Pennellate Cosmiche Di “Indie Pop Slowcore Americana Free Jazz”. Spain – Mandal Brush

spain mandala brush

Spain – Mandala Brush – Glitterhouse Records

Dal dizionario, significato di Mandala: “Nella tradizione religiosa buddista e induista, rappresentazione simbolica del cosmo, realizzata con intrecci di fili su telaio o con polveri di vario colore sul suolo, o dipinta su stoffa, o affrescata sulle pareti del tempio.” E dalla cartella stampa apprendiamo che gli Spain, perché di loro parliamo, in questo Mandala Brush praticano dell’ “indie pop slowcore Americana free jazz.”  Se riuscirò almeno a capire i titoli delle canzoni riportate nel retro copertina, che utilizzano anche loro simboli e caratteri di non facile comprensione, cercherò di illustrarvi dove portano queste pennellate cosmiche di Josh Haden e soci, quantomeno a livello musicale. La band californiana, in circa 25 anni di carriera, ha realizzato sei album di studio, questo è il settimo, ma ci sono anche alcuni Live ed antologie: Josh, essendo degno figlio di tanto padre, Charlie Haden, uno dei più grandi contrabbassisti  della storia del jazz (scomparso nel 2014), ha sempre cercato di privilegiare nella propria carriera più la qualità che la ricerca del successo, quindi i suoi dischi sono per scelta stati dei prodotti di nicchia, spesso affascinanti, con punte di merito per l’esordio The Blue Moods Of Spain e per Sargent Place, ma anche Carolina era un buon disco https://discoclub.myblog.it/2016/07/02/nel-nome-del-padre-spain-carolina/ .

Il gruppo ovviamente ruota attorno alla personalità di Josh Haden, autore dei brani, cantante e bassista, unico membro fisso della formazione, che nel disco si avvale della presenza di Kenny Lyon, chitarrista e organista, di Danny Frankel, eclettico batterista e del tastierista Shon Sullivan. Non manca in alcuni brani la presenza delle sorelle, Petra e Tanya Haden, oltre ad altri musicisti di supporto. Quindi ancora una volta ci siamo, con qualche variazione significativa nel suono, per esempio nell’iniziale Maya In The Summer, che all’inizio rimanda ai Doors e al suono “freakettone” della California acida, con Josh che sembra più intenso del solito nel suo cantato a tratti quasi sguaiato, per quanto la musica dai risvolti ipnotici sia vicina al messaggio universale di una ode alla pace ed all’amore, con il basso pulsante, la chitarra vagamente morriconiana e il lavoro intricato di Frankel alla batteria https://www.youtube.com/watch?v=4-LqleQST5Y ; il pezzo forte dell’album è però GOD Is Love (non ho tutti i caratteri nella tastiera del PC per scrivere l’altro titolo riportato nel retro copertina), un lungo brano strumentale  di quasi 15 minuti, con Matthew DeMerritt al sassofono, flauto ed altri strumenti esotici, Petra Haden , violino e voce femminile senza parole che galleggia a tratti sulla strumentazione free form folk jazzy del brano, con la chitarra quasi acida, le percussioni e i fiati, sax e flauto che mi hanno ricordato in parte un disco poco conosciuto ma splendido come Come degli 1, un band che incideva per la Grunt, l’etichetta del giro Jefferson Airplane.

Molto godibile viceversa la spagnoleggiante (ovviamente) The Coming Of The Lord, dove tromba, trombone, clarinetto e flauto si combinano con la voce melodiosa di Haden e una ritmica quasi rock e basica, con sugarkane che è “semplicemente” una bellissima e dolcissima folk-rock song, dove le armonie di Petra aggiungono fascino alla canzone; la lunga (rooster + cogburn) rimane in questi territori di Americana music “estrema”, dopo una lunga intro psych, che ritorna nel finale, si evolve in un brano che rimanda al Joe Henry più ombroso ed introspettivo, con il solito lavoro di fino alla batteria di Frankel. You Bring Me Up, con entrambe le sorelle ai cori è uno dei brani che più rimane nella forma canzone, un soul-rock che ricorda certi brani avvolgenti della Band https://www.youtube.com/watch?v=UHilfJM3vhk , mentre Tangerine con violino struggente e sax  ritorna al folk jazz dei brani più complessi di questo Mandala Brush, con [Holly]  che si fa più intima e quasi cameristica grazie agli intrecci sonori di fisarmonica, violino e cello; Folkestone, Kent con una tromba pimpante e un suono che rimanda agli episodi più estroversi del Nick Drake di Bryter Layter https://www.youtube.com/watch?v=OItM5jUPqIA , influenza che rimane anche in quella piccola gemma che è Laurel, Clementine, uno dei  brani che ricorda di più il suono classico degli Spain, con la voce dei fratelli Haden che si incontra di nuovo nel  finale ricco di pathos, e con la conclusiva Amorphous, che giustifica nuovamente l’impiego del termine Americana Free Jazz con il suo intreccio di un cantato folk per quanto estremo, quasi alla Tim Buckley, e le derive improvvisative della musica. Ancora una volta un disco non facile, fuori dagli schemi,  ma dal fascino inalterato.

Bruno Conti