Novità Di Gennaio Parte IV Bis. Carthy, Hardy, Farrell & Young, Hall Of Fame Vol. 2, Etta James, Kevin Coyne, Mary Wells, Lisa Loeb, Fiction Family, Mary Dillon, Ian McNabb

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Seconda parte delle novità in uscita martedì 29 gennaio.

Per iniziare un “piccolo” supergruppo (lo so che è un ossimoro, ma descrive bene la situazione) formato da quattro gentili donzelle del giro folk inglese, un poco a somiglianza di CSN&Y, anche loro iniziano con la C, Eliza Carthy, e poi Bella Hardy, Lucy Farrell e Kate Young, la Y e la scozzese del gruppo. Tutte e quattro cantano e il disco si chiama Laylam, che significa “coro” e quindi vai con le armonie vocali a quattro parti, ma suonano tutte anche il violino. Oliver Knight (sempre del giro famigliare Waterson/Carthy) ha aggunto alcune parti di chitarra e il repertorio è in parte tradizionale, in parte scritto per l’occasione e qualche “classico” come Walking After Midnight di Patsy Cline, ma tutto valorizzato dall’incrocio celestiale delle voci. Etichetta Hem Hem Records

Due titoli del giro ACE molto interessanti. Il primo Hall Of Fame Volume 2 ennesimo capitolo della saga delle registrazioni rare ed inedite effettuate ai famosi Fame Studios di Florence, Alabama casa dei Muscle Shoals. Quindi deep soul come piovesse, questo il contenuto del CD pubblicato dalla Kent:

1. Another Good Woman Gone Bad – Unknown Female
2. It Tears Me Up – James Barnett
3. Long Ago – Ben And Spence
4. Don’t Count Me Out – Unknown Male (Possibly Dan Greer)
5. Don’t Let It Be Said – June Conquest
6. Take Me Back – George Jackson
7. I Can’t Stop (No No No) – Big Ben Atkins
8. Have Pity On Me – Billy Young
9. I Smell A Rat – George Jackson
10. Don’t Tear Yourself Down -Ralph ‘Soul’ Jackson
11. Are You Teasing Me -Linda Carr
12. No One Left To Come Home To – Ben And Spence
13. Fool For A Woman – Prince Phillip
14. Got To Get Over – Unknown Male
15. Take It All Off – Clarence Carter
16. I’m Gonna Start Checking Up On My Man -Marjorie Ingram
17. How Much More Can A Poor Man Stand – Prince Phillip
18. My Dreams Don’t Ever Come True – Unknown Female
19. Midnight Affair – George Soule
20. That Kind Of Lovin’ – Otis Clay
21. They’re Gonna Find Us (At The Dark End Of The Street) – Clarence Carter
22. You Can’t Miss What You Can’t Measure – O B McClinton
23. Get In A Hurry – Joe Simon
24. Unfortunately – Jackie

La presenza di Unknown Male e Unknown Female segnala che stanno raschiando proprio il fondo del barile, ma la qualità, per il momento, rimane elevata.

Anche Etta Is Betta Than Evvah!, l’ultimo album inciso da Etta James per la Chess nel 1976, viene rieditato dalla Kent in edizione potenziata. Oltre all’album originale, mai uscito in CD, contiene anche 10 bonus tracks registrate sempre tra il 1973 e il 1976, tra le quali una bellissima versione di Lovin’ Arms, il brano più conosciuto di Tom Jans, cantautore americano che è un tesoro perduto della canzone d’autore di quel periodo e uno dei miei preferiti tra i “Beautiful Losers”.

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Altre tre interessanti ristampe che provengono da epoche diverse.

La prima è per Kevin Coyne che si potrebbe definire una controparte inglese di Tom Jans: cantautore sconosciuto ai più, ma di grande talento, con una voce abrasiva, uno dei preferiti di John Peel che gli pubblicò questo Case History per la proprio etichetta Dandelion nel 1972, prima di approdare alla Virgin, uno dei primi artisti a firmare per l’etichetta, con un doppio vinile incredibile Marjory Razorblade, uscito nel 1973 A dimostrazione di quanto poca fosse la promozione all’epoca, molti erano convinti che Kevin Coyne fosse un gruppo e Henry Cow, sempre della Virgin, un cantautore (appassionato di calze, aggiungo io, viste le copertine). Ad ogni buon conto l’album di Coyne viene ristampato dalla Turpentine con 9 bonus tracks tra cui una versione di quasi dieci minuti di My Message To the People, che appare anche nell’album nella versione originale più breve. I vari Mojo, Uncut e company stanno già giustamente esultando. Da scoprire (non solo questo album, quasi tutti quelli che ha fatto, se non conoscete).

