Zachary Richard – Gombo – RZ Records
Un nuovo disco di Zachary Richard è sempre un avvenimento, almeno per chi come me lo segue fin dal lontano 1976, e periodicamente, dalla nascita di questo blog ho recensito varie sue recenti prove: il DVD Some Day Live At The Montreal Jazz Festival, e i lavori in studio Le Fou (12) e J’Aime La Vie (13) http://discoclub.myblog.it/2013/12/17/disco-pura-bellezza-zachary-richard-jaime-la-vie/ , ottimi esempi di un artista che nel corso degli anni ha fatto del “bilinguismo” e della doppia identità culturale la sua bandiera. Questo Gombo è il ventunesimo album in studio di Zachary Richard in 45 anni di carriera, registrato nei famosi Mixart Studios di Montreal, co-prodotto con David Torkanowsky dove viene il meglio dei musicisti del luogo ma anche di New Orleans, gente come Bernard Fèlix alla fisarmonica, Graham Robinson al basso, Justin Allard alla batteria, Roddie Romero, Jeff Smallwood, Shane Theriot alle chitarre, Rick Haworth alla lap-steel, mandolino e armonica, lo stresso Torkanowsky al piano e tastiere, e una intrigante sezione d’archi composta da Helen Gillet al cello, Amelia Clingman alla viola, e Harry Hardin, Kate Withrow, violini, e Francis Covan al violino fisarmonica, bravissimo: il tutto per una quindicina di brani che sono un lungo viaggio che spazia dalla musica tradizionale del luogo, quindi cajun e zydeco, al folk e al rock, e pure il blues targato New Orleans.
Gombo si apre con una fulminante Zydeco Jump (recuperata dal bellissimo Snake Bite Love) con la fisarmonica in grande evidenza, e in cui i musicisti suonano ad un ritmo “indiavolato”; brano a cui fanno seguito due splendide canzoni di forte sapore tradizionale come La Ballade D’Emile Benoit e La Ballade Du Irving Whale, cantate come sempre al meglio da Richard in lingua francofona, per poi passare, con Jena Blues, ai suoni tipici del blues locale, mentre Catherine, Catherine ha un ritmo irresistibile da puro “zydeco”, ed è cantato in coppia con il compositore, musicista e anche attore del Quebec Robert Charlebois. Si riparte con Manchac intensa ed evocativa, che mette in risalto la voce del “nostro” amico, a cui fanno seguito altre due brani di spessore, come la quasi recitativa La Ballade De L’Exclus, e un sentito ricordo dei tragici fatti “parigini” con una struggente Au Bal Du Bataclan, per poi ritornare ad un brano di pura tradizione come Dans Les Grands Chemins, un perfetta “cajun song” in chiave rock, e ai suoni urbani di Pop The Gator con un coro “funky” e una ricca sezione ritmica.
Una chitarra acustica e voci femminili fanno da corona ad una canzone limpida come It Might Be Love, mentre Sweet Little Darling Of Mine è una ballata triste e pianistica (decisamente lontana dalle atmosfere che il lavoro ci ha proposto finora), ma si ritorna al ritmo saltellante di una accattivante Somebody Calling, seguita da una canzone di commovente bellezza come Fais Briller Ta Lumière ( forse la perla del disco), cantata in duetto con la brava Angèlique Kidjo che ricorda molto composizioni dello stesso genere scritte da Zach in passato (su tutte la nota Travailler C’Est Trop Dur, recuperatene la versione fatta sul bellissimo Live In Montreal), e chiudere infine con la bonus track La Saskatchewan, un brano che ci fa ulteriormente gustare il suono di questa provincia del Canada occidentale, immersa nella quiete dei suoi fiumi e delle sue sterminate foreste.
Per chi scrive è sempre un piacere recensire i lavori di Zachary Richard: i suoi dischi sono pieni di riferimenti storici e letterari, che fusi con la musica formano un insieme entusiasmante, ma è triste doverlo dire e anche sconfortante per il mondo musicale di oggi, un artista di questo livello non dovrebbe avere bisogno di presentazioni, ma purtroppo non è conosciuto come meriterebbe. Per quanto mi riguarda, quando si ama (in senso musicale) un “outsider” storico come Zachary Richard la speranza è sempre quella di fare in modo di convincere i lettori di questo blog a sintonizzarsi sulle frequenze della sua musica.
NDT. Naturalmente, a corollario di quanto detto finora, come per i CD precedenti (e questo ancor di più) parliamo di un prodotto di scarsa reperibilità e relativamente costoso, ma se siete amanti della buona musica, con un po’ di impegno sulle varie piattaforme di vendita qualcosa si trova. Cercate al limite qualche titolo di quelli vecchi (magari iniziando con una buona raccolta), credetemi ne vale assolutamente la pena!
Tino Montanari