Semplice, Fresco, Efficace Ma Anche Raffinato! Craig Finn – Clear Heart Full Eyes

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Craig Finn – Clear Heart Full Eyes – Full Time Hobby/Distr. Self/Vagrant negli States

Ho iniziato a seguire Craig Finn, nella sua qualità di leader degli Hold Steady, dal disco Boys And Girls In America del 2006. Un disco che mi ha veramente colpito per potenza e qualità, uno dei dischi di rock classico americano più bello dell’ultimo decennio e degno erede di quella lunga sequenza di musicisti che da Springsteen passando per Graham Parker, Paul Westerberg (e i Replacements), direi anche Jim Carroll e tornando indietro nel tempo Lou Reed ha saputo coniugare musica e testi in un tutt’uno indivisibile (tanto per citarne qualcuno, i primi che mi vengono in mente, ma ce ne sono mille altri). La potenza del rock e delle immagini visionarie, delle storie di tutti i giorni, dei personaggi ricorrenti, delle iperboli e dei riferimenti criptici, del riff malandrino e della ballata strappacuore sono tra le armi vincenti della musica di Finn.

Il disco del 2006 e poi il successivo Stay Positive sono i picchi creativi del gruppo di Brooklyn, poi la fuoriuscita del tastierista Franz Nicolay che dava quel tocco in più (abbondante) di classe alla musica della band ha innestato una fase di transizione a livello creativo e qualitativo nell’album del 2010  Heaven Is Whenever che paradossalmente (ma non troppo, perché non è un brutto disco, affatto) è stato il loro maggior successo commerciale. Nel frattempo gli Hold Steady, con il nuovo membro aggiunto Steve Selvidge, ex chitarrista dei Lucero, sono tornati un quintetto e a settembre hanno iniziato a registrare il nuovo album, ma, always in the meantime, il nostro amico Craig Finn, in trasferta in quel di Austin, Texas e con la produzione di Mike McCarthy, noto per i suoi lavori con gli Spoon e con il gruppo con il nome più lungo del mondo (o quasi)…And You Will Know Us By The Trail Of Dead, ha registrato questo Clear Heart Full Eyes.

Finn ha detto che il titolo fa riferimento alla trasmissione televisiva Friday Night Lights (High School Team in Italia, per la malsana abitudine di tradurre in inglese un titolo inglese) serie che non conosco e ha aggiunto che Clear Heart sta per “onestà e trasparenza” e che Full Eyes suggerisce “esperienza”. Il suono del disco come indica il titolo del Post è più semplice di quello degli Hold Steady dove la musica è firmata dal chitarrista Tad Kubler ma poi la realizzazione l’ha reso efficace, fresco e raffinato (così mi cito anch’io) con l’aiuto del batterista Josh Block dei White Denim, il bassista Jesse Ebaugh degli Heartless Bastards, Will Johnson dei Centro-Matic che ha contribuito solo alle armonie vocali e, molto importante, la pedal steel (ma anche la solista) di Ricky Jackson dei Phosphorescent che caratterizza il sound dell’album.

Sono 11 brani che evidenziano come di consueto il cantar-parlando di Craig Finn che non sarà mai un grande cantante ma viene messo in bella luce dalla produzione di McCarthy che pone la voce in primo piano e rende i testi più evidenti e godibili che negli Hold Steady. Se poi le canzoni sono tutte belle con qualche punta di eccellenza, il gioco è fatto: abbiamo uno dei dischi migliori di inizio stagione!

Qualche titolo? L’iniziale Apollo Bay con le sue atmosfere sospese e minacciose sulle quali si librano le chitarre, normale e pedal steel del bravissimo Ricky Jackson che mi hanno ricordato, per quegli strani accostamenti di idee che di tanto in tanto ti colgono, le sonorità di Bill Frisell quando si avvicina al rock. Agile e raffinata nella ritmica anche l’eccellente When No One’s Watching sempre con la timbrica inconsueta delle chitarre e un contrabbasso pulsante che insinua tra le pieghe della batteria del bravo Block(se non conoscete i White Denim siete sempre in tempo a rimediare)!

No Future ha un taglio rock più vicino al sound degli Hold Steady mentre New Friend Jesus con inserti acustici, chitarre di taglio country e una voce femminile di supporto ha un suono più roots e giustifica il viaggio al Sud. Jackson con chitarre ricche di delay e eco e la voce raddoppiata di Finn è un altro brano molto bello, ma non pare che ce ne siano di mediocri. Terrified Eyes mi è sembrata addirittura un brano del miglior Nick Lowe con Finn che sfodera un cantato alla Graham Parker (che è contiguo a Lowe). Western Pier è una ballatona d’ambiente con una pedal steel avvolgente che ti culla mentre Honolulu Blues è il singolo che era uscito in anteprima in vinile per il Record Store Day a novembre.

Visto che lo ho nominate tutte concludiamo con le ultime tre: Rented Room non ci sarà nella versione del disco in vinile e noi ce ne faremo una ragione, peccato perchè si tratta di un ennesimo brano molto bello. Quasi a tempo di valzerone country, bellissima anche Balcony sempre con quel delizioso suono delle chitarre di Jackson che aleggiano su tutto l’album. Not Much of Us con tanto di falsa partenza è un’altra malinconica ballata country con ampio uso di pedal steel e conclude in gloria un album che già si propone tra i migliori di questo 2012, siamo solo all’inizio ma chi ben comincia…

Bruno Conti