Altra storia sfortunata è quella di Mary Wells, la prima superstar di casa Motown, quando le Supremes erano ancora un terzetto senza successo, Mary dominava le classifiche con Two Lovers, You Beat Me To The Punch, The One Who Really Loves You, e soprattutto My Guy. Questo Something New: Motown Lost And Found raccoglie in 2 CD e 47 brani brani pubblicati dalla Hip-o-Select/Universal praticamente tutto quello che ha registrato per la Motown, con moltissimo materiale inedito, inclusi tre duetti con Marvin Gaye e brani registrati per altre etichette in quegli anni. Dimenticavo di dire che in questo doppio non ci sono i successi ma solo il materiale raro tra cui 23 canzoni mai ascoltate prima e tutte in stereo.

Ian McNabb viene da Liverpool e negli anni ’80 è stato il leader degli Icicle Works uno dei gruppi di maggior successo di quel periodo, ma ha anche sempre avuto una insana passione per la musica americana e Neil Young con i Crazy Horse in particolare. Quando il boss della sua casa discografica dell’epoca, Andrew Lauder (uno degli inventori del pub-rock e fondatore della Demon con Elvis Costello), gli propose di andare a registrare il suo nuovo disco negli stati Uniti, siamo nel 1993-94, McNabb per tagliare corto disse che sarebbe andato solo se poteva suonare con i Crazy Horse. Un paio di telefonate e si trovò sul primo aereo per Los Angeles dove lo aspettavano Ralph Molina e Billy Talbot, ovvero la sezione ritmica dei Crazy Horse, che peraltro appare “solo” in quattro brani di questo Head Like A Rock, che rimane comunque uno dei dischi più belli di rock classico di quegli anni (tra quelli poco conosciuti ovviamente) e ora viene ristampato dalla Cherry Red in una versione Expanded doppia con nove brani extra. Le chitarre volavano, senti che roba…

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Altri tre dischetti inconsueti.

Il primo segna il “ritorno” di Lisa Loeb dopo una serie di dischi dedicati all’infanzia. Devo dire che questo No Fairy Tale che esce per 429 Records non è un gran disco, qualche eco di quella ballate e canzoncine piacevoli del repertorio anni ’90 della Loeb ma per la maggior parte si tratta di brani di rockettino orecchiabile e innocuo molto radiofonico ma anche un po’ irritante, anche se a sua discolpa poi da Conan O’Brien va a cantare Dirty Work degli Steely Dan, che non c’è nell’album.

Invece molto piacevole se amate le voci femminili del giro folk inglese è questo North di Mary Dillon. Se il nome vi dice lei è effettivamente la sorella maggiore di Cara Dillon (moglie di Sam Lakeman, e quindi cognata di Seth e Sean Lakeman, questo per chiarire le parentele, altro che Dallas o Dynasty), ma è stata negli anni ’90 la voce solista dei Deanta, ottimo gruppo folk di provenienza nord-irlandese, come le due sorelle. Bella voce e un bel disco di folk celtico tradizionale.

Per concludere, Fiction Family chi sono costoro? Un nuovo gruppo con Sean Watkins dei Nickel Creek e Jon Foreman degli Switchfoot che in questo Fiction Family Reunion edito dalla Rock Ridge Music mescolano country, folk, rock, jam grass e belle canzoni, ascoltate qui sotto.

That’all folks, adesso dovrei passare agli arretrati e alle altre uscite nei prossimi giorni.

