Come Se Gli Anni ’70 Non Fossero Passati Take 2! Nuovamente Blindside Blues Band – Generator

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Blindside Blues Band – Generator – Shrapnel/Blues Bureau

Ne sarebbe uscito anche uno dal vivo, poco tempo fa, un CD+DVD Live At The Crossroads, registrato al Rockpalast del 2010, ma per l’occasione ci concentriamo su questo Generator, che segna il ritorno alla Shrapnel di Mike Varney, a una ventina di anni dall’esordio come Blindside Blues Band, ma Mike Onesko, il cantante, chitarrista e leader del gruppo, era già in pista da una ulteriore ventina di anni, quando diciassettenne esordiva nel 1972 nella sua prima formazione, i Sundog, casualmente un power-rock-blues trio. Cosa è cambiato da allora? Direi poco o nulla: il bassista, Kier Staeheli pompa sempre sul suo strumento, il batterista, Emery Ceo, picchia pure lui sul suo attrezzo e le chitarre (perché nel frattempo si è aggiunto anche Jay Jesse Johnson in pianta stabile), direi che schitarrano!

Come si diceva in relazione alla doppia uscita a cavallo tra 2010 e 2011, Smokehouse Sessions e Rare Tracks come-se-gli-anni-70-non-fossero-mai-passati-blindside-blues.html , per questi signori gli anni ’70 è come se non fossero mai finiti, la forma è sempre quella di un rock-blues heavy, ma molto heavy, che sconfina spesso e volentieri nell’hard rock, picchiato ma sempre di buona qualità, per gli amanti del genere e quindi delle sensazioni forti, sarà musica di grana grossa ma suonata decisamente bene. Il blues più che altro è nella ragione sociale del gruppo, ma volendo da lì, alla lontana si prende spunto per questo violente cavalcate chitarristiche: Mike Onesko, era da mesi che mi scervellavo, mi girava intorno ma non riuscivo ad afferrarlo, ha una voce che mi ricorda un ibrido tra quella di Jim Dewar, il non dimenticato cantante del gruppo di Robin Trower, musicista con cui ha più di un punto in comune musicalmente, uno in particolare, tale Jimi Hendrix e Stan Webb dei Chicken Shack, altra band che negli anni ’70 fondeva blues con un rock ad alta concentrazione chitarristica. Archelogia del rock?

Probabilmente sì, ma con questi dischi che sembrano delle “ristampe” di un genere più che di un titolo, si tratta solo di constatare un fatto assodato. E in fondo non c’è niente di male. Se molti di questi brani, tutti rigorosamente firmati da Mike Onesko, sembrano provenire da vinili d’epoca dei nomi citati ma anche, sparo a caso, Black Sabbath, Deep Purple, Led Zeppelin, Cactus, Beck,Bogert & Appice o in anni recenti, con più classe e con pari energia, i primi Gov’t Mule, quelli più selvaggi e rock o i Black Mountain, senza tastiere e spunti psichedelici, ma con una seconda chitarra solista aggiunta in questo Generator, spesso in modalità slide, dicevo se sembrano provenire da un’epoca remota ma in fondo sono ancora di moda come dimostrano anche altre formazioni “attuali” come gli Howlin Rain, si tratta di quei piaceri proibiti che si praticano davanti a uno specchio, cosa avete capito, facendo della sana air guitar!

Quando i tempi rallentano come in Wandering man le cascate di note delle chitarre di Onesko e Johnson si gustano con maggior piacere invece che colpirti con violenza tra i denti come nelle tiratissime e riffate Gravy Train e Power Of The Blues o nei ritmi più funky alla Beck di Bluesin’ con i coretti femminili della figlia di Onesko, Angelika. In fondo i titoli non sono importantissimi, sono undici brani che superano abbondantemente l’ora di musica in questo dischetto e che sono un pretesto per ascoltare due chitarristi di buon valore duettare e duellare dai canali dello stereo, gli appassionati e i fans del gruppo sanno cosa aspettarsi e la musica, violenta quanto si vuole, non scade mai nell’heavy metal più bieco, per chi non ama il genere astenersi, per gli altri un buon album nella discografia della Blinside Blues band.

