Ruth Gerson 2 – Un Piccolo Capolavoro – Deceived

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Ruth Gerson – Deceived

Se This Can’t Be My Life è un buon album questo Deceived è un piccolo capolavoro: secondo il grande critico americano Greil Marcus è addirittura un “Trionfo”! E tutto questo per un album che, in teoria, non esiste! Perché, per la precisione, questo disco dovrebbe uscire nel 2011: ma non essendo un mago come faccio io ad averlo? Semplice, quando qualche giorno fa Ruth Gerson è venuta in Italia in tournéé me lo sono fatto comprare, inseime al precedente, dal mio amico Tino. Furbo!

In ogni caso, sul suo sito, in attesa dell’uscita ufficiale o di un suo ritorno nelle lande italiane, i due CD si possono comprare: l’inidirizzo è questo welcome.htm.

Ma veniamo a questo disco assolutamente meritevole dal lato musicale ma anche da quello sociale, perchè in effetti si tratta di quello che si è soliti definire un “progetto”: Deceived sta per deluso, illuso, imbrogliato, ingannato in questo caso virato al femminile. Si tratta di un disco di murder ballads o comunque di storie di donne alle quali viene usata violenza fino alle estreme conseguenze. La stessa Gerson dice “Le cattive cose che succedono alle cattive ragazze”. Questo disco è destinato a raccogliere fondi e sviluppare conoscenza sulle violenze domestiche, quindi un’opera meritoria, ma soprattutto è un gran bel disco, sulla falsariga di The List di Rosanne Cash, quindi tutte cover, ma anche su quei livelli qualitativi.

Il produttore è Rick Chertoff, con l’aiuto di William Wittman, sono la coppia che ha prodotto i primi dischi, i migliori, di Cyndy Lauper, ma anche Joan Osborne e, soprattutto, gli Hooters (non mancano le pecche perché ha prodotto anche Kris Kross, anche i migliori sbagliano ma bisogna pur mangiare); non solo, è stato anche uno degli ideatori del progetto musicale Largo (con Chieftains, Taj Mahal, Garth Hudson e Levon Helm della Band, Cyndi Lauper, Joan Osborne, Carole King, gli stessi Hooters), basato sulla Sinfonia del Nuovo Mondo di Dvorak che sta cercando di portare sui palcoscenici americani.

Ma torniamo a questo Deceived: il suono del disco è molto roots-oriented ma anche rock e la bellissima voce di Ruth Gerson risulta in grande evidenza.

Si parte con Butcher Boy in brano della tradizione folk britannica ma reso celebre dai Clancy Brothers uno dei gruppi che gravitava intorno al Greenwhich Village agli albori degli anni ’60, la versione della Gerson, caratterizzata da un organo ( o è una ondioline?) è maestosa e drammatica, molto raccolta ma assolutamente coinvolgente. A seguire una versione magistrale del grandissimo brano di Bobbie Gentry Ode To Billie Joe, un’altra storia di un presunto omicidio che è stata una dei più grandi esempi di quello che siamo soliti definire Country Got Soul, questa versione con percussioni, chitarra acustica, un’elettrica col riverbero, una armonica minacciosa che sembra una slide, rende assoluta giustizia alla bellezza del brano.

Sorprendente e riuscitissima la versione di Delilah (sì proprio quella di Tom Jones che in italiano era di Jimmy Fontana), rallentata e con un banjo in evidenza, ma anche uno strano wah-wah molto discreto, nasconde nel suo innocuo tempo di valzer la storia di un altro omicidio efferato.

Omie Wise con la chitarra acustica maneggiata dal grande Jack Rose (in una delle ultime apparizioni prima della prematura morte) ma mi sembra di captare anche un dulcimer, è un altro grande brano della tradizione della murder ballads, faceva parte del primo repertorio di Dylan nel 1961, ma l’hanno fatta in epoche diverse anche Shirley Collins, i Pentangle, le sorelle McGarrigle con Costello e gli Okkervil River, una piccola meraviglia.

