Dal Canada Una Ventata Di Freschezza Per La Nostra Calda Estate. Frazey Ford – U Kin B The Sun

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Frazey Ford – U Kin B The Sun – Arts & Crafts/Caroline International

E’ un vero piacere recensire personaggi come la bella e giunonica Frazey Ford, perchè conferma la teoria secondo cui chi sa cercare tra la spazzatura del pop attuale che ti viene propinata dai mass-media e dalle major stesse, trova ancora musica ben suonata e prodotta, con l’intento di raggiungere il grande pubblico, ma attraverso un intelligente rivisitazione in chiave moderna dei classici del passato. Nel caso della Ford, dopo il positivo esordio nel trio folk rock delle Be Good Tanyas, insieme alle colleghe ed amiche Trish Klein e Samantha Parton (oltre alla brava Jolie Holland che se ne andò dopo breve tempo per la carriera solistica), deve essere capitato qualcosa di simile alla celeberrima scena del raggio di luce che colpisce in fronte John Belushi e Dan Aykroyd nella chiesa del reverendo James Brown, giacchè l’amore per la soul music sbocciò in lei violento e inarrestabile, se non in modo così evidente nel bell’esordio da solista Obadiah, datato 2010 https://discoclub.myblog.it/2010/08/18/e-se-prima-eravamo-in-tre-frazey-ford-obadiah/ , di fatto nel successivo Indian Ocean, registrato nel 2014 presso i Royal Recording Studios di Memphis con la prestigiosa Hi Rhythm Section di Al Green.

Avendo alle spalle un apparato sonoro di tale qualità, Frazey ha saputo evidenziare nelle undici tracce di quel album le enormi potenzialità della sua calda e sensuale voce, dotata di un particolarissimo vibrato, realizzando quindi un vero gioiello di moderno rhythm & blues, che vi invito a ricercare se già non lo possedete https://www.youtube.com/watch?v=0GwAE1UatCg . Dopo una pausa di cinque anni in cui si è concessa anche qualche piccola esperienza in campo recitativo, la Ford è rientrata in studio la scorsa estate a Vancouver, dove risiede, per registrare nuove canzoni con l’apporto dei fidati Darren Parris e Leon Power, bassista e batterista, e del produttore John Raham, a cui si sono uniti il tastierista Paul Cook, il chitarrista Craig McCaul e la corista Caroline Ballhorn. Già dalle prime note di Azad, che apre il disco, si nota un deciso cambiamento sonoro: non più una robusta sezione fiati sullo sfondo a pennellare atmosfere di classico r&b, ma un moderno groove percussivo che richiama il funk alla Isaac Hayes o Curtis Mayfield. La stentorea voce di Frazey si eleva a note alte e drammatiche, raccontando nel testo la vicenda del padre, obiettore di coscienza fuggito in Canada per sottrarsi ai pedinamenti degli agenti dell’FBI.

U And Me vuol essere un compromesso tra la nuova strada intrapresa e le origini folk della Ford, una ballata suadente e romantica che stacca parecchio dal brano precedente. Prezioso il lavoro di Paul Cook all’hammond, che esegue deliziosi contrappunti dietro gli svolazzi vocali della protagonista. Money Can’t Buy e Let’s Start Again, ipnotica e ripetitiva la prima, lenta e passionale la seconda, ci mostrano quanto l’anima di Frazey sia vicina a quella di illustri colleghe del passato come Ann Peebles o Roberta Flack da cui ha ereditato eleganza e forza espressiva, presenti anche nella successiva Holdin’ It Down, scelta come primo singolo. Far muovere il corpo proponendo argomenti seri, inerenti agli attuali contrasti sociali presenti in America e non solo, questo appare l’intento delle canzoni della vocalist canadese, come emerge nel notevole trittico che segue: Purple And Brown è quasi trascendente nella sua purezza, un brano che rimanda ai gioielli luminosi che sapeva regalarci l’indimenticabile Laura Nyro.

The Kids Are Having None Of It è la denuncia di una situazione sociale malata, dove la forbice tra chi ha troppo e chi invece poco o niente si allarga sempre più. Frazey canta con voce cupa e dolente, sopra un tappeto percussivo che si ripete come un mantra e le chitarre, acustica ed elettrica, che ricamano sulla melodia. E’ invece il piano lo strumento dominante in Motherfucker, splendida ballad che ondeggia tra jazz e blues, un accorato lamento che prende spunto da conflitti generazionali irrisolti. Golden ci rimanda alle atmosfere del penultimo album, in puro stile Al Green degli anni settanta, e la tentazione di unirci al ritmo con il classico battimani si fa irresistibile. Everywhere è un’oasi di pace, carezzevole e distensiva come un refolo di aria fresca nella calura, prima di giungere alla conclusiva title track, l’ultimo episodio vincente di un lavoro decisamente positivo. U Kin B The Sun (scritto alla maniera di Prince) è imbevuta di piacevole psichedelia, un vortice emotivo in cui la voce di Frazey risponde a quella della brava Caroline Ballhorn in un crescendo avvolgente e sensuale https://www.youtube.com/watch?v=J49hrKbBjHM , mentre l’intera band è libera di esprimersi al meglio.

Sempre più matura e consapevole del suo progetto musicale, Frazey Ford è destinata a un luminoso futuro, forse distante dalle vette delle classifiche di vendita, ma vicina al gusto di chi ascolta musica di qualità.

Marco Frosi