Una Leggenda Dell’Underground “Americana”! Malcolm Holcombe – Another Black Hole

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Malcolm Holcombe – Another Black Hole – Gypsy Eyes Music / Proper Records

Per chi scrive è sempre un grande piacere occuparsi di un nuovo album di Malcolm Holcombe (con questo siamo arrivati a quattro negli ultimi anni http://discoclub.myblog.it/2015/04/30/musica-che-graffia-lanima-malcolm-holcombe-the-rca-sessions/ ), in quanto l’intensità della sua musica, sempre con testi importanti, accompagnata da una voce tagliente, imbevuta probabilmente da mille Bourbon (oltre che da mille sigarette), lo porta ad essere uno degli ultimo “narratori underground” della musica Americana. In occasione del suo ultimo passaggio dalle nostre parti ( fu lo scorso anno, quando tenne  un magnifico concerto anche al Bar Trapani in quel di Pavia, a cui ha assistito pure chi vi scrive), ci aveva anticipato che stava lavorando ad un nuovo lavoro, e si auspicava di poter coinvolgere nello sviluppo delle canzoni la magica chitarra del grande Tony Joe White.

Fortunatamente il progetto è andato in porto, Malcolm ha radunato nei “mitici” Room & Board Studios di Nashville la sua abituale band, composta da musicisti stellari, tra i quali ricordo l’abituale pard Jared Tyler alla chitarra, banjo, mandolino e dobro, David Roe al basso, Ken Coomer (Wilco, Uncle Tupelo) alla batteria e percussioni, e come ospiti Roy Wooten Aka Future Man alle percussioni aggiunte, la brava Drea Merritt alle armonie vocali, e, come detto, Tony Joe White, presente con la sua chitarra in gran parte dei brani, il tutto con la produzione del pluridecorato Ray Kennedy (Steve Earle, Billy Joe Shaver).

L’album prende il via in grande stile con Sweet Georgia, un moderno bluegrass con il banjo di Tyler a dettare il ritmo, seguita dalla title track Another Black Hole, uno “swamp blues” dove entra in azione la slide guitar di White, per poi passare al cadenzato country di una solare To Get By, alle note quasi narrate di una suggestiva Heidelberg Blues, e ad un accenno di blues nella viscerale Don’t Play Around, accompagnata dalla voce imbevuta di soul della Merritt. Si riparte con il banjo a mille di una “appalachiana” Someone Missing, il “rocking blues” di Papermill Man dove si evidenzia ancora l’anima soul di Drea, mentre l’acustica September è un breve colloquio quasi recitato dal vocione di Malcolm, per poi ritornare allo “swamp country” di Leavin’ Anna (chissà perché mi ricorda Polk Salad Annie dell’ospite Tony Joe White? Mistero!), andando a chiudere con le dolci melodie di Way Behind, da sempre marchio di fabbrica del suo inimitabile “sound”.

Il solito “modus operandi” di Holcombe persiste in tutte le canzoni di questo Another Black Hole, brani che mescolano country, bluegrass, blues e folk, su testi poetici che raccontano storie di vita della North Carolina, da un artista maestro del “fingerpicking” che ultimamente sforna dischi a ritmo costante (dopo la sua ammirevole rinascita artistica), aumentando e consolidando la sua fama di artista di “culto”. Nonostante un talento infinito, Malcolm Holcombe è il tipico caso di un cantautore destinato ad una piccola cerchia di adepti, un “beautiful loser”, nel senso più vero del termine, che prosegue imperterrito a fare la sua musica come una sorta di Tom Waits dei Monti Appalachi, a scrivere canzoni di cristallina bellezza che vengono sublimate dalla sua caratteristica voce. Ci sono poche certezze nella vita, un nuovo album di Holcombe è una di queste, e chi avrà la voglia di andare a recuperare i suoi  dischi precedenti, non potrà che rimanere letteralmente conquistato dalla sua arte musicale.

Tino Montanari

Una Leggenda Dell’Underground “Americana”! Malcolm Holcombe – Another Black Holeultima modifica: 2016-03-09T09:33:44+01:00da bruno_conti
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