11 Canzoni Che Riscaldano Il Cuore: Veramente Un Gran Bel Disco ! Michael McDermott – Out From Under

michael mcdermott out from under

Michael McDermott – Out From Under – Appaloosa/Ird

La vicenda umana ed artistica di Michael McDermott è cosa abbastanza nota: un giovane di belle speranze, nato a Chicago, all’inizio degli anni ’90 inizia ad esibirsi nei club della sua città, viene notato dagli emissari delle majors  e messo sotto contratto dalla Giant/Reprise; il primo album 620 W. Surf (peraltro bellissimo), prodotto da Don Gehman e Brian Koppelman, viene accolto da critiche entusiaste che inneggiano al nuovo Dylan o Springsteen (anche Mellencamp, visto il produttore), il secondo,  Gethsemane, è quasi  altrettanto bello, e il terzo, l’omonimo Michael McDermott del 1996, pure. Le note del disco sono firmate da un fan di eccezione, Stephen King, che scrive di lui  “uno dei più grandi cantautori del mondo e forse il più grande talento non riconosciuto del rock’n’roll degli ultimi 20 anni”, che era una cosa tipo il “ho visto il futuro del R&R” usato per Springsteen. Il problema è che i suoi dischi vendevano a fatica 50.000 copie, ma McDermott era già entrato in una spirale di autocompiacimento ed eccessi, sesso, droga e R&R, misti a tanto alcol, che in poco tempo lo conducono sulla strada della rovina fisica ed emozionale. E lì rimane per lunghi anni, continuando a pubblicare dischi anche buoni, ma non più memorabili. Poi, quando gli anni duemila sono ormai da lungo una realtà, inizia una lenta riscossa morale, prima con due buoni dischi come Hey La Hey e Hit Me Back, generati anche dall’incontro con Heather Horton, collega cantautrice e violinista, che diventa sua moglie, formando una famiglia, e sposandosi in Italia a Ferrara nel 2009, matrimonio da cui nasce una figlia, Rain.

In Italia trova anche una etichetta, la Appaloosa, che gli pubblica i primi due ottimi dischi del suo gruppo collaterale, i Westies https://discoclub.myblog.it/2016/03/05/ho-visto-il-futuro-del-rocknroll-il-nome-michael-mcdermott-ovvero-dischi-cosi-springsteen-li-fa-piu-westies-six-on-the-out/ , che fanno da prologo all’eccellente Willow Springs, dal nome della località vicino a Chicago dove è andato a vivere nel frattempo, e dove ha costruito il suo studio di registrazione casalingo. Anche quel disco del 2016 è veramente splendido, ricco di canzoni dai testi che trattano spesso e volentieri  di “perdenti” come lui (quindi anche autobiografiche), umorali, ironiche, divertenti, sopra le righe, lucide, universali, ma allo stesso tempo personali, e che tratteggiano l’altra America, quella nascosta, dove i sentimenti sono comunque un fattore importante. Il tutto condito da musiche di grande pregio e fattura, dove rock, folk e piccoli tocchi celtici, convivono con scossoni elettrici di grande qualità. Naturalmente quanto detto finora vale anche per il nuovo Out From Under, che come i dischi precedenti riporta nel CD i testi, tradotti in italiano, dove si apprezza la sua prosa brillante, con spunti romantici e storie quasi ai limite dell‘incredibile, ma ciò nondimeno; verosimili: il protagonista dell’iniziale Cal-Sag Road si trova coinvolto in un terzetto erotico con due ragazze, Rita e Gwen, che alla fine delle canzone sono morte ammazzate entrambe e in fondo al lago, in un noir da incubo, quasi alla Tarantino, e che nelle parole di McDermott contiene molti elementi veritieri, fatti che gli sono successi, salvo i due omicidi. Il tutto inserito in uno splendido contesto musicale, un folk-blues-rock che ricorda Dylan ( o Eric Andersen, visto il timbro di voce di McDermott), Springsteen e il meglio della musica Americana, condita dalle chitarre del bravissimo Will Kimbrough, il basso del suo braccio destro Lex Price e la batteria di  Steven Gillis, le tastiere di John Deaderick e il violino e la voce di Heather Horton, per un brano atmosferico, cinematico ed incalzante, veramente pregevole.

