From Belfast, Northern Ireland, Il Van Morrison Pasquale! Van Morrison In Concert

van morrison in concert

Van Morrison – Van Morrison In Concert – DVD o Blu-ray – Eagle Rock/BBC/Universal

A dimostrazione che non c’è molta fantasia nella scelta dei titoli, già nel 1990, ancora nell’era delle VHS, era uscito un video di Van Morrison che si chiamava Van Morrison: The Concert. Per il resto la videografia dell’irlandese è abbastanza scarna: un altro concerto uscito solo in videocassetta, Van Morrison In Ireland 1979, peraltro splendido, con Van che smentisce per l’occasione la sua staticità, persino lanciandosi in “voli plastici” sul palco, in un momento di abbandono durante l’esibizione che prevedeva l’esecuzione di 10 splendidi brani, durante un’oretta scarsa di concerto.

Poi dobbiamo arrivare al 2009 per il doppio DVD (il primo) dal vivo, Live At Montreux che riporta due concerti registrati nella cittadina svizzera, uno del 1974, in uno dei suoi momenti di massimo splendore, e l’altro, altrettanto bello, del 1980. Esce anche, lo stesso anno, 2009, Astral Weeks Live At The Hollywood Bowl: The Concert Film, registrato in California nel novembre 2008, in occasione del 40° Anniversario dall’uscita di uno dei suoi capolavori assoluti, forse il migliore dei suoi dischi.. Esisterebbe anche una limited edition dell’episodio dell’Austin City Limits del 2006, e nella versione cofanetto della ristampa di It’s Too Late To Stop Now vol. II,III, IV & DVD, troviamo appunto un DVD con un estratto dai concerti spettacolari al Rainbow di Londra del 23 e 24 luglio del 1973.

Questo per il passato, veniamo al presente. Prima di tutto volevo segnalarvi che in effetti sul Blog non ho recensito ancora l’ultimo album di Van Versatile, benché uscito a dicembre 2017. Mi ripromettevo di farlo, poi per ragioni di tempo non ci sono riuscito, ma visto che a fine aprile il nostro amico, che ultimamente sta mostrando una inusuale prolificità, e ha già annunciato l’uscita di un ennesimo lavoro You’re Driving Me Crazy, in coppia con l’organista Joey De Francesco, conto di recensirli entrambi insieme. E senza dimenticare che la ristampa potenziata per il ventennale di The Healing Game, prevista prima per il 2017 e poi rinviata a febbraio 2018, è stata per il momento sospesa.

Per cui “accontentiamoci” di questo splendido DVD (o Blu-ray) Van Morrison In Concert, registrato nel teatro della BBC a settembre del 2016, DVD che riporta come bonus anche il bellissimo Up On Cyprus Avenue, film trasmesso sempre dalla BBC con la testimonianza del suo ritorno a Belfast in occasione del suo 70° compleanno, con un concerto tenuto nei luoghi della sua giovinezza, proprio a Cyprus Avenue. Veniamo al contenuto: formazione classica con Van Morrison impegnato anche al sax, all’armonica e alla chitarra, Paul Moran, organo, piano, tastiere e tromba, Dave Keary, chitarre varie e voce, Paul Moore, basso e contrabbasso, Mez Clough, batteria e voce e l’ottima Dana Masters alle armonie vocali. Lo spettacolo era stato ripreso in occasione della presentazione dell’album Keep Me Singing, e quindi ci sono ben sei canzoni tratte dal quel disco, ma anche molti classici del repertorio passato e pure qualche chicca per gradire. Gran bel concerto, il tutto con una qualità video e audio di primissima qualità. Partenza pimpante con Too Late, un brano swingante che ricorda moltissimo lo stile delle sue migliori esibizioni, con la voce che non mostra segni di cedimento con il trascorrere del tempo (anzi) e la band suona con brio e grande classe, Morrison e Moran aggiungono anche il suono quasi imprescindibile del fiati, mentre il vocione di Keary contrappunta l’ugola sopraffina del nostro.