Una grande meraviglia è la versione di Knoxville Girl, si può definire solo meravigliosa, con un refrain ricorrente di chitarra elettrica, la voce dolente e partecipe di Ruth Gerson che aggiunge un pathos incredibile all’atmosfera della canzone, era nel repertorio dei Louvin Brothers ma questa versione mi sembra la più bella di sempre. Altro brano fantastico è Down In The Willow Garden, quello che più evidenzia le similarità vocali e di tonalità con Rosanne Cash, che rimane una delle più belle voci in circolazione: non meraviglia che faccia parte anche del repertorio di Nick Cave che dell’argomento se ne intende!

Banks of The Ohio è un’altra canzone di notevole qualità, sotto forma di country ballad, cantata con la seconda bellissima voce di Suzzy Roche, era anche nel repertorio di Olivia Newton-John e babbo Johnny Cash, questa è una delle versioni migliori, campagnola e ruspante cerca di far dimenticare l’argomento cruento del brano. Little Sadie è un antico brano che ha fatto parte anche del repertorio di Dylan, era uno dei pochi brani belli presenti nel suo album del 1970 Selfportrait, qui appare in una versione rigorosamente acustica, folk tradizionale all’ennesima potenza. Un altro brano che ha fatto parte, brevemente, del repertorio di Dylan è la deliziosa Mary From The Wild Moor, il buon Bob l’ha eseguita dal vivo in alcune occasioni nel suo periodo gospel. Questo brano, come la successiva Down From Dover (scritta da Dolly Parton) vengono eseguite divinamente in uno stile reminiscente dei Fairport Convention di Sandy Denny, periodo Liege and Lief, quindi una perfetta fusione di rock e folk, bellissimi entrambi.

Conclude degnamente un album di grandissimo spessore una versione levissima dell’altro grande classico del repertorio di Johnny Cash, Delia’s Gone.

Che dire, cercare, cercare, cercare e comprare, comprare, comprare: sono prosaico ma assolutamente sincero.

Bentornata Ruth Gerson, quella vera!

Bruno Conti

Strum Und Drang. Micah. P. Hinson And The Pioneer Saboteurs

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Micah P. Hinson And The Pioneer Saboteurs – Full Time Hobby Records

” Il terzo album del giovane quanto talentuoso artista di Memphis Micah P. Hinson – accompagnato questa volta dai Pioneer Saboteurs – è un sorprendente gioiello, un album vibrante e intenso nell’ambito del filone “Americana” infarcito di immaginario USA country/folk/cantautorale ma con un livello di ispirazione che arriva talvolta a sfiorare le vette del Tom Waits giovane e traboccante sentimentalismo.”

Per cominciare due precisazioni: il titolo è esatto, non ci sono errori di battitura, è proprio “Strum Und Drang”, strum dall’inglese strimpellare (di solito la chitarra), mentre come sapete, spero, lo Sturm Und Drang, Tempesta e Impeto,  è un movimento culturale tedesco nato verso la fine del settecento e del quale hanno fatto parte, tra gli altri, Goethe e Schiller, tanto per fare un po’ di cultura, ma senza esagerare.

La seconda precisazione è che il primo paragrafo che leggete in questo post non è farina del mio sacco ma è preso di sana pianta dal comunicato stampa della casa discografica. Le due cose sono collegate, poi ci torniamo.

La pratica di creare recensioni su riviste e blog facendo un bel copia e incolla dai comunicati promozionali delle case discografiche è, purtroppo, prassi comune e molto deprecabile. Il sottoscritto preferisce, magari sbagliando, ascoltare gli album, più volte, farsi una idea personale e poi condividerla con il lettore, sia quando scrivo per il Buscadero, sia per questo Blog. Al limite se ci sono informazioni utili su musicisti, discografie, dati tecnici e quant’altro utilizzo anche i suddetti comunicati. Nella quasi totalità, con le dovute eccezioni che non dirò nemmeno sotto tortura, molti colleghi per fare prima utilizzano quella pratica del copia e incolla che, avendo letto anch’io i comunicati delle etichette discografiche, riconosco subito. Si riconoscono anche perché, giustamente, magnificano oltre ogni dire i meriti del prodotto di cui state leggendo e ci mancherebbe altro, la pubblicità è l’anima del commercio. In questo caso, per curiosità, vi ho inserito alcuni brani tratti dal comunicato stampa del nuovo disco di Micah P. Hinson, se vi capiterà di leggerli qui e là, ora ne sapete la provenienza.

