Forse Non Come L’Originale, Ma Sempre Un’Ottima Cantautrice! Music Thea Gilmore, Words Sandy Denny – Don’t Stop Singing

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Thea Gilmore – Music Thea Gilmore Words Sandy Denny Don’t Stop Singing -Island

Più che un titolo un breve racconto! Ma descrive bene le mie impressioni su questo CD di Thea Gilmore che interpreta alcuni testi inediti di Sandy Denny, trovati in Australia dal ramo Lucas della famiglia di Sandy. Come ho già detto brevemente in precedenti occasioni a me questo album piace: non sarà un capolavoro assoluto, ma se unisci una delle giovani (si può dire, essendo nata a Oxford nel 1979) e più prolifiche cantatutrici inglesi (dal ’98 a oggi, 13 album più alcuni EP), nonchè tra le più brave, con quella, che a parere di chi vi scrive, è stata la più grande cantante inglese di sempre, questo Don’t Stop Singing non poteva mai essere un fiasco. Come invece, anche questo già detto, sembra averlo considerato il recensore della rivista inglese Mojo che gli ha riservato due ignominiose stellette che non si danno neanche al ultimo disco di Cliff Richard (o a quello sì? E’ nella pagina prima della rivista)!

Come saprà chi legge questo Blog io non ho problemi a parlare dei pareri espressi da altri, purché motivati e poi dire a mia volta quello che penso anche dilungandomi quando è il caso. Vediamo cosa dice tale Andy Fyfe: intanto il titolino della recensione “Testi perduti di una leggenda del Folk interpretati in modo deludente”, poi elabora ulteriormente “Invece (riferito alla scelta della famiglia di Sandy, Nda) hanno trovato la Gilmore, la cui levigata interpretazione del folk spesso divide le opinioni. I risultati sono lontani da quelli che avrebbero potuto essere. I testi della Denny sono insolitamente diretti (forse perché non erano destinati a diventare canzoni! Nda), ma il problema ricade sulla Gilmore, la sua voce affettata mostra poco dell’abbandono emozionale che Sandy regalava nel suo lavoro, mentre gli arrangiamenti ricchi di archi troppo spesso ricordano musicals di seconda mano o, in modo sconcertante, il country per una canzone che tratta della più americana tra tutte le città, Londra”. E’ anche sarcastico,o non ama la Gilmore, prima di concludere, con una battuta da Festival dell’ovvietà: ” E’ difficile non pensare che qualcuno che ha lavorato con la Denny – magari Richard Thompson – avrebbe costruito una veste più elegante per queste canzoni, che fanno di questo Don’t Stop Singing una occasione mancata”. Strano che non le ha anche detto di andare a nascondersi nel deserto australiano!

Partiamo dall’ultima affermazione. E perchè non Joni Mitchell o Bob Dylan che avrebbero provveduto a cancellare i testi e a riscriverli ex novo? Mi sembra ovvio che Richard Thompson avrebbe potuto fare un lavoro migliore, ma perché è più bravo della Gilmore e i suoi lavori sono comunque di grande spessore. Sulla obiezione riguardo al fatto che una canzone come London ha un “suono americano”, ed è, detto per inciso, una bellissima canzone dove Thea Gilmore ha una voce che ricorda la migliore Rosanne Cash, non è mica obbligatorio che una canzone che tratta nel testo di una città inglese debba essere suonata con un approccio londinese o che un brano, per dire, tratto da Tumbleweed Connection, il disco più “americano” di Elton John debba essere suonata con banjo, dobro e pedal steel, per una maggiore autenticità, mi sembra una pirlata.

Intanto Thea Gilmore si è conquistata la stima di pubblico e critica con una lunga serie di ottimi album sicuramente influenzati dalla musica americana ma che mostrano un talento notevole all’opera e non per nulla l’ultimo è un tributo a Bob Dylan per i suoi 70 anni, dove ha reinterpretato John Wesley Harding dall’inizio alla fine con eccellenti risultati. Tornando a questo Don’t Stop Singing ci sono parecchi brani che ricatturano lo spirito dei brani originali di Sandy Denny, a partire dall’iniziale Glistening Bay, imbevuto della tipica dolce malinconia delle migliori ballate di Sandy con l’hammered dulcimer di Maclaine Colston che ne caratterizza il suono che poi via via si arricchisce con una ampia strumentazione, anche gli archi, che peraltro erano spesso presenti anche nei dischi originali della Denny, e penso a Like An Old Fashioned Waltz.

Il collaboratore abituale musicale della Gilmore in questo come negli altri dischi della sua produzione, è il marito Nigel Stonier, che suona chitarre, piano, harmonium, basso, ukulele, melodica, armonica e tutto quanto serve per rendere più pieno il sound del disco. Quando serve c’è anche John Kirkpatrick, l’unico nome celebre, che con accordian e concertina dà quel tocco folk al disco.

Don’t Stop Singing, la title-track, ha quell’approccio vocale alla Joni Mitchell, una cantante amata anche da Sandy Denny, con degli intrecci tra tappeti di chitarre acustiche ed un organo, che si amalgano molto bene con harmonium e fisa. Frozen Time è una ballata pianistica che ricorda forse più la prima Sarah McLachlan o Kate Bush con inserti celtici new age, che la cantante inglese ma ha quei colori autunnali cari a Sandy e piacevoli intrecci vocali. Anche Goodnight rimane su queste coordinate e mi ha ricordato per certi versi quelle atmosfere barocche orchestrali un po’ alla Judy Collins del periodo centrale o certe cose di Mary Black, anche se onestamente non è un brano memorabile, qui il richiamo ai musicals glielo appoggio. Di London abbiamo detto, Pain In My Heart con il cello in evidenza ha addirittura dei richiami ai Beatles del McCartney di Eleanor Rigby anche senza arrivare a quei livelli ma la classe della Gilmore c’è tutta e anche la sua bella voce molto evocativa.

Sailor costruita attorno ad un bel tappeto di percussioni e arricchita da chitarre acustiche, il solito harmonium ed un bel violino ha il fascino di certi brani del repertorio della Sandy anche se, per ovvi motivi, la voce e il modo di interpretare sono diversi. Quello che sembra un bouzouki ci introduce a Song #4 un’altra canzone affascinante che forse non ricorda la Denny ma lo stile della Gilmore che fino a prova contraria ha scritto le musiche di questo disco senza applicare la tecnica della carta carbone ai testi ritrovati. Più raccolta ed acustica, Long Time Gone è un altro bell’esempio della tecnica compositiva di Thea che la canta con grande partecipazione.

Per concludere rimane Georgia, un’altra ballata maestosa ed avvolgente che avrebbe, penso, incontrato l’approvazione di Sandy Denny, avrà un sound americano. che peraltro la cantante scomparsa amava moltissimo, ma è proprio bella. Parere personale contro parere personale, poi vedete voi, se vi piacciono le belle voci femminili è una buona occasione per scoprirla se la non conoscete, magari poi per risalire a ritroso la carriera di Thea Gilmore. Un appunto finale: parlano male di noi italiani ma i curatori della Island inglese (OK non è un’artista sotto contratto con loro) sono riusciti a scrivere sulla costa del CD “Thea Gilmour”, ma per favore?!?, magari diventerà una rarità come il Gronchi rosa!

Bruno Conti

Forse Non Come L’Originale, Ma Sempre Un’Ottima Cantautrice! Music Thea Gilmore, Words Sandy Denny – Don’t Stop Singingultima modifica: 2011-11-20T19:16:00+01:00da bruno_conti
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