Correva L’Anno 1968 4. Tra Pop, Prog E Psichedelia, Ancora Oggi Un Gran Disco! Moody Blues – In Search Of The Lost Chord 50th Anniversary

moody blues in search of lost chord

Moody Blues – In Search Of The Lost Chord 50th Anniversary – Universal 3CD/2DVD Box Set

Proseguono le celebrazioni per i cinquant’anni degli album del periodo d’oro dei Moody Blues, una delle migliori band britanniche della seconda metà degli anni sessanta: nel 2017 era toccato a Days Of Future Passed, il loro secondo album uscito nel 1967 (che molti considerano il primo, dato che il gruppo che aveva esordito nel 1965 con The Magnificent Moodies, e fautore di una musica tra rock, beat ed errebi bianco, era molto diverso nello stile da ciò che sarebbe diventato in seguito), festeggiato con una ristampa in due CD più un DVD che a dire il vero non offriva grosse novità https://discoclub.myblog.it/2018/04/28/una-celebrazione-elegante-e-di-classe-moody-blues-days-of-future-passed-live/ , e poi con un bellissimo live album registrato oggi dalla formazione attuale della band, che rivisitava il disco canzone per canzone in maniera sontuosa. Quest’anno è la volta di In Search Of The Lost Chord compiere mezzo secolo, ed i nostri hanno fatto le cose decisamente più in grande, mettendo a punto un bel cofanetto di tre CD e due DVD, anche se bisogna dire che il materiale più interessante è riservato alla parte video, essendo quella audio basata in gran parte sulla precedente ristampa del 2006 e quindi priva di veri e propri inediti (a parte qualche missaggio alternativo, come vedremo a breve).

In Search Of The Lost Chord è sicuramente il disco più famoso del quintetto di Birmingham (Justin Hayward, John Lodge, Ray Thomas, Mike Pinder e Graeme Edge) e per molti è anche il più bello: probabilmente è vero, anche se il sottoscritto tende a mettere sullo stesso piano anche Days Of Future Passed, On The Threshold Of A Dream e A Question Of Balance. In questo lavoro il sound del gruppo, già emerso sul disco precedente, raggiunge i suoi massimi livelli, una miscela estremamente melodica di pop, prog ed un leggero tocco psichedelico, un suono contraddistinto dall’uso insistito del mellotron, doppiato spesso dal flauto, con splendide armonie vocali ed una strumentazione stratificata nella quale troviamo tappeti di chitarre, tastiere di ogni tipo (pianoforte, organo, clavicembalo e naturalmente il già citato mellotron) ed anche tablas e sitar, ma con davanti a tutto un particolare gusto per le melodie orecchiabili, sognanti ed immediate. Prodotto come al solito da Tony Clarke, collaboratore dei Moodies fino alla fine degli anni settanta, In Search Of The Lost Chord vede solo la band in studio (mentre nell’album dell’anno prima un sostanziale contributo era stato dato dalla London Festival Orchestra) e dal punto di vista dei testi si può considerare una sorta di concept “allargato”, con brani che trattano i temi della coscienza, dell’immaginazione, dei sentimenti, della filosofia, della religione ed anche dell’esplorazione spaziale.

I brani più noti dell’album sono Ride My See-Saw (che apre il disco dopo l’introduzione parlata di Departure), una fulgida e corale pop song che ancora oggi occupa un posto d’onore nelle setlist dei concerti dei nostri, essendo diventato uno dei loro classici assoluti, e la lunga Legend Of A Mind, dedicata alla controversa figura della scrittore Timothy Leary (all’epoca favorevole all’uso delle sostanze psichedeliche per “aprire” la mente umana), un grande brano pieno di sfaccettature che è un perfetto viatico per la creatività della band. Qualcuno potrebbe asserire che questo sound è datato, ma io dico che la musica quando è bella è sempre attuale, ed è quindi un piacere ancora oggi ascoltare l’orecchiabile Dr. Livingstone, I Presume, tra folk, prog e rock, la splendida House Of Four Doors, deliziosa pop song divisa in due parti e caratterizzata da un motivo immediato, eccellenti armonie vocali e geniali cambi di ritmo e melodia, e la tenue e limpida Voices In The Sky, scelta all’epoca come secondo singolo. Completano un album che non ha perso un grammo della sua bellezza la squisita e leggermente psichedelica The Best Way To Travel, la sognante Visions Of Paradise, dominata dal flauto ed in cui compare anche il sitar, l’elettroacustica The Actor, dal crescendo ricco di pathos e deliziosi intrecci strumentali, e la conclusiva Om, una sorta di mantra pop ispirato dalle filosofie orientali in voga in quel periodo. Il cofanetto appena uscito (che comprende un bel libretto con foto, testi dei brani, note, un dettagliato saggio e lo spartito di Ride My See-Saw) offre sul primo CD l’album con il missaggio stereo originale, mentre sul secondo uno preparato ex novo per questo box (solito materiale per audiofili quindi).

