L’Erede Di Johnny Winter? Eric Sardinas and Big Motor – Sticks and Stones

Eric-Sardinas_Sticks-Stones.jpgEric_Sardinas-346.jpg

 

 

 

 

 

 

 

 

Eric Sardinas and Big Motor – Sticks and Stones – Mascot/Provogue/Edel

 Il nuovo disco, nel momento in cui scrivo, è ancora di là da venire (esce il 29 agosto) quindi vado con lo streaming dell’album e con le informazioni fornite dalla casa discografica. Però sono sempre da prendere con le molle (casa americana, non ce l’ho con gli italiani): secondo la Mascot, la sua nuova etichetta, questo è il settimo album, o meglio, per essere precisi, si parla di sei album precedenti. Mi sono perso qualcosa? Il primo, Treat Me Right, è del 1999, come spesso succede è il migliore, con Johnny Winter e Hubert Sumlin ospiti. Vogliamo considerare anche Angel Face del 2000 che è un EP con 3 brani? Devil’s Train, ancora ottimo del 2001, è quello prodotto da David “honeyboy” Edwards (che ha appena compiuto 96 anni). Black Pearls del 2003, prosegue la sua carriera di epigono di Winter. Poi, dopo una lunga pausa, nel 2008 il primo omonimo con il nuovo gruppo Big Motor, un nuovo produttore, Matt Gruber (ma quello prima era curato da Eddie Kramer, l’ingegnere del suono di Hendrix), che nel suo CV conta Ricky Martin, Carrie Underwood e gli Scorpions.!?! Nel suono del gruppo entrano anche tastiere, voci femminili e un repertorio più mainstream, con qualche ballata, virate southern e meno freschezza anche se Sardinas suona la sua Resonator elettrificata sempre con gusto e furore. Sarebbero 4 album e un EP. Vogliamo aggiungere anche il DVD del 2010 (solo 45 minuti purtroppo).

Questo nuovo CD riporta pregi (molti) e difetti (qualcuno) del precedente album. La slide viaggia sempre alla grande: per credere, provate a sentire il terrificante strumentale Behind The 8, dove Sardinas si conferma l’erede dello stile pirotecnico, tra R&R e Blues, del grande Johnny Winter.

Ci sono brani come Goodness e Burnin’ Sugar dove il suono assume sapori tra southern rock e rock “classico” alla Black Crowes, con le chitarre acustiche ed elettriche che si fondono al suono delle tastiere e i coretti delle backing vocalists si aggiungono alla voce più “educata” di Eric.

E possiamo aggiungere anche l’iniziale Cherry Wine a questo nuovo corso musicale, sempre ottimo e piacevole ma “diverso” dal suono più selvaggio e meno curato dei primi dischi. Road to Ruin, più tirata e bluesata ci fa gustare il lato più ruspante della sua musica. Anche Full Tilt Mama con il suo pianino scatenato aggiunto non è male, mi ha ricordato, anche per la foga di Sardinas, certe cose del Rory Gallagher più ispirato di metà anni ’70.

County Line è un bel country blues che ci riporta al suono più canonico dei primi dischi. Mentre Through The Thorn è il classico Blues alla Sardinas, tirato e ricco di pathos, nella migliore tradizione del chitarrista della Florida. Ratchet Blues è un breve brano acustico mentre Make It Shine oscilla tra il suono acustico ed elettrico della Resonator del nostro amico e nelle sue atmosfere vagamente Zeppeliniane ricorda certe cose dell’ottimo John Campbell, un musicista che andrebbe sottoposto ad un adeguato ripasso. In conclusione c’è perfino una ballata come Too Many Ghosts, niente male peraltro.

A quando un bel Live?

Bruno Conti

L’Erede Di Johnny Winter? Eric Sardinas and Big Motor – Sticks and Stonesultima modifica: 2011-07-18T11:45:00+02:00da bruno_conti
Reposta per primo quest’articolo