Lo Shakespeare Del Blues? Magari! Laurence Jones – What’s It Gonna Be

laurence jones what's it gonna be

Laurence Jones – What’s It Gonna Be – Ruf/Ird

Continua l’irresistibile ascesa di Laurence Jones, uno dei giovani rampanti del blues inglese (e nelle foto sembra ancora più giovane dei suoi 23 anni): nativo di Stratford-upon-Avon (ops, il “bardo” per eccellenza!) e mi chiedo come uno che scrive recensioni come il sottoscritto abbia potuto farselo sfuggire, mentre scrivevo del suo recente ed eccellente live Blues Caravan con Christina Skjolberg e Albert Castiglia http://discoclub.myblog.it/2015/03/11/lunione-fa-la-forza-laurence-joneschristina-skjolbergalbert-castiglia-blues-caravan-2014-live/ . Comunque, luogo di nascita a parte, il giovane Laurence è uno di quelli bravi, già al suo terzo album di studio, dopo l’ottimo Temptation, registrato in quel di Lafayette, Louisiana, con la sezione ritmica dei Royal Southern Brotherhood, Yonrico Scott e Charlie Wooton, e con la produzione di un altro ex RSB come Mike Zito (incidentalmente vi confermo che sia lui che Devon Allman non fanno più parte della formazione nel nuovo ottimo Don’t Look Back, uscito in questi giorni) , che se ve lo siete lasciato sfuggire vi consiglio di recuperare https://www.youtube.com/watch?v=n0zLIFx8qMc . Questo nuovo What’s it Gonna Be, come dice lo stesso lo stesso Jones nelle note del CD, contiene nove nuovi brani ( e due cover, di cui tra un attimo) tutti ispirati dalla vita on the road sperimentata nel tour Blues Caravan del 2014. Il disco è stato registrato in quel di Cambridge (altro luogo ricco di storia, anche musicale) con la produzione dello stesso Laurence affiancato dal bravo bassista Roger Innis, che con il batterista finlandese Miri Mettinen costituisce la Laurence Jones Band. Nel disco appaiono anche, di tanto in tanto, due tastieristi, Julian “Mr Jools” Grudgings e Lewis Stephens, ma giusto un minimo sindacale.

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Come vi dicevo recensendo quel live, il nostro amico è in possesso di una bella voce, ed è soprattutto un notevole axeman, nella grande tradizione che discende da chitarristi come Walter Trout, Clapton, Gary Moore, Albert Collins e Rory Gallagher, con cui condivide una passione per le Fender vecchie e scrostate, ma dal suono sempre inconfondibile. Jones fa parte di quella generazione di nuovi musicisti blues inglesi da cui viene anche gente come Aynsley Lister, Oli Brown , Joanne Shaw Taylor, Dani Wilde, Ian Parker, e potremmo andare avanti per ore, tutti legati da una passione per il blues, mediata però da anni di frequentazione con il classico rock della scena britannica https://www.youtube.com/watch?v=Sh1ZluqPX6A . Non a caso una delle cover più appassionate di questo nuovo album è una versione scintillante del classico Can’t Get Enough, un brano scritto da Mick Ralphs dei Bad Company (e prima ancora dei Mott The Hoople), qui ripreso sotto forma di duetto con la scoppiettante voce di Dana Fuchs, altra compagna di etichetta nella benemerita Ruf, che si è costruita un roster di artisti di tutto rispetto https://www.youtube.com/watch?v=yoh_lrja8ew . Il brano non sarà forse blues, ma è rock di quello sapido e grintoso, con chitarre e voci che si amalgamano alla perfezione e i soli di Jones sono fluidi e scorrevoli come raramente è dato ascoltare, e anche Being Alone con il suo riff ricorrente alla Free, si inserisce nel filone del classico rock inglese dei Settanta https://www.youtube.com/watch?v=DmOg0uZ1bZM . Ma andiamo con ordine: il disco si apre con il poderoso blues-rock della title-track dove la chitarra di Jones ha un che di claptoniano nella pulizia delle sue evoluzioni solistiche, grinta replicata nella successiva Don’t Need No Reason, dove i ritmi si fanno più funky, ma gli assolo rimangono torridi e ricchi di tecnica e controllo della solista, con seconda parte del brano dove si vira decisamente sul blues.