Come bonus, sul primo CD troviamo A Simple Game, una bella canzone uscita solo come lato B, e quattro single mix in mono, unici “inediti” della parte audio, mentre sul secondo ancora A Simple Game, ma in una versione alternata cantata da Hayward (nell’originale la voce solista era di Pinder). Il terzo dischetto inizia con cinque pezzi registrati per la BBC, quattro da Lost Chord (Dr. Livingstone, I Presume, Voices In The Sky, The Best Way To Travel e Ride My See-Saw) e la stupenda Tuesday Afternoon, una delle più belle canzoni dei Moodies: tutti i brani sono eseguiti in maniera molto più diretta che in studio, specie Ride My See-Saw, decisamente più rock. Poi abbiamo cinque mix alternativi, tra cui Visions Of Paradise solo strumentale e The Best Way To Travel con più voci, e tre outtakes di quelle sessions, già però apparse su precedenti ristampe: l’intensa King And Queen, che nel disco originale ci sarebbe stata benissimo, l’orecchiabile e gradevolissima Gimme A Little Somethin’, ancora con le superbe armonie vocali del gruppo, e la fluida What Am I Doing Here?

Detto che il primo DVD, solo audio, ripropone di nuovo Lost Chord in un 5.1 Surround Mix, la vera chicca è contenuta nel dischetto video, che oltre a sette brani dell’album, dal vivo nel programma BBC Colour Me Pop, già editi, propone un mini-concerto mai visto prima e registrato alla tv francese. E lo show, dieci canzoni, è strepitoso, con i nostri amici, in forma smagliante e con un approccio molto rock, che ci regalano bellissime versioni del loro repertorio, con un solo pezzo dal nuovo album (Legend Of A Mind), tre da Days Of Future Passed (Fly Me High, Peak Hour e la leggendaria Nights In White Satin, ripresa anche alla fine), l’allora inedita A Beautiful Dream, una cover molto energica del classico di Nina Simone (e degli Animals) Don’t Let Me Be Misunderstood, e addirittura due brani tratti da The Magnificent Moodies, cioè la pop song I’ve Got A Dream (della famosa coppia di songwriters Greenwich/Barry) ed una cover del classico blues di Sonny Boy Williamson Bye Bye Bird. Come ciliegina, in fondo al DVD troviamo altre due versioni live inedite sempre alla tv francese (ma nell’ambito di un altro programma) di Dr. Livingstone e Ride My See-Saw.

In conclusione, se avete già la ristampa Deram del 2006 potete anche bypassare questo cofanetto, ma c’è da dire che il contenuto del secondo DVD può rappresentare un succoso incentivo all’acquisto.

Marco Verdi

Una Celebrazione Elegante E Di Classe. Moody Blues – Days Of Future Passed Live

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Moody Blues – Days Of Future Passed Live – Eagle Rock/Universal 2CD – DVD – BluRay

Lo scorso anno ricorrevano i cinquant’anni dalla pubblicazione di Days Of Future Passed, primo album dei Moody Blues (sarebbe in realtà il secondo, ma il gruppo di The Magnificent Moodies del 1965 era in pratica un’altra band) e da molti considerato il loro capolavoro, cosa che mi trova d’accordo solo in parte, nel senso che considero sullo stesso piano anche il seguente In Search Of The Lost Chord (e pure A Question Of Balance non è di molto inferiore). Oltre a pubblicare una prevedibile edizione deluxe di quel disco, i Moodies hanno pensato di intraprendere una tournée celebrativa piuttosto ambiziosa, nel senso che hanno girato con tanto di orchestra al seguito (non è la prima volta, basti ricordare il famoso live album registrato negli anni novanta al Red Rocks Amphitheatre): i nostri, da anni ridotti a trio (Justin Hayward, John Lodge e Graeme Edge, in quanto Ray Thomas, scomparso tra l’altro da pochi mesi, aveva lasciato il gruppo in maniera amichevole già nel 2002, senza dimenticare Mike Pinder, presente nel periodo migliore della band, dal 1964 al 1978) hanno ora pubblicato questo ottimo resoconto di quel tour, intitolandolo senza troppa fantasia Days Of Future Passed Live, sia in supporto audio che video.

