Novità Di Ottobre Parte I. Joe Cocker, Joe Satriani, Raul Malo, Kt Tunstall, Fran Healy Eccetera Eccetera

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Il mese di ottobre si annuncia veramente prodigo di uscite discografiche (novità e ristampe) per cui cercherò di limitare al minimo i commenti e le informazioni per inserire più titoli possibili in questo post. E si tratta solo delle uscite della prossima settimana, quindi 5 ottobre o giù di lì, salvo spostamenti. Confermato il Box di John Lennon e tutti gli album e antologie varie veniamo al resto.

Nuovo album per Joe Satriani, il 14°, si chiama Black Swans & Wormhole Wizards, esce per la Sony/Bmg come di consueto.

KT Tunstall pubblica per la Virgin il nuovo album Tiger Suit registrato agli Hansa Studios di Berlino, quelli di Heroes e Achtung Baby, viene annunciato come quello di una (leggera) svolta elettronica: gli ho dato un ascolto veloce non mi sembra molto diverso dal solito, c’è anche un bel duetto bluesato con Seasick Steve.

Gli Avett Brothers hanno avuto un grosso successo commerciale negli Stati Uniti lo scorso anno con l’ottimo I And Love And You prodotto da Rick Rubin, ma per chi pensa si tratti di una nuova band, questo Live, Volume 3, tra CD e EP è il loro 15° album, il secondo per la Sony/American Recordings esce sia in CD che in DVD.

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Sinners And Saints è il sesto album da solista di Raul Malo, l’ex leader dei Mavericks e membro dei Los Super Seven, pubblicato dalla Fantasy negli States speriamo anche in una uscita italiana. C’è una svolta verso sonorità Tex-mex vista la presenza di Augie Meyers e Shawn Sahm nonché la presenza del fisarmonicista Michael Guerra. C’è un brano con i Texas Tornados e cover di ‘Til I gain control again di Rodney Crowell e Saint Behind The Glass dei Los Lobos.

Ovviamente Battle Studies di John Mayer non è nuovo, ma proseguendo in quella fastidiosa (per i fans) abitudine di pubblicare gli album in nuove versioni a distanza di tempo (in questo caso quasi un anno), il CD viene ripubblicato con un DVD allegato che contiene la registrazione della trasmissione della serie VH1 Storytellers e 2 brani tratti dal tour acustico giapponese. Sony/BMG

Contrariamente a quanto annunciato, la settimana prossima anche negli States escono i 4 CD Live inediti dei Jefferson Airplane che vi ho presentato qualche giorno fa, ma, per il momento, solo in un box quadruplo per la Collectors’ Choice. Le edizioni singole dovrebbero uscire sempre il 26 ottobre, ma a noi che ci frega visto che in Italia sono già disponibili?

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Il nome Fran Healy non dirà molto ai più (fan esclusi) ma se vi dico che si tratta del leader e cantante degli scozzesi Travis? La settimana prossima esce per la Rykodisc il suo disco di esordio come solista intitolato Wreckorder. C’è un duetto con Neko Case, una traccia nascosta oltre ai 10 brani elencati e una edizione Deluxe (che palle!) con DVD allegato del making of. Partecipano anche Tom Hobden dei Noah & The Whale e Sir Paul McCartney al basso.

Toby Keith è uno dei cantanti country più famosi negli USA, Bullets In The Gun dovrebbe essere il 14° album in studio oltre a compilations e album natalizi. Esce per la Universal negli States. Quella che vedete è la versione Deluxe con 4 brani dal vivo aggiunti ma se volete c’è anche la versione normale (per masochisti) con 4 pezzi in meno. Non c’entra niente ma visto che è molto bello, agli appassionati del country d’autore ricordo che la scorsa settimana è uscito anche il nuovo disco di Kenny Chesney, Hemingway’s Whiskey (anche in questo c’è la versione deluxe con DVD aggiunto).

Gli irlandesi Saw Doctors, bravissimi, era un po’ di anni (dal 2006) che non pubblicavano un disco nuovo di studio (ma vi avevo parlato dell’ottima antologia To Win Just Once saw-doctors-to-win-just-once-the-best-of.html), questo nuovo The Further Adventures of The Saw Doctors pubblicato come al solito solo in Irlanda e Regno Unito dalla Shamtown Records non sarà purtroppo molto facile da reperire e, anche in questo caso, ad aumentare le difficoltà ne esce una versione con DVD aggiunto (sembra, solo su Amazon UK).

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L’inossidabile Joe Cocker pubblica il suo nuovo album Hard Knocks, il primo per la Sony/BMG (già presentato dal Mollicone nazionale al TG1, “bellissimo”, ma cosa non lo è per il vate della tivvù e dal mio “nostalgico” quasi omonimo Carlo Conti). Il disco presenta nove brani nuovi firmati da Joe Cocker e una cover del bellissimo brano della Dixie Chicks I Hope. La voce c’è sempre, vediamo poi per le canzoni.