La cosa curiosa è che ai tempi in cui avevo il negozio che titola questo Blog, e già allora scrivevo per il Buscadero, spesso mi capitava di ricevere, in occasione dell’uscita di nuovi dischi, ricche cartelle stampa che magnificavano ora questo ora quel disco per invogliare il negoziante all’acquisto e, di tanto in tanto, quegli utilissimi articoli erano firmati da un nome noto, cioè io, me medesimo, stranezze della discografia. Su questo blog state sicuri che non succederà, al limite può succedere che mi dilunghi un po’ troppo, come in questo caso, su qualche argomento ricevendo cazziatoni per la lunghezza del post ma non altre pratiche scorrette, come copiare dal vicino di banco. Leggere, informarsi, ascoltare e poi, in base alla propria esperienza, esprimere la propria opinione.

Detto ciò torniamo al disco del nostro amico: filone “Americana”, Country/Folk, perché anche non roots rock. Nulla di tutto ciò, ma neanche l’ombra. A dimostrazione del fatto che io i dischi li ascolto vi dirò quanto segue: un preludio orchestrale di oltre quattro minuti Call To Arms, con violini, viole e pure violoncelli in uno stile tra il classico contemporaneo e la colonna sonora ma “di classe”, con molta noia dietro l’angolo e neppure particolarmente originale. Lo so che mi sto facendo degli “amici” ma lo scopo della critica è questo, poi si esprimono dei pareri personali…A questo punto con il secondo brano parte quello strum und drang del titolo: Sweetness è una pillola acustica di due minuti, solo Micah P.Hinson con la sua voce maschia, particolare e vissuta, una chitarra acustica e una dolce malinconia, e qui con il folk direi che ci siamo, lui è pure bravo come ha dimostrato nei dischi precedenti. Parte un arpeggio di acustica, una elettrica in sottofondo, una batteria snangherata, una voce a cavallo tra Nick Cave e un giovane Johnny Cash, un po’ mascherata dagli effetti sonori, 2’s and 3’s, non sembra male, partono dei cori a cavallo tra atmosfere più che country da film sui cowboy, degli archi dissonanti e tutto si disperde in sonorità steriili, pseudo-intellettuali. Seven horses seen, la solita chitarra strimpellata, la solita voce baritonale di Hinson con un leggero eco e trattamenti vari che la rendono “lontana” , solita sezione di archi ma il brano non si pare memorabile. The striking before the storm (quindi la tempesta c’è) affronta tematiche musicali complesse alla Scott Walker, quindi interessanti, ma non mi convince a fondo, meglio di altri brani ma rimane quella sensazione di incompiuto.

Partono i quasi otto minuti di The Cross That Stole My Heart Away, un piano, i soliti archi più o meno dissonanti, una batteria scandita, effetti sonori in lontananza, direi che per oltre metà del brano, quella strumentale, non si va da nessuna parte, la seconda parte quella cantata,  molto pomposa,  mi sembra pretenziosa e senza grandi alzate di genio, oserei dire noiosa. My God My God,chitarra acustica e un violino prima pizzicato e poi suonato, coretti irritanti, sulla voce di Hinton che potrebbe essere interessante ma risulta sommersa dall’arrangiamento. Dear Ashley in effetti è vagamente waitsiana vecchio stile all’inizio, ma si perde poi in questi arrangiamenti di archi, poco incisivi e ripetitivi e l’andamento sonoro è molto “lento” e ripetitivo anche nella parte vocale, sarà il suo “fascino”?  Il coro di voci femminili e i violini discordanti e minimali di Watchman Tell Us Of The Night, mi danno il colpo di grazia. O almeno così credevo perché i dodici minuti strumentali della conclusiva e dissonante The Returning superano quasi le mie resistenze, nel senso che ho fatto fatica a resistere fino alla fine. Va bene che ha avuto i suoi problemi, leggetevi la sua storia, ma anche noi abbiamo i nostri.

Si è capito che non mi è piaciuto particolarmente, per usare un eufemismo! Continuerò ad ascoltare quelli vecchi, di album suoi,  magari anche Lorca di Tim Buckley o Tilt di Scott Walker quando “mi voglio fare del male”, ma quelli sono gran dischi, questo no.

P.S. Tornando al comunicato stampa: questo è il quinto (o sesto contando L’EP) album e non il terzo e a Memphis, dove è nato nel 1981, credo non ci sia mai tornato!

Bruno Conti