Oltre che dall’orchestra nella seconda parte del concerto, i tre sono accompagnati da una band di quattro elementi (Norda Mullen, flauto e chitarra, Julie Ragins, tastiere, chitarra e sax, Alan Hewitt, tastiere, Billy Ashbaugh, batteria), un gruppo dal suono decisamente vigoroso che dona ai brani proposti una nuova linfa ed un tocco di modernità, dato che una critica rivolta spesso ai dischi classici dei Moodies è di avere un suono abbastanza datato https://discoclub.myblog.it/2013/11/20/meglio-tardi-che-mai-the-moody-blues-timeless-flight/ . I nostri sono perfettamente a loro agio nonostante negli ultimi anni non siano stati proprio attivissimi, e propongono con grande classe il meglio del loro repertorio, con arrangiamenti che mantengono l’antica aura pop ma attualizzati con un suono rock. La serata è divisa in due: nella prima parte i tre propongono una selezione di brani del passato (senza orchestra), non necessariamente tutte hits, mentre nella seconda rifanno dalla prima all’ultima nota lo storico album del 1967. Il primo CD, nove canzoni, si apre con una versione decisamente energica di I’m Just A Singer (In A Rock And Roll Band), con strepitoso assolo chitarristico finale, seguita da un cocktail bilanciato di brani degli anni settanta ed ottanta (ed anche uno dai novanta, Say It With Love, un pop-rock cadenzato e coinvolgente). Ci sono pop songs molto orecchiabili e dirette come The Voice, la lenta Nervous e l’ariosa Your Wildest Dreams (negli eighties i Moody Blues venivano accusati di scimmiottare il sound della Electric Light Orchestra), o la fin troppo leggera Steppin’ In A Slide Zone, con un eccesso di synth. La prima fase del gruppo è rappresentata ancora dalla languida Isn’t Life Strange, dallo splendido ritornello, e dalla roccata e decisa The Story In Your Eyes, mentre il quadro è completato dalla scintillante I Know You’re Out There Somewhere, pop forse radiofonico ma di indubbia classe.

Ed ecco nel secondo dischetto il piatto forte del menu, cioè Days Of Future Passed, con la voce narrante dell’attore Jeremy Irons ed i preludi strumentali forse un po’ datati ma sempre piacevoli. Dopo l’introduttiva ed orchestrale The Day Begins, una sorta di medley nel quale vengono anticipati i temi musicali dell’album, si susseguono vere e proprie mini-opere di architettura pop come la melodiosa Dawn Is A Feeling, la filastrocca tra pop e folk Another Morning (deliziosa), la rockeggiante Peak Hour, la splendida Tuesday Afternoon, una delle loro canzoni più note, una tersa ballata melodicamente perfetta, o la quasi altrettanto bella Evening, o ancora la trascinante Twilight Time. E naturalmente, nel finale, la magnifica Nights In White Satin, la signature song dei Moodies, un classico di valore assoluto, di quelli che definiscono una carriera intera (molto noto anche dalle nostre parti grazie ai Nomadi, che la riproposero intitolandola Ho Difeso Il Mio Amore). Due i bis, cioè i due classici che mancavano all’appello: la bellissima Question, suonata in maniera maestosa, ed un finale a tutto rock’n’roll con una travolgente Ride My See-Saw. Se pensavate ai Moody Blues come ad un gruppo di bolliti, accaparratevi questo Days Of Future Passed Live e ricredetevi: uno dei più bei live degli ultimi mesi.

Marco Verdi

Meglio Tardi Che Mai!!! The Moody Blues – Timeless Flight

moody blues timeless flight box

*NDB In questo periodo di interregno (e sperando che vengano ricaricati gli oltre 1500 Post che mancano all’appello, circa quattro anni di lavoro) proseguiamo un poco a zig zag, con Post dedicati alle novità, recuperi di vecchi dischi che si erano persi per strada, come questo dedicato da Marco al cofanetto dei Moody Blues e articoli che vengono creati all’impronta, in attesa di “abituarmi” al nuovo Blog. Abbiate pazienza se tutto non sarà perfetto nei prossimi giorni, tipo caratteri di scrittura diversi negli articoli e altre imperfezioni e continuate a leggere. Speriamo di risolvere il tutto a breve.

Grazie

Bruno Conti

The Moody Blues – Timeless Flight Threshold/Universal 11 CD + 6 DVD Box Set

Il titolo del post è dovuto al fatto che questo cofanetto è già uscito da diversi mesi, più o meno all’inizio di giugno, e credo che anche Bruno avesse perso le speranze di vedere un giorno questa recensione: invece eccomi qui, e devo dire che la vicinanza delle feste natalizie può essere un incentivo per (ri)scoprire questo bellissimo box, vedasi alla voce “consigli per gli acquisti”.