Marnie Stern chi è costei?, pubblica il suo terzo omonimo album per l’etichetta Kill Rock Stars. Nel 2008 è stata premiata da una rivista americana, Venus, come la più grande chitarrista donna di tutti i tempi! In effetti la “ragazza” (ma è del 1976, recensore un po’ maligno) è una virtuosa della chitarra ed in particolare del tapping, ma il genere musicale dei dischi oscilla tra un pop futuristico-commerciale e un’avanguardia “leggera” (se esiste). Per fare un esempio, avete presento i video dell’ultimo tour di Madonna quando fa finta di suonare la chitarra elettrica (ma in effetti suona il chitarrista vero), rovesciate la parti e Marnie Stern suona sul serio, magari il repertorio non è il massimo per i miei gusti ma lei è brava davvero e provvista di una notevole autoironia visto che un brano si chiama Female Guitar Players Are The New Black.

Il disco di esordio dei The Duke And The King Nothing Gold Can Stay era stato uno dei dischi roots più belli dello scorso anno. Ora Simone Felice, reduce da un intervento a cuore aperto lo scorso giugno torna alla ribalta con questo Long Live The Duke And The king registrato sempre negli studi di Bearsville, New York che una volta furono patria della Band di Robbie Robertson e Levon Helm. Lui è il fratello batterista dei Felice Brothers tramutatosi in leader di questo eccellente nuovo gruppo. In Inghilterra è già uscito la scorsa settimana, etichetta Silva Oak, speriamo che la Loose/Self lo distribuisca anche da noi.

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Imelda May è quell’eccellente vocalist che ha collaborato (insieme a Joss Stone) all’ultimo disco di Jeff Beck, con il quale ha anche partecipato ai Grammy di quest’anno cantando How High Moon. Il suo genere viene considerato una sorta di rockabilly revival e in Irlanda, la sua patria, dove Mayhem è già uscito da qualche settimana il disco è andato direttamente al n.1 delle classifiche, come il precedente. Occhio perché è brava, etichetta Ambassador Records/Universal.

Nella serie Deluxe della Universal Breakfast in America dei Supertramp mancava all’appello, ma la prossima settimana la lacuna verrà colmata. La versione doppia contiene il secondo CD Breakfast Around The World con dodici pezzi dal vivo inediti registrati nel tour mondiale del 1979.

Prosegue la serie delle ristampe dei King Crimson in versione CD+DVDA, questa volta è il turno di In The Wake Of Poseidon (a breve seguirà Islands). Ci sono inediti e bonus tracks sia nel CD normale come nel DVD Audio.

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Per finire (vi ho detto che questo mese esce molta roba, e siamo solo alla prima settimana). Tornano anche i Killing Joke con la formazione originale e con un nuovo album Absolute Dissent distribuzione Universal, ma attenzione perchè in Inghilterra ne esiste anche una versione doppia.

Quello che vedete effigiato è proprio il “nuovo” doppio album dal vivo degli Emerson, Lake & Palmer (e non l’antologia senza inediti pubblicata dalla Santuary), At High Voltage è stato registrato al Festival della musica progressiva tenuto questa estate, il 25 luglio per essere precisi. Esce per una non meglio individuata etichetta Concert Live a tiratura limitata, quindi buona caccia. Usciranno anche un doppio dei Marillion, uno degli Asia e uno degli Argent nella stessa serie e della stessa casa, sempre At High Voltage.

Per finire su una nota di umorismo involontario. Non è esatto che le due raccolte Rossa e Blu dei Beatles non contengono inediti. In effetti nella versione rimasterizzata di 1962-1966 la versione di A day In The Life viene inclusa senza la parte sfumata del brano precedente tratto da Sergeant Pepper. Ovvero, se ricordate, su quel disco dei Beatles i brani erano uniti uno all’altro senza soluzione di continuità mentre invece per questa nuova versione dell’antologia hanno estrapolato una versione senza fade-in e fade-out. Geniale! Giuro, tratto da uno dei vari comunicati stampa, quindi collezionisti occhio alla penna.

Alla prossima (settimana), con altre news, domani torniamo alle recensioni, penso il doppio Black Sorrows, lo scrivo così mi ricordo e mi obbligo a farlo senza cambiare idea all’ultimo minuto con altre uscite. Tra l’altro è bellissimo.

Bruno Conti

Genio O Non Genio? Sufjan Stevens. The Age Of Adz

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Sufjan Stevens – Tha Age Of Adz – Asthmatic Kitty 12-10-2010

E’ subito tornato alle “cattive abitudini”: non è passato nemmeno un mese dall’uscita di un EP che durava più di un’ora ed eccolo di nuovo in pista con un intero album. Quindi la minacciata idea del ritiro è stata subito ritirata (scusate il bisticcio di parole voluto), un poco come è stato per la “serie completa” sugli stati americani, ma Sufjan Stevens bisogna prenderlo com’è, un’artista vecchio stampo di quelli che una ne pensano e cento ne fanno.