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E anche Evil ha il classico train sonoro del rock-blues deluxe, con la sezione ritmica che costruisce un solido groove dove Laurence può improvvisare un altro lirico assolo della sua chitarra, innestando anche per la prima volta il pedale del wah-wah. Touch Your Moonlight accelera ancora i ritmi, tra il boogie dei Canned Heat e di Thorogood e l’hard rock meno becero https://www.youtube.com/watch?v=Iicd9B0jMAo . Don’t Look Back è un duetto con la cantante scozzese Sandi Thom, una bella slow ballad tra pop, soul e rock, dove le atmosfere si fanno più morbide e radiofoniche e la chitarra si fa sentire solo nel finale. All I Need è un’altra ballata mid-tempo, melodica e piacevole, che però spezza di nuovo la grinta del resto del disco, che riappare nelle già citate Being Alone e Can’t Get Enough, oltre che nella cover di Good Morning Blues, un vecchio brano di Leadbelly che subisce un trattamento che definire energico ne minimizza la portata, con la chitarra che viaggia che è un piacere https://www.youtube.com/watch?v=O3RGnSKNy6c . Set It Free è un altro brano rock di quelli orecchiabili, che si salvano soprattutto in virtù dell’eccellente lavoro della solista, mentre Stop Moving The House ci riporta la grinta del miglior Laurence Jones, e anche grazie alla presenza di un piano saltellante e di una chitarra tagliente si ispira al sound del Rory Gallagher doc anni ’70  https://www.youtube.com/watch?v=hnf45aLdreM e costituisce una degna conclusione per un album, con alti e bassi, che conferma il talento di questo giovanotto di belle speranze.

Bruno Conti

L’Unione Fa La Forza. Laurence Jones/Christina Skjolberg/Albert Castiglia – Blues Caravan 2014 Live

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Laurence Jones/Christina Skjolberg/Albert Castiglia – Blues Caravan 2014 Live – Ruf 

Nata nel 1994 per promuovere la carriera di Luther Allison, di cui Thomas Ruf era il manager ai tempi, l’etichetta tedesca è diventata nel corso degli anni una delle migliori realtà della musica blues-rock europea, inserendo nel corso degli anni nel proprio roster di artisti, nomi classici della storia del rock, promesse del blues, chitarristi, cantanti e gruppi (dai Colosseum a Dana Fuchs, dai Royal Southern Brotherhood ai Savoy Brown, per citarne alcuni). Gli ultimi arrivati sono questi tre signori che troviamo riuniti in un sontuoso doppio Live (CD+DVD) registrato nel febbraio del 2014 all’Harmonie di Bonn, proprio per festeggiare il 20° Anniversario della Ruf: Laurence Jones, 22 anni non ancora compiuti, una delle giovani promesse del blues-rock inglese, già due prove alle spalle, l’altrettanto giovane Christina Skjolberg, dalla Norvegia e il veterano statunitense, ma di origini italo-cubane, Albert Castiglia. Ammetto che, a parte qualche ascolto veloce, non mi ero mai interessato più di tanto ai loro dischi, ma alla luce di questo album dal vivo penso che approfondirò: presi separatamente i tre sono bravi, ma sentiti insieme nello stesso disco, soprattutto Castiglia, una vera sorpresa, costituiscono una miscela di blues e rock veramente esplosiva. Soprattutto nella versione video, con il supporto delle immagini il concerto si gode in tutta la sua esplosiva carica.E questa volta, finalmente, il DVD contiene una abbondante porzione di materiale che non si trova nel dischetto audio (anche se per i soliti misteri, alcuni brani che troviamo nel CD non appaiono nel Video).