I Moody Blues, inglesi di Birmingham, sono uno dei gruppi più sovente dimenticati dagli addetti ai lavori, e per le nuove generazioni sono degli illustri sconosciuti (a parte che molti dei ragazzi di oggi non sanno neppure chi è Elton John, tanto per citarne uno famoso), ma va senz’altro ricordato che a cavallo tra gli anni sessanta e settanta pubblicarono alcuni tra i più bei dischi di pop-rock di quel periodo, con tendenze (molto blande) al progressive, e se oggi certi suoni possono sembrare datati, va detto che alcune loro canzoni sono belle ancora adesso.

Il nucleo originale era formato da Justin Hayward, leader del gruppo ed autore della maggior parte dei brani (da solo o in collaborazione), Graeme Edge, John Lodge, Ray Thomas (che abbandonerà il gruppo nel 2002) e Mike Pinder (che lascerà invece nel 1978, sostituito da Patrick Moraz che se ne andrà a sua volta nel 1990), e fu questa formazione a pubblicare gli album migliori, vere e proprie sinfonie pop dai titoli di Days Of Future Passed, In Search Of The Lost Chord (forse il migliore per il sottoscritto), On The Threshold Of A Dream, To Our Children’s Children’s Children, A Question Of Balance (altro gran disco), Every Good Boy Deserves Favour, Seventh Sojourn, LP dotati in molti casi anche di splendide copertine.  E’ in questo periodo che i Moody Blues scrivono i loro brani più noti, dalla celeberrima Nights In White Satin (tradotta in Italia dai Nomadi, Ho Difeso Il Mio Amore) a Legend Of A Mind, dalla splendida Question a Ride My See Saw, fino alla trascinante I’m Just A Singer (In A Rock And Roll Band), canzoni naturalmente presenti in questo monumentale box intitolato Timeless Flight, ben undici CD e sei DVD (tre video e tre audio), presentati in una lussuosa confezione con uno stupendo libro con la storia del gruppo e molte bellissime fotografie, molte delle quali inedite.

Un’opera importante, perfetta per i fans della band, che ha anche un costo importante: per i neofiti (o per chi ha meno soldi da spendere) la Universal ha pubblicato anche una versione ridotta a quattro CD (che rende praticamente inutile l’altro box del 1994 dei Moodies, Time Traveler), ed una ancora più economica con solo due dischetti.La carriera in studio del gruppo è presa in esame nei primi cinque CD, nei quali trovano posto i successi, brani meno noti, alcune rarità ed anche qualche inedito (non moltissimi per la verità): non viene preso in considerazione il primissimo periodo della band, quello con Danny Laine (poi con i Wings di Paul McCartney), durante il quale i MB, che avevano un suono più marcatamente errebi e merseybeat, pubblicarono un album ed alcuni singoli (tra i quali Go Now fu il più popolare), ma erano praticamente un altro gruppo.

Tornando a noi, le rarità più interessanti dei primi cinque CD consistono nel meglio dei dischi solisti dei membri del gruppo (a metà degli anni settanta si separarono per quasi un lustro), album oggi introvabili ma con all’interno raffinati esempi di pop d’alta classe: gli episodi migliori sono senz’altro quelli tratti dai lavori in duo di Hayward e Lodge, ed anche la bella Blue Guitar del solo Hayward. Poi ci sono i brani a cavallo tra i settanta e gli ottanta, quando il sound dei Moodies, molto più commerciale di prima, assomigliava in maniera quasi imbarazzante a quello della Electric Light Orchestra (sentire per credere Blue World, Gemini Dream e Sitting At The Wheel), ed i pezzi tratti dagli album più recenti, nei quali Hayward e compagni non hanno più la brillantezza degli esordi ma se la cavano col mestiere. 

Il fiore all’occhiello del cofanetto sono però i CD che vanno dal sesto all’undicesimo, che presentano ben sei diversi concerti del gruppo dal 1970 al 1997 (tutti inediti tranne quello sul CD numero sei, pubblicato originariamente come Caught Live + 5), nei quali si nota l’evoluzione on stage della band: una vera chicca per collezionisti, anche se alla lunga l’ascolto può risultare ripetitivo dato che, a parte i brani che al momento del concerto erano nuovi, ci sono sempre più o meno le stesse canzoni.Completano il box tre DVD video con un interessante mix di canzoni live, apparizioni televisive e videoclip promozionali (con un concerto intero del 1970 sul tredicesimo disco), e tre DVD audio con Surround Mix di sei dei primi otto album del gruppo.

Se avete quei 180 Euro circa da spendere, un cofanetto imperdibile: per gli altri va benissimo anche la versione quadrupla.

Per riscoprire una grande band oggi quasi dimenticata.

Marco Verdi