Bruno Conti

Un Disco “Autunnale” Per Una Grande Cantautrice Americana. Catie Curtis – Stretch Limousine On Fire

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Catie Curtis – Stretch Limousine On Fire – Compass Records 2011

L’autunno è alle porte e come spesso accade in questi tempi “piovosi” vengono alla luce dischi delicati di rara bellezza, disseminati di melodie pungenti e malinconiche. Il personaggio di cui tratteremo oggi risponde al nome di Catie Curtis, cantautrice originaria di una piccola città del Maine (Saco), che molti di voi. immagino, non conoscano. La giovane Catie ha fatto una lunga gavetta negli Stati Uniti, suonando in piccoli locali e incidendo per “Label” indipendenti, fino ad imporsi all’attenzione del pubblico nel 1997 con l’album omonimo, dal quale fu tratto il singolo Soulfully che entrò a far parte della colonna sonora di una fortunatissima serie televisiva, Dawson’s Creek.

Veterana della scena folk di Boston, la nostra ha ricevuto il plauso della stampa locale e, se si deve dare un merito a Catie Curtis, è quello di essere stata capace di crescere e di avere migliorato disco dopo disco la sua scrittura e la sua vocalità, partendo dall’esordio Dandelion nel lontano’89 edito solo in cassetta e poi ripreso in From Years to Hours (91), Truth from Lies (95), il menzionato Catie Curtis (97), A Crash Course in Roses (99), My Shirt Looks Good on You (2001), la ripubblicazione del primo CD From Years to Hours con tracce aggiunte, edita nello stesso anno, e sempre nel 2003 anche Acoustic Valentine, Dreaming in Romance Languages (2004), Long Night Moon (2006), Sweet Life (2008), Hello Stranger (2009), per finire con questo Stretch Limousine on Fire  prodotto dal batterista e percussionista Lorne Entress, che vede la presenza di fidati musicisti come Jay Bellerose alla batteria, Jennifer Condos e Jesse Williams al basso, Duke Levine e Thomas Juliano alle chitarre, Glenn Patscha al pianoforte, David Limina all’organo e la grande Mary Chapin Carpenter al controcanto, in compagnia di altre “donzelle”, Lisa Loeb, Jenna Lindo, e Julie Wolf utilizzate alle armonie vocali.

Si parte con Let it Last, con le chitarre che ricamano la melodia, sorrette dalla sezione ritmica e la voce vellutata della Carpenter. L’incipit di Shadowbird è tutto giocato sull’arpeggio delle chitarre, per un ritornello “assassino” che entra nel cuore. Highway del Sol scorre quasi sussurrata, con un lavoro di chitarra che enfatizza il pathos del brano. La “title track” si sviluppa lineare sostenuta da una valida sezione ritmica, seguita da una River Wide pianoforte e voce, la canzone più bella del lavoro, una ballad classica costruita su una melodia che mi ricorda una delle più belle canzoni di Joan Armatrading Love by You nell’album Secret Secrets del 1985, penso poco conosciuto.

Si riparte da una Another Day on Earth, una canzoncina pop dove le tre “grazie” Lisa, Jenna e Julie danno il meglio al controcanto. Il livello si alza decisamente con una After Hours che a tratti ricorda alcune composizioni di Lucinda Williams, un brano che si farà fatica a dimenticare, altra gemma del disco. Segue una delicata e morbida I Do con un tessuto sonoro che scivola sulla splendida voce di Catie. Wedding Band è costruita intorno ad un bel “riff” di chitarre acustiche, a volte raddoppiato dal violino o da una slide sempre acustica. Il CD si chiude con la splendida Seeds and Tears quasi sussurrata, con un giro di chitarra a disegnare un perfetto connubio con la voce splendida della Curtis, per uno stile compositivo, che ricorda, al meglio, due mie beniamine, Mary Gauthier e Eliza Gylkison.

Conosco Catie Curtis fin dagli esordi, e mi chiedo come mai questa “singer songwriter” non abbia mai saputo imporsi come il suo talento avrebbe meritato, per il momento il consiglio è quello di accostarvi a queste dieci canzoni, che di sicuro non vi deluderanno, un ritorno gradito che non mancherà di scaldare i vostri cuori, per un lavoro solido che non lesina brani di qualità, e non cala minimamente alla distanza. Che sia finalmente giunta l’ora di Catie Curtis ?

Tino Montanari