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I tre all’inizio appaiono sul palco tutti insieme, quella che si nota subito (scusate; ma anche l’occhio vuole la sua parte) è Christina Skjolberg, una biondona tutta curve, minigonna nera, calze a pois, che si pone al centro dal palco. Precisiamo subito, ad onor di cronaca, che la ragazza è anche veramente brava, mancina, con chitarra pure quella glitterata, tatuaggio di Jimi Hendrix, il suo idolo, sul braccio e una voce potente e grintosa, anche se forse un filo forzata, non naturale. A sinistra Laurence Jones, che appare anche più giovane di quanto sia in effetti, chitarrista fluido, di ottima tecnica e con il blues elettrico nel cuore, voce vibrante e anche autore di buon valore, la Blues Caravan che apre il concerto è sua https://www.youtube.com/watch?v=oR4uQVdh7LU ; a destra quello che secondo me è il vero protagonista della serata, Albert Castiglia (già con una copiosa discografia americana), vero istrione della sei corde, con la sua Gibson dimostrerà più volte nel corso dello show un virtuosismo impressionante. Dopo l’inizio in comune ogni musicista ha la sua porzione di concerto: prima la Skjolberg con tre brani, la bluesata e funky Come And Get It, dove la bionda scandinava usufruisce anche dei servigi di Jones (senza doppi sensi) che rimane sul palco in qualità di organista, ottima a questo proposito la sezione ritmica formata dal bassista Roger Inniss, eccellente al basso fretless a sei corde e il batterista finlandese Miri Miettinen, essenziale nel suo supporto, entrambi fanno parte proprio del gruppo di Jones. Segue l’hendrixiana Close The Door dove la brava Christina si disimpegna ottimamente in un lungo assolo al wah-wah e conclude il suo breve set con il classico rock di Hush.

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Molto bravo anche Laurence Jones, più vicino al blues classico in Wind Me Up con la solista che viaggia spedita e sicura e nella più raffinata e di atmosfera Fall From The Sky (solo sul CD) e nel rootsy southern di Soul Swamp Rider, scritta con Mike Zito (solo sul DVD). La conclusione, in entrambi i formati, è una lunghissima versione di All Along The Watcher, dove il giovane inglese mette in mostra tutta la sua tecnica, in una versione torrenziale e carica di wah-wah del brano di Dylan/Hendrix https://www.youtube.com/watch?v=2NlUHBBi-p0 . Poi è il turno di Albert Castiglia, una vera forza della natura in un paio di strumentali, Fat Cat https://www.youtube.com/watch?v=DR1ScyDf5Pk  e Freddie’s Boogie (di Freddie King), dove pare di ascoltare l’Alvin Lee esuberante ed inarrestabile del periodo a cavallo di Woodstock, o il miglior Bugs Henderson, con le mani che volano a velocità vertiginose sul manico della chitarra, in una serie di soli veramente impressionanti per tecnica, feeling e controllo dello strumento, un mostro di bravura e anche ottimo showman, quando scende a suonare in mezzo al pubblico, nello stile dei classici bluesmen neri nei piccoli locali di Chicago. Nel video ci sono pure due brani cantati da Castiglia, il primo una cover tiratissima di Bad Avenue, il secondo una versione fantastica e da lasciare senza fiato di Going Down Slow, dove mette in evidenza anche la sua voce roca e vissuta. Solo nel CD ci sono la rocciosa Put Some Stank On It e una bella versione di Sway degli Stones https://www.youtube.com/watch?v=1GzD_kM80_U . Gran finale, di nuovo tutti insieme sul palco, con Cocaine, solo sul DVD e con una poderosa Sweet Home Chicago, dove tutti e tre danno spettacolo alla chitarra https://www.youtube.com/watch?v=oxuPUs44bp8 . Che dire? Tre nomi da tenere d’occhio!

Bruno Conti