“Semplicemente” Richard Thompson – Electric

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Richard Thompson – Electric – Proper 2 CD Deluxe Edition

E’ difficile che Richard Thompson “sbagli” un disco, ma anche che ne faccia uno semplicemente poco riuscito, forse posso pensare a un paio di colonne sonore o agli anni più bui della collaborazione con la ex moglie Linda Thompson, ma erano meno validi solo rispetto ai suoi standard qualitativi, sempre molto elevati, non alla produzione media.  E in questo ammetto che c’è della partigianeria da parte chi scrive, perché il sottoscritto considera Thompson uno dei dieci musicisti più importanti della musica folk-pop-rock (inserite genere a piacimento) dell’ultimo mezzo secolo, un autore e chitarrista, e anche cantante, unico. In teoria non ci sarebbe un genere dove inserirlo: che musica fa Richard Thompson? Non saprei proprio definirla: ci sono quegli elementi di genere che ho citato, ma poi il risultato finale, filtrato da un humor britannico, sardonico e pungente nei testi, da un amore per le filosofie e le musiche orientali, e da mille altri particolari, è unico e geniale. Prendiamo il suo stile di chitarrista, si tratta di un modo di suonare inconfondibile, quando parte un assolo di Richard Thompson lo riconosci subito, è solo suo, non lo puoi confondere con altri, come capita solo per i grandi virtuosi della chitarra elettrica (e acustica), si tratta forse di quella totale mancanza delle radici blues (e R&R) nel suo stile, in partenza c’è il folk britannico, c’è una certa presenza della musica modale, ma poi ha sviluppato una tecnica unica, che ha piccolissime parti di psichedelia californiana fine anni ’60, un tocco di Hendrix (ma proprio un accenno, per l’imprevedibilità delle sue traiettorie) e la genialità dell’improvvisatore puro mutuata dai solisti jazz. Il risultato finale è assai apprezzato, anche se non da tutti, perché molti non lo capiscono, abituati a chitarristi che si ispirano nella quasi totalità al blues e al rock.

Direi che si è capito che mi piace, quindi per non fare diventare un saggio questa recensione, veniamo al disco in questione: un titolo secco e semplice, almeno in superficie,  Electric, il progetto iniziale prevedeva un disco registrato in trio, con la sua sezione ritmica abituale, Taras Prodaniuk al basso e Michael Jerome alla batteria, due musicisti dallo stile laconico ma molto efficace: nel concerto a cui ho assistito nel maggio del 2008 al Manzoni di Milano (era uno dei pochi grandi che non avevo mai visto dal vivo) si sono rivelati perfetti per un Richard Thompson in serata di grazia, e molto mascelle dei presenti alla serata sono ancora sul pavimento del teatro, cadute per lo stupore creato dalle incredibili evoluzioni della solista di Thompson. Il nostro amico negli ultimi anni ha ripreso un vigore chitarristico che mancava in parte dalla sua produzione più recente (a parte Sweet Warrior) e gli ultimi due dischi, entrambi registrati dal vivo, uno di materiale totalmente nuovo e l’altro (peraltro solo in DVD) sono lì a testimoniarlo, come potete andare a rileggervi, se ne avete voglia, sul Blog: un-bel-dvd-dal-vivo-in-scozia-ci-mancava-richard-thompson-li.html e meglio-di-cosi-e-difficile-richard-thompson-deam-attic.html.

Si diceva del progetto iniziale di questo album, che si è poi materializzato in quel di Nashville, Tennessee nello studio di registrazione personale di Buddy Miller e da semplice prova in trio, con l’aiuto dello stesso Miller alla chitarra, di Stuart Duncan al violino e di un paio di vocalist d’eccezione come Alison Krauss e Sioban Maher Kennedy, ha leggermente ampliato il proprio progetto sonoro, soprattutto nella versione Deluxe doppia, che è quella da avere assolutamente. Perché se il disco è come al solito sopra la media di gran parte della produzione discografica attuale, il secondo CD della versione speciale ha un paio di brani imperdibili (anche vista la minima differenza di prezzo e l’inutilità di fare le solite due versioni differenti, una invenzione tra le più becere di un’industria discografica sempre più a corto di idee e alla caccia dei cosiddetti collezionisti).

A riprova del suo humor britannico e della sua ironia, Thompson ha parlato per questo album, scherzando (ma qualcuno che lo prende sul serio, sfogliando le cartelle stampa della sua etichetta, lo trova sempre), di folk-funk, ovvero Judy Collins incontra Bootsy Collins, giocando sull’omonimia dei due cognomi, ma anche di power trio celtico, ovvero Jimi Hendrix Experience incontra Peter, Paul & Mary: probabilmente si sarà rotto le balle anche lui, quando gli chiedono di definire la sua musica e allora inventa dei termini che superano anche le più fantasiose elaborazioni dei critici. La produzione di Buddy Miller, a dispetto di quelli che pensavano potesse “insegnare” qualcosa a Richard Thompson, si limita ad evidenziare un suono ruvido, dettagliato, molto dettagliato, quasi garage, “elettrico” in una parola, con il buon Buddy che ci riferisce, giustamente, di essersi limitato “a prendere lezioni di chitarra per un paio di settimane con Richard”. In ogni caso il risultato è eccellente: dalla poderosa Stony Ground iniziale, l’unica che potrebbe avvicinarsi a quel folk-funk ipotetico, con la chitarra di Thompson che viaggia sulle solite linee impossibili e regala interventi solisti tiratissimi, mentre la ritmica lavora a pieno regime. Salford Sunday è uno di quei deliziosi episodi folk-rock tipico del canone thompsoniano, con la musica che danza intorno alle parole argute di Richard che si fa sostenere dalla delicata voce di Siobhan Maher Kennedy, la bravissima ex cantante dei River City People.