Non so se sià un genio, nell’ambito artistico e nella musica in particolare, ma lo è sicuramente a livello artigianale, come dicevo nel Post relativo all’EP forse non è uno dei Grandi della musica, né mai lo sarà però è uno che dà delle soddisfazioni all’ascoltatore, uno che ogni volta ti sorprende.

Una volta fa del rock alternativo (con spruzzate di Canterbury Sound anche se non le ho mai viste rilevate), un’altra volta è musicista folk con tendenze alla Nick Drake e il momento successivo si dedica alla classica d’avanguardia (qui meno bene, devo dire), ricordandosi sempre che il campo dove eccelle è la musica Pop (sia pure con la P maiuscola).

Questa volta si è dato alla musica elettronica (uhm!): undici pezzi per una durata totale di poco superiore ai 75 minuti, e qui concordo parzialmente con alcuni dei suoi detrattori, non sempre è facile ascoltare i suoi dischi tutti d’un fiato, alcune volte devi prenderti delle pause, ascoltarli a rate e assimilarne i contenuti un po’ alla volta ma, di solito, alla fine, rimani soddisfatto.

Premessa, non sono un appassionato di “Elettronica e dintorni” ma ascolto (come avrete avuto occasione di notare, leggendo questo Blog) un po’ di tutto, basta che sia musica buona e quindi questa volta potrei essere un tantino parziale.

Comunque l’album inizia con un breve sketch acustico Futile Devices, una piccola gemma acustica che lo riporta alle sonorità folk di Seven Swans e di alcuni brani dell’EP e che lo avvicinano almeno idealmente al grande Nick Drake. Ma di là in avanti, come di consueto, è il festival dell’eccesso, questa volta in chiave elettronica: Too Much potrebbe essere il titolo programmatico dell’opera, sintetizzatori in deliranti blip, percussioni elettroniche in libertà, la voce flirtatissima, fiati e archi sintetici e non, cori di più voci ripetuti ma sotto sotto è ancora pop music.

La successiva The Age of Adz (si pronuncia odds, in onore della figura dell’artista schizofrenico Royal Robertson una opera del quale è riportata in copertina, ma l’adz è anche lo strumento con cui si scolpisce il legno) ancora una volta torna ad un tema caro a Sufjan Stevens, l’Apocalisse messa in musica, e allora vai con orchestrazioni massicce, fiati in libertà, tastiere a iosa, eco e riverbero dispensati senza risparmio sulla voce dell’autore, qualcuno ha rivelato una analogia con i Radiohead di Kid A. I walked parte con delle percussioni elettroniche in libertà ma in fondo si tratta di una bella pop song con il falsetto di Stevens ancora una volta in evidenza, rivestito di mille orpelli sonori ma è lui.

Now I’m Older vede il ritorno di un pianoforte acustico e di nuovo questi coretti paradisiaci costruiti in studio con la probabile sovrapposizione di molte voci (anche femminili, credo ci sia la sua collaboratrice abituale Annie Erin Clark, ovvero St. Vincent alle voci, chitarre e tastiere varie mentre Shara Worden (My Brightest Diamond) è in pausa maternità), comunque il risultato finale è un brano molto bello che irradia serena maestosità.

Insomma ci siamo capiti, per non stare a citare tutti i brani, il suono è quello abituale di Stevens, virato in elettronica ma con i consueti arrangiamenti vocali e strumentali molto complessi come in Get Real, Get Right che mi ha ricordato una volta di più il Canterbury Sound di Caravan & Co (quella voce in falsetto che ricorda Pye Hastings e Robert Wyatt aiuta)!

Ma essendo Egli quella personcina che tanto ci piace si congeda da noi con un ultimo brano Impossible Soul che valica il limite dei 25 minuti, ben oltre la durata di una facciata dei vecchi vinili (ma non per il suo predecessore Todd Rundgren che riusciva a farle durare anche delle belle mezz’ore come in Initiation): e qui ritornano quegli assoli di chitarra spaziali, unici che già avevano caratterizzato i lunghi brani di All Delighted People e si uniscono all’elettronica predominante di questo album, che nel suo brano conclusivo si riappropria anche di sonorità più vicine alla sua produzione precedente, percussioni più ricercate, tastiere analogiche, i soliti fiati, anche una bella tromba, un cantato molto avvolgente ben supportato da altre voci (con una voce femminile, la Clark?, che ha ampio spazio nella parte centrale) che rafforzano quella di Sufjan Stevens. Mi ripeto un tantinello lunghetto ma affascinante, come l’album che lo accoglie.

Un paio di notazioni finali: l’uso del vocoder lo poteva lasciare a Cher e Snoop Dogg (in un solo brano per fortuna) e l’autocitazione del coro che esorta ripetutamente”Sufjan Stevens, Sufjan Stevens” nel testo di Vesuvius ha il tocco del genio, piccolo ma geniale particolare.

Come al solito, su NPR lo potete ascoltare in streaming nella sua interezza e farvi un’idea da soli story.php?storyId=130049247.

Bruno Conti