Un Ritorno Al Passato Per Il Grande Cantautore…Purtroppo Anche Nel Suono! Neil Diamond – Classic Diamonds

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Neil Diamond With The London Symphony Orchestra – Classic Diamonds – Capitol/Universal CD

Una delle ultime mode del mercato discografico, specie in prossimità delle feste natalizie, è prendere incisioni originali di grandi artisti e rivestirle con arrangiamenti orchestrali registrati ad hoc, quasi sempre con risultati discutibili se non di cattivo gusto. L’onore, sia fa per dire, di questo tipo di operazione è stato riservato ad Elvis Presley (tre volte), Roy Orbison, Buddy Holly (l’unica ben fatta a mio parere), ma anche con cantanti ancora più o meno in attività ma sempre con tracce vocali “vintage”, come Rod Stewart, Beach Boys ed Aretha Franklin (poco prima della sua scomparsa), mentre al momento di scrivere queste righe è in uscita un episodio analogo dedicato a Johnny Cash, uno che ha sempre fatto dell’essenzialità del suono una ragione di vita e che quindi non aveva certo bisogno di orchestrazioni. Uno che invece in un certo tipo di sonorità ci ha sempre sguazzato mani e piedi è Neil Diamond, che solo in anni recenti ha intrapreso un percorso di canzoni arrangiate in maniera più sobria grazie all’aiuto di Rick Rubin, che ha rilanciato nel 2005 la sua carriera proprio come aveva fatto con Cash negli anni novanta.

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Ma in passato il cantautore newyorkese aveva quasi sempre badato più alla forma che alla sostanza, annegando i suoi brani in un mare di melassa (tranne che negli esordi degli anni sessanta ed in qualche album qua e là, come Beautiful Noise del 1976, prodotto da Robbie Robertson) a discapito delle canzoni stesse, che avrebbero meritato una mano più leggera in quanto il nostro come songwriter non ha mai avuto paura di nessuno. Quest’anno il presidente della Capitol Records, Steve Barnett, ha avuto l’idea di pubblicare un disco con alcuni evergreen di Diamond arrangiati con un’orchestra, ma questa volta si è deciso di coinvolgere lo stesso artista per fargli incidere le parti vocali ex novo. Diamond ha ancora una grande voce nonostante il Parkinson che lo ha costretto al ritiro dai concerti (ma che evidentemente non gli impedisce di cantare), e si è prestato volentieri all’operazione, nella quale è stata coinvolta la London Symphony Orchestra https://www.youtube.com/watch?v=rp80xRD1U-E , un gruppo filarmonico di 70 elementi che si è riunito negli studi di Abbey Road a registrare nuove partiture sotto la produzione di Walter Afanasieff, uno che nel suo curriculum ha dei nomi che mi tremano i polsi solo a scriverli: Mariah Carey, Celine Dion (c’era lui dietro la consolle in My Heart Will Go On), Kenny G ed i New Kids On The Block.

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Il problema principale di Classic Diamonds sono quindi gli arrangiamenti, decisamente melensi e magniloquenti, in cui spesso la voce di Neil è accompagnata solo dall’orchestra e senza chitarre o sezione ritmica rendendo l’ascolto a lungo andare piuttosto pesante: è un peccato dal momento che le grandi canzoni non mancherebbero, titoli che non hanno bisogno di presentazioni come Beautiful Noise, I Am…I Said, I’m A Believer, Holly Holy, Love On The Rocks e Sweet Caroline   ma la veste sonora greve affossa tutto come in Hello Again o nella già citata I’m A Believer, che è rallentata all’inverosimile diventando una ballata soporifera https://www.youtube.com/watch?v=HfmmZUVPf00 , o le ridondanti Song Sung Blue e America https://www.youtube.com/watch?v=_HM5FOXWeBo . Alcuni pezzi erano già poco digeribili nelle loro versioni originali (September Morn, You Don’t Bring Me Flowers, Play Me), e questo trattamento non può che peggiorare le cose. Alla fine gli episodi migliori sono quelli in cui l’orchestra non è troppo invadente o quando la voce del leader è affiancata da una strumentazione “rock” (termine da prendere con le molle), come nel caso di I Am…I Said, Holly Holy, con un bel coro gospel alle spalle (forse la rivisitazione più azzeccata), Love On The Rocks, che se lasciamo da parte l’arrangiamento è una ballata coi fiocchi, o la conclusiva Sweet Caroline, che comunque la si faccia rimane una grande canzone https://www.youtube.com/watch?v=_HM5FOXWeBo .

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Classic Diamonds è dunque l’ennesima operazione voce/orchestra poco riuscita, e piacerà solo ai fans del Neil Diamond più sdolcinato ed enfatico.

Marco Verdi

Zappa Terza Emissione. Ecco i Nuovi Dodici Titoli!

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Questa è la terza emissione da parte della Universal delle ristampe del catalogo di Frank Zappa, in uscita il 25 settembre in UK, Europa e States, una settimana dopo da noi in Italia, il 2 ottobre. Per onestà c’è da dire che però, per esempio in Inghilterra, escono insieme alla seconda emissione di agosto che da loro non era ancora uscita.

In ordine cronologico:

“Orchestral Favorites” (‘79)

“Joe’s Garage” (’79) 2 CD

“Tinseltown Rebellion” (’81)

“Shut Up ‘N Play yer Guitar” (’82) 2 CD

“You Are What You Is” (’82)

“Ship Arriving Too Late To Save A Drowning Witch” (’82)

“The Man from Utopia” (’83)

“Baby Snakes” (’83)

“London Symphony Orchestra Vols. 1 & 2” (’83) 2 CD

“The Perfect Stranger” (’84)

“Them Or Us” (’84) 2 CD

 “Thing Fish” (’84)

Questa volta la famiglia Zappa ha un po’ “ciurlato nel manico” con la cronologia e il formato dei CD. Joe’s Garage era uscito in due parti, Act I e Acts II & III, ma in effetti nel 1979 i CD non c’erano ancora. Idem per Shut Up ‘N Play Yer Guitar, che era uscito addirittura diviso in tre parti, con i due seguiti, Shut Up ‘N Play Yer Guitar Some More e The Return Of The Son Of Shut Up ‘N Play Yer Guitar pubblicati in origine in vinile nel 1981 e poi riuniti on un triplo LP nel 1982 e in un doppio CD nel 1986. Anche You Are What You Is è del 1981 e poi in CD nel 1990. La famosa copertina di Tanino Liberatore di The Man From Utopia del 1983 fa riferimento al concerto tenuto in Italia vicino al laghetto di Redecesio nell’estate dell’anno prima: non so se voi c’eravate, ma io sì e vi posso assicurare che le zanzare erano veramente così grosse. Una situazione (quelle delle zanzare) che è stata emulata in anni recenti solo dai concerti tenuti in quel di Vigevano, quasi tutti, indistintamente (questo a livello entomologico).

Anche London Symphony Orchestra era uscito in due parti divise, la prima pubblicata nel 1983, la seconda addirittura nel 1987, con la London Symphony Orchestra diretta da Kent Nagano. Il titolo completo di Perfect Stranger sarebbe Boulez Conducts Zappa: The Perfect Stranger. Come vedete ai tempi Zappa pubblicava pochissimo materiale, “solo” 14 dischi in 5 anni, tra il 1979 e il 1984 (se non vi tornano i conti, due erano nella precedente emissiome) e moltissimi in vinile era doppi o tripli. Roba che neanche James Brown ai tempi d’oro…

Per Zappa ci risentiamo alla fine del prossimo mese per la quarta emissione.

Bruno Conti