Sally B è uno dei tipici brani al vetriolo di Thompson, dedicato ad un politico, in cui qualcuno ha creduto di riconoscere Sarah Palin, ma probabilmente è un composito di più personaggi, in questo caso la musica sostenuta dal basso martellante di Prodaniuk e dalla batteria ricercata di Jerome (uno dei migliori batteristi della storia dei suoi dischi) si avvicina a quell’ipotetico power trio celtico evocato in precedenza, con la chitarra che ha aperture quasi hendrixiane, perché un fondo di verità nelle parole del nostro c’è sempre. Stuck On The Treadmill rimane sempre ancorato a queste sonorità cupe e arcigne, con la chitarra angolare che disegna le solite traiettorie uniche del rock, secondo Richard Thompson. My Enemy è una di quelle stupende ballate malinconiche e cariche di sentimento che costellano la sua discografia, con la seconda voce della Maher Kennedy a sottolineare il cantato maschio e baritonale della voce di Thompson, mentre mandolino, il violino di Stuart Duncan, la seconda chitarra di Miller e quella di Thompson colorano il suono con la consueta precisione e maestria.

Good Things Happen To Bad People, un titolo che ben inquadra la filosofia ironica di vita dell’autore, è “semplicemente” un bel pezzo rock d’autore, tipico del suo repertorio mentre Where’s Home per i suoi canoni sembra quasi una bella country-pop song con mandolino e violino nuovamente in luce per un suono più americano e le belle armonie vocali femminili a sottolineare le voce di Thompson. Another Small Thing In Her Favour è di nuovo una intensa ballata elettrocustica marchiata in modo inconfondibile dal suo stile unico ed inimitabile e segnata da un magnifico assolo. Straight And Narrow è un brano inconsueto nel suo songbook, un simil beat anni ’60 con tanto di organo Farfisa e la chitarra che quasi surfeggia, indiavolata come sempre. Ma i brani migliori del primo CD sono gli ultimi due: una magnifica folk song acustica come The Snow Goose che sembra venire dal suo migliore repertorio anni ’70, impreziosita dalla seconda voce di Alison Krauss che fa la Linda Thompson della situazione, da un accordion o una tastiera suonato dallo stesso Richard e poco altro, ma il risultato è superbo. Saving the Good Stuff For You ha un incipit degno delle migliore canzoni del Dylan del periodo d’oro, poi entrano il violino di Duncan, la seconda voce della Kennedy, i florilegi dell’acustica dello stesso Thompson e questo valzer prezioso ci porta nei terreni del miglior country-folk.

Il secondo CD, quello bonus, ci spiega perchè il disco è stato registrato in quel di Nashville, Will You Dance Country Boy è una briosa country-song con il violino in grande spolvero a duettare con le chitarre di Thompson e Miller in modo divertito e divertente, I Found A Stray è un’altra di quelle meraviglie che escono dalla penna del musicista inglese, una ballata acustica straziante con il violino di Duncan a riprendere il ruolo che fu di Swarbrick ai tempi dei Fairport Convention mentre il contrabbasso di Dennis Crouch sottolinea il tempo. In questo disco bonus niente demos o alternate takes come spesso d’uso per inutili dischetti aggiuntivi, ma altre nuove canzoni di notevole spessore, come The Rival dalle splendide arie irlandesi miste a sonorità che avvicinerei al Mark Knopfler degli ultimi dischi, con la Maher Kennedy impegnata nella sua ultima apparizione e una Tic Tac Man altra perla del repertorio classico di Thompson, sempre impeccabile nella parte strumentale questa volta affidata al suo mandolino.

Il disco a questo punto finirebbe ma ci vengono regalati altri due/tre brani diciamo rari: Auldie Riggs e Auldie Riggs Dance sono due movimenti tratti da Cabaret Of Souls, una sorta di mini opera o oratorio concepita tra il 2009 e il 2010 per essere eseguita dal vivo con il suo quasi omonimo Danny Thompson e poi incisa nel 2012 senza il grande contrabbassista, ma con la presenza di Judith Owen, e venduta solo sul suo sito e ai concerti da fine 2012: si tratta di una piece ambientata negli Inferi, con tanto di parti recitate e intermezzi orchestrali, dove Thompson immagina che le anime delle persone scomparse di recente partecipino ad una sorta di talent dove eseguono una canzone che dovrebbe rappresentare quello che sono stati in vita, il “Guardiano delle anime” risponde a sua volta con una canzone o un brano parlato. Su che canale lo faranno questo talent show? In ogni caso geniale, peccato che non si trovi con facilità. L’ultima chicca è la sua versione di So Ben Mi C’Ha Bon Tempo, un brano cantato in italiano del ‘500 tratto dal repertorio tardo rinascimentale di Orazio Vecchi e che si trovava in origine su 1000 years Of Popular Music, un CD+DVD che riproponeva il suo spettacolo live dallo stesso nome dove Richard Thompson suonava e cantava di tutto, dal canto gregoriano di Sumer Is Sicumen In a Oops I Dit It Again di Britney Spears, passando per i Beatles, gli Abba, Prince e gli Who.

Un vero fenomeno.

Bruno Conti