Visto Il Nome, Si Parla Di Veterani Di Una Sorta Di Folk-Rock In “Salsa” Celtica! Gaelic Storm – Matching Sweaters

gaelic storm matching sweaters

Gaelic Storm – Matching Sweaters – Lost Again Records

I Gaelic Storm sono un band attiva ormai da diversi anni (direi una carriera quasi ventennale), giunti con questo ultimo lavoro Matching Sweaters al loro decimo album in studio. La formazione nasce e si forma nei “beach bars”, sulle spiagge californiane di Santa Monica (suonando a volte per pochi intimi), uscendo poi dall’anonimato grazie alla partecipazione al pluridecorato film Titanic, dove la band interpretava il gruppo musicale imbarcato sul celebre transatlantico per allietare il soggiorno degli ospiti https://www.youtube.com/watch?v=oSciEyzJSsM . Naturalmente i Gaelic Storm non hanno ottenuto una particolare fama da quella scrittura, ma è stata la rampa di lancio per esordire con l’omonimo Gaelic Sorm (98), e i successivi Herding Cats (99) e Tree (01). Con How Are We Getting Home (04) il gruppo mantiene una “line-up” stabile di sei musicisti, con una proposta musicale più vicina a quella degli indimenticati (e ancora attivi) The Men They Couldn’t Hang, piuttosto che a quella dello “sdentato” Shane MacGowan e i suoi Pogues, certificata dai successivi Bring Yer Wellies (06), What’s The Rumpus? (08), Cabbage (10), l’ottimo Chicken Boxer (12), e l’ultimo lavoro in studio The Boathouse (13), passato inosservato dalle nostre parti, tutti con tematiche di matrice celtica che riflettono l’origine irlandese del fondatore Patrick Murphy (mentre gli altri componenti sono inglesi, canadesi e americani). La formazione attuale è composta oltre che dal leader Murphy, fisarmonica, armonica e voce, dallo storico chitarrista Steve Twigger, anche al  bouzouki e mandolino, Ryan Lacey alle percussioni, il bravo polistrumentista Peter Purvis, e la nuova arrivata Katia Weber al violino e mandolino (che ha sostituito al meglio la veterana Jessie Burns), per un nuovo lavoro composto da dieci pezzi originali e due brani strumentali.

Tra essi spiccano Another Stupid Drinking Song, il brano d’apertura dalla netta impronta irlandese, a cui fanno seguito una pimpante Girl’s Night In Galway, una Whiskeyed Up And Womaned Out dal suono delizioso, condotto da fisarmonica e banjo, il primo brano strumentale The Narwhaling Cheesehead (da ballare sui tavoli dei Pub), la trascinante aria festaiola di Paddy’s Rubber Arm, e una nostalgica e lenta canzone d’atmosferacome Six Of One, con il violino di Kiana in evidenza. L’anima irlandese si manifesta ancora nella convincente The Rustling Gost Gang, mentre Dancing In The Rain parte piano, per poi svilupparsi attraverso un ritornello subito orecchiabile, seguita dal secondo strumentale in versione “giga”, The Teachers’ Snow Day, il delizioso violino che dà il ritmo ad una danzante What A Way To Go, passando ancora per le note più acustiche di Son Of A Poacher, con il violino, la fisarmonica e il mandolino a disegnare il tappeto sonoro, andando poi a chiudere con l’intrigante If You’ve Got Time, dove spuntano inaspettati fiati e la tenue “vocina” della Weber.

La loro proposta musicale non è certo originale, ma senza alcun dubbio è molto energica e a tratti coinvolgente, infatti i Gaelic Storm suonano una musica caratterizzata da una ritmica molto sostenuta, con gli inserimenti degli strumenti classici dell’isola di smeraldo (i famosi bodhràn, whistles e pipes), quindi etichettabile in un folk-rock di stampo irlandese, suonato e cantato al meglio. Matching Sweaters è un disco che si ascolta tutto d’un fiato, con la velocità di certe esecuzioni accompagnate da un suono a tratti eccitante che vi terrà incollati al lettore sino alla fine. Per chi scrive, è giunta l’ora di dargli finalmente l’attenzione che si meritano. Per chi ama il genere, indispensabile!

