Non E’ Ancora Finita: Eccoli Di Nuovo. Savoy Brown – Ain’t Done Yet

savoy brown ain't done yet

Savoy Brown – Ain’t Done Yet – Quarto Valley Records

Puntuale come un orologio svizzero, quasi ogni anno, Kim Simmonds ci presenta un nuovo album: questo Ain’t Done Yet dovrebbe esssere il numero 41 o 42 (parliamo solo di quelli di studio, se aggiungiamo Live e antologie il numero cresce in modo esponenziale), in 55 anni di carriera. Quindi virus o non virus, non è ancora finita, o se preferite non sono finiti: prosegue la saga dei Savoy Brown, forse la più longeva band del blues-rock britannico, non contando nel novero ovviamente gli Stones; la formazione del gruppo si è stabilizzata da una decade abbondante, con Garnett Grimm alla batteria e Pat DeSalvo al basso, tanto che lo scorso anno hanno realizzato un ottimo album con City Night e pure negli anni precedenti erano usciti CD più che adeguati, soprattutto quelli dal vivo.

La nuova prova, targata 2020, conferma le tendenza positiva, e anche se, come mi è capitato di dire molte volte, Simmonds non sarà mai un gran cantante, diciamo adeguato negli ultimi anni, però compensa abbondantemente come chitarrista, e in effetti anche nelle dieci canzoni di Ain’t Done Yet il lavoro alla solista di Kim è la parte più godibile del lavoro. All Gone Wrong parte subito forte, groove gagliardo della sezione ritmica, rafforzato dai riff di Simmonds, che poi inizia a rilasciare una serie dei suoi tipici assoli ancorati al classico suono del British Blues d’antan, quello di Ten Years After, Chicken Shack, i primissimi Free, più che ai Bluesbreakers di John Mayall, anche se il produttore era quasi sempre il leggendario Mike Vernon.

La lunga Devil’s Highway introduce uno dei temi preferiti del nostro amico, che diavoli, streghe e presenze oscure cita spesso nelle sue canzoni, come peraltro nella migliore tradizione delle 12 battute, qui la parte musicale è molto fluida e scorrevole nella lunga improvvisazione strumentale con le linee sinuose della solista di Simmonds sempre degne della sua reputazione, mentre l’elettroacustica River On The Rise si spinge verso il Mississippi Delta Blues, con Kim che lavora di fino alla slide.

La minacciosa Borrowed Time ha un suono decisamente più duro ed aggressivo, che risente delle influenze accumulate da Simmonds nella sua lunghissima residenza sul suolo americano, dove vive da diverse decadi. Ma il classico shuffle energico della title track dimostra che non ha dimenticato il sound dei gloriosi sixties; la sognante Feel Like A Gypsy, con qualche tocco latineggiante è quasi un omaggio ai Fleetwood Mac di Peter Green, con qualche tocco del Chris Rea anni ‘80 https://www.youtube.com/watch?v=eYiNKJoHgr0 . Jaguar Car è un robusto boogie tra Canned Heat e ZZ Top dove Simmonds si divide tra bottleneck e armonica, con Rocking In Louisiana che ci porta dalle parti di New Orleans sulle ali dell’acustica di nuovo in modalità slide, brano pigro e laidback che JJ Cale e i Creedence avrebbero apprezzato. Soho Girl alza decisamente i watt del sound, testo nostalgico ma ambientazione sonora contemporanea da classico power trio con Simmonds che ci dà dentro alla solista, mentre il raffinato strumentale Crying Guitar illustra un altro dei tanti lati dello stile multiforme del musicista britannico, ancora uno dei migliori manici in circolazione.

Bruno Conti

Non E’ Ancora Finita: Eccoli Di Nuovo. Savoy Brown – Ain’t Done Yetultima modifica: 2020-10-05T17:32:03+02:00da bruno_conti
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