“Celtic Soul” che viene ribadito nella deliziosa Magic Time, pezzo del 2005, sempre con l’organo vintage di Moran a caratterizzare il suono inconfondibile dei brani dell’irlandese, nostalgico e classico come sempre, ottimi gli interventi di Keary alla chitarra, Moran alla tromba e Morrison al sax. A questo punto partono subito i classici: il primo è una sgargiante Wild Night, con l’intramontabile call and response condiviso questa volta con la brava Dana Masters, pezzo splendido, e che dire di una gagliarda Baby Please Don’t Go che non dimostra certo i suoi 50 anni e passa (solo dalla versione dei Them), con la band che tira alla grande, blues, rock e Van Morrison all’armonica, tutto perfetto anche nella swingante Don’t Start Crying Now, di nuovo dal lontano passato dei Them, il primo singolo della band pubblicato nel 1964. E per concludere il medley col trittico della memoria, Van e soci propongono anche una veemente Here Comes The Night, sempre caratterizzata da continui cambi di tempo. Every Time I See A River, ancora da Keep Me Singing, è una ballata splendida, degna di tutte quelle che l’hanno preceduta nel corso degli anni, un tipo di brano in cui Van Morrison è maestro assoluto, con la voce che sale e scende a piacimento, come se per lui il tempo si fosse fermato. Altro medley con la brillante Cleaning Windows e una sorprendente Be-Bop A Lula, riscoperta di recente dal vivo, appena accennata all’interno di un vortice di citazioni di celebri brani del passato. Anche Let It Rhyme ai tempi del concerto era nuovissima, un’altra bella canzone tratta da un disco, Keep Me Singing, che sicuramente è il migliore di Morrison degli ultimi venti anni, sorretto da una rinnovata ispirazione compositiva e che anche dal vivo mostra una freschezza di esecuzione invidiabile, con un ottimo Moran alla tromba.

Whenever God Shines His Light è un brano che il nostro amico ama molto, ma che abitualmente non mi fa impazzire, forse perché lo associo alla versione cantata con Cliff Richard, qui sostituito da una molto più incisiva Dana Masters che ripristina il tono gospel della canzone, poi ribadito anche in Sometimes We Cry, un brano tratto da The Healing Game, altra signora canzone e perla inestimabile tratta dal repertorio inesauribile dell’irlandese, che per l’occasione si supera anche grazie alla presenza stimolante della seconda voce femminile di una ispirata Masters. Sempre da Keep Me Singing viene anche Going Down To Bangor, molto bluesata e legata al passato, grazie all’uso dell’armonica a rinverdire gli amori del passato. E magiche ed intense sono pure le atmosfere di The Pen Is Mightier Than The Sword, penultimo brano tratto dall’album del 2016, con un ottimo interplay tra la slide di Keary e l’organo di Moran, come pure della title track Keep Me Singing, altro brano che rivaleggia con il glorioso passato del miglior Morrison. Enlightenment illustra il lato più spirituale della musica del grande cantautore di Belfast, un altro pezzo sontuoso estratto dal suo repertorio senza tempo, come anche Carrying A Torch, che viene da Hymns Of The Silence, degna controparte emotiva della canzone che la precede, ulteriore brano solenne che ispira riverenza per l’arte sopraffina di questo signore, che poi viene sublimata in una versione swingata e deliziosa di una delle sue canzoni più conosciute Brown Eyed Girl, sempre gioiosa e che ispira sentimenti positivi nell’ascoltatore, come pure la successiva Jackie Wilson Said, ennesima perla del suo songbook, un inno alla vita, alla bella musica e anche ad uno dei più grandi cantanti espressi dalla storia della musica nera. Come commiato questa volta niente Gloria (che stranamente non appare neppure nella parte irlandese del DVD), ma una comunque magnifica e corposa versione di In The Garden, un altro dei capolavori assoluti di Morrison, che canta con inimitabile aplomb il classico “No Guru No Method No Teacher” prima di congedarsi dal pubblico e la gente ne apprezza la commovente bellezza ancora una volta.