Tino Montanari

Prima O Poi Li Impiccheranno? The Men They Couldn’t Hang – The Defiant

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The Men They Couldn’t Hang – The Defiant – Vinyl Star Records

Come vi avevo preannunciato alcuni mesi fa recensendo l’EP The Night Ferry ( e la ristampa del Live Tales Of Love And Hate http://discoclub.myblog.it/2014/07/18/festeggiando-30-anni-storie-amore-odio-men-they-couldnt-hang/ ), ero in attesa del nuovo lavoro dei TMTCH, che puntualmente è arrivato per festeggiare degnamente il loro 30° anniversario di carriera. Nel corso di questi trenta anni il gruppo, attraversando anche alcuni cambi di formazione, ha pubblicato la bellezza di 14 album in studio e 2 album dal vivo, e pure alcuni membri della band, in particolare Phil Odgers e Paul Simmonds, hanno pubblicato lavori da solisti durante questo periodo, mantenendo però sempre il marchio di fabbrica dei Men They Couldn’t Hang.

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The Defiant (finanziato attraverso la ormai consolidata campagna del sito web Pledge Music), vede come sempre alternarsi nella scrittura dei brani Paul Simmonds al mandolino e bazouki, oltre che alle parti vocali, Phil (Swill) Odgers alla chitarra acustica e Stefan Cush alla chitarra elettrica, con il resto dei “non impiccati” composto da Ricky McGuire al basso, Tom Spencer al banjo, Sputnik Weazel al piano e tastiere, e, come ospiti, musicisti rodati come l’immancabile Bobby Valentino al violino, David Carroll al dulcimer, Nick Reynolds all’armonica e Jo Cush alla tromba, il tutto sotto la produzione del veterano Pat Collier.

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Questa nuova “sfida” parte con la galoppante Raising Hell, che ricorda per certi versi l’epopea del mitico telefilm Bonanza https://www.youtube.com/watch?v=gsDhOLncY6M , seguita dalla tradizionale marcetta Bonfires, e dalle ballate folk Scavengers e Carrying The Flame, con gli strumenti a corda in evidenza. Si prosegue con una gioiosa Turquoise Braceled Bay, passando per le atmosfere leggermente bluegrass di Silver Chains, poi una Night Ferry (già sentita sull’EP, ma qui in una versione alternata) perfetta da ballare sull’aia (ce ne sono ancora?), mentre Tavarado è il resoconto di una triste storia realmente avvenuta. Sul fronte delle ballate arriva il momento di Bobby Valentino con il suo violino nella splendida Atheni Dreams, a cui fanno seguito il sorprendente rock’n’roll di Fail To Comply, con l’armonica di Reynolds sugli scudi, e il folk-country di Hardworking People, andando infine a chiudere con le iniziali note della pioggia che fanno da preludio ad una folk-ballad meravigliosa come Twilight Road.

“Gli uomini che non poterono essere impiccati” in questi trent’anni di militanza musicale non hanno perso nulla della loro energia contagiosa, anzi, il “sound” rimane intatto, mescolando una serie di generi (come hanno fatto gruppi contemporanei come i rivali Pogues e Oysterband), tutti distribuiti in un lungo viaggio, come sempre senza compromessi. Per chi ama il genere, diciamo british folk-rock, imperdibile!

NDT: Nell’ambito delle celebrazioni per il trentennale, i TMTCH sono stati immortalati in un live tenuto allo 02 Empire in Londra, per un CD+DVD di prossima uscita. Attendiamo fiduciosi!

Tino Montanari

Festeggiando 30 Anni Di Storie Di Amore E Odio! The Men They Couldn’t Hang

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Men They Couldn’t Hang – Tales Of Love And Hate – Secret Records – CD/DVD

Men They Couldn’t Hang – The Night Ferry – Vinyl Star Records – EP

Ci sono certi dischi che, a prescindere dal loro oggettivo valore, rimangono impressi nel tempo per altri motivi: nel mio caso il discorso vale per How Green Is The Valley (86), un album che comprendeva almeno due brani semplicemente strepitosi, il folk rock di Going Back To Coventry e la straordinaria ballata Shirt Of Blue, che si trovano puntualmente, e fortunatamente, in questo live fatto (ri)uscire nell’ambito delle celebrazioni per i loro 30 anni di carriera. Ma partiamo dall’inizio: gruppo sfortunato e simpatico quello dei TMTCH, che ha avuto solo un grande “sfiga”, quella di trovarsi sulla strada dei Pogues, che negli anni ottanta venivano ritenuti “l’alternativa”, e di non riuscire di conseguenza a trovare un proprio spazio “al sole” nel vasto mercato del folk-rock anglofilo e internazionale, anche se, sinceramente, forse la loro proposta musicale non possedeva l’inventiva della band dello “sdentato” Shane McGowan. I Men They Couldn’t Hang si formano nel lontano ’84 per iniziativa di Stefan Cush e Phil Odgers alle voci e chitarre, Paul Simmonds alla chitarra, Shanne Bradley al basso e Jon Odgers alla batteria, dei bei tipi che musicalmente apparivano, a prima vista, un bizzarro incrocio tra i citati Pogues, i Long Ryders e i Clash.
http://discoclub.myblog.it/tag/men-they-couldnt-hang/

