Con La “Sua” Band O Da Solo, E’ Sempre Grande Musica Dal Passato! The Who – Live At The Fillmore East 1968/Pete Townshend – Who Came First Expanded

who live at the fillmore east 1968

The Who – Live At The Fillmore East 1968 – Polydor/Universal 2CD

Pete Townshend – Who Came First: Expanded Edition – Eel Pie/Universal 2CD

Oggi vi parlo di due uscite recenti, entrambe decisamente interessanti ed aventi come comune denominatore la figura di Pete Townshend, in un caso come leader della sua storica band e nell’altro come solista. Che il mercato sia abbastanza saturo di album dal vivo degli Who è cosa nota, ed io stesso in questo blog mi sono occupato più di una volta di dischi registrati on stage dal famoso gruppo britannico, ma l’ultima uscita in ordine di tempo è un caso diverso, in quanto prende in esame per la prima volta in via ufficiale un concerto degli anni sessanta. I vari live del gruppo guidato da Townshend con Roger Daltrey, John Entwistle e Keith Moon (parlando del nucleo storico, il bassista e soprattutto il batterista ci hanno lasciato da tempo) sono infatti tratti da show dagli anni ottanta in poi, con le importanti eccezioni del leggendario Live At Leeds del 1970 e dello spettacolo all’isola di Wight dello stesso anno. Live At The Fillmore East 1968 invece si occupa di un concerto tenutosi nel famoso locale di proprietà di Bill Graham a New York nell’anno indicato nel titolo, con i nostri nella loro versione pre-Tommy, quindi molto più diretti e rock’n’roll che in seguito.

Il doppio CD è comunque estremamente riuscito, in quanto i nostri erano già una macchina da guerra, ed anzi questa registrazione li cattura nella loro veste più cruda e diretta, quasi fossero una sfrontata punk band ante-litteram: Townshend è un macinatore instancabile di riff, Daltrey non è ancora al massimo della sua potenza vocale (che raggiungerà da lì a breve) ma poco ci manca, e la sezione ritmica all’epoca era una delle più potenti insieme a quelle della Jimi Hendrix Experience e dei Cream. Un live esplosivo quindi, con una scaletta che presenta anche brani che difficilmente ritroveremo in dischi dal vivo futuri, il tutto inciso in maniera eccellente: qualche classico ovviamente c’è, come I Can’t Explain, la trascinante Happy Jack, la splendida I’m A Boy e Boris The Spider (quest’ultima di Entwistle). Ci sono diverse covers, tra cui ben tre di Eddie Cochran (l’apertura granitica di Summertime Blues, la meno nota My Way ed una breve e ficcante C’mon Everybody), la Fortune Teller di Allen Toussaint trasformata in un pezzo dal sapore quasi beat, e soprattutto una spettacolare Shakin’ All Over di Johnny Kidd & The Pirates.

Non manca qualche brano meno conosciuto, come la bella Tattoo, primo tentativo di Townshend di comporre una canzone rock nello stile di Tommy, o la poco nota Little Billy. Ma gli highlights del primo CD sono due notevoli versioni da undici minuti ciascuna della poderosa Relax (con Moon letteralmente scatenato, ma pure gli altri non scherzano) e soprattutto della strepitosa A Quick One, While He’s Away, vera e propria mini-suite rock che parte da una storiella di infedeltà coniugale per deliziarci con continui cambi di ritmo e melodia. Il piatto forte però è nel secondo dischetto, che è occupato interamente da una sola canzone, una incredibile My Generation di ben 33 minuti, un tour de force devastante che se fosse uscito all’epoca avrebbe fatto probabilmente passare questo disco alla storia, invece che limitarsi alla cronaca odierna.

