Un “Remix” O Una Primizia? In Ogni Caso un Gran Disco! Johhny Winter And – Live At The Fillmore East 10-3-1970

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Johnny Winter And – Live At The Fillmore East 10-3-1970 Friday Music  Remastered 2013

Così scrivevo nell’aprile del 2010 (ho fatto una versione rimasterizzata, cambiando giusto qualche virgola per questa nuova edizione su Friday Music, anche questa remastered peraltro):  Questo, cari lettori del Buscadero (ma vale anche per il Blog, dove era apparsa tre anni fa una versione light della recensione), è un grande disco! Come abbia fatto a rimanere per 40 anni negli archivi della casa discografica è un mistero, o forse no. In effetti nella stesso periodo, la allora Columbia Records pubblicò il mitico Johnny Winter And Live, un disco straordinario che, ai tempi, ho consumato nella sua versione in vinile.

Ebbene questo CD dal vivo è addirittura superiore: mentre il disco pubblicato ai tempi era una selezione di brani, solo sei ma di assoluto valore, registrati nel corso del tour autunnale in diverse località questo è un concerto unico registrato nella serata del 3 ottobre 1970 (che per la perversa mania degli americani di invertire mese e giorno si legge 10-3-70). Quello che chiameremo “l’Originale” rimane un disco dal vivo formidabile: Johnny Winter, fresco del suo contratto firmato con la Columbia aveva pubblicato due dischi a nome proprio dei quali Second Winter rimane il migliore, poi aveva sciolto il suo gruppo originale e aveva unito le forze con i McCoys per dare vita al Johnny Winter And. Le critiche all’epoca non furono straordinarie per il primo disco in studio della formazione, i McCoys erano per tutti quelli di Hang On Sloopy, ma già da un po’ si erano trasformati in un notevole gruppo dalle tendenze rock-psichedeliche e vantavano in Rick Derringer (Zehringer per la sua mamma) un poderoso chitarrista e una sezione ritmica solida e rocciosa.

Quindi, nell’autunno del 1970, il quartetto decide di intraprendere un tour americano, ma prima di partire sostituiscono il pur valido Randy Zehringer con l’esplosivo batterista Bobby Caldwell, Randy Jo Hobbs rimane al suo posto e nasce un gruppo perfetto che registra quel disco storico che, ripensato oggi, presenta una delle prime formazioni con la doppia chitarra solista: perché quando si ripensa a quegli anni i primi nomi che ti vengono in mente sono ovviamente gli Allman Brothers o i Wishbone Ash in Inghilterra, per questo tipo di formazione dove i due solisti sono di pari valore o quasi, perché Rick Derringer e Johnny Winter in questo concerto e nel susseguente CD sono veramente telepatici negli intrecci delle due chitarre, Winter è nel canale di destra, Derringer in quello di sinistra e i due si alternano con assoluta naturalezza, ma spesso agiscono anche all’unisono in un delirio di onnipotenza chitarristica che raggiunge il suo apice in una versione pantagruelica di It’s My Own Fault, lo standard di B.B.King trasfigurato in una jam di oltre ventidue minuti dove i due estraggono dalla chitarra una serie di interventi prodigiosi rilanciando il brano, ora con il wah-wah di Derringer, ora con la slide di Winter, ma anche con le chitarre in accordatura “normale” (si fa per dire) in un’orgia di assolo fantastica e con un Johnny Winter molto ispirato anche a livello vocale, soprattutto nel finale trascinante, ma è tutto il brano che da solo varrebbe il disco se non fossero eccezionali anche gli altri 6 brani.

La serata parte con la sparatissima Guess I’ll Go Away a firma Winter, un brano che illustra già la nuova svolta più vicina al rock, rispetto al bluesman più tradizionale dei primi album, procede con una straordinaria Good Morning Little Schoolgirl sospinta nella stratosfera rock dal drumming scatenato di Caldwell e con le due chitarre che iniziano a duellare con grinta incredibile. Ma anche Derringer non sta a guardare, Rock And Roll Hoochie Koo è il suo contributo alla serata, un brano veloce che calza come un guanto al “nuovo” Winter rocker di razza. La versione di Highway 61 Revisited è da manuali della chitarra slide, Johnny Winter infila un groove fantastico e va in overdrive nella galassia delle chitarre, anche la parte cantata fa più che onore a mastro Dylan (una delle cover più belle dell’opera dylaniana!). Mean Town Blues nell’”originale” durava nove minuti, qui viene espansa in una terrificante versione di oltre diciotto minuti, non un secondo di noia, a velocità da boogie supersonico, Johnny Winter coadiuvato da un Caldwell fantastico alla batteria, esplora in lungo e in largo il manico della sua chitarra alla ricerca della goduria perfetta per gli appassionati del genere. La conclusione è affidata a un super classico del blues e della chitarra slide, Rollin’ And Tumblin’  di Muddy Waters, che formerà alla fine della sua carriera uno straordinario sodalizio con il biondo albino per regalare ancora alcune perle agli amanti della musica blues, come straordinario e vivamente consigliato è questo CD dal vivo. Suono ottimo.