Ma non è finita qui. Il DVD come si diceva contiene anche lo short film di circa un’ora Up On Cyprus Avenue, registrato l’anno prima in occasione delle celebrazioni per il suo 70° compleanno, in una sorta di viaggio a ritroso fino alle sue origini, con il ritorno alla terra natale. La band che suona nel concerto è la stessa dell’anno successivo con l’eccezione di Robbie Ruggiero alla batteria invece di Clough. Mentre il repertorio. con qualche eccezione, è abbastanza differente dalla serata al BBC Theatre. Dopo una breve introduzione sulla storia passata di Morrison con la musica di Cyprus Avenue, il concerto si apre con lo strumentale Celtic Swing, un altro modo che è stato usato per definire la musica del grande Van, subito seguita dal medley Cleaning Windows/Be-Bop A Lula e poi da una avvolgente e maestosa Days Like This. Precious Time era su Back On Top, un pezzo tra R&B e soul, coinvolgente e ritmato, come nella migliore tradizione, mentre Sometimes I Feel Like A Motherless Children è un traditional (scusate il bisticcio) che si trovava su Poetic Champions Compose, un incalzante e urgente spiritual in cui Van si immedesima con grande empatia. Il medley del “passato” è leggermente diverso: si parte con Baby Please Don’t Go seguita da Parchman Farm dell’amato Mose Allison, per arrivare a Don’t Start Crying Now. It’s All In The Game è una vecchia canzone degli anni ’50 che Van Morrison ama molto, tanto da averla inserita nel suo album del 1979 Into The Music e questa versione è uno dei punti più esaltanti del concerto, si tratta di uno standard della canzone americana che ci permette di gustare la splendida voce del nostro amico in una esuberante e magistrale interpretazione che sfocia poi nella poca nota Burning Ground, che si trovava su Healing Game del 1997, comunque il miglior disco di Morrison degli ultimi 20 anni prima del recente Keep Me Singing.

In ogni caso anche questa è una versione splendida ed emozionante di un brano che ti lascia con il fiato mozzo per la sua bellezza. Una buona Whenever God Shines His Light fa da apripista per un altro dei classici imperdibili del suo repertorio ovvero And The Healing Has Begun, altra versione scintillante che anticipa la conclusione del concerto affidata ad un altro tributo alla memoria del passato, “ai giorni prima del rock and roll”, con la sognante ed eterea On Hyndford Street, altro brano magnifico, quasi declamato, che illustra la sua arte superba. E’quasi Pasqua e mi permetto un consiglio: se non lo avete ancora acquistato fatevi un regalo e comprate questo DVD, sono due ore e un quarto di pura magia e grande musica.

Bruno Conti

Non Male Questo “Esordiente” Irlandese! Van Morrison – Keep Me Singing

van morrison keep me singing

Van Morrison – Keep Me Singing – Exile/Caroline/Universal

In effetti, a ben guardare, questo è l’ennesimo “esordio” per George Ivan Morrison, settantunenne irlandese di belle speranze: lo avevamo lasciato lo scorso anno con l’album di duetti http://discoclub.myblog.it/2015/03/21/vivo-van-morrison-duets-re-working-the-catalogue-la-recensione/, dove rivisitava alcuni brani (non tutti celeberrimi) del suo repertorio per una nuova etichetta, la Rca del gruppo Sony, che poi ha iniziato anche a ristampare il suo vecchio catalogo, con la punta di eccellenza ad inizio estate del meraviglioso http://discoclub.myblog.it/2016/06/14/sempre-stato-difficile-fermarlo-nuova-versione-espansa-piu-dei-live-piu-belli-sempre-van-morrison-its-too-late-to-stop-now-ii-iii-iv-dvd/, ed ora eccolo alle prese con il contratto con una “nuova” etichetta, la Caroline Records (ma del gruppo Universal). Questo, mi spiegavano, è perché ultimamente Morrison firma contratti di distribuzione dei suoi dischi per un album alla volta, un po’ per il carattere difficile e sospettoso del soggetto, e anche perché le stesse case discografiche non si fidano molto dei suoi sbalzi di umore. Quindi, volendo, questo Keep Me Singing è una sorta di ennesimo debutto per un artista che nel corso della sua carriera ha influenzato decine, se non centinaia di artisti, con il suo stile inimitabile e la sua classica miscela di pop. rock, soul, jazz, musica da cantautore, definita giustamente “celtic soul”.

