto di troppo. L’apertura è affidata a Buttercup, un tipico pezzo rock in puro stile Williams, con le due chitarre che cominciano ad arrotare le loro lamine, un organo avvolgente e la sezione ritmica che tiene il tempo in modo ammirevole, conciso e travolgente apre l’album come meglio non si potrebbe.

La steel di Leisz illumina il sound della deliziosa ballata Don’t Know How You’re Living esemplare nella sua delicata struttura musicale che evoca ampi spazi e malinconie infinite. Copenaghen è un elegiaco tributo alla memoria di Frank Callari, il vecchio manager (ma aveva solo 55 anni) della Williams e co-fondatore della Lost Highway, sulle onde di nuovo della pedal steel e del piano, una bella melodia quasi younghiana si dipana dolcemente cullata dalla voce partecipe di Lucinda, semplicemente bellissima.

E che dire della soffusa To Be Loved giocata in punta di dita tra spunti jazz & blues che ricordano lo stile narcotico dei compagni di avventura Cowboy Junkies e Over The Rhine, frequentati di recente? Ma Lucinda Williams è in grado anche di fare rock come pochi e in questo disco c’è ampio spazio anche per questo aspetto della sua musica. Dopo l’iniziale Buttercup le chitarre tornano a tuonare, in particolare nella gagliarda Seeing Black, a metà tra le cavalcate chitarristiche alla Neil Young e feroci duelli di stampo southern-rock, alle due chitarre soliste si aggiunge anche quella di Elvis Costello che si reinventa chitarrista come non accadeva dai tempi degli Attractions, con un assolo breve e “maligno” che percorre la lunga coda strumentale del brano come nei migliori ed epici crescendi chitarristici dei grandi dischi rock degli anni ’70, McCallum e Leisz gli danno una mano. Un migliore tributo alla memoria di Vic Chesnutt era difficile immaginarlo: “When Did You Start Seeing Red? Did You See Me Standing Over Your Bed” canta Lucinda quasi con rassegnazione.

Soldier’s Song racconta la storia di un soldato e della sua famiglia, moglie e bambino, separati dalle circostanze e la costruzione circolare, semiacustica, del brano crea un’atmosfera magica che ti permette di ascoltare questa storia in modo ammirevole, concentrata sul testo ma attenta ai più piccoli particolari musicali con le chitarre accarezzate e la produzione accurata di Was che permette alla musica di avvolgerti con un fascino inesorabile. Blessed, la title-track è una stupenda ballata in crescendo (un’arte poco frequentata ma affascinante), con il tempo che aumenta in modo inesorabile, gli strumenti che entrano di volta in volta, le chitarre scatenate e l’organo che ricordano il meglio di rock e soul e ti conducono per mano verso una apoteosi finale chitarristica che definire stupenda è farle un torto, almeno meravigliosa!

Sweet Love è un’altra ballata dolcissima ( e visto il titolo non poteva essere diversamente), che ci ragguaglia sul momento magico della vita sentimentale della chanteuse della Lousiana, con una costruzione sonora che ricorda il Neil Young più rilassato ma anche il meglio della canzone popolare americana, quella più raffinata e di gran classe. Ugly Truth ci porta in territori country-folk che le sono sempre stati consoni e Matthew Sweet (credo, perché nella copia promozionale non c’è scritto nulla e neppure nel comunicato stampa, ma potrebbe anche essere Costello, francamente non l’ho capito) le dà una mano a livello vocale come meglio non si poteva sperare, mentre la pedal steel di Leisz disegna melodie alla Gram Parsons.

Convince Me è un’altra ballata mid-tempo con delle belle armonie vocali, ma dominata ancora una volta dalle gargantuesche chitarre dei due solisti che si sfidano ancora una volta in una travolgente tenzone senza requie. The Awakening è un lungo brano dalle atmosfere minacciose, sospese e ripetute che di tanto si apre in improvvise aperture strumentali mentre la conclusiva Kiss Like Your Kiss, pigra e sensuale conclude in gloria le operazioni ed essendo apparsa anche nella colonna sonora della serie televisiva True Blood – Volume 2 era anche candidata ai Grammy (e in quella versione appare anche Elvis Costello, ma qui non c’è!).

Cosa volete di più? Difficile fare meglio.

Disco Del Mese!

Bruno Conti

E Intanto Lucinda Williams Non Sbaglia Un Disco. L’Ultimo E’ Blessed!ultima modifica: 2011-02-23T19:06:00+01:00da bruno_conti
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