Bruno Conti

P.s. Se ve lo siete perso già al primo giro, poi non so se lo ristamperà ancora qualcun altro!

Blast From The Past. Sbucati Dal Passato. Johnny Winter And – Poco – Hot Tuna – John Denver

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Per i non addetti ai lavori, la Collectors’ Choice è una etichetta americana specializzata nelle ristampe, una di quelle meritevoli istituzioni che si occupano di tenere vivo il “mercato della memoria”, vecchi e meno vecchi album, che in caso contrario sarebbero consegnati all’oblio.

Di tanto in tanto avviene che dal loro cilindro estraggano il classico coniglio: in questo caso ne hanno estratti addirittura quattro. Questi CD di cui vado a parlarvi brevemente sono in effetti dei concerti inediti e quindi vedono la luce per la prima volta, o meglio vedranno visto che dovrebbero uscire sul mercato americano il 20 aprile. Ogni tanto per gli strani casi della vita il mercato italiano anticipa quello americano e quindi da noi sono già disponibili e in vendita, pure a prezzo speciale!

Il primo, quello che vedete effigiato sopra è Johnny Winter And Live At The Fillmore East 10/3/70 che sta per 3 ottobre 1970, sapete che gli americani invertono perversamente mesi e giorni nei loro datari, uno straordinario disco dal vivo registrato nel corso dello stesso tour da cui è stato tratto il celebre e fantastico Johnny Winter And Live. Ebbene, sembra impossibile ma questo disco è ancora superiore, se volete leggere la recensione completa la trovate sul Buscadero del prossimo mese.

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Il secondo Poco Live At Columbia Studios Hollywood 9/30/1971 come esplicita chiaramente il titolo è un concerto inedito registrato negli studi della loro casa discografica dell’epoca ad un anno di distanza dall’altro Live Deliverin’ e con una delle prime apparizioni della formazione a cinque con Paul Cotton ad affiancare il leader Richie Furay (per i meno attenti uno dei fondatori dei Buffalo Springfield con Stills e Young), nonchè con il futuro Eagle Timothy B. Schmidt, Rusty Young alla pedal steel e George Grantham alla batteria. Uno dei gruppi che ha inventato il country-rock in una serata di grazia.

Per chi non li conosce questo si trova in Dailymotion, è più recente, ma la vecchia magia affiora spesso.


POCO Live In Nashville
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Il terzo disco di cui ci occupiamo, dal titolo lunghissimo Hot Tuna Live At The New Orleans House Berkeley Ca. Sept. 69 è gemello del famoso primo disco degli Hot Tuna, quello omonimo con la copertina rossa e blu, un disco elettroacustico strepitoso di questa band costola dei grandi Jefferson Airplane con Jorma Kaukonen e Jack Casady ai vertici della loro creatività. I brani sono registrati in una serata diversa da quella utilizzata per il vecchio disco visto che la loro residenza nel locale di Berkeley in California durò una settimana, imperdibile per gli amanti del genere.

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Il quarto CD non sembrerebbe quagliare con gli altri tre, siamo nel 1987 e John Denver registra questo doppio Live At Cedar Rapids 12/10/87 un concerto diviso in due parti, una acustica e una con un quartetto d’archi che illustra le migliori qualità di questo cantautore spesso vituperato dalla critica ma che negli anni ’70 e poi alla fine della carriera (è morto prematuramente nel 1997) spesso ha saputo regalare dell’ottima musica. Questa è una delle occasioni.

Magari ci ritorniamo più estesamente prossimamente, non so vediamo compatibilmente con lo spazio a disposizione.

Bruno Conti