La delicata e deliziosa Gotta Go To Work vira verso un country-folk-bluegrass di fattura superba, con chitarre acustiche, mandolini, banjo e violino che si incrociano con elementi blues, in un’altra canzone che conferma la ritrovata vena artistica e d’ispirazione di questo splendido cantautore, che se non è alla pari con i grandissimi citati all’inizio, veramente poco ci manca, appena un gradino sotto. Il rock elettrico e mosso della incalzante Knocked Down rimanda al sound roots-blue collar del miglior Mellencamp e la voce non è da meno, rauca e vissuta come poche altre in circolazione; Sad Songs è il classico rock and roll da sentire in macchina, con i finestrini  abbassati e a tutto volume, quelle canzoni che una volta Bruce Springsteen scriveva come un fiume in piena, e ora, salvo saltuarie eccezioni, fatica ad estrarre dalle sue corde, una road song di quelle goduriose, con chitarre elettriche spiegate, armonie vocali da sballo, come pure la voce potente, una bellissima melodia e un drive irresistibile. This World Will Break Your Heart rischia veramente di spezzartelo il cuore, con le sue storie tristi ed inesorabili, accompagnate da una melodia cristallina e struggente,  quasi elegiaca e ricca di grande partecipazione, sempre dalla parte di quei “perdenti”, umani e sofferenti, che McDermott tanto ama, il tutto condito solo da una chitarra acustica, un pianoforte, il contrabbasso di Price e poco altro, giusto qualche tocco di tastiere sullo sfondo, grande canzone. Il menu è variegato e complesso, ci sono anche canzoni di speranza come Out From Under, che nel libretto dei testi è stata tradotta come “Riemergeremo”, una esortazione a non mollare, a lottare, con un altro tema musicale molto springsteeniano, forse il tema sonoro è già sentito e un filo risaputo, ma non manca di grinta ed energia.

Celtic Sea è un’altra ballata notevole, in crescendo, con un arrangiamento avvolgente e dal suono corposo, con il violino in bella evidenza, come pure il piano e gli intrecci vocali, oltre alle chitarre acustiche ed elettriche che sottolineano la bella melodia della canzone. In Rubber Band Ring, uno dei brani più divertenti del disco, c’è la presenza inconsueta del sax suonato da Rich Parenti, che tanto ci ricorda il Boss innamorato delle sonorità  soul spensierate anni ’60, forse leggerina, ma tanto godibile, una vera boccata di aria fresca. Il motto di Michael McDermott, il suo manifesto programmatico, potrebbe essere Never Goin’ Down Again, una promessa più che una minaccia, un’altra canzone dallo spirito ardente e vibrante, anche un monito a tutti i “nuovi  Dylan” e a quello che dovranno affrontare, con la musica che è classico rock americano anni ’80, quelli buoni però.  E in album che ha non punti deboli, ottima anche la briosa e solare Sideways, molto dylaniana, con organo e chitarre brillanti nel contrappuntare la voce sicura del nostro amico, che si fa intima e raccolta per la sua “preghiera” conclusiva, una God Help Us dove Michael esprime i suoi dubbi e incertezze verso una entità superiore, con un tono discorsivo e sofferto, ma pronto a considerare tutte le opzioni in campo. Veramente un bel disco, 11 canzoni che riscaldano il cuore.

Bruno Conti

11 Canzoni Che Riscaldano Il Cuore: Veramente Un Gran Bel Disco ! Michael McDermott – Out From Underultima modifica: 2018-05-05T23:11:20+02:00da bruno_conti
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