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In ogni caso il gruppo inglese dopo l’esordio Night Of A Thousand Candles (85) e il già menzionato How Green Is The Valley (86), aveva fornito delle più che buone prove con dischi come Waiting For Bonaparte (88), Silvertown (89), Domino Club (90), passando per il live Alive,Alive-O (91), e, dopo alcuni anni di riflessione a causa di una separazione affrettata e poco convinta, tornavano con Never Born To Follow (96), un EP Big Six Pack (97), The Cherry Red Jukebox (03), un altro live Smugglers And Bounty Hunters (05), e dopo un’altra ulteriore breve pausa eccoli di nuovo con Devil On The Wind (09) e il doppio 5 Go Mad On The Other Side (11), una raccolta di demos, b-sides e rarità del periodo 84-96.

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Veniamo a questo Tales Of Love And Hate, che è stato registrato al The Islington Academydi Londra nel 2004, a completare la formazione, oltre ai componenti principali sopracitati, troviamo sul palco  anche Bobby Valentino al violino, Dan Swift alla batteria, Ricky McGuire al basso, Nick Muir al piano, per una scaletta che contiene 22 delle canzoni più amate dei TMTCH, compresi naturalmente tutti i grandi successi. (Il CD contiene 19 brani, il DVD, oltre al concerto completo, è pure arricchito da interviste al gruppo, per un totale di ben 154 minuti). Di seguito vi elenco la tracklist della serata:

The Day After

The Ghosts Of Cable Street

Wishing Well

Bounty Hunter

Ride Again

Shirt Of Blue

Company Town

Dogs Eyes Owl Meat And Man Chop

Australia

Barratt’s Privateers

The Bells

Silver Dagger

Singing Elvis

Rosettes

Smugglers

Nightbird

Silver Gun

The Colours

Summer Of Hate

Ironmasters

Going Back To Coventry

Green Fields Of France

Quella sera del 30 Luglio 2004, i TMTCH festeggiavano il ventennale di carriera ed erano particolarmente “pimpanti”, sciorinando nell’arco del concerto composizioni piacevoli e scorrevoli, con un “sound” attraente e invitante, baldanzoso e vivace, spesso irresistibile. I brani scelti per la scaletta furono un buon mix di vecchio e nuovo (ma purtroppo nulla dal loro album Never Born To Follow), e la partenza, “a rotta di collo”, con il trittico iniziale The Day After, The Ghosts Of Cable Street https://www.youtube.com/watch?v=t5-3dSrx3rQ  e la Wishing Well di Nick Lowe, proseguendo con brani “tirati” in stile Pogues come Dogs Eyes Owl Meat And Man Chop, Singing Elvis https://www.youtube.com/watch?v=17hnPasSyqk , Summer Of Hate, il folk-rock di Bounty Hunter, Company Town e la galoppante Nightbird, rispolverando i brani tradizionali Silver Dagger e Smugglers, intermezzati dai grandi “classici” Shirt Of Blue, Rosettes e The Colours, senza dimenticare le ballate di Paul Simmonds (che resta la penna più prolifica e autorevole del gruppo), le meravigliose Australia https://www.youtube.com/watch?v=A4APLaWGMEY  e The Bells, andando a chiudere doverosamente con la grandissima Green Fields Of France, un vero “inno” generazionale.

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Night Ferry è un EP di quattro brani (due brani originali e due cover), un’anticipazione del nuovo disco dei The Men They Couldn’t Hang The Defiant in uscita a Settembre (grazie alla raccolta fondi avviata dai “fans” ), prodotto da Mick Glossop. Il mini-traghetto parte con il punk-folk-rock della title track The Night Ferry, seguita da Raising Hell che vira verso una sorta di folk acustico, arrivando a riva con le cover di I Knew The Bride di Nick Lowe (autore che amano molto), rifatta con lo spirito dei Pogues, e una versione ruggente di Shoals Of Herring di Ewan MacColl, una ballata che profuma d’Irlanda.  

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L’energia che sprigiona Tales Of Love And Hate, ristampato in confezione CD+DVD a dieci anni dalla data originale di uscita (era uscito, solo il DVD, come 21 Years of Love And Hate), è assolutamente positiva e attanaglia l’attenzione dell’ascoltatore, e se amate il genere e non avete neanche un loro disco, beh direi che è praticamente indispensabile, se non lo amate, ma ogni tanto vi va di ascoltare un disco in relax per un ascolto non impegnativo, queste canzoni possono anche servire. Se volete il mio umile consiglio, questo è un gruppo da non farsi scappare, ricchi di grinta e anima, nell’attesa del prossimo imminente lavoro.

Tino Montanari