E in Keep Me Singing il rosso irlandese centra appieno l’obiettivo, il nuovo album mi sembra il migliore degli ultimi venti anni, Van ormai non è più un innovatore, ma in passato lo è stato, e ancora oggi quando si vuole fare un complimento a qualcuno si dice “sembra Van Morrison”, anche se l’originale è irraggiungibile: sarà per via della voce, ancora splendida ed unica, sarà per la capacità di non farsi influenzare dalle mode, ma quando ascolti un disco del musicista di Belfast non resti mai deluso, al limite ogni tanto si adagia sui livelli medio-alti della sua produzione, come nel caso del precedente disco di studio http://discoclub.myblog.it/2012/10/23/un-gusto-acquisito-van-morrison-born-to-sing-no-plan-b/, riservando però ai suoi fan periodicamente la zampata del vecchio leone e il nuovo album lo fa. Prodotto dallo stesso Morrison, che ha fatto buon uso della lezione imparata da Don Was Bob Rock che lo avevano aiutato nell’album dei duetti, e ci regala un disco dal suono caldo ed avvolgente, nitido, con tutti gli strumenti ben definiti, arrangiamenti spesso ricchi e lussureggianti, ma anche più semplici e spartani, a seconda di quello che richiedono le canzoni, sempre al centro della sua opera, in questa occasione più di altre, con la forma ballata e tempi lenti e melanconici a dominare perlopiù lo svolgersi delle operazioni.

Van Morrison è accompagnato dalla sua band, dove brillano le tastiere di Fiachra Tench (anche autore degli arrangiamenti orchestrali degli archi) e Paul Moran, le chitarre di Dave Kerry, Johnny Scott, Nigel Price e del fido John Platania che ritorna in un paio di brani, ma anche un’altra veterana come Kate St. John illumina brevemente con gli interventi del suo corno inglese un altro paio di episodi, e lo stesso Van si produce al sax, alla chitarra elettrica, all’armonica, persino alla batteria in tre o quattro brani, e i risultati di questo impegno si sentono: fin dalle prime note di Let I Rhyme, la canzone all’inizio del CD che si apre su questi versi, “Throw another coin in the wishing well/Tell everybody to go to hell…”, l’album illustra sia il suo carattere ardente quanto la prevalenza di un sentimento malinconico, umorale, dedito alla introspezione e alla rivalutazione di glorie e sentimenti passati, con nostalgia ma senza particolari rimpianti, a parte forse in In Tiburon, il brano che rievoca i suoi gloriosi giorni in California, con citazioni di nomi, luoghi e sentimenti, dove si rivolge anche ad una persona non definita esortandola  “Now we need each other, need each other to lean on”. La canzone è subito splendida, leggermente mossa, con spiccioli di country e R&B, piccole folate degli archi, piano ed organo a guidare le danze, la seconda voce di Ange Grant ad accarezzare quella di Van, tocchi di chitarra elettrica e inserti di armonica, la sezione ritmica vellutata ma ben presente, un suono magnifico, che poi si ripete nella prima di una serie di ballate evocative che sono al centro del mood sonoro del disco, con il celtic soul dell’irlandese che rievoca quello dei grandi artisti neri del passato, le tastiere sono sempre protagoniste, lui canta in modo splendido e rilassato, ma intenso, la tromba , le tastiere, gli archi e le voci di supporto ti cullano con dolcezza e gli interventi delle chitarre elettriche e dell’organo sono le ciliegine sulla torta.

