Un Grande “Artigiano” Del Blues. Magic Slim & The Teardrops – Pure Magic

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 Magic Slim & The Teardrops – Pure Magic – Wolf

Un paio di anni fa avevo recensito quello che è poi diventato l’ultimo album di Magic Slim, Bad Boy, pubblicato dalla Blind Pig, un buon disco ma non uno dei suoi migliori http://discoclub.myblog.it/2012/09/18/un-ragazzaccio-dal-mississippi-magic-slim-and-the-teardrops/ . Probabilmente Morris Holt (vero nome di Magic Slim) non pensava che sarebbe stato il suo album finale, ma il destino la pensava in modo diverso, e nel febbraio del 2013, Magic, come amava essere chiamato, da quando l’altro Magic, Sam gli aveva dato il suo soprannome, ci ha lasciato, mentre era on the road, per le complicazioni, cuore, polmoni, fegato, di vecchi problemi di salute che avevano caratterizzato i suoi ultimi anni, sempre coraggiosamente in tour. Ancora nel maggio del 2013 gli è stato assegnato un premio postumo come miglior “Traditional Blues Male Artist”, lui che in vita ne aveva vinti moltissimi. Uno degli ultimi rappresentanti del classico blues elettrico di Chicago, Holt, nativo della zona del Mississippi, come già ricordavo nella recensione, non è stato forse uno dei grandissimi del blues della Windy City, ma sicuramente uno dei migliori performer diciamo della seconda fascia, vocalist ruspante, ottimo chitarrista e grande showman, Magic Slim ha dato il meglio di sé con la sua formazione dei Teardrops, il classico quartetto con due chitarre a fronteggiarsi, ben sostenute da una sezione ritmica, dove il drive era fornito dal fratello di Morris, Dennis Holt, al basso, e da Earl Howell alla batteria, con l’asso nella manica che era la seconda chitarra di John Primer (poi autore di una ottima carriera solista, che prosegue ai giorni nostri): proprio con questa formazione (attiva dal 1982 al 1995) vengono registrate la tracce di questo CD, dal vivo a Vienna, quindi nella sua dimensione ideale, pubblicate postume dalla Wolf Records, l’etichetta austriaca con la quale il musicista americano ha pubblicato parecchi album nella sua carriera.

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Le note ci dicono che il materiale è inedito su CD, registrato tra il ’92 e il ’95, mi fido, non ho verificato, e sicuramente si tratta di un eventuale (mai dire mai) canto del cigno più consono alla classe ed alla qualità del bluesman di Torrance: una bella sequenza di “classici” e “ brani minori” delle 12 battute, di cui si dice Magic Slim avesse in repertorio una quantità sterminate di canzoni tra cui pescare per i suoi show al fulmicotone. Dopo la classica introduzione di Primer per scaldare il pubblico, siamo subito nelle note di Love Somebody, un vivace brano di Jimmy Dawkins, altro grande rappresentante della scuola del blues elettrico di Chicago https://www.youtube.com/watch?v=9DVlXmHa_DE , poi una Going To California di uno dei maestri, Albert King, uno slow dai tratti torridi dove la chitarra viaggia spedita e sicura https://www.youtube.com/watch?v=AXFgLhXvk-s , seguito da un super classico, dall’andatura ondeggiante ed inconfondibile, come I’m Ready, brano firmato da Willie Dixon e uno dei maggiori successi di Muddy Waters https://www.youtube.com/watch?v=t9ZmuZSIdCY . Di nuovo un brano dal songbook di Albert King, I Got The Blues, vero manifesto di intenti e per portare qualche variazione, sempre presente negli spettacoli di Slim, Lovin’ You (Is the Best Thing That Happened To Me) è una canzone di Milton Campbell, dai tratti sonori più vicini al soul https://www.youtube.com/watch?v=E8sVkCSUf9w e al R&B, per poi tornare, nella lunga Since I Met You Baby, a firma Ivory Joe Hunter, a quei brani lenti e sofferti che sono la vera essenza di questa musica.

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L’unico brano firmato da Morris Holt, See What You’re Doin’ To Me, è un altro di quei brani adattissimi per aizzare il pubblico, prima di stenderlo nuovamente con una lenta ed intensissima Spider In My Stew, sempre a firma Dixon, portata al “successo” da Buster Benton, che era il cantante delle Willie Dixon’s Blues All-Stars, brano poco noto ma sicuramente non minore. Una chiacchierata di Magic Slim con il pubblico spezza un poco il ritmo del concerto virtuale costruito dai compilatori del CD, ma una tosta Look Over Yonder’s Wall dell’accoppiata Arthur Crudup/Elmore James sistema la cose, prima di regalarci un altro lento di quelli folgoranti e lancinanti come Jimmie e un altro shuffle divertertente come Do You Mean It? dalla penna di Ike Turner. Anche la finale Call My Job era nel repertorio di Albert King e fa la sua ottima figura, discorsetto finale, applausi, titoli di coda, se sarà l’ultimo di Magic Slim miglior testamento non poteva esserci, non un Maestro, ma un grande Artigiano!

Bruno Conti