Un’Ottima String Band Direttamente Dai Monti Appalachi. Fireside Collective – Elements

fireside collective elements

Fireside Collective – Elements – Mountain Home CD

Uno dei filoni più attivi della musica americana è quello delle cosiddette “string bands”, cioè quei gruppi che suonano prevalentemente strumenti a corda e si ispirano alle tradizioni folk, country e bluegrass per creare qualcosa di nuovo. I capostipiti del genere sono senz’altro gli Old Crow Medicine Show, i migliori del lotto, gli Avett Brothers, che però negli ultimi anni hanno differenziato il suono aggiungendo abbondanti dosi di rock e pop, ed i Trampled By Turtles, che sono anche quelli che hanno cambiato meno negli anni (mentre i Mumford & Sons li abbiamo purtroppo persi da diverso tempo). Tra le band più promettenti di questo genere musicale vorrei segnalare i Fireside Collective, un quintetto che proviene direttamente dai monti Appalachi, precisamente dal North Carolina, e che con Elements pubblica il suo terzo lavoro dopo gli autodistribuiti Shadows And Dreams del 2014 e Life Between The Lines del 2017. I cinque ragazzi suonano una miscela molto creativa e coinvolgente appunto di country, bluegrass, folk e mountain music, e la loro caratteristica principale è quella di abbinare ad una strumentazione chiaramente tradizionale una serie di canzoni originali di stampo più moderno, così da creare un mix decisamente stimolante.

Il gruppo, che ha al suo interno ben tre lead vocalists, è formato dal leader Jesse Iaquinto al mandolino, Joe Cicero alla chitarra, Alex Genova al banjo, Tommy Maher al dobro e Carson White al basso: come avrete notato manca la batteria, ma vi posso assicurare che ascoltando il disco non ve ne accorgerete. Elements è prodotto da Travis Book (leader degli Infamous Stringdusters, altra string band) in maniera molto pulita, con le voci e gli strumenti che risaltano allo stesso modo, ed è un album che nel corso dei suoi tredici brani ci presenta una band che sa abbinare mirabilmente tecnica e feeling, ed in più è in grado di scrivere canzoni decisamente piacevoli. Dopo una breve introduzione in cui i nostri accordano gli strumenti si parte a tutta birra con Winding Road, una deliziosa country song dalla melodia accattivante ed immediata che ricorda la Nitty Gritty Dirt Band d’annata, con un ritornello corale e la band che inizia a darci dentro di brutto con gli assoli. Back To Caroline è un vivace bluegrass guidato dal banjo e suonato con notevole velocità e senso del ritmo, un pezzo che coniuga alla perfezione tradizione e modernità e che è seguito dalla limpida Circles, una country ballad che evidenzia la caratteristica principale dei Fireside, cioè pubblicare brani che mescolano una scrittura attuale ad un accompagnamento al 100% acustico, con le voci come ulteriore punto di forza.

Done Deal è ancora un bluegrass dalla linea melodica squisita che ricorda molto da vicino gli Old Crow (forse pure troppo dato che il motivo somiglia parecchio a quello di Wagon Wheel) ed uno splendido dobro, Bring It On Home è cadenzata e rimanda maggiormente al country delle origini, da Hank Williams in giù, Waiting For Tennessee è uno strepitoso brano tra folk e bluegrass con una melodia molto “appalachiana” ed una prestazione strumentale collettiva da applausi: con i suoi sei minuti è il brano più lungo del CD, ma scorre in un baleno. Where The Broad River Runs è puro folk d’altri tempi, intenso e drammatico (forse la più tradizionale finora dal punto di vista musicale), a differenza di Night Sky From Here che è un country-grass strumentale trascinante e dal ritmo acceso, con cambi di tempo e melodia assolutamente creativi (ottimo il banjo), mentre l’orecchiabile Don’t Stop Lovin’ Me è puro country-rock suonato acustico con il dobro in evidenza. High Time non è quella dei Grateful Dead, ma è ugualmente una bella canzone, tersa, fluida e con l’aggiunta di una steel suonata da Maher, She Was An Angel è l’ennesimo solare brano tra country e bluegrass ancora con gli Old Crow in mente; il CD si chiude con la forsennata Fast Train, nella quale i nostri suonano a velocità altissima, e con la ripresa strumentale di Winding Road.

E’ giunta l’ora di scoprire i Fireside Collective, soprattutto se un certo tipo di musica country “tradizionale” è pane per i vostri denti.

Marco Verdi

Novità Di Gennaio Parte V. Michael Chapman, Dale Watson & Ray Benson, Infamous Stringdusters, Flo Morrissey & Matthew E. White

michael chapman 50

Per completare definitivamente la lista delle uscite che sono previste tra il 13 e 20 gennaio ecco alcuni altri titoli interessanti che erano sfuggiti nei precedenti Post.