La title track Keep Me Singing si avvale ancora di quella miscela di folk celtico, soul  “Sam Cooke singing That’s Where It’s At and Let The Good Times Roll” che in poche parole tracciano un mondo intero, dove la voce regnava suprema e quella di Van Morrison ha pochi rivali oggi, le consuete voce femminili di supporto, un assolo di armonica felpato e la solita classe immensa regalano attimi di piacere all’ascoltatore: Poi ribaditi in un’altra ballata malinconica ed autunnale come Out In The Cold Again, dove protagonista è il piano sognante di Fiachra Tench,  ma anche la chitarra acustica arpeggiata di Nigel Price, con il contrabbasso di Lawrence Cottle a segnare il tempo come ai tempi (scusate il bisticcio) di Astral Weeks, gli archi e il corno inglese sono il tocco di classe in questa che è la canzone più lunga dell’album, senza dimenticare che lui canta in modo veramente splendido, e suona pure la batteria, quando il brano viene sfumato quasi ti dispiace. Ancora umori autunnali per Memory Lane, ennesima ballata avvolgente e malinconica che ribadisce l’elevata qualità del nuovo album, sempre con Van alla batteria. Disco che poi si anima nell’omaggio all’amato blues in una gagliarda The Pen Is Mightier Than The Sword (bello anche il titolo), con la chitarra elettrica e l’organo a scambiarsi note, mentre le due voci di Dana Masters Lance Ellington alzano la quota gospel del pezzo. Holy Guardian Angel è forse il capolavoro assoluto dell’album, un’altra ballata sontuosa che rievoca i fasti del passato, da Days Like Days In The Garden Common One, And The healing Has Begun via via indietro fino a Almost Independence Day, Tupelo Honey e i capolavori dei primi dischi, con il piano di Paul Moran di nuovo protagonista di fini ceselli sonori poi ribaditi dall’acustica di John Platania, non male per uno che ogni tanto viene definito “bollito” e ripetitivo (questo forse sì, ma con standard di assoluta eccellenza).

Share Your Love With Me è l’unica cover dell’album, un vecchio pezzo di Alfred Braggs Don Robey (che sarebbe Deadric Malone), una canzone che cantava il vecchio maestro di Morrison, Bobby Blue Bland, ma di cui esiste anche una splendida interpretazione di Aretha Franklin, quando era “The Queen Of Soul”: Van Morrison la canta da par suo, una versione a metà tra il grande crooner e il soul singer, con i fiati ad aggiungere pepe all’arrangiamento, con lo stesso Van che si produce anche all’alto sax, mentre i due tastieristi ci deliziano ancora una volta i padiglioni auricolari. In Tiburon, come si diceva, è uno dei brani più evocativi, intimo e raccolto, solo piano, chitarra acustica e sezione ritmica, con la tromba con la sordina di Paul Moran ad aggiungere un tono jazzy alle procedure, mentre Van sciorina tutta una serie di nomi che raccontano di un passato glorioso e di una nostalgia per una volta non celata, che dire, splendida pure questa. Look Beyond The Hill è uno dei pezzi più mossi, swinganti del disco, con tocchi alla Moondance, una breve introduzione strumentale affidata ancora al sax del nostro e poi l’appoggio delle voci di supporto che sostengono il cantato di Morrison, breve, due e minuti e mezzo scarsi, ma intensa. Going Down To Bangor è l’altro pezzo blues elettrico della raccolta, energico e vibrante, con armonica e chitarra sugli scudi, un omaggio velato anche alle sue origini con i Them. tra 12 battute classiche di Chicago e R&B.

Too Late, di nuovo con Morrison sullo sgabellino del batterista, insieme a Paul Robinson, è un brano allegro e vivace che ricorda certe atmosfere sonore alla Brown Eyed Girl, tra fiati pimpanti, voci di supporto quasi gospel, potremmo definirla musica pop, ma di classe immensa. A chiudere un breve brano strumentale, che richiama quelli classici incisi dall’irlandese nel corso degli anni, con elementi skiffle, R&B, persino bluebeat e ska (giuro), delizioso, con piano,sax, organo, la chitarra di Platania e financo un violino a dare un tocco di ulteriore allegria celtica alle operazioni. Veramente non male questo “esordiente” irlandese, speriamo che si confermi con i prossimi dischi!

Bruno Conti