Trentuno Anni Dopo Ancora I Ten Years After – The Friday Rock Show Sessions – Live At Reading ’83

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Ten Years After – The Friday Rock Show Sessions – Live At Reading ’83 – Talking Elephant

Poco più di un anno fa, il 6 marzo del 2013, ci lasciava Alvin Lee, per le complicazioni a seguito di un intervento di routine avvenuto in Spagna pochi giorni prima. Stranamente, da allora, non c’è stato il solito diluvio di pubblicazioni postume e ristampe che di solito fanno seguito a questi eventi luttuosi (ma c’è sempre tempo, fido nell’industria discografica, un po’ di sana ironia non guasta), solo un Last Show, documentazione di uno degli ultimi concerti di Alvin Lee e ora la ristampa di questo The Friday Rock Sessions. E sì perché di ristampa parliamo, questo concerto era già uscito una prima volta nel 1990, sia in CD che in LP, per la Raw Fruit Records, quindi non una novità assoluta, ma comunque un disco non di facile reperibilità e poco noto. Parliamo di un concerto registrato dalla BBC al Festival di Reading nell’agosto del 1983, per la loro famosa trasmissione radiofonica dallo stesso nome (non è il concerto completo https://www.youtube.com/watch?v=lppp7Wf64qU).

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Una delle rare reunion della band originale, dopo lo scioglimento avvenuto nel 1975, e che si sarebbe ripetuta solo nel 1988-89 per un album di studio, About Time, e poi nel 1994 per l’EuroWoodstock a Budapest. Anche questa prima reunion in realtà avvenne una prima volta, nel marzo dell’83, per festeggiare il 25° anniversario del Marquee, il locale di Londra dove era iniziata la leggenda dei Ten Years After https://www.youtube.com/watch?v=fUElIoXqA3o . Nella replica di agosto, sul palco sale una formazione ancora in grande spolvero, non ci sono dischi da promuovere, quindi il repertorio ruota attorno ai classici, otto brani in tutto, con i due cavalli di battaglia, Can’t Keep From Cryin’ Sometimes e I’m Going Home (stranamente abbreviata in Going Home sul retro copertina), entrambi non nelle solite versioni monstre oltre i dieci minuti, ma in ogni caso posti a chiusura del concerto. Va anche detto che la qualità della registrazione è eccellente e la scelta delle canzoni ci permette di gustare ancora una volta uno dei migliori gruppi della storia del rock(blues) britannico e anche un chitarrista che del virtuosismo era uno dei massimi rappresentanti: il riff di Love Like A Man è uno dei più famosi di sempre, e la sezione ritmica di Leo Lyons e Ric Lee è sempre solidissima, come pure il lavoro di raccordo alle tastiere di Chick Churchill, essenziale e discreto https://www.youtube.com/watch?v=ecczfXTHHZM . Così Lee può scatenarsi anche con una devastante Good Morning Little Schoolgirl, dove le sue scale velocissime alla chitarra sono ancora oggi un piacere per le orecchie, il duetto chitarra-basso nel lungo assolo è come al solito da sballo, uno degli originatori dell’air guitar davanti agli specchi, con il pezzo di Sonny Boy Williamson che diventa l’epitome del rock’n’roll, con una forza e una potenza devastanti https://www.youtube.com/watch?v=w4m1wCCWCrM .

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Non manca il primo amore di Alvin Lee (o forse il secondo, perché il primo fu il R&R di Elvis) con una Slow Blues in “C” da incorniciare, lenta e maestosa, classica nel suo dipanarsi, rispettosa degli stilemi del genere, ma attraversata dalla grinta che alcuni bianchi seppero dare al genere, bellissimo l’assolo di chitarra, fatto di tecnica ma anche di tanto feeling, con Churchill che ci mette del suo all’organo https://www.youtube.com/watch?v=IkL_rt5l-i8 . Suzie Q è una scelta inconsueta per il quartetto britannico, quasi irriconoscibile, sin dall’inizio, con un tempo accelerato che viene poi mantenuto per il resto del brano ed è solo una scusa per le evoluzioni della solista di Alvin, come già detto grande estimatore del rock’n’roll delle origini. Hobbit è in pratica l’immancabile assolo di batteria di Ric Lee, un rito immancabile nei concerti dal vivo dei tempi (ma spesso praticato anche oggigiorno). I May Be Wrong But I Won’t Be Wrong Always era sul primo live della band, quell’Undead registrato al Marquee che illustrava il lato più jazz e raffinato della band e poi parte un altro riff storico, preceduto da un breve scat voce/chitarra di Lee, quello di I Can’t Keep From Cryin’ Sometimes, scritto da Al Kooper per la sua prima band, i Blues Project, ma da sempre associato ai TYA, per dare sfogo alla lunga improvvisazione denominata Extension On One Chord dove la solista di Alvin Lee rivisita alcune delle icone musicali della storia del rock. Manca solo la sua, quella I’m Going Home, che dopo Woodstock è diventata uno dei riti collettivi pagani più eseguiti di sempre, inutile dire che questa versione non può fare a meno di risvegliare mille ricordi, tutti piacevoli. Forse non il miglior Live della discografia del gruppo, il citato Undead, Recorded Live e soprattutto il Live At the Fillmore East 1970 sono superiori, ma questo viene subito dopo.

Bruno Conti