Prima di tutto il nuovo album di Michael Chapman: il grande cantautore e chitarrista inglese festeggia cinquanta anni di carriera appunto con 50, disco del mese per la rivista dove scrive anche il sottoscritto, il Buscadero, e pubblicato, a macchia di leopardo in tutto il mondo, dalla etichetta Paradise Of Bachelors, tra il 20 e il 27 gennaio a seconda dei vari paesi. Ho perso il conto degli album che Chapman ha pubblicato, ma antologie escluse dovrebbero essere ben più di 40: anche lui, come altri, sta usufruendo di questo desiderio di riscoprire i cosiddetti artisti di culto che sta attraversando le frange estreme della musica di qualità.

Oltre a Thurston Moore dei Sonic Youth, che però non è coinvolto in questo nuovo disco, hanno collaborato con Chapman alcuni dei suoi più fedeli discepoli, fautori di questo stile che sta tra folk, canzone d’autore, “rock” d’avanguardia, diciamo di improvvisazione, e musica strumentale: alla chitarra e produttore del disco Steve Gunn, poi il pluristrumentista Nathan Bowles, di solito banjoista, ma che per l’occasione suona anche piano, organo, batteria e percussioni, Jimmy Seitang, del trio sperimentale Rhyton, l’altro chitarrista, oltre a Gunn e Chapman stesso, James Elkington, e un’altra veterana della scena folk britannica (anche lei ha superato le 70 primavere, come Michael) Bridget St. John, alle armonie vocali Il risultato è un album particolare che ha avuto critiche unanimemente eccellenti ( 4 stellette Mojo, 8/10 da Uncut e Record Collector, per citarne alcune), ma che pur non essendo di facile ascolto, ha vari agganci con la grande musica del passato, tra echi West-coastiani, ballate folk-rock, talkin’ blues, echi di psichedelia, virtuosismi chitarristici e momenti bucolici e pastorali. Questo è il contenuto.

1. A Spanish Incident (Ramón And Durango)
2. Sometimes You Just Drive
3. The Mallard
4. Memphis In Winter
5. The Prospector
6. Falling From Grace
7. Money Trouble
8. That Time Of Night
9. Rosh Pina
10. Navigation

dale watson ray benson

Una accoppiata inattesa, ma in fondo di spiriti affini, è quella che si è creata per il disco di Dale Watson e Ray Benson Dale And Ray, uscito il 13 gennaio per la Mailboat (l’etichetta di Jimmy Buffett). Dale Watson, cantante country per eccellenza, e ultimamente alquanto prolifico http://discoclub.myblog.it/2016/11/25/ecco-altro-che-dischi-ne-fa-pochini-dale-watson-under-the-influence/, unisce le forze con il re del western swing moderno, nonché fondatore e leader degli Asleep At The Wheel, per un omaggio alla grande musica country texana, anche se vengono uno da Birmingham, Alabama e l’altro da Philadelphia, sono entrambi residenti a Austin.

1. The Ballad Of Dale And Ray
2. Feelin’ Haggard
3. I Wish You Knew
4. Bus’ Breakdown
5. Write Your Own Songs
6. Cryin’ To Cryin’ Time Again
7. Forget About Tomorrow Today
8. A Hangover Ago
9. Nobody’s Ever Down In Texas
10. Sittin’ And Thinkin’ About You

 

infamous stringdusters laws of gravity

Altra band di impianto country, ma molto più orientati verso il bluegrass, sono gli Infamous Stringdusters, che sempre il 13 gennaio, per la Compass Records, hanno pubblicato il loro ottavo album, Laws Of Gravity. Disco che li conferma come una delle formazioni più interessanti della nuova scena americana nell’ambito bluegrass, sia vocale che strumentale, dove sono stati anche candidati al Grammy nel 2011 (sono in pista dal 2006, anche se il primo album è uscito l’anno successivo): il gruppo è formato da Andy Hall (dobro), Andy Falco (guitar), Chris Pandolfi (banjo), Jeremy Garrett (fiddle), e Travis Book (upright bass). E questi sono i titoli dei brani del nuovo CD.

1. Freedom
2. Gravity
3. A Hard Life Makes A Good Song
4. Vertigo
5. Maxwell
6. Black Elk
7. This Ol’ Building
8. Soul Searching
9. 1901: A Canyon Odyssey
10. Sirens
11. Back Home
12. Let Me Know
13. Run To You

flo morrissey matthew e white gentlewoman ruby man

Last but not least, un’altra coppia, formata dalla cantautrice inglese Flo Morrissey, all’esordio nel 2015 con l’album Tomorrow Will Be Beautiful, e il boss della sua etichetta Spacebomb, nonché cantante, autore e produttore di pregio, innamorato della musica anni ’60 e ’70 Matthew E. White, autore di un paio di eccellenti album nel 2012 e 2015. Entrambi grandi appassionati di Lee Hazlewood, hanno unito le forze per questo Gentlewoman, Ruby Man, un disco di cover pubblicato sempre lo scorso 13 gennaio per la Caroline/Universal. I brani provengono sia dal passato che da anni più recenti: Suazanne di Leonard Cohen, Govindam di George Harrison, Everybody Loves The Sunshine di Roy Ayers, Sunday Morning dei Velvet Underground, ma anche Grease (ebbene si) oltre a pezzi di James  Blake e Frank Ocean. Comunque il disco è sfizioso e piacevole, per cui ve lo segnalo.

Direi che è tutto, alla prossima.

Bruno Conti