Billy Branch & The Sons Of Blues – Roots And Branches – Alligator Records
Il CD sulla copertina come sottotitolo recita The Songs Of Little Walter: non è certamente il primo tributo alla musica del grande armonicista di Marksville, Louisiana, ma unanimemente riconosciuto come uno dei grande maestri del blues di Chicago, dove è scomparso il 15 febbraio del 1968, a meno di 38 anni, per i danni riportati in una rissa fuori da un locale della Windy City, e comunque Walter Jacobs aveva sempre avuto una vita turbolenta e ai limiti, ma nell’ambito delle 12 battute e dell’uso dell’armonica in particolare era considerato un vero innovatore dello strumento, un po’ come Charlie Parker per il sax o Jimi Hendrix per la chitarra. Anche se durante la sua vita ha inciso pochissimo a nome proprio, soprattutto a livello di singoli (i pochi album sono usciti postumi, a parte un best nel 1957)), Little Walter è stato un sideman formidabile, lasciando un segno soprattutto nella band di Muddy Waters, dal 1948 al 1952, e poi negli anni Chess, etichetta con cui inciderà alcuni singoli epocali con il marchio Checker, tra cui la fantastica My Babe del 1955, scritta come tanti classici del blues da Willie Dixon, che gli regalò anche Mellow Down Easy, mentre tra quelli a propria firma si ricordano Juke, Blues With A Feeling, rubata a Walter Tarrant, You’re So Fine, Last Night ed alcune altre, tutte presenti in questo Roots And Branches insieme ad altri cavalli di battaglia del repertorio di Jacobs.
Come potete immaginare questo non è sicuramente il primo tributo a Little Walter, già nel 1968 George “Harmonica” Smith gliene dedicò uno, e tra quelli più belli ricordo quello pubblicato dalla Blind Pig, di cui vi ho parlato su queste pagine virtuali https://discoclub.myblog.it/2013/05/18/e-dopo-i-chitarristi-una-pioggia-di-armonicisti-remembering/ , con la partecipazione di diversi eccellenti artisti, tra i quali non era però presente Billy Branch, che ha pensato bene di crearne uno a titolo personale. Anche Branch è un nativo di Chicago, ma pur essendo accompagnato in questo CD dai Sons Of Blues, non è un figlio d’arte, come gli altri due fondatori della band, Lurrie Bell, figlio di Carey, e Freddie Dixon, figlio di Willie, che non fanno più parte della band da parecchio tempo. Proprio con Dixon, circa 50 anni fa, inizia la carriera di Branch, suonando nei Chicago Blues All-Stars, la band di Willie, e poi fondando nel 1977 i Sons Of The Blues il cui esordio fu pubblicato dalla Alligator Records, ancora oggi etichetta leader (quasi infallibile) nella materia. Nella formazione odierna a fianco di Branch ci sono il grande pianista Sumito Ariyoshi, aka Ariyo, con lui da una ventina di anni, il chitarrista e cantante Giles Corey, autore anche di un eccellente album solo per la Delmark, che dividono gli spazi solisti con lui, ed una vivace sezione ritmica composta da Marvin Little al basso e Andrew “Blaze” Thomas alla batteria. C’è da dire che purtroppo sia Branch che i Sons Of Blues non incidono moltissimo, infatti il penultimo disco Blues Shock, edito dalla Blind Pig, risale al 2014 e quello precedente addirittura al 2001, ma quando lo fanno lasciano il segno, come in questo Roots And Branches.
Definito dalla critica addirittura il “Re dell’armonica” del Chicago Blues dell’ultimo quarto del secolo scorso, Billy Branch è anche (tuttora) in possesso di una voce pimpante, espressiva e senza tempo, in grado di convogliare le mille nuances del miglior blues elettrico: anche gli arrangiamenti non sono mai scontati, come è tipico delle produzioni Alligator, che fanno della brillantezza e della freschezza i loro punti di forza, come è chiaro sin dall’iniziale Nobody But Yoy, un brano di Walter Spriggs del 1957, che fu un successo per Little Walter And His Jukes, classiche 12 battute, dove armonica, voce, chitarra e piano si alternano nel migliore spirito del Chicago Blues. La vibrante Mellow Down Easy è anche meglio, con il suo incidere da brano classico, la voce che punteggia con forza le liriche, l’armonica sempre in grande evidenza e tutta la band in grande spolvero. Roller Coaster di Ellas McDaniels, ha la tipica scansione ritmica dei brani di Bo Diddley, perché di lui parliamo, uno dei brani strumentali che non possono mancare in un album dedicato a Little Walter, e in cui Branch mostra tutta la sua perizia, come pure nella swingante Juke. Blue And Lonesome è un magnifico lento, intenso e vibrante, con Giles Corey che “tira” la sua solista con libidine, prima di lasciare spazio a Billy. Hate To See You Go (come la precedente, attribuita da Jagger e soci però a Memphis Slim, ma la paternità nel blues è sempre dubbia) la troviamo anche nel disco blues dei Rolling Stones, brano brioso e dal bel drive pure nella versione di Branch e soci, molto alla Muddy Waters.
My Babe è uno dei capolavori assoluti del blues, come la giri la giri, se ben suonata, con i suoi cambi di tempo e le sue continue volute, non manca mai di entusiasmare, e qui si apprezza il lavoro di Ariyoshi al piano (ottimo anche Corey), che ci mette del suo anche nella raffinata e jazzata One More Chance With You. Altro grande classico presente nel CD è la potente e scandita Last Night, che nel blues hanno suonato un po’ tutti, da Mike Bloomfield a John Hammond, passando per Butterfield e i Fleetwood Mac, C’è anche un medley tra una funky Just Your Fool e Key To The Highway di Big Bill Broonzy. Boom Boom Out Goes The Lights non è quella di John Lee Hooker o degli Animals, ma rolla alla grande pure questa, e anche It’s Too Late Brother, altro classico di Little Walter swinga di brutto. You’re So Fine è un altro dei successi Checker anni ’50 di Jacobs, un bel groove di basso e Branch e Aryyoshi che “magheggiano” ai rispettivi strumenti, prima di congedarci con la galoppante You’re So Fine e con Blues With A Feeling, una canzone, un programma sin dal titolo, di nuovo notevole il lavoro di Ariyoshi, che è anche co-produttore del CD, un altro pezzo tra i più eseguiti nella storia del blues, dalla Butterfield Blues Band passando per Mick Jagger (mai uscita a livello ufficiale), per non dire di Jimmy Witherspoon, Taj Mahal, Magic Slim, Carey Bell, ecc. ecc. Un album di blues duro e puro, ma non dove si non percepisce neppure un filo di noia, solo buona musica.
Bruno Conti