Bruno Conti

Come Se Gli Anni ’70 Non Fossero Mai Passati! Blindside Blues Band – Doppia Razione.

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Blindside Blues Band – Rare Tracks – Grooveyard Records

Blindside Blues Band – Smokehouse Sessions Volume Two – The Blues Is Evil – Grooveyard Records

Ascoltando questi due nuovi dischi (usciti in contemporanea) della Blindside Blues Band del chitarrista e cantante Mike Onesko sembra di avere preso una macchina del tempo con fermata anni ’70 quando il rock-blues e il power-trio imperavano e la chitarra elettrica era lo strumento principe del rock. Non lo dico in una accezione negativa del fenomeno, ogni tanto non mi dispiace ascoltare dischi come questi, solo del sano rock(blues) come Dio comanda, senza tanti fronzoli e elucubrazioni sonore, un buon “manico” che ti riporta ai grandi chitarristi del passato.

Senza neanche tirare fuori dalle loro belle custodie i vecchi dischi della vostra collezione (ci sono, ci sono, li vedo lì, un po’ nascosti ma, tutto sommato neanche troppo polverosi): e allora nel Rare Tracks che raccoglie brani registrati nel corso di varie BBC Sessions tra il 2004 e il 2008, scorrono canzoni più o meno “gloriose” come Freedom di Jimi Hendrix, I Can’t Wait Much Longer della coppia Frankie Miller-Robin Trower (forse il musicista che accosterei di più a Onesko), I’m Your Captain dei “mitici” (come direbbe il Galeazzi/Savino) Grand Funk Railroad degli esordi che andrebbero rivalutati perché erano veramente bravi. Ma anche Black Betty che è un brano firmato Ledbetter ma che tutti conoscono nella versione super riffatissima dei Ram Jam, tamarra quanto volete ma sempre trascinante.

E che dire della You Don’t Love me di Bo Diddley ma che tutti conoscono nella versione dell’Allman Brothers Band? Poteva mancare un brano dei Led Zeppelin in questo festival dell’hard rock? Certo che no e quindi vai con una tiratissima No Quarter. Mi aspettavo anche qualcosa di Black Sabbath e Deep Purple viste le atmosfere evocate ma anche se non appaiono direttamente nei brani “originali” di Onesko due o tre(cento) riff copiati (pardon, ispirati da…) non si negano a nessuno.

La chitarra di Onesko è addirittura torrenziale, un assolo tira l’altro, la voce è satura di eco e la sezione ritmica è rocciosa come poche, nelle Smokehouse Sessions ogni tanto fa capolino anche un timido organo e nel materiale contenuto in questo secondo disco spiccano un paio di brani firmati da Willie Dixon, travolti da un’orgia chitarristica di devastante potenza si intuiscono una classica Evil dal repertorio di Howlin’ Wolf e sempre del “Lupo Ululante” una Ain’t Superstitious che quasi tutti i non puristi del Blues ricordano nella versione di Jeff Beck. C’è anche un’altra cover Hendrixiana, l’immancabile Hear My Train A Comin’. Non male la cavalcata slide in Mojo Highway!

In definitiva due dischi indicati per chi ama il suo blues molto (ma molto) rock ma non disprezzabili, da maneggiare con cura ma quando siete in vena di spararvi un’oretta di riff e assoli di chitarra come piovesse potrebbe capitarvi di peggio. E poi questo Mike Onesko non sarà raffinatissimo ma la sua tecnica chitarristica, brutale e diretta, potrebbe regalare delle gioie agli amanti dell’hard blues rock che ancora non lo conoscono, e sì che dischi con la sua band non ne ha fatti mica pochi!  Aggiungiamone due!

Bruno Conti