pete townshend who came deluxe

Who Came First è invece il primo album da solista di Pete Townshend (e per il sottoscritto è anche il migliore), il cui titolo è una sorta di gioco di parole che coinvolge il nome della sua band principale, ma anche la prima parte del famoso detto “Chi è venuto prima? L’uovo o la gallina?” (ed infatti la copertina ritrae Pete in piedi su una moltitudine di uova). L’album uscì in origine nel 1972 (quindi gli anni non sono 45 come scritto sulla copertina di questa edizione deluxe, ma 46), in un periodo in cui Pete era decisamente ispirato e prolifico: l’influenza principale dell’album, non musicale ma a livello di testi, era certamente quella di Meher Baba, un guru indiano molto popolare all’epoca (era da poco scomparso, nel 1969), la cui figura fu di grande impatto per il nostro, e lo si capisce anche dal fatto che la sua immagine è un po’ dappertutto nelle foto sia dell’LP originale, sia nel booklet di questa ristampa (Baba O’Riley, per chi scrive la seconda più grande canzone rock di tutti i tempi dopo Stairway To Heaven, è il più celebre tra i brani dedicati al santone). Who Came First è composto da canzoni di provenienza varia: alcuni pezzi erano stati usati per due album registrati da Pete in forma privata come omaggio a Baba, altri sono riadattamenti dal famoso progetto abortito di Lifehouse (del quale aveva già utilizzato alcune cose per lo splendido Who’s Next dell’anno prima), due sono cover ed il resto brani scritti per l’occasione. Questo disco vede Pete suonare tutti gli strumenti in prima persona, tranne un paio di casi che vedremo, ed ancora oggi risulta un lavoro fresco, accattivante e con il tocco geniale tipico del suo autore, che è anche in possesso di una buona voce pur non potendo competere con Daltrey.

L’album parte con la splendida Pure And Easy, un pop-rock scintillante che avrebbe potuto anche diventare un classico per gli Who, seguita da una dylaniana (stile periodo acustico) Evoution, di e con Ronnie Lane e dalla solare Forever’s No Time At All (con l’aiuto di Billy Nicholls e Caleb Quaye), rock song diretta e gradevole con ottime parti di chitarra. Let’s See Action esiste anche nella versione degli Who, e rimane una bella canzone, la folkeggiante Time Is Passing è deliziosa, come anche la cover del classico country di Jim Reeves There’s A Heartache Following Me, una delle canzoni preferite da Baba. Chiudono l’album originale (che occupa il primo CD di questa ristampa) la bucolica Sheraton Gibson, la lenta e pianistica Content e la magnifica Parvardigar, ispirata alla Preghiera Universale di Baba. Questa nuova edizione, uscita in un elegante long box con liner notes scritte ex novo da Pete (che è sempre ironico e mai banale), presenta un interessante secondo CD con 17 pezzi, non tutti inediti in quanto alcuni erano già usciti sulla ristampa del 2006. Ci sono le versioni soliste di altri tre brani poi entrati nel repertorio degli Who, come The Seeker, Drowned e soprattutto una strabiliante Baba O’Riley solo strumentale di quasi dieci minuti. Ci sono poi canzoni accennate, demo, bozzetti ed idee varie, che hanno comunque l’imprimatur del nostro (His Hands, Sleeping Dog, Mary Jane, Meher Baba In Italy), o veri e propri brani fatti e finiti, alcuni dei quali molto belli e che avrebbero potuto essere anche sul disco originale, come I Always Say, The Love Man (splendida), la vibrante There’s A Fortune In Those Hills ed una strepitosa Evolution dal vivo al Ronnie Lane Memorial, full band ed in versione folk-rock, ancora meglio di quella pubblicata, che quasi vale da sola l’acquisto del box.

Due ottimi prodotti dunque, entrambi oserei dire imperdibili, soprattutto se di Who Came First non possedete la ristampa del 2006.

Marco Verdi

Con La “Sua” Band O Da Solo, E’ Sempre Grande Musica Dal Passato! The Who – Live At The Fillmore East 1968/Pete Townshend – Who Came First Expandedultima modifica: 2018-05-12T11:18:09+02:00da bruno_conti
Reposta per primo quest’articolo