Un Doppio Antipasto In Attesa Della Portata Principale. Blue Oyster Cult – Cult Classic/Hard Rock Live Cleveland 2014

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Blue Oyster Cult – Cult Classic – Frontiers CD

Blue Oyster Cult – Hard Rock Live Cleveland 2014 – Frontiers 2CD/DVD

Uno degli eventi musicali più attesi del 2020, almeno per quanto riguarda il filone “classic rock”, sarà il ritorno discografico dei Blue Oyster Cult, grande gruppo americano spesso poco capito dalla critica (che in passato lo aveva liquidato come band hard rock o addirittura heavy metal), ma capace di produrre specie negli anni settanta una serie di ottimi album da musica rock raffinata e testi di stampo letterario tra l’orrorifico ed il fantascientifico (ad opera soprattutto del loro produttore e mentore Sandy Pearlman), e di costruirsi una solida reputazione di live band grazie a concerti infuocati e coinvolgenti. I BOC non si sono mai ufficialmente sciolti e non hanno mai smesso di esibirsi dal vivo, ma discograficamente sono fermi al non indispensabile Curse Of The Hidden Mirror del 2001, anche se in realtà hanno smesso di incidere con regolarità nell’ormai lontano 1987 (lo splendido Imaginos), pubblicando solo tre album di studio nei successivi 32 anni. Ora si sono accasati alla Frontiers, etichetta napoletana specializzata in gruppi e solisti di genere classic rock e AOR (nel suo portfolio passato e presente troviamo Whitesnake, Def Leppard, Toto, Alan Parsons, REO Speedwagon, Journey e molti altri), per la quale i nostri pubblicheranno un album nuovo di zecca nel corso dell’anno.

 

Per festeggiare l’evento la Frontiers ha stuzzicato l’appetito dei fans immettendo sul mercato la ristampa rimasterizzata (ma senza bonus tracks) dell’ormai fuori catalogo Cult Classic del 1994, nel quale i BOC reincidevano alcuni loro brani celebri, ed il live inedito Hard Rock Live Cleveland 2014 in una confezione che comprende sia la versione audio che quella video (e non è finita qui, in quanto ai primi di marzo uscirà Agents Of Fortune Live 2016, un CD sempre inedito contenente una porzione di concerto in cui la band newyorkese rivisita il suo disco più famoso dall’inizio alla fine). Cult Classic è un ottimo lavoro, ovviamente per le canzoni contenute ma anche per il tipo di riproposizione da parte dei nostri (che qui vedono i membri storici Eric Bloom, Donald “Buck Dharma” Roeser ed Allen Lanier affiancati da una sezione ritmica nuova formata da Jon Rogers al basso e Chuck Burgi alla batteria): versioni aggiornate ma non stravolte, una rivisitazione rispettosa ed estremamente piacevole del meglio del loro repertorio (pur con qualche assenza, penso a Career Of Evil).

Non mancano chiaramente i pezzi più noti, la mitica (Don’t Fear) The Reaper su tutte, ma anche Godzilla, l’orecchiabile Burnin’ For You, la solida Cities On Flame With Rock And Roll (che nel 1972 fu il loro primo singolo) e la trascinante This Ain’t The Summer Of Love. Troviamo poi quelli che chi sa le cose e definisce “selected album tracks”, cioè brani importanti pur non essendo stati successi a 45 giri, come la strepitosa e potente E.T.I., tre rock’n’roll songs coinvolgenti come Me-262, O.D.’d On Life Itself e Harvester Of Eyes, la bella Flaming Telepaths, dal motivo vincente e roboante finale chitarristico, o l’irresistibile strumentale Buck’s Boogie. Dulcis in fundo, non poteva mancare la meravigliosa Astronomy, in assoluto la più bella canzone dei BOC, un brano epico di oltre otto minuti che qualche critico ha paragonato addirittura a Stairway To Heaven (forse esagerando, ma comunque è un pezzo della Madonna), anche se forse questa versione rivisitata ha meno pathos dell’originale.

Facciamo ora un salto in avanti di vent’anni per Hard Rock Live Cleveland 2014, registrato in realtà nel sobborgo di Northfield il 17 ottobre con una formazione che vede solo Bloom e Roeser facenti parte del nucleo originale, essendo Lanier passato a miglior vita l’anno precedente e sostituito dal chitarrista e tastierista Richie Castellano, mentre al basso e batteria troviamo rispettivamente Kasim Sulton e Jules Radino. Cleveland 2014 non si avvicina ai leggendari live degli anni settanta (On Your Feet Or On Your Knees e Some Enchanted Evening), ma vede i nostri in ottima forma ed è comunque un bel sentire: Bloom e Buck Dharma non sono mai stati dei grandissimi vocalist ma non hanno perso colpi, e Roeser rimane una macchina da guerra per quanto riguarda le scorribande chitarristiche, ben assistito da Castellano che si dimostra una valida spalla. La scaletta comprende qualche hit ma anche scelte non scontate (ed anche qualche assenza dolorosa, come Astronomy, ed anche un grande disco come Imaginos viene totalmente ignorato); nulla proviene dagli ultimi due album del gruppo datati 1998 e 2001 e poco, solo tre pezzi, dagli anni ottanta: l’orecchiabile Burnin’ For You, i nove minuti della scorrevole Shooting Shark, tra rock e AOR, e la diretta Black Blade, forse con un po’ troppi synth.

Il resto arriva tutto dai seventies, con ben otto pezzi presi dalla mitica trilogia iniziale dei BOC (Blue Oyster Cult, Tyranny And Mutation e Secret Treaties), a partire dall’uno-due iniziale a tutto rock’n’roll di O.D.’d On Life Itself e The Red And The Black, la formidabile Career Of Evil, scritta all’epoca insieme ad una giovane Patti Smith (e si sente), una Me-262 più travolgente che mai, la nota Harvester Of Eyes, il finale ad alto tasso elettrico di Hot Rails To Hell e Cities On Flame With Rock And Roll e soprattutto una imperdibile Then Came The Last Days Of May di dieci minuti, una rock ballad epica con improvvise e strepitose accelerazioni, tra le migliori canzoni in assoluto del gruppo. Da Agents Of Fortune proviene solo l’immancabile (Don’t Fear) The Reaper, sempre un piacere, mentre dal popolare Spectres i nostri suonano la dura, quasi rock-blues, Golden Age Of Leather, la lenta e gradevole I Love The Night ed una monumentale versione di Godzilla di ben dodici minuti, durante i quali ogni componente della band ha il suo momento da solista. Completano il quadro la poco nota The Vigil, discreta rock song senza troppi fronzoli, e naturalmente Buck’s Boogie, consueta cavalcata chitarristica e vero showcase per l’abilità di Roeser.

Due ottimi antipasti quindi (uno solo se come il sottoscritto possedete già Cult Classic, che merita comunque un ripasso): ci rivediamo a marzo per Agents Of Fortune Live 2016, sperando che questa abbondanza di Blue Oyster Cult non ci rovini l’appetito per il piatto forte. Personalmente non credo proprio.

Marco Verdi