Non C’è Il Due Senza Il Tre. Isobel Campbell & Mark Lanegan – Hawk

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Isobel Campbell & Mark Lanegan – Hawk – V2/Coop/Self 24-08 USA/UK 03-09 ITA

Ormai andiamo per proverbi, anche se a voler essere pignoli prima dei due album precedenti c’era stato anche un’EP, Ramblin’ Man nel 2005, ma se ci mettiamo a contare anche i mini-album le discografie degli artisti si ampliano a dismisura (anche se per fans e ammiratori occasionali contano eccome). Quindi siamo al terzo disco della premiata ditta Isobel Campbell e Mark Lanegan, una scozzese e un americano, lei componente “marginale” dei Belle and Sebastian, lui colonna portante degli Screaming Trees e di mille altre avventure.

Bisogna dire che la coppia funziona e questo nuovo album mi sembra il loro migliore in assoluto. Il baricentro musicale si è spostato verso la musica americana, tra Blues, country e folk ma con delle spuzzatine dalla terra di Albione.

Contrariamente a quanto si può pensare, l’architetto sonoro del duo è la Campbell, che cura anche la produzione del disco, ma chi ci mette la faccia, e la voce soprattutto, è Mark Lanegan.

Si parte con la ballata folk minimale, quasi narcotica, come nell’iniziale We die and see beauty again, le due voci ben amalgamate (in questo caso è addirittura più sussurrata quella di Lanegan), una chitarra acustica e un leggero feedback sullo sfondo che fa le veci degli archi, per passare a You won’t Let Me down again, un energico brano dai connotati vagamente psichedelici, con il classico vocione vissuto di Lanegan ben sostenuto dalla chitarra solista fuzzy di James Iha.

Snake è la prima delle due cover dal repertorio di Townes Van Zandt, resa in una versione che pesca dalla tradizione del folk tradizionale inglese, dall blues e da certa musica modale orientale, il risultato è molto interessante e affascinante.

L’attacco di Come Undone mi ha ricordato tantissimo quello di Nights in White Satin dei Moody Blues (per i non anglofili Ho difeso il mio amore) soprattutto per l’uso degli archi che si riverberano sul tema blues del brano che ricorda certi duetti atmosferici di Nick Cave con varie partner femminili oppure quelli tra Mark Lanegan e Isobel Campbell, appunto!

Quando un brano è un capolavoro non ci puoi pasticciare troppo e quindi la versione di No place to fall, nuovamente di Townes Van Zandt, è molto vicina all’originale, quel country-folk malinconico che ha sempre caratterizzato la produzione del geniale texano, un violino gentile e la voce “vissuta” dell’ottimo cantautore Willy Mason (non è Lanegan che ha cambiato voce) aggiungono profondità al fascino di questa bella versione.

Get Behind Me con la sua andatura saltellante si sposta addirittura su versanti honky-tonk, sporchi e bluesati ma tradizionali nello svolgimento e le voci duettanti si avvicinano a quelle di Lee Hazlewwod e Nancy Sinatra, o un Johnny Cash/June Carter dei giorni nostri. Time of the season, più dolce e malinconica, con un bel arrangiamento di archi, una batteria “spazzolata” e le voci perfette, è uno degli episodi migliori dell’album, la brava Isobell si lancia addirittura in qualche sprazzo più vivace rispetto al consueto, per quanto affascinante, sussurro.

Hawk è un bluesaccio strumentale viscerale e distorto, con chitarre e sax incattiviti che spezzano le atmosfere bucoliche del disco e ci ricordano che Lanegan era stato tra gli “inventori” del grunge, episodio anomalo. Tutto ritorna alla normalità con Sunrise, una chitarra elettrica arpeggiata e la voce sussurrata di Isobel Campbell, devo dire non particolarmente memorabile, non rimarrà negli annali del rock e neanche del folk. To hell and back again, l’altro brano cantato in solitario dalla Campbell, sempre dolce e soffusa si avvale di un arrangiamento sempre minimale ma più vario e risulta meno soporifero di certi brani della sua produzione solista.

In Cool Water Lanegan estrae dal cilindro una voce particolare, molto da cantautore, magari texano, folk ma vissuto, con una chitarra acustica e un contrabbasso e le armonie vocali ad hoc della Campbell ne risulta un brano molto ruspante. Eyes of green con le sue chitarre acustiche, violini e fisarmoniche ci fa fare un tuffo in atmosfere celtiche, inconsuete ma non per questo meno affascinanti, breve ma succoso, Lanegan in versione celtic folk mi mancava.

Lately è una bellissima country-gospel song dalle atmosfere alla Pat Garrett & Bill The Kid, con la voce di Mark Lanegan sostenuta e spronata da alcune voci femminili in puro stile gospel che evocano addirittura certi passaggi musicali à la Band, qualcuno ci ha visto addirittura echi springsteeniani, come la metti comunque ottima musica che finisce in gloria questo piacevole album.

Le date di uscita sono importanti per cui, ove possibile, ve le indico sempre, per evitare di girare per negozi come dei “pisquani” (termine lombardo che si può usare in alternativa al più noto “pirla”). Anteprime va bene,ma senza